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Autore: Duchannes    30/07/2015    2 recensioni
C'era una cosa che Louis odiava particolarmente di lei, gli occhi dolci e la bontà che quegli occhi verdi non avevano mai perso fin dai sette anni.
Quell'impellente bisogno di sicurezze, di abbracci, di baci, delle braccia di Louis, di stringersi nelle sue felpe sempre un po' troppo grandi e di sentirsi dire tutte le volte quello che provava per lei.
Oppure il modo che aveva di prendere a cuore tutto, di sentirsi legata ai libri, ai personaggi di un telefilm, come se in ognuno di essi ci fosse nascosta una parte di sé che la straziava e la rendeva vulnerabile.
Conoscerla era stato come collezionare un puzzle, raccogliere i pezzi sparsi per casa, nelle frasi dei libri che sottolineava, in quelle che tracciava a penna su un quaderno; nei pensieri random che produceva ad alta voce e tutto quello che scriveva nei suoi fumetti, in ognuno una parte di sé che restava impressa su carta.
Kaya and Louis.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come le matite con cui disegnavi.

 
 

 
"And friends don't treat me like you do,
well I know that there's a limit to everything.

But my friends won't love me like you."
-Friends, Ed sheeran.

 

 
All'età di sette anni Louis era uno di quei bambini sempre con il pallone sotto braccio, pronto a scappare appena possibile per una partita improvvisata.
Aveva lo spirito da leader e sapeva sempre mettere in riga gli altri bambini con i suoi occhi di ghiaccio.
Louis aveva la lingua lunga, proprio come sua madre.
 
Kaya aveva i capelli biondicci sempre in disordine, la salopette di jeans sempre sbottonata da un lato e odiava i fronzoli, quelli che ormai sua madre aveva accantonato rassegnata.
Andava al parco tutti i pomeriggi e si dilettava a ricopiare i disegni trovati sulle riviste perché lei voleva essere brava come suo fratello maggiore e la pratica era la prima cosa.
 
A sette anni, quel pomeriggio, Louis era scappato dalla porticina sul retro con il consenso della nonna ed era corso al parco sapendo che i suoi amici lo aspettavano sempre, perché non avrebbero mai cominciato senza di lui.
 
Kaya era stata lì per tutto il pomeriggio, quel disegno era particolarmente difficile da ricalcare e aveva intenzione di colorarlo perché quel ragazzo dal mantello rosso, con una S stampata sul petto, le sembrava una persona valorosa, che tutti avrebbero ricordato per sempre e lei voleva fare lo stesso.
 
Louis quando era arrivato al parco però aveva trovato il campo vuoto e si era imbronciato appena, perché lui odiava aspettare.
 
In quel preciso momento, quando si era guardato intorno alla ricerca di un diversivo per distrarsi, l'aveva vista.
Era semi-sdraiata su una piccola tovaglia a quadri e con la lingua stretta tra le labbra intenta a disegnare su un foglio bianco.
 
Anche quando si era fatto più vicino la ragazza non aveva distolto lo sguardo, fin troppo concentrata e Louis si era indispettito, così -Cos'ha di speciale quello stupido disegno?- aveva chiesto ridestandolo dalla sua bolla creativa.
La bambina l'aveva illuminato con i suoi fari verdi e -E' maestoso- aveva detto con voce sicura, e per una volta Louis aveva perfino dimenticato il suo stupido orgoglio.
Da quella volta Louis non aveva più potuto fare a meno di sedersi lì tutti i pomeriggi.
 
Erano cresciuti così.
 
All'età di dodici anni Louis con i capelli a scodella, seduti in quello stesso prato con un sorriso sghembo le aveva raccontato del suo primo bacio, fiero delle sue abilità da conquistatore.
Kaya l'aveva fissato con i suoi grossi occhi verdi e -Com'è lei?- aveva chiesto sorprendendo Louis, che non si sarebbe aspettato quel tipo di domanda e che quella volta non ci aveva capito niente.
 
E Kaya più tardi, con il suo album da disegno stretto sotto il braccio, aveva scalciato con disprezzo qualche sassolino sulla sa strada, pensando alla frase che sua madre gli aveva ripetuto sin da piccola: "Gli uomini non si accorgono mai di nulla."
E poi aveva pensato al poster di Superman nella sua camera e che lui invece se ne sarebbe accorto.
 
