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Autore: Jules_Weasley    28/07/2015    8 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo diciotto


Il Patronus di Shane


"Dove diavolo si è cacciata?", pensava James. Stava risalendo il più in fretta possibile il pendio erboso, desideroso di rimettere piede all'interno del castello.
Era appena sfuggito agli abbracci di gruppo e ai festeggiamenti, perché non poteva ignorare la fuga di Shane. Continuò a borbottare per tutto il tragitto e, una volta giunto dentro, si rese conto di non avere la minima idea di dove lei potesse trovarsi.
In un primo momento pensò che la cosa migliore fosse dirigersi alla Torre Grifondoro. Ma, riflettendo, non aveva senso.
Insomma... chi fuggirebbe a gambe levate dopo un incontro di Quiddich solo per andarsi a fare una doccia nei dormitori?
La Mappa del Malandrino, si disse, era sicuramente l'unica opzione possibile fece per dirigersi verso la Torre, quando vide un bagliore argenteo venire al galoppo verso di lui: il Patronus di Penny.
L'unicorno, in tutta la sua magnificenza, si arrestò davanti a James e gli parlò con la voce di Penelope. Non disse molto; solo due parole:
"James, aiutami!".
Poi l'unicorno si voltò e prese a correre in senso inverso, e James si lanciò all'inseguimento.
Fece le scale senza neanche concedersi di respirare, concentrato solo sull'animale argenteo che lo stava guidando da lei. Erano gia al secondo piano, e cominciava a chiedersi dove diamine lo stesse portando, quando quello si arrestò. Erano davanti al bagno delle ragazze, ovvero il rifugio di Mirtilla Malcontenta.
Raggiunse la soglia del bagno e vide il fantasma di Mirtilla che guardava fisso un punto del pavimento, dove cadde anche lo sguardo del ragazzo: Penny era riversa a terra, in un lago di sangue.
Urlò il suo nome
mentre si chinava accanto a lei: respirava, ma era priva di sensi; e ovviamente James non ottenne alcuna risposta.
Si frugò nelle tasche, accorgendosi con sgomento di aver lasciato la bacchetta nella Torre –
non l'aveva neanche presa per andare alla partita.
A quel punto restava una sola opzione sensata,
ovvero l'Infermeria. Sollevò Penny e la sistemò tra le proprie braccia, maledicendosi per non aver portato la bacchetta – con la quale almeno avrebbe potuto arrestare il flusso del sangue.
N
on poteva certo correre con il peso di un'altra persona addosso, e più la guardava perdere sangue e più sentiva pizzicare gli occhi. Oltre al panico, alla paura, una rabbia immensa gli stava montando dentro.
Irruppe nell'Infermeria come una furia, spalancando la porta con un calcio. Madama Chips aveva già assunto un'espressione iraconda e stava per rimproverarlo, quando si rese conto della situazione.
"Mettila su quel lettino!", gli ordinò fermamente. "Che è successo?", domandò la donna, mentre estraeva sconosciuti unguenti e bende da un armadietto.
"Non... non lo so...", balbettò quasi strillando, agitatissimo. "La stavo cercando e l'ho trovata nel bagno al secondo piano... era svenuta e c'era tutto quel sangue...", stava farneticando – i suoi occhi vagavano dal corpo di Penny, sdraiata sul letto.
"Esci di qui, ragazzo!", gli intimò Madama Chips mentre spogliava Penny per cospargerla di chissà cosa, tenendo pronte le bende sul lettino. James esitava ai piedi del letto, senza la minima intenzione di andarsene.
"Ho detto
ESCI!", strillò più forte.
Si riscosse da quella specie di torpore ipnotico che lo forzava a fissare gli occhi su Penny, e incontrò quelli di Madama Chips. Decise che sarebbe stato meglio non contraddirla e lasciare che si concentrasse su Shane – lui
sapeva benissimo come ingannare l'attesa.
Ridotto a poco
più di un automa, uscì dall'infermeria e si recò nella propria stanza. Si svestì degli abiti da Quiddich che ancora aveva indosso e si fece una doccia fredda, per riordinare le idee. Ancora in accappatoio agguantò la Mappa, accorgendosi che la maggioranza degli studenti erano rientrati al castello, ma la cosa non lo tangeva.
Gli bastava trovar
ne uno solo, ovvero Scorpius Hyperion Malfoy.





