Capitolo diciotto
Il Patronus di Shane
"Dove
diavolo si è cacciata?", pensava James. Stava
risalendo il
più in fretta possibile il pendio erboso, desideroso di
rimettere
piede all'interno del castello.
Era
appena sfuggito agli abbracci di gruppo e ai festeggiamenti,
perché
non poteva ignorare la fuga di Shane. Continuò a borbottare
per
tutto il tragitto e, una volta giunto dentro, si rese conto di non
avere la minima idea di dove lei potesse trovarsi.
In
un primo momento pensò che la cosa migliore fosse dirigersi
alla
Torre Grifondoro. Ma, riflettendo, non aveva senso.
Insomma...
chi fuggirebbe a gambe levate dopo un incontro di Quiddich solo per
andarsi a fare una doccia nei dormitori?
La
Mappa del Malandrino, si disse, era sicuramente l'unica opzione
possibile fece per dirigersi verso la Torre, quando vide un bagliore
argenteo venire al galoppo verso di lui: il Patronus di Penny.
L'unicorno,
in tutta la sua magnificenza, si arrestò davanti a James e
gli parlò
con la voce di Penelope. Non disse molto; solo due parole:
"James,
aiutami!".
Poi
l'unicorno si voltò e prese a correre in senso inverso, e
James si
lanciò all'inseguimento.
Fece
le scale senza neanche concedersi di respirare, concentrato solo
sull'animale argenteo che lo stava guidando da lei. Erano gia al
secondo piano, e cominciava a chiedersi dove diamine lo stesse
portando, quando quello si arrestò. Erano davanti al bagno
delle
ragazze, ovvero il rifugio di Mirtilla Malcontenta.
Raggiunse
la soglia del bagno e vide il fantasma di Mirtilla che guardava fisso
un punto del pavimento, dove cadde anche lo sguardo del ragazzo:
Penny era
riversa a terra, in
un lago di sangue.
Urlò
il suo nome mentre
si chinava accanto a lei: respirava,
ma era priva di sensi; e ovviamente
James non ottenne alcuna risposta.
Si
frugò nelle tasche, accorgendosi con sgomento di aver
lasciato la
bacchetta nella Torre – non
l'aveva neanche presa per andare alla partita.
A
quel punto restava una sola opzione sensata, ovvero
l'Infermeria.
Sollevò
Penny e la sistemò
tra le proprie
braccia,
maledicendosi per non aver portato la bacchetta – con la
quale
almeno avrebbe potuto arrestare il flusso del sangue.
Non
poteva certo correre con il peso di un'altra persona addosso, e
più
la guardava perdere sangue e più sentiva pizzicare gli
occhi. Oltre
al panico, alla paura, una rabbia immensa gli stava montando dentro.
Irruppe
nell'Infermeria come una furia, spalancando la porta con un calcio.
Madama Chips aveva già assunto un'espressione iraconda e
stava per
rimproverarlo, quando si rese conto della situazione.
"Mettila
su quel lettino!", gli ordinò fermamente. "Che è
successo?", domandò la donna, mentre estraeva sconosciuti
unguenti e bende da un armadietto.
"Non...
non lo so...", balbettò quasi strillando, agitatissimo. "La
stavo cercando e l'ho trovata nel bagno al secondo piano... era
svenuta e c'era tutto quel sangue...", stava farneticando – i
suoi occhi vagavano dal corpo di Penny, sdraiata sul letto.
"Esci
di qui, ragazzo!", gli intimò Madama Chips mentre spogliava
Penny per cospargerla di chissà cosa, tenendo pronte le
bende sul
lettino. James esitava ai piedi del letto, senza la minima intenzione
di andarsene.
"Ho
detto ESCI!",
strillò più forte.
Si
riscosse da quella specie di torpore ipnotico che lo forzava a
fissare gli occhi su Penny, e incontrò quelli di Madama
Chips.
Decise che sarebbe stato meglio non contraddirla e lasciare che si
concentrasse su Shane – lui sapeva
benissimo come
ingannare l'attesa.
Ridotto
a poco
più
di un
automa, uscì dall'infermeria
e si recò nella propria stanza. Si svestì degli
abiti da Quiddich
che
ancora aveva indosso e si fece una doccia
fredda, per riordinare le idee. Ancora
in accappatoio agguantò la Mappa,
accorgendosi che la maggioranza degli studenti erano rientrati al
castello, ma
la cosa non lo tangeva.
