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Autore: Jordan Hemingway    28/07/2015    0 recensioni
Raccolta di drabble e flash-fic a tema Rumbelle.
L’Oscuro è abituato ad aver a che fare con le forze del male. Tuttavia, proprio adesso, all’incrocio della Quinta Avenue, il Signore Oscuro ha appena trovato la sua nemesi mortale.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per l'event del gruppo  FB We are out for prompts, su prompt di Klaudia (#Rumbelle, Breakfast at Tiffany’s AU, Holly!Belle e Paul!Gold)
 
Non sa spiegarsi come sia finito a quella festa di esagitati.
Un secondo prima era sul pianerottolo, immerso in pensieri desolanti (come sbarcare il lunario fino a giovedì, dato che Mrs.Granny non è ancora tornata dalle vacanze e il suo romanzo è ancora solo un insieme di carta e inchiostro smorto), e in quello successivo si è ritrovato pigiato in un soggiorno minuscolo, con un cocktail (scadente) in mano e una trentina di persone che si dimenano cercando di ballare.
Deve essere una delle feste di Belle.
Di lei Gold sa che abita nell’appartamento sotto al suo, che le manca qualche venerdì e che ha qualcosa che lo attrae, solo non sa perché.
Si fa largo tra gli ospiti, e finalmente, nella piccola cucina traboccante di gente, trova Belle, intenta a versarsi da bere.
Un gatto corre a rifugiarsi tra le gambe di Gold, che cerca di evitarlo: non ama i gatti.
“Gatto!” Belle afferra l’animale per la collottola e lo posa su una mensola. “Non fare caso a lui, è solo spaventato. Però in fondo è un bravo gattino.”
L’uomo sta per replicare, quando sente uno squillo ovattato. “Mia cara, il telefono.”
Belle si immobilizza, captando il suono, poi si precipita verso una grossa valigia dalla quale spunta un filo nero.
“Pronto?” All’interno della valigia, una volta aperta, c’è il telefono. “Hanno riattaccato.” Belle sospira, poi alza le spalle e ingolla il contenuto del suo bicchiere di champagne. “Com’è la festa, Argent? Hai visto uomini interessanti per me?”
Forse è perché ha di nuovo confuso il suo nome, forse è perché tutta quella bolgia lo infastidisce, Gold replica malevolo. “Sì, se ti piacciono grassi, viscidi e con la tendenza a non tenere a posto le mani.”
Belle alza lo sguardo, e di fronte a quegli occhi limpidi l’uomo rimpiange ogni parola. “Sono quelli con più contanti.” Commenta lei.
“Tu sei matta, mia cara” L’esclamazione gli sfugge dalle labbra.
“Hai ragione.” Trilla lei. “Ma qualche volta è bello essere presa per una balorda.”
Gold sospira, e decide che dopotutto forse è il momento giusto per chiederle quello per cui è venuto fin lì (sì, sapeva benissimo perché si trovasse lì, non è un balordo, lui). “Dovresti mandarli via tutti. E poi venire con me a prendere un po’ d’aria.”
Belle lo fissa, e scoppia a ridere. “Mi sembra un’idea magnifica: abbandonare i miei ospiti a se stessi. Facciamolo!” Lo prende per un braccio ed esce dalla cucina. “Ma non stasera, devo lavorarmi almeno un paio di vermi.”
“Domani allora.” Nonostante la delusione, Gold torna alla carica. “Ti porterò a colazione.”
“Io faccio sempre colazione da Tiffany’s. Vado pazza per Tiffany’s, specie quei giorni in cui mi prendono le paturnie. E dopo le feste ho sempre le paturnie.”
“Abbiamo un accordo dunque?”
La ragazza gli sorride. “Affare fatto, Mr. Gold.”
  
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