"MALFOY!", gridava James rabbioso, avanzando in cortile ad ampie falcate.
Aveva indosso dei jeans,
la t-shirt a rovescio e una felpa troppo leggera, e in cortile si gelava. Al momento però la rabbia e l'adrenalina offuscavano ogni altra sensazione – freddo compreso. Tutto pur di trovarlo e fargliela pagare.
"
Vieni fuori, grandissimo stronzo!".
Non c'era bisogno
di gridare, lo faceva tanto per sfogarsi: sapeva benissimo dov'era. La Mappa non mente mai.
Se ne stava lì, tranquillamente seduto a parlare con Daniel Zabini, mentre Penny stava in un letto d'infermeria, di sicuro per colpa sua.
Per quanto ne sapeva, Malfoy poteva averle scagliato qualsiasi incantesimo addosso, e se non fosse arrivato in tempo... non ci voleva neanche pensare...
Non poteva permettere che quella merda su due gambe restasse lì senza pagare per ciò che aveva fatto. Scorpius lo vide avvicinarsi, percependo la rabbia dalla sua andatura, e a James sembrò di vederlo sussultare.
"Cosa c'è di tanto urgente, Potter? Non vedi che sto parlando?", disse sprezzante. "Fossi in te andrei a riordinare il mio aspetto: sei in uno stato pietoso!".
Aveva anche il coraggio di scherzare, dopo quello che aveva fatto! Perché James era sicuro che fosse stato lui, ci avrebbe scommesso la bacchetta.
La risata di Zabini gli morì in gola quando James lo fulminò con lo sguardo, rimettendolo al suo posto.
"Stai zitto, pezzo di merda!", tuonò contro Scorpius, che si strinse nelle spalle e sollevò un sopracciglio, fingendo di non capire.
"Non so di cosa parli!", sibilò serpentino; si vedeva lontano un miglio che mentiva.
James non ci vide più. Lo prese per il bavero del giaccone, nuovo di zecca e probabilmente griffato, costringendolo ad alzarsi in piedi e addossandolo rudemente alla parete.
"Perchè l'hai aggredita, pezzo di merda?", ripetè la domanda.
Malfoy si strinse nuovamente nelle spalle, senza dare a vedere la morsa di panico che in realtà gli attanagliava lo stomaco. C'era qualcosa nello sguardo di Potter che iniziava ad allarmarlo; sembrava fuori di sè.
"Se l'è cercata!", parlò più a se stesso che a James. "Come al solito era venuta a farmi la morale... da vera Grifondoro qual'è. Voleva che io lasciassi in pace il suo fidanzatino...", una risata forzata, senza traccia di allegria.
Il suo fidanzatino? James aveva già le idee confuse e una certa voglia fracassare il craneo al platinato; e adesso saltava fuori questo tizio.
"Di chi stai parlando?", berciò stringendogli più forte il giaccone, senza molto riguardo per il fatto che fosse un capo d'alta sartoria.
Malfoy lo guardò basito: si attendeva una reazione diversa. Invece quel demente di Potter nemmeno aveva capito che stava parlando di lui. Non c'era gusto a provocare uno del genere.
"Di un idiota che ho cercato di disarcionare dalla scopa alla partita di Quiddich", ghignò. "Il malocchio so farlo piuttosto bene, se nessuno mi intralcia", sembrava compiaciuto e infastidito al tempo stesso.