Gli
bastava trovarne
uno solo, ovvero
Scorpius Hyperion
Malfoy.
"MALFOY!",
gridava
James rabbioso,
avanzando in cortile ad ampie falcate.
Aveva
indosso dei jeans, la
t-shirt a rovescio
e una felpa troppo leggera, e in cortile si gelava.
Al
momento però
la rabbia e l'adrenalina
offuscavano
ogni altra sensazione – freddo compreso.
Tutto
pur di trovarlo e fargliela pagare.
"Vieni
fuori, grandissimo stronzo!".
Non
c'era bisogno di
gridare, lo
faceva tanto per sfogarsi:
sapeva benissimo dov'era. La
Mappa
non mente mai.
Se
ne stava lì, tranquillamente seduto a parlare con Daniel
Zabini,
mentre Penny stava in un letto d'infermeria, di sicuro per colpa sua.
Per
quanto ne sapeva, Malfoy poteva averle scagliato qualsiasi
incantesimo addosso, e se non fosse arrivato in tempo... non ci
voleva neanche pensare...
Non
poteva permettere che quella merda su due gambe restasse lì
senza
pagare per ciò che aveva fatto. Scorpius lo vide
avvicinarsi,
percependo la rabbia dalla sua andatura, e a James sembrò di
vederlo
sussultare.
"Cosa
c'è di tanto urgente, Potter? Non vedi che sto parlando?",
disse sprezzante. "Fossi in te andrei a riordinare il mio
aspetto: sei in uno stato pietoso!".
Aveva
anche il coraggio di scherzare, dopo quello che aveva fatto!
Perché
James era sicuro che fosse stato lui, ci avrebbe scommesso la
bacchetta.
La
risata di Zabini gli morì in gola quando James lo
fulminò con lo
sguardo, rimettendolo al suo posto.
"Stai
zitto, pezzo di merda!", tuonò contro Scorpius, che si
strinse
nelle spalle e sollevò un sopracciglio, fingendo di non
capire.
"Non
so di cosa parli!", sibilò serpentino; si vedeva lontano un
miglio che mentiva.
James
non ci vide più. Lo prese per il bavero del giaccone, nuovo
di zecca
e probabilmente griffato, costringendolo ad alzarsi in piedi e
addossandolo rudemente alla parete.
"Perchè
l'hai aggredita, pezzo di merda?",
ripetè la domanda.
Malfoy
si strinse nuovamente nelle spalle, senza dare a vedere la morsa di
panico che in realtà gli attanagliava lo stomaco. C'era
qualcosa
nello sguardo di Potter che iniziava ad allarmarlo; sembrava fuori di
sè.
"Se
l'è cercata!", parlò più a se stesso
che a James. "Come
al solito era venuta a farmi la morale... da vera Grifondoro
qual'è.
Voleva che io lasciassi in pace il suo fidanzatino...", una
risata forzata, senza traccia di allegria.
Il
suo fidanzatino? James aveva già le idee confuse e
una certa
voglia fracassare il craneo al platinato; e adesso saltava fuori
questo tizio.
"Di
chi stai parlando?", berciò stringendogli più
forte il
giaccone, senza molto riguardo per il fatto che fosse un capo d'alta
sartoria.
Malfoy
lo guardò basito: si attendeva una reazione diversa. Invece
quel
demente di Potter nemmeno aveva capito che stava parlando di lui. Non
c'era gusto a provocare uno del genere.
"Di
un idiota che ho cercato di disarcionare dalla scopa alla partita di
Quiddich", ghignò. "Il malocchio so farlo piuttosto bene,
se nessuno mi intralcia", sembrava compiaciuto e infastidito al
tempo stesso.
James,
sopraffatto dai pensieri, quasi allentò la presa sull'altro;
quello
provò a divincolarsi e a colpirlo allo stomaco.
Per
tutta risposta, James lo sbattè al muro violentemente,
sperando
ardentemente di avergli provocato una commozione cerebrale.
Il
cervello riprese a funzionargli. Quel giorno aveva perso il controllo
della scopa, e non aveva ancora avuto tempo di ripensaci –
non con
quello che era successo a lei.
