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Autore: Eneri08    28/07/2015    3 recensioni
Cosa succederebbe se Hera, dea del matrimonio, dopo l'ennesimo tradimento di Zeus, decidesse a sua volta di tradirlo con un comune mortale, e se dalla loro unione nascesse una figlia semidea? L'appassionante storia di tre ragazze semidee che andranno incontro al loro cupo destino tra guerre, primi amori e satiri che mangiano lattine.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Era, Grover Underwood, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cerco un modo disperato per salvare la situazione

Urano scese dal suo sarcofago.
–Cattiva, Walle, bimba cattiva. Ora ti darò una bella lezione.– Cercai freneticamente la mia spilla sulla maglia, ma sfortunatamente il chakram era rimasto conficcato nel muro del camerino di Pandora; Urano tese la mano verso di me, e mi afferrò per i capelli, e con l'altra mano mi toccò la fronte; sentii il mio stomaco gelarsi, e subito dopo venni sballottata nello spaziotempo e finii scaraventata a dieci metri di distanza da dove ero prima, sbattendo la schiena contro un asteroide. Tossii del sangue, e mi rialzai barcollando. Isabelle intanto era sfrecciata all'attacco verso Urano con un grido di guerra. Urano sibilò:
–Povera sciocca.– Lo spazio si deformò attorno al braccio di Isabelle, stritolandole l'avambraccio sinistro. Sentii l'osso scriocchiolare come se fosse un pezzettino di gesso, subentrato subito dopo da un urlo straziante da parte di Isabelle, che aveva lasciato cadere il pugnale regalatole da suo padre. Con l'altro braccio, ancora integro, si reggeva l'avambraccio sinistro ormai rotto e colante di sangue. Io corsi verso di lui; non avevo un'arma, ma non potevo restare a guardare. Così, gli sferrai un pugno nello stomaco; lui rise, 
–Oooh, credevi forse di farmi qualcosa, cara? Io sono nel mio habitat naturale in questo momento; posso rigenerarmi quando voglio.– Così dicendo, mi prese per il collo, sollevandomi; sentii le sue falangi premere contro la mia trachea. Mi si appannò la vista, e cercai disperatamente di allentare la sua presa contro il mio collo, battendo pugni e graffiando il suo braccio. Mi si stavano per appannare completamente gli occhi dalle lacrime, quando lasciò la presa. Caddi in ginocchio fluttuando, respirando in modo irregolare e cercando di ricacciare le lacrime indietro. 
Delle gocce di sudore freddo imperlavano la fronte di Isabelle, che disperatamente scagliò il suo pugnale contro Urano, ma quest'ultimo deviò la traiettoria dello spazio ed il suo pugnale si andò a conficcare nella mia spalla destra. E credetemi, quando vi dico che un pugnale con la lama ondulata conficcata nella spalla fa male, fa veramente male; c'era una ragione se chiamavo quel pugnale "pugnale della morte eterna". Strepitai di dolore. Isabelle "corse" da me, chiedendomi scusa una decina di volte, e con il braccio che era ancora sano, mi sostenne in piedi. 
–Sei un mostro! Come puoi scagliare le nostre stesse armi contro di noi?!– Urano/Magalie ridacchiò.
–Vi avevo avvisate. Io vi ho offerto un posto d'onore nel mio esercito, e voi avete rifiutato! Adesso non venite a piangere ai miei piedi per risparmiarvi. A meno che... non vi prostriate al mio cospetto, chiedendo perdono, e giurando a me eterna devozione.– 
Io sogghignai, e con voce calma, risposi:
–Se tu fossi la mia salvezza ed io stessi annegando nello Stige, preferirei annegare piuttosto che essere salvata da te.– Urano digrignò i denti e la sua voce divenne più forte ed acuta allo stesso tempo.
–Piccola impudente, come osi parlarmi così?! Cambierai idea, prima o poi! Io diventerò il tuo signore e padrone, e tu dovrai ubbidire soltanto a me!– Detto ciò, mi dette un potente schiaffo, che mi scaraventò in un buco nero. 