James, sopraffatto dai pensieri, quasi allentò la presa sull'altro; quello provò a divincolarsi e a colpirlo allo stomaco.
Per tutta risposta, James lo sbattè al muro violentemente, sperando ardentemente di avergli provocato una commozione cerebrale.
Il cervello riprese a funzionargli. Quel giorno aveva perso il controllo della scopa, e non aveva ancora avuto tempo di ripensaci – non con quello che era successo a lei.
"Sei stato tu a incantare la scopa...", realizzò. Non era una domanda, ma Malfoy rispose ugualmente:
"Certo Potter! E quando la tua cara Sanguemarcio è venuta ad affrontarmi, le ho dato quello che si meritava. Aveva le più nobili intenzioni", a quel punto ridacchiò con ostentata spavalderia, "ma il problema di voi Grifondoro è la sconfinata fiducia nell'umanità", soffiò gelido. "Non avrebbe dovuto riconsegnarmi la bacchetta".
"L'hai colpita a tradimento?", domandò più irascibile che mai.
Malfoy si morse la lingua, pensando a ciò che aveva appena ammesso spontaneamente, senza riflettere più di tanto. Non era la prima azione che compiva senza riflettere, in giornata.
"Magari la prossima volta la tua Sanguemarcio baderà ai fatti suoi", abbaiò.
James non rispondeva più di se stesso, e spostò la stretta attorno al collo del Serpeverde, urlando:
"Non chiamarla Sanguemarcio, miserabile sacco di merda!".
"Devi essere orgoglioso del fatto che per difendere te si sia beccata un Sectumsempra", non smise di provocarlo, anche con le sue mani attorno alla gola.
La presa di James si strinse ancora di più sul collo dell'altro: voleva strangolarlo!
Un sectumsempra perché voleva proteggere lui!
Magari Malfoy aveva ragione, era innamorata, oppure doveva essere pazza.
O entrambe le cose.
"Voi Potter l'avete sempre avuta la passione per i Nati Babbani, ma tu superi tutti. Addirittura metterti con la figlia di una maganò, la feccia della feccia".
In quel momento a James sembrò davvero di vedere una serpe sputare veleno.
La rabbia gli montò in corpo e si mosse senza nemmeno rifletterci. Lo strattonò tirandolo verso di sè, per scostarlo dal muro.
Prese bene la mira e gli mollò un cazzotto dritto sul naso, e poi un altro e un altro ancora, facendolo cadere in terra. Stava per rialzarlo – voleva ricominciare da capo – quando quattro braccia lo bloccarono, tenendolo saldamente.
Malfoy si alzò indolezito, col sangue che gli colava e il labbro spaccato.
"James smettila, vieni via!".
I gemelli Scamander sembravano aver messo sù un disco: non facevano altro che ripetere quelle parole, mentre lo trascinavano lontano dal cortile, fin dentro la scuola. Era in stato di shock, ma gli parve anche che Lorcan gli avesse dato uno schiaffo per farlo smettere di dimenarsi come un forsennato.
Alla fine riuscì a divincolarsi dalla doppia stretta e, facendo violenza su se stesso, riuscì a domare l'impulso di tornare in cortile e continuare a picchiare Scorpius.
"Sei impazzito?", gli chiese Lysander, scioccato.
"Ha aggredito Shane", fu l'asciutta spiegazione.
Si voltò senza un'altra parola e cominciò a correre.