"Sei
stato tu a incantare la scopa...", realizzò. Non era una
domanda, ma Malfoy rispose ugualmente:
"Certo
Potter! E quando la tua cara Sanguemarcio
è venuta ad
affrontarmi, le ho dato quello che si meritava. Aveva le più
nobili
intenzioni", a quel punto ridacchiò con ostentata
spavalderia,
"ma il problema di voi Grifondoro è la sconfinata fiducia
nell'umanità", soffiò gelido. "Non avrebbe dovuto
riconsegnarmi la bacchetta".
"L'hai
colpita a tradimento?", domandò più irascibile
che mai.
Malfoy
si morse la lingua, pensando a ciò che aveva appena ammesso
spontaneamente, senza riflettere più di tanto. Non era la
prima
azione che compiva senza riflettere, in giornata.
"Magari
la prossima volta la tua Sanguemarcio baderà ai fatti suoi",
abbaiò.
James
non rispondeva più di se stesso, e spostò la
stretta attorno al
collo del Serpeverde, urlando:
"Non
chiamarla Sanguemarcio, miserabile sacco di merda!".
"Devi
essere orgoglioso del fatto che per difendere te si sia beccata un
Sectumsempra",
non
smise di provocarlo, anche con le sue mani attorno alla gola.
La
presa di James si strinse ancora di più sul collo
dell'altro: voleva
strangolarlo!
Un
sectumsempra perché voleva proteggere lui!
Magari
Malfoy aveva ragione, era innamorata, oppure doveva essere pazza.
O
entrambe le cose.
"Voi
Potter l'avete sempre avuta la passione per i Nati
Babbani, ma
tu superi tutti. Addirittura metterti con la figlia di una
maganò,
la feccia della feccia".
In
quel momento a James sembrò davvero di vedere una serpe
sputare
veleno.
La
rabbia gli montò in corpo e si mosse senza nemmeno
rifletterci. Lo
strattonò tirandolo verso di sè, per scostarlo
dal muro.
Prese
bene la mira e gli mollò un cazzotto dritto sul naso, e poi
un altro
e un altro ancora, facendolo cadere in terra. Stava per rialzarlo
–
voleva ricominciare da capo – quando quattro braccia lo
bloccarono,
tenendolo saldamente.
Malfoy
si alzò indolezito, col sangue che gli colava e il labbro
spaccato.
"James
smettila, vieni via!".
I
gemelli Scamander sembravano aver messo sù un disco: non
facevano
altro che ripetere quelle parole, mentre lo trascinavano lontano dal
cortile, fin dentro la scuola. Era in stato di shock, ma gli parve
anche che Lorcan gli avesse dato uno schiaffo per farlo smettere di
dimenarsi come un forsennato.
Alla
fine riuscì a divincolarsi dalla doppia stretta e, facendo
violenza
su se stesso, riuscì a domare l'impulso di tornare in
cortile e
continuare a picchiare Scorpius.
"Sei
impazzito?", gli chiese Lysander, scioccato.
"Ha
aggredito Shane", fu l'asciutta spiegazione.
Si
voltò senza un'altra parola e cominciò a correre.
Dovette
sfoderare tutte le sue arti persuasive prima che Madama Chips, per
quanto riluttante, acconsentisse a lasciarlo entrare. Shane era
dietro un separè bianco, distesa sul letto. Le braccia,
l'unica
parte fuori dalla coperta, erano tutta una fasciatura. James non
vide nessun altro, così si sedette accanto al letto.
"Mi
ricordi mio padre", esalò, senza pensare che non poteva
sentire. Le prese la mano delicatamente. Silenzio. "Sei sempre
in un mare di guai, per Godric!".
"E'
cosciente?", chiese incerto a Madama Chips. " Intendo...
può sentirmi?".
"E'
in una sorta di coma, perciò non sono sicura ti senta", lo
vide
sbiancare. "Cielo Potter, non fare quella faccia! Il sonno è
dovuto a una pozione molto pesante che le ho somministrato; non
è un
vero coma".
James
rilassò le spalle contratte, vagamente rincuorato, e la
donna si
allontanò.
Si
portò alla bocca la mano diafana della ragazza e la
baciò
dolcemente.
"Sono
innamorato di te", mormorò senza pensarci.
Parlava
in tono soffuso, senza fretta.
"Nella
mia testa ci sei sempre e solo tu, nessun'altra. Continuavo a
chiedermi chi fosse il demente che ti piaceva: ho persino aggredito
Al. Per un attimo ho creduto fossi innamorata del tuo migliore amico:
un cliché troppo banale per te!", stupidamente gli venne da
ridere.