Pensai di essere morta. Era come se fossi stata inghiottita nuovamente in un pozzo senza fondo; l'oscurità mi opprimeva, e tutto intorno a me taceva. Poi, sentii delle braccia enormi cingermi il corpo. Voltai di poco la testa e vidi mia madre, Hera. Solo che era nella sua forma divina. Se fossimo stati sulla superficie terrestre, sarei sicuramente morta, ma dato che lì le leggi della fisica non valevano, mia madre poteva anche assumere le sue sembianze divine.
–Sei stata molto brava, Walle. E mi stai rendendo orgogliosa di te, cara; Apollo mi ha riferito di alcune vostre avventure. E' stata una faticaccia riuscire a convincere Apollo ad assumere le sembianze di Sandy Ross. Sostiene che i vestiti da donna gli facciano il sedere troppo grande. Ma alla fine, ci sono riuscita senza che Zeus si accorgesse di nulla. Anche se, quando eravate nel Tennessee, Zeus ha cercato di uccidervi, influendo sull'impresa attivando quelle stupide macchine.– Mi accarezzò i capelli. –Per fortuna che c'era Efesto da quelle parti; pero' non mi piace che frequenti Efesto, tesoro mio.
–Ma madre, è il mio fratellastro...
–E con ciò? Potrebbe avere una cattiva influenza su di te! Non voglio che la mia piccina diventi un maschiaccio che sporca i suoi abiti con dello schifoso olio da motore! Solo a pensarci mi vengono i brividi. Ma non divaghiamo. Tu mi stai rendendo molto contenta di non averti ucciso appena sei fuoriuscita dal mio ventre, ma... mi renderesti ancora più orgogliosa se allontanassi Urano da quella sciocca ragazza. 
–Lei non è una sciocca, madre!– Hera assunse un'espressione estrefatta.
–Non provare a rivolgerti così a tua madre!– Disse in tono lacrimevole. –Io... io cerco solo il meglio per te, piccina!– Si asciugò una lacrima di coccodrillo. –Ecco, sono qui per questo, infatti. Tieni questa spada per allontanare Urano. E' una delle tre spade della Regalia. Si chiama Curtus. Solo i nobili ed i grandi cavalieri l'hanno posseduta. Ora io te ne faccio dono.– Mi porse la spada. Sulla lama c'era scritto in greco antico: "Il mio nome è Curtana e sono dello stesso acciaio celeste e della medesima tempra di Gioiosa e Durlindana." Appena la presi in mano, sentii il sangue ribollirmi nelle vene; la forza che emanava quella spada era straordinaria. Ero certa che se l'avessi accostata all'orecchio, avrei sentito il sibilo delle mille battaglie che aveva combattuto Curtana. Mia madre mi dette un bacio sulla fronte. Emanava un'aura dorata di divino splendore, che mi stava quasi per accecare.
–Ora va', Walle. E prendi il tuo posto fra gli Eroi.–

Mi rialzai, e ripresi a respirare, come se per tutto il tempo fossi stata in apnea. Il buco nero si era dissolto attorno a me, facendomi ricadere nello spazio. Il tempo sembrava essersi fermato mentre io ero imprigionata nel centro di attrazione gravitazionale.
Mi guardai la mano, e vidi la lama argentea di Curtana. Non poteva essere stato un sogno, ma mia madre non poteva certo trovarsi realmente lì. Era come se la sua forza spirituale fosse venuta in mio soccorso quando ero ormai al limite. 
Isabelle era malridotta, probabilmente aveva tentato disperatamente di riuscire a sconfiggere Urano con le sue sole forze, con il risultato che in quel momento giaceva inerme sulla piattaforma di quello spazio in scatola. Era piena di lividi e graffi. Su una tempia, del sangue rappreso appicicava i capelli alla pelle. L'avambraccio sinistro era ridotto in malomodo: si vedevano dei lembi di pelle ed alcuni luccichii bianchi dell'osso.
Impugnavo Curtana saldamente, quando, nella mia testa, risuonava una voce tagliente ma allo stesso tempo carezzevole.
"Attacca, giovane Eroe. Sono stata dormiente per troppo tempo, adesso è il tuo turno. Attacca la divinità primordiale e tingi la mia lama del suo icore."