Dovette sfoderare tutte le sue arti persuasive prima che Madama Chips, per quanto riluttante, acconsentisse a lasciarlo entrare. Shane era dietro un separè bianco, distesa sul letto. Le braccia, l'unica parte fuori dalla coperta, erano tutta una fasciatura. James non vide nessun altro, così si sedette accanto al letto.
"Mi ricordi mio padre", esalò, senza pensare che non poteva sentire. Le prese la mano delicatamente. Silenzio. "Sei sempre in un mare di guai, per Godric!".
"E' cosciente?", chiese incerto a Madama Chips. " Intendo... può sentirmi?".
"E' in una sorta di coma, perciò non sono sicura ti senta", lo vide sbiancare. "Cielo Potter, non fare quella faccia! Il sonno è dovuto a una pozione molto pesante che le ho somministrato; non è un vero coma".
James rilassò le spalle contratte, vagamente rincuorato, e la donna si allontanò.
Si portò alla bocca la mano diafana della ragazza e la baciò dolcemente.
"Sono innamorato di te", mormorò senza pensarci.
Parlava in tono soffuso, senza fretta.
"Nella mia testa ci sei sempre e solo tu, nessun'altra. Continuavo a chiedermi chi fosse il demente che ti piaceva: ho persino aggredito Al. Per un attimo ho creduto fossi innamorata del tuo migliore amico: un cliché troppo banale per te!", stupidamente gli venne da ridere.
Si sentiva un demente a parlare così, senza essere udito, anche se in qualche modo quella strana confessione era... catartica.
"Quando Fred ha iniziato a ronzarti attorno, ho capito di non poter continuare senza dirti niente", si interruppe, la voce incrinata. "Ci ho messo un po' a decidermi".
"Sai una cosa? Quando ti ho vista in quel bagno di sangue ho deciso che non mi interessa se ami me o un altro. Voglio solo che tu stia bene, anche con un una persona che non sia io". Le parole gli affioravano alle labbra da sole.
Ma che stava dicendo? Era talmente innamorato da lasciarla andare?
Le strinse più forte la mano, accarezzandone il dorso con il proprio pollice.
"Merlino! Avevo resistito fino a diciassette anni senza innamorarmi!", le sussurrò, in un bisbiglio che suonava come un rimprovero.
Gli sembrò, per un momento, di vedere la bocca di lei incurvarsi in un accenno di sorriso. Le accarezzò una guancia brevemente e tornò a prenderle la mano.
Notò che era bellissima anche così: i capelli lunghi e neri sparsi sul cuscino bianco, che risaltavano contro la sua pelle diafana, in quel momento fin troppo pallida.
Madama Chips si avvicinò di nuovo al letto, e lui ne approfittò per informarsi.
"Ha perso molto sangue?", domandò col cuore in gola.
"Abbastanza", James se lo aspettava, e non commentò. "Se si fosse fatto qualcosa nell'immediato, per stasera sarebbe stata sveglia", aggiunse.
"Non avevo con me la bacchetta", si giustificò. "Altrimenti avrei rimarginato le ferite prima di portarla qui".
"Ma certo, certo...", borbottò comprensiva la donna, dandogli un colpetto sulla spalla. "Si sa chi è stato?", domandò.
"Oh sì!", un ringhio più che una risposta umana. "E se non mi avessero fermato l'avrei spedito qui in infermeria, può starne certa!", mugghiò.
Madama Chips gli lanciò un'occhiata obliqua, e sembrò che volesse rimproverarlo anche a parole, ma non lo fece. Probabilmente aveva capito che era troppo arrabbiato per poter tollerare anche solo una lieve critica alle proprie azioni. Così si limitò a scuotere la testa in segno di disapprovazione e si allontanò.
In quel preciso istante, la porta di legno si aprì con un cigolio rumoroso.
Qualcuno era entrato silenziosamente e attendeva sulla soglia; James alzò gli occhi e vide Rose e Al, scuri in volto come mai prima. Si avvicinarono entrambi al letto.
"Come sta?", domandò Al, con tono apprensivo.
"Si rimetterà", lo rassicurò Madama Chips, sbucata alle sue spalle di soppiatto.
"Entro quanto?", chiese la rossa, avida di notizie.
"Uhm... due giorni e sarà fuori di qui".
C'era angoscia e amarezza sui loro volti, e per un po' nessuno fiatò.
"Lorcan mi ha detto che hai pestato Malfoy", esordì Rose a bassa voce.
James le faceva impressione con quell'espressione triste e lo sguardo vacuo: sembrava il ritratto di un prigioniero di Azkaban dopo il Bacio del Dissennatore.
"Volevo farlo, ma mi hanno fermato!", abbaiò.
Poche volte Al aveva visto il fratello così adirato, sembrava che stesse per scoppiare. Poi gli cadde l'occhio su un particolare: stava stringendo la mano di Penny. Gli salì un sorriso inaspettato e si chiese se Rose l'avesse notato.
"James", disse lei piano, "le stai... ehm... stringendo la mano?".
Aveva l'intonazione di una domanda, ma non lo era. James puntò lo sguardo sulla cugina, sperando che capisse, senza bisogno di spiegazioni.
Rose balbettò qualcosa di incomprensibile e si azzittò. Sbirciando, James vide che la rossa stava mandando segnali ad Al: doveva essersi accorta che il moro non aveva dipinta sul volto la stessa espressione di stupore che aveva lei.
In effetti, Rose stava rimuginando sui mille possibili modi di scannare Albus, non appena fossero usciti da lì.
James continuava a guardare Penny stesa su quel letto, sperando che avesse sentito tutto quello che aveva detto, dal momento che non era sicurissimo che avrebbe avuto il coraggio di ripeterlo, guardandola negli occhi.
L'avevano sempre imbarazzato quegli occhi verdi, limpidi e penetranti. All'ora di cena, Madama Chips li cacciò via tutti e tre: non poteva passare la notte lì, purtroppo. Era vietato dal regolamento, ma il giorno dopo sarebbe tornato.
Voleva esserci al suo risveglio.