Si
sentiva un demente a parlare così, senza essere udito, anche
se in
qualche modo quella strana confessione era... catartica.
"Quando
Fred ha iniziato a ronzarti attorno, ho capito di non poter
continuare senza dirti niente", si interruppe, la voce
incrinata. "Ci ho messo un po' a decidermi".
"Sai
una cosa? Quando ti ho vista in quel bagno di sangue ho deciso che
non mi interessa se ami me o un altro. Voglio solo che tu stia bene,
anche con un una persona che non sia io". Le parole gli
affioravano alle labbra da sole.
Ma
che stava dicendo? Era talmente innamorato da lasciarla andare?
Le
strinse più forte la mano, accarezzandone il dorso con il
proprio
pollice.
"Merlino!
Avevo resistito fino a diciassette anni senza innamorarmi!", le
sussurrò, in un bisbiglio che suonava come un rimprovero.
Gli
sembrò, per un momento, di vedere la bocca di lei incurvarsi
in un
accenno di sorriso. Le accarezzò una guancia brevemente e
tornò a
prenderle la mano.
Notò
che era bellissima anche così: i capelli lunghi e neri
sparsi sul
cuscino bianco, che risaltavano contro la sua pelle diafana, in quel
momento fin troppo pallida.
Madama
Chips si avvicinò di nuovo al letto, e lui ne
approfittò per
informarsi.
"Ha
perso molto sangue?", domandò col cuore in gola.
"Abbastanza",
James se lo aspettava, e non commentò. "Se si fosse fatto
qualcosa nell'immediato, per stasera sarebbe stata sveglia",
aggiunse.
"Non
avevo con me la bacchetta", si giustificò. "Altrimenti
avrei rimarginato le ferite prima di portarla qui".
"Ma
certo, certo...", borbottò comprensiva la donna, dandogli un
colpetto sulla spalla. "Si sa chi è stato?",
domandò.
"Oh
sì!", un ringhio più che una risposta umana. "E
se non mi
avessero fermato l'avrei spedito qui in infermeria, può
starne
certa!", mugghiò.
Madama
Chips gli lanciò un'occhiata obliqua, e sembrò
che volesse
rimproverarlo anche a parole, ma non lo fece. Probabilmente aveva
capito che era troppo arrabbiato per poter tollerare anche solo una
lieve critica alle proprie azioni. Così si limitò
a scuotere la
testa in segno di disapprovazione e si allontanò.
In
quel preciso istante, la porta di legno si aprì con un
cigolio
rumoroso.
Qualcuno
era entrato silenziosamente e attendeva sulla soglia; James
alzò gli
occhi e vide Rose e Al, scuri in volto come mai prima. Si
avvicinarono entrambi al letto.
"Come
sta?", domandò Al, con tono apprensivo.
"Si
rimetterà", lo rassicurò Madama Chips, sbucata
alle sue spalle
di soppiatto.
"Entro
quanto?", chiese la rossa, avida di notizie.
"Uhm...
due giorni e sarà fuori di qui".
C'era
angoscia e amarezza sui loro volti, e per un po' nessuno
fiatò.
"Lorcan
mi ha detto che hai pestato Malfoy", esordì Rose a bassa
voce.
James
le faceva impressione con quell'espressione triste e lo sguardo
vacuo: sembrava il ritratto di un prigioniero di Azkaban dopo il
Bacio del Dissennatore.
"Volevo
farlo, ma mi hanno fermato!", abbaiò.
Poche
volte Al aveva visto il fratello così adirato, sembrava che
stesse
per scoppiare. Poi gli cadde l'occhio su un particolare: stava
stringendo la mano di Penny. Gli salì un sorriso inaspettato
e si
chiese se Rose l'avesse notato.
"James",
disse lei piano, "le stai... ehm... stringendo la mano?".
Aveva
l'intonazione di una domanda, ma non lo era. James puntò lo
sguardo
sulla cugina, sperando che capisse, senza bisogno di spiegazioni.
Rose
balbettò qualcosa di incomprensibile e si
azzittò. Sbirciando,
James vide che la rossa stava mandando segnali ad Al: doveva essersi
accorta che il moro non aveva dipinta sul volto la stessa espressione
di stupore che aveva lei.
In
effetti, Rose stava rimuginando sui mille possibili modi di scannare
Albus, non appena fossero usciti da lì.