All'inizio credetti che fossi impazzita, infondo anche se sei una semidivinità, sentire delle voci non è proprio un buon segno, ma quella spada scaturiva in me un'enorme potere, e senza altri indugi, mi scagliai su Urano e lo ferii con la lama nel ventre. Urano rideva sadicamente; ma quando notò che la ferita non si stava curando, smise di ridere e mi guardò con un'espressione quasi spaventata.
–Non può essere– gemette; –Dovrebbe uscire del sangue, non dell'icore!– Urlò rabbioso, tamponandosi la ferita con la mano bluastra. Dalla ferita, infatti, non fuoriusciva il sangue di Magalie, bensì l'icore di Urano. 
–Stupida meticcia! Tu sei solo un errore, uno stupido errore nato da una notte di baldoria fra quella donna dai facili costumi di Hera e quel misero pittore da due soldi! Tu non hai idea di cosa sono capace di fare!– E con un gesto della mano, mi scagliò lontano, facendomi rotolare nell'iperspazio. –Il mio corpo– urlò, –IL MIO BELLISSIMO CORPO! Come hai osato? Me la pagherai, Walle Foster! Comincerò prendendo una delle cose a cui tieni più al mondo; la vita di una delle tue più preziose amiche.– Trascinò il corpo di Isabelle a sé, mentre lei urlava ed imprecava contro di lui, fendendo pugni e calci al povero corpo di Magalie. Urano la immobilizzò, e con un altro schiocco di dita, il pugnale che giaceva perduto nell'iperspazio comparve nella sua mano. Alzò il pugnale in aria e stava per fendere un colpo al collo di Isabelle, quando io gridai:
–MAGALIE, FERMATI!– La lama si fermò sotto il suo mento, e volse lo sguardo verso di me. Io ero a carponi, e tendevo un braccio verso di lei. –So che riesci a sentirmi, Magalie. Scusami se non sono riuscita a proteggerti, ma... in fondo, so che tu non vorresti uccidere Isabelle, e sai che quando ti chiamava idiota lo faceva con... affetto! Pensa a lei, pensa a tua madre, pensa a tuo padre, pensa a Will ed ai tuoi fratelli, pensa... pensa a me! Ti ricordi il nostro primo incontro? Eravamo all'asilo, e quello stupido di Danny Fisher ti aveva rubato il gelato; così, visto che piangevi convulsivamente, io ti cedetti il mio! Da quel giorno non ci siamo mai separate! Io lo so che puoi sentirmi! Ti prego, non farlo!– La mano di Urano tremò leggermente sotto al collo di Isabelle, mentre lei sbarrava gli occhi e restava immobile, come se fosse di pietra. Per un attimo, riuscivo a vedere il vecchio sguardo di Magalie. Gli angoli della bocca di Magalie si inarcarono in un sorriso, e poi cinguettò piangendo, con la sua voce:
–...No!– E la lama tranciò la candida pelle di Isabelle, che non urlò, ma emise solo uno stridulo rumore gutturale. 
Non ricordo bene cosa successe in quegli attimi. Avete presente quando vedete un film, e ci sono scene del genere, in cui il protagonista urla, ma non c'è l'audio? Ecco, la scena era più o meno quella.
Mi gettai sul corpo di Isabelle Ross, ormai fluttuante. Lei si teneva entrambe le mani sulla ferita, cercando disperatamente di non far fuoriuscire il sangue, che ormai imbrattava le sue mani e la maglia del campo. Non poteva parlare, ma i suoi occhi esprimevano tutta la paura possibile. Io biascicavo fra le lacrime.
–Va tutto bene, non ti preoccupare, andrà tutto bene, starai bene, troveremo Apollo e... e... lui ti guarirà!– Isabelle si tolse una mano dal collo e mi mise un dito sulle labbra in segno di silenzio. Con una voce vagamente percettibile, Isabelle mormorò:
–Dì a Magalie che le voglio bene, e che non ce l'ho con lei.
–Non parlare!– Cercai di non farmi appannare la vista dalle lacrime, strusciandomi convulsivamente i palmi delle mani sugli occhi. –Andrà tutto bene!