Da quando erano usciti dall'infermeria, Al sentiva un continuo ronzio nelle orecchie – come se qualcuno gli avesse lanciato un incantesimo Muffliato. Avrebbe tanto voluto estrarre la bacchetta e praticare un Silencio su Rose.
La tensione nell'aria si sarebbe potuta tagliare col coltello, tanto era reale e solida. Appena fuori, James si era dileguato dicendo di voler stare solo e che avrebbe saltato la cena. Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di controbattere – non che servisse a qualcosa.
E Rose era troppo arrabbiata con Al per poter proferire anche una sola parola di conforto al maggiore dei Potter. Così, oltre alla preoccupazione che nutrivano per Penny, si aggiungeva anche l'imminente disputa tra i due.
"Ti rendi conto?", strillò Rose perforandogli il timpano. "Tu sapevi che James è innamorato di Penny e non hai detto niente!", sbottò non appena il riccio ebbe voltato l'angolo.
"Ramanzina in arrivo", pensò Al.
"D'accordo, lo sapevo!".
Il tono era relativamente tranquillo e, se possibile, la cosa irritò Rose ancora di più. Fece schioccare la lingua, impaziente di dirgliene quattro.
"Avresti dovuto dirmelo!", replicò con tono puntiglioso. Era come se stesse rivelando qualcosa di ovvio a un troll un po' tardo: non la sopportava!
"Somigli pericolosamente a Hermione Granger con le mani puntellate sui fianchi, lo sai?", la punse sul vivo. La rossa si accorse della posa che aveva assunto e lasciò ricadere le braccia lungo il corpo, senza smettere di scoccargli occhiatacce.
"Senti Al...", tuonò puntandogli un dito contro.
"Altra bella posa alla zia Herm!", la prese in giro. Quella volta non si scompose troppo, spostando il dito proprio sotto il naso del moro.
"Smettila di sfottere!", intimò minacciosa. Mandava fulmini dagli occhi azzurri.
"Rose", fece lui calmo, "non hai la verità in tasca, quindi rilassati e parliamone".
"Spiegati allora, perché proprio non capisco!", ribattè.
"Sei tu che mi hai indirettamente suggerito di non dire nulla".
Scorse un misto di indignazione e incredulità negli occhi della cugina, e decise di spiegarsi meglio.
"Prego?!", soffiò infastidita e pronta all'attacco.
"Quando hai detto... beh... il fatto di intromettersi con il Destino", balbettò.
Rose sospirò platealmente, spiaccicandosi un palmo in fronte con aria sconsolata. Aveva la stessa espressione di poco prima, quella di un genio costretto a spiegare un concetto complicato a qualcuno di molto stupido.
"Ma sei scemo? Il caso era completamente diverso!", sbottò. "Avevo la certezza quasi matematica che tu e Alice vi sareste messi insieme e, comunque, se vi avessi visti soffrire, avrei spifferato tutto io stessa".
Al provò a ribattere, ma in effetti il suo ragionamento non filava più così liscio, alla luce di quella considerazione. Lui e Alice si erano messi insieme con relativa facilità, non come quei due dementi per colpa dei quali stavano discutendo. Rose non sembrava intenzionata a smettere di infierire su di lui, e continuava a strillare.
"Non hai visto tutti i casini che hanno combinato quei due?! Penny soffriva perché non era ricambiata e immagino che anche James non fosse felice come una Pasqua", gli fece notare.
Albus aprì la bocca e la richiuse, non trovando niente da dire. Di solito aveva sempre qualcosa da dire; ora voleva solo che quella sequela di rimproveri si concludesse il più in fretta possibile.
"...e adesso Penny è lì dentro e..."
"Eh no!", protestò a quel punto, aggiungendo svariate imprecazioni. "Ora vuoi darmi anche la colpa dell'aggressione di Malfoy?". Lei lo guardò, se possibile ancora più accigliata di un secondo prima.
"Non essere sciocco, Al!". Hermione Granger all'attacco. "Certo che non è colpa tua!".
Lui si rilassò e la informò che James aveva intenzione di dichiararsi dopo la partita.
"Spero solo che non abbia cambiato idea...", mormorò Al, conoscendo i cambiamenti repentini del fratello.
"Me ne frego di quello che fa James, voglio solo che Penny esca di lì", borbottò Rose.
"È quello che voglio anch'io", replicò Al, il tono ovvio.
"Sì, ma voglio dire...", esitò la rossa, "che se non lo farà James, sarò io a dirle quello che prova. Direi che si sono lambiccati il cervello abbastanza".
Al, ancora una volta, non trovò nulla da ribattere, perciò si limitò ad annuire. Probabilmente era davvero la soluzione migliore, e si diede del cretino per non esserci arrivato da solo.