James
continuava a guardare Penny stesa su quel letto, sperando che avesse
sentito tutto quello che aveva detto, dal momento che non era
sicurissimo che avrebbe avuto il coraggio di ripeterlo, guardandola
negli occhi.
L'avevano
sempre imbarazzato quegli occhi verdi, limpidi e penetranti. All'ora
di cena, Madama Chips li cacciò via tutti e tre: non poteva
passare
la notte lì, purtroppo. Era vietato dal regolamento, ma il
giorno
dopo sarebbe tornato.
Voleva
esserci al suo risveglio.
Da
quando erano usciti dall'infermeria, Al sentiva un continuo ronzio
nelle orecchie – come se qualcuno gli avesse lanciato un
incantesimo Muffliato. Avrebbe tanto voluto
estrarre la
bacchetta e praticare un Silencio su Rose.
La
tensione nell'aria si sarebbe potuta tagliare col coltello, tanto era
reale e solida. Appena fuori, James si era dileguato dicendo di voler
stare solo e che avrebbe saltato la cena. Nessuno dei due aveva avuto
il coraggio di controbattere – non che servisse a qualcosa.
E
Rose era troppo arrabbiata con Al per poter proferire anche una sola
parola di conforto al maggiore dei Potter. Così, oltre alla
preoccupazione che nutrivano per Penny, si aggiungeva anche
l'imminente disputa tra i due.
"Ti
rendi conto?", strillò Rose perforandogli il timpano. "Tu
sapevi che James è innamorato di Penny e non hai detto
niente!",
sbottò non appena il riccio ebbe voltato l'angolo.
"Ramanzina
in arrivo", pensò Al.
"D'accordo,
lo sapevo!".
Il
tono era relativamente tranquillo e, se possibile, la cosa
irritò
Rose ancora di più. Fece schioccare la lingua, impaziente di
dirgliene quattro.
"Avresti
dovuto dirmelo!", replicò con tono puntiglioso. Era come se
stesse rivelando qualcosa di ovvio a un troll un po' tardo: non la
sopportava!
"Somigli
pericolosamente a Hermione Granger con le mani puntellate sui
fianchi, lo sai?", la punse sul vivo. La rossa si accorse della
posa che aveva assunto e lasciò ricadere le braccia lungo il
corpo,
senza smettere di scoccargli occhiatacce.
"Senti
Al...", tuonò puntandogli un dito contro.
"Altra
bella posa alla zia Herm!", la prese in giro. Quella volta non
si scompose troppo, spostando il dito proprio sotto il naso del moro.
"Smettila
di sfottere!", intimò minacciosa. Mandava fulmini dagli
occhi
azzurri.
"Rose",
fece lui calmo, "non hai la verità in tasca, quindi
rilassati e
parliamone".
"Spiegati
allora, perché proprio non capisco!", ribattè.
"Sei
tu che mi hai indirettamente suggerito di non dire nulla".
Scorse
un misto di indignazione e incredulità negli occhi della
cugina, e
decise di spiegarsi meglio.
"Prego?!",
soffiò infastidita e pronta all'attacco.
"Quando
hai detto... beh... il fatto di intromettersi con il Destino",
balbettò.
Rose
sospirò platealmente, spiaccicandosi un palmo in fronte con
aria
sconsolata. Aveva la stessa espressione di poco prima, quella di un
genio costretto a spiegare un concetto complicato a qualcuno di molto
stupido.
"Ma
sei scemo? Il caso era completamente diverso!", sbottò.
"Avevo
la certezza quasi matematica che tu e Alice vi sareste messi insieme
e, comunque, se vi avessi visti soffrire, avrei spifferato tutto io
stessa".
Al
provò a ribattere, ma in effetti il suo ragionamento non
filava più
così liscio, alla luce di quella considerazione. Lui e Alice
si
erano messi insieme con relativa facilità, non come quei due
dementi
per colpa dei quali stavano discutendo. Rose non sembrava
intenzionata a smettere di infierire su di lui, e continuava a
strillare.
"Non
hai visto tutti i casini che hanno combinato quei due?! Penny
soffriva perché non era ricambiata e immagino che anche
James non
fosse felice come una Pasqua", gli fece notare.
Albus
aprì la bocca e la richiuse, non trovando niente da dire. Di
solito
aveva sempre qualcosa da dire; ora voleva solo che quella sequela di
rimproveri si concludesse il più in fretta possibile.