–Non andrà bene– Disse sputacchiando del sangue. Dalla bocca, ormai fuoriusciva un fiotto di sangue scarlatto, e con un ultimo mormorio, disse:
–Walle, uccidi Urano per... per... m...– Il suo sguardo si perse nel vuoto, come quello degli zombie che avevo visto nel cabaret. Io la strinsi fra le mie braccia e le costai una ciocca di capelli ricci dietro l'orecchio destro. Il suo sangue mi macchiò le mani e la maglietta, e le mie lacrime caddero sulle sue guance:
–Andrà tutto bene... andrà... tutto...– Ed emisi un urlo straziato. Lasciai delicatamente il corpo di Isabelle. Il mio volto era ormai inespressivo. Cercai l'elsa della mia spada nell'iperspazio a me vicino, quando, alzando gli occhi, notai una scena che tutt'ora mi mette i brividi.
Urano stava discutendo da solo, o per meglio dire, con Magalie.
–Stupida sciocca, cosa stai facendo? Smettila! L'avevi promesso– Disse la voce di Magalie, lacrimando dall'occhio destro; –Avevi promesso che non avresti fatto del male alle mie amiche. Beh, ti ho mentito. Ma ormai ho preso il possesso del tuo corpo, e tu non puoi farci niente. Ma se ti sto parlando, significa che tu non hai ancora il possesso del mio corpo. E dato che mi hai tradit...– Urano, con le ultime forze che gli rimanevano del controllo del corpo di Magalie, aprì la bara, da cui un orribile vapore verdognolo si diffuse nella stanza; battè le mani, ed un ultimo e minuscolo buco nero comparve dinanzi a lui, risucchiando il vapore verdognolo al suo interno. 
ORA BASTA! IL PATTO E' SCIOLTO!– Urano ridette sbeffeggiandola.
–Non ho più bisogno di te, stupida mortale. Sono riuscito a riaprire il sarcofago grazie a te. Io non potevo, dato che non avevo un corpo, ma grazie a te, risorgerò presto! Ci rivedremo, Walle Foster.– Urano fuoriuscì dal corpo di Magalie come c'era entrato, sottoforma di nebbia azzurra. Per un istante, pero', mi parve di vedere che avesse riacquistato la forma umana, che usava quando appariva nei sogni. Poi, venne risucchiato dallo stesso buco nero da cui era stato inghiottito il vapore verdognolo, e scomparve con il resto dell'universo in scatola dentro cui eravamo, facendoci ricadere pesantemente in una cella di roccia con delle sbarre di bronzo celeste. Persi lucidità per qualche minuto, fino a quando non mi resi conto che eravamo di nuovo nella vera cella di Urano; probabilmente, lo sfondo dell'universo era stato creato da Urano solo perché era un megalomane, ed in realtà lo scontro era avvenuto in un'altra dimensione. Così, strisciando sul ventre nel terreno roccioso e melmoso della cella, arrivai a Magalie, che era poggiata al muro di roccia con la testa sul petto, ed i capelli arancioni le ricadevano davanti. Probabilmente era svenuta. Mi avvicinai e trascinai insieme a me il cadavere di Isabelle Ross, e mi appoggiai al muro, tenendomi sulle gambe il corpo inerme di Isabelle e mettendo l'altro braccio attorno al collo di Magalie. Rimasi così nella cella buia, illuminata soltanto dallo sbrillucichio delle gemme artificiali dello scrigno di Pandora che rilucevano dallo zaino socchiuso che era rimasto abbandonato in un angolo della cella. Non ho idea di quanto tempo trascorremmo lì dentro: potevano essere minuti come potevano essere delle ore. L'unica cosa certa, è che nella penombra di quella cella nel Tartaro, mormorai:
–Va tutto bene.–


Nota delle autrici
En: Mi sento un mostro...
Gum: A chi lo dici...
Deb: *piange in un angolino*
P.S: la fanfiction non potrà essere aggiornata per le prossime due settimane, causa: vacanze estive !, perché non siamo semidee(anche se ci piacerebbe molto)e abbiamo bisogno anche noi di un po' di relax, ogni tanto.
Curiosità
Vincent Foster in realtà prima di fare il pittore, frequentava l'università di legge, ma dopo aver visitato il Musée d'Orsay, decise di abbandonare gli studi per cimentarsi nella pittura, in cui spiccava già da bambino.
 
   
 
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