Quando entrarono nella Sala Grande, Rose e Al non poterono impedirsi di lanciare un'occhiata al tavolo di Serpeverde, scoprendo così che il platinato era assente. Probabilmente era nei sotterranei a leccarsi le ferite, ed era molto meglio per lui che non si facesse vedere. Se l'avessero incontrato, nessuno dei due poteva garantire che sarebbe rimasto al proprio posto, calmo e giudizioso.
Quando si sedettero furono sommersi dalle domande di Trixy e Alice su come stava Penny, cosa fosse successo e così via.
Risposero pazientemente, ma la rossa tacque la sconcertante scoperta dei sentimenti di James per Penny, benchè sapesse che sarebbe stato l'unico motivo di gioia in quella orribile giornata.
Molti Tassorosso e Corvonero si avvicinarono per chiedere notizie di Penny Shane e, con sommo stupore di tutti, perfino alcune ragazzine Serpeverde del secondo e quarto anno. Alla fine del pasto, i gemelli Scamander andarono a sedersi accanto a loro, per informarsi a loro volta.
"Quando siamo arrivati", raccontò Lorcan, "James sembrava impazzito".
"Era livido", aggiunse Lysander.
Bisbigliando, Rose riferì al suo biondo ciò di cui era venuta a conoscenza e fu con grande sorpresa che si sentì rispondere che lui era stato il primo a saperlo.
"Lo sapevi?", squittì sbigottita, sgranando gli occhi.
Lorcan sembrava attendere una sfuriata, che non arrivò.
"Mi dispiace, ma avevo promesso a James di mantenere il segreto".
Rose non aveva intenzione di contrastarlo, anche perché non era colpevole quanto Al. Il biondo non sapeva che Penny contraccambiava James, mentre Al sì – e avrebbe potuto risolvere la situazione in cinque minuti.
Come lei non aveva rivelato i sentimenti di Penny a Lorcan, lui aveva tenuti nascosti quelli di James. Non poteva arrabbiarsi, così si limitò ad accarezzargli una mano sotto il tavolo, comprensiva.
"So che lui voleva dirle tutto oggi pomeriggio", disse dispiaciuto. "Mi aveva detto che aveva una brutta sensazione e io l'ho preso in giro", raccontò. "Insomma... sembrava la Cooman... invece aveva ragione!", aggiunse.
"Questa storia mi manda al manicomio!", rispose tra i denti la rossa. "Se incrocio Malfoy lo schianto con ogni energia, te lo giuro!".
Fissò la tavolata dai colori verde-argento e strinse le nocche fino a farle sbiancare.
Lorcan le diede un bacio a fior di labbra e le carezzò una guancia, sperando che si rilassasse almeno un po'.
"Magari fallo lontano da sguardi indiscreti", le raccomandò. "E soprattutto accompagnata da me! Dopo quello che ha fatto non mi stupirei di vederlo scagliare Maledizioni Senza Perdono a destra e manca; serve qualcuno che ti copra le spalle".
Poco dopo, la loro conversazione privata fu interrotta dall'arrivo di Lily e Hugo, ai quali dovettero ripetere tutta la storia dal principio.
Nella Sala Comune dei Grifondoro, prima di ritirarsi per la notte, Rose abbracciò Al. Non ci fu bisogno di parole, ed entrambi seppero che il litigio era finito. Restava solo da aspettare che Penny si riprendesse, e ogni cosa sarebbe andata al suo posto.