"...e
adesso Penny è lì dentro e..."
"Eh
no!", protestò a quel punto, aggiungendo svariate
imprecazioni.
"Ora vuoi darmi anche la colpa dell'aggressione di Malfoy?".
Lei lo guardò, se possibile ancora più accigliata
di un secondo
prima.
"Non
essere sciocco, Al!". Hermione Granger all'attacco.
"Certo che non è colpa tua!".
Lui
si rilassò e la informò che James aveva
intenzione di dichiararsi
dopo la partita.
"Spero
solo che non abbia cambiato idea...", mormorò Al, conoscendo
i
cambiamenti repentini del fratello.
"Me
ne frego di quello che fa James, voglio solo che Penny esca di
lì",
borbottò Rose.
"È
quello che voglio anch'io", replicò Al, il tono ovvio.
"Sì,
ma voglio dire...", esitò la rossa, "che se non lo
farà
James, sarò io a dirle quello che prova. Direi che si sono
lambiccati il cervello abbastanza".
Al,
ancora una volta, non trovò nulla da ribattere,
perciò si limitò
ad annuire. Probabilmente era davvero la soluzione migliore, e si
diede del cretino per non esserci arrivato da solo.
Quando
entrarono nella Sala Grande, Rose e Al non poterono impedirsi di
lanciare un'occhiata al tavolo di Serpeverde, scoprendo così
che il
platinato era assente. Probabilmente era nei sotterranei a leccarsi
le ferite, ed era molto meglio per lui che non si facesse vedere. Se
l'avessero incontrato, nessuno dei due poteva garantire che sarebbe
rimasto al proprio posto, calmo e giudizioso.
Quando
si sedettero furono sommersi dalle domande di Trixy e Alice su come
stava Penny, cosa fosse successo e così via.
Risposero
pazientemente, ma la rossa tacque la sconcertante scoperta dei
sentimenti di James per Penny, benchè sapesse che sarebbe
stato
l'unico motivo di gioia in quella orribile giornata.
Molti
Tassorosso e Corvonero si avvicinarono per chiedere notizie di Penny
Shane e, con sommo stupore di tutti, perfino alcune ragazzine
Serpeverde del secondo e quarto anno. Alla fine del pasto, i gemelli
Scamander andarono a sedersi accanto a loro, per informarsi a loro
volta.
"Quando
siamo arrivati", raccontò Lorcan, "James sembrava
impazzito".
"Era
livido", aggiunse Lysander.
Bisbigliando,
Rose riferì al suo biondo ciò di cui era venuta a
conoscenza e fu
con grande sorpresa che si sentì rispondere che lui era
stato il
primo a saperlo.
"Lo
sapevi?", squittì sbigottita, sgranando gli occhi.
Lorcan
sembrava attendere una sfuriata, che non arrivò.
"Mi
dispiace, ma avevo promesso a James di mantenere il segreto".
Rose
non aveva intenzione di contrastarlo, anche perché non era
colpevole
quanto Al. Il biondo non sapeva che Penny contraccambiava James,
mentre Al sì – e avrebbe potuto risolvere la
situazione in cinque
minuti.
Come
lei non aveva rivelato i sentimenti di Penny a Lorcan, lui aveva
tenuti nascosti quelli di James. Non poteva arrabbiarsi,
così si
limitò ad accarezzargli una mano sotto il tavolo,
comprensiva.
"So
che lui voleva dirle tutto oggi pomeriggio", disse dispiaciuto.
"Mi aveva detto che aveva una brutta sensazione e io l'ho preso
in giro", raccontò. "Insomma... sembrava la Cooman...
invece aveva ragione!", aggiunse.
"Questa
storia mi manda al manicomio!", rispose tra i denti la rossa.
"Se incrocio Malfoy lo schianto con ogni energia, te lo giuro!".
Fissò
la tavolata dai colori verde-argento e strinse le nocche fino a farle
sbiancare.
Lorcan
le diede un bacio a fior di labbra e le carezzò una guancia,
sperando che si rilassasse almeno un po'.
"Magari
fallo lontano da sguardi indiscreti", le raccomandò. "E
soprattutto accompagnata da me! Dopo quello che ha fatto non mi
stupirei di vederlo scagliare Maledizioni Senza Perdono a destra e
manca; serve qualcuno che ti copra le spalle".
Poco
dopo, la loro conversazione privata fu interrotta dall'arrivo di Lily
e Hugo, ai quali dovettero ripetere tutta la storia dal principio.
Nella
Sala Comune dei Grifondoro, prima di ritirarsi per la notte, Rose
abbracciò Al. Non ci fu bisogno di parole, ed entrambi
seppero che
il litigio era finito. Restava solo da aspettare che Penny si
riprendesse, e ogni cosa sarebbe andata al suo posto.
Quella
serata James la passò a vagabondare per i corridoi della
scuola
senza una meta precisa. Non faceva altro che pensare a Penny
–
oltre che ai mille modi possibili per vendicarsi di Scorpius Malfoy.
Ebbe
la fortuna di non incrociare alcun insegnante, così nessuno
gli fece
storie per il suo gironzolare dappertutto. Quando si ritirò
nella
Torre di Grifondoro, non aveva alcuna voglia di parlare; si
buttò a
letto, fingendo di dormire sodo.
Fece
in tempo ad accorgersi che l'atmosfera di vittoria per la partita di
Quiddich era stata spazzata via da quello che era accaduto a Shane, e
ne fu sollevato: non avrebbe sopportato festoni e festeggiamenti in
quel momento.
Poco
dopo, Baston e gli altri compagni di stanza si coricarono a loro
volta e lui rimase al buio con i propri, rumorosi pensieri in testa.
Alle
prime luci dell'alba si assopì, anche se non fu certo un
sonno
profondo e ristoratore. Sognò il corpo di Shane inondato di
sangue,
riverso sul pavimento del bagno delle ragazze, il volto pallido di
lei, e un Patronus argenteo che galoppava.
La
mattina dopo si trascinò a passi pesanti verso la Sala
Grande per la
colazione, senza incrociare lo sguardo di nessuno. Alzò gli
occhi
solo per sbirciare al tavolo dei Serpeverde. Di Malfoy non c'era
traccia.
Fu
con lo stesso spirito abbattuto che andò a lezione, evitando
accuratamente di scambiare due chiacchiere con chiunque. Non era
proprio dell'umore adatto.
Era
impaziente che le ore di lezione finissero, poichè l'unico
desiderio
che gli si presentava alla mente era andare da Shane e passare il
resto della giornata con lei.
Finita
la lezione di Difesa Contro Arti Oscure con Teddy, si recò
in
Infermeria quasi di corsa.
Madama
Chips lo fece passare senza neanche tentare una blanda resistenza;
James prese una sedia e la posizionò accanto al letto della
ragazza,
ancora addormentata.
"Ha
ripreso conoscenza finora?", domandò.
"Dovrebbe
svegliarsi entro una manciata di minuti", gli assicurò
comprensiva. "Sono io che l'ho tenuta addormentata",
spiegò. "Ho voluto farla riposare il più
possibile per
rimetterla in forze".
Tirò
un sospiro di sollievo e si mise in attesa, perché di solito
quando
Madama Chips diceva una cosa ci prendeva. I suoi rimedi erano
infallibili.
E,
di sicuro, nel momento in cui Shane si fosse svegliata, lui sarebbe
stato con lei. Dove altro avrebbe potuto essere, se non con lei?
SPAZIO AUTRICE
Salve gente,
sono di nuovo qui con un altro capitolo. Qui il punto di vista di Penny è completamente assente, dal momento che è addormentata per tutto il tempo.
James è preoccupato come Al e Rose ( e nessuno dei suoi amici) l'abbiano mai visto. Si è reso conto che per lui il benessere di Penny è la cosa più importante, anche più del fatto di stare insieme a lei. E per me, questo è vero amore (non so per voi).
Comunque, nel prossimo capitolo Penny si sveglierà e dovrà affrontare James.
Perché ha Evocato un Patronus e l'ha inviato proprio a lui, tra tutte le persone che le vogliono bene e a cui vuole bene?
Questo fa riflettere James, che non è comunque sicuro al 100% perché l'amore, a volte, rende insicuri. No?
Bene, ora che ho detto la frase saggia della giornata, posso anche dire addio.
Fatemi sapere cosa ne pensate *supplica in ginocchio*
Al prossimo capitolo! Baci!
Jules.
p.s ringrazio tutti coloro che leggono, che mettono tra le seguite/preferite/ricordate e le persone che recensiscono <3