Quella serata James la passò a vagabondare per i corridoi della scuola senza una meta precisa. Non faceva altro che pensare a Penny – oltre che ai mille modi possibili per vendicarsi di Scorpius Malfoy.
Ebbe la fortuna di non incrociare alcun insegnante, così nessuno gli fece storie per il suo gironzolare dappertutto. Quando si ritirò nella Torre di Grifondoro, non aveva alcuna voglia di parlare; si buttò a letto, fingendo di dormire sodo.
Fece in tempo ad accorgersi che l'atmosfera di vittoria per la partita di Quiddich era stata spazzata via da quello che era accaduto a Shane, e ne fu sollevato: non avrebbe sopportato festoni e festeggiamenti in quel momento.
Poco dopo, Baston e gli altri compagni di stanza si coricarono a loro volta e lui rimase al buio con i propri, rumorosi pensieri in testa.
Alle prime luci dell'alba si assopì, anche se non fu certo un sonno profondo e ristoratore. Sognò il corpo di Shane inondato di sangue, riverso sul pavimento del bagno delle ragazze, il volto pallido di lei, e un Patronus argenteo che galoppava.



La mattina dopo si trascinò a passi pesanti verso la Sala Grande per la colazione, senza incrociare lo sguardo di nessuno. Alzò gli occhi solo per sbirciare al tavolo dei Serpeverde. Di Malfoy non c'era traccia.
Fu con lo stesso spirito abbattuto che andò a lezione, evitando accuratamente di scambiare due chiacchiere con chiunque. Non era proprio dell'umore adatto.
Era impaziente che le ore di lezione finissero, poichè l'unico desiderio che gli si presentava alla mente era andare da Shane e passare il resto della giornata con lei.
Finita la lezione di Difesa Contro Arti Oscure con Teddy, si recò in Infermeria quasi di corsa.
Madama Chips lo fece passare senza neanche tentare una blanda resistenza; James prese una sedia e la posizionò accanto al letto della ragazza, ancora addormentata.
"Ha ripreso conoscenza finora?", domandò.
"Dovrebbe svegliarsi entro una manciata di minuti", gli assicurò comprensiva. "Sono io che l'ho tenuta addormentata", spiegò. "Ho voluto farla riposare il più possibile per rimetterla in forze".
Tirò un sospiro di sollievo e si mise in attesa, perché di solito quando Madama Chips diceva una cosa ci prendeva. I suoi rimedi erano infallibili.
E, di sicuro, nel momento in cui Shane si fosse svegliata, lui sarebbe stato con lei. Dove altro avrebbe potuto essere, se non con lei?





SPAZIO AUTRICE


Salve gente,

sono di nuovo qui con un altro capitolo. Qui il punto di vista di Penny è completamente assente, dal momento che è addormentata per tutto il tempo.

James è preoccupato come Al e Rose ( e nessuno dei suoi amici) l'abbiano mai visto. Si è reso conto che per lui il benessere di Penny è la cosa più importante, anche più del fatto di stare insieme a lei. E per me, questo è vero amore (non so per voi).

Comunque, nel prossimo capitolo Penny si sveglierà e dovrà affrontare James.

Perché ha Evocato un Patronus e l'ha inviato proprio a lui, tra tutte le persone che le vogliono bene e a cui vuole bene?

Questo fa riflettere James, che non è comunque sicuro al 100% perché l'amore, a volte, rende insicuri. No?

Bene, ora che ho detto la frase saggia della giornata, posso anche dire addio.

Fatemi sapere cosa ne pensate *supplica in ginocchio*

Al prossimo capitolo! Baci!

Jules.


p.s ringrazio tutti coloro che leggono, che mettono tra le seguite/preferite/ricordate e le persone che recensiscono <3




  
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