All'età di quattordici anni dopo il suo primo appuntamento Kaya era corsa dritta a casa di Louis con un sorriso luminoso e -Dio Louis, mi ha baciata!- aveva esordito luminosa saltandogli addosso e quella sera Louis forse aveva capito cos'avesse provato Kaya due anni prima.
Era stato terribile. E tutto dentro di lui era cambiato.
 
17
 
Forse era stata quella sera d'inverno, quando stretti nei loro maglioni pesanti, sul portico di Louis, avevano diviso una pizza con le verdure e una birra troppo fredda che li aveva fatti rabbrividire ad ogni sorso.
Kaya gli aveva mostrato i suoi ultimi disegni, ogni volta sempre più dettagliati e gli aveva descritto ogni personaggio con una luce ad illuminarle gli occhi.
Louis l'aveva fissata incantato e aveva represso tutta la sera l'impulso di baciare quelle labbra rosee che sembravano così morbide.

 
*

Forse era stato il bagno a mezzanotte il giorno del suo compleanno, il 23 luglio.
Kaya aveva galleggiato a lungo sulla superfice e -Lou, credo di non essere mai stata più bene, restiamo qui per sempre?- gli aveva chiesto sussurrando nell'oscurità.
Louis aveva fissato i suoi occhi illuminati solo dalla tenue luce della luna e aveva pensato che sarebbe perfino annegato con lei se solo glielo avesse chiesto.
E questo l'aveva preoccupato un po'.

*
 
Forse era stato quel milkshake al cioccolato alle due di notte in pieno Agosto, quando Kaya aveva passato la notte a leggere quel libro un po' troppo adolescenziale che le aveva consigliato il ragazzo che la corteggiava.
"Ho voglia di milkshake :(" aveva scritto a Louis, in costante comunicazione con lei, come una delle tante volte.
Quando Louis le aveva scritto: "Allora scendi di sotto, ne ho uno tra le mani proprio adesso."
Kaya gli aveva aperto la porta sbalordita quella volta e -Lou...perché l'hai fatto?- aveva semplicemente chiesto.
Lui aveva alzato gli occhi al cielo e -Ti hanno mai detto che non si fanno domande? Nessuno ti darà mai le risposte- aveva esordito.
 
E quella notte Kaya non aveva chiuso occhio, forse aveva sempre avuto la risposta sotto gli occhi ed era stata troppo cieca per vederla.
E quella volta, tutto era cambiato, per lei.
 
*
 
Forse era stata quella sera, quella del falò in riva al mare, quando Zayn aveva portato con lui sua cugina Lea che era stata attaccata a Louis per tutto il tempo.
Gli aveva fatto tante domande e Louis era stato gentile come al solito, mostrandosi interessato a mantenere viva la conversazione.


Kaya aveva osservato lei con attenzione, il modo in cui muoveva i capelli, piegava le labbra in un sorriso e i suoi occhi dal taglio orientale.


Poi aveva cercato di smetterla di guardarli, di non destare sospetti e aveva lasciato che Niall facesse lo stupido come al solito, che superasse il confine, con la speranza che Louis mostrasse segni di fastidio, eppure era sembrato dimenticarsi completamente di Kaya e questo l'aveva ferita.
 
Più tardi, quella stessa sera, quando Kaya si era seduta di fianco a Zayn appoggiando la testa sulla sua spalle, cercando di riparare le sue spalle dal venticello che la stava facendo rabbrividire e provando prestare attenzione alla conversazione, Louis l'aveva fissata a lungo, come ad analizzarla.
Quando lei aveva alzato lo sguardo per poterlo guardare, Louis le aveva fatto cenno di avvicinarsi e Kaya quella volta aveva ceduto, perché per quanto volesse fare attenzione e cercare di non farsi male, non riusciva a resistere alla sola idea che stessero camminando entrambi nella stessa direzione.


Così quando era arrivata dritto di fronte a lui, Louis l'aveva tirata giù, le aveva fatto spazio tra le sue gambe, l’aveva fissata con i suoi splendidi occhi azzurri e poi si era sfilato la felpa rossa dell'adidas che indossava per lasciare che la indossasse e smettesse di rabbrividire.
 
Kaya si era stretta in quella felpa gigante sentendo il calore avvolgerla e poi aveva respirato il profumo di Louis puntando lo sguardo dritto su Lea che non si era persa neanche un secondo del loro momento, e Kaya aveva capito che forse Louis stava solo cercando di superare i confini con cautela.
 
Erano rimasti stretti in quella posizione per tutta la sera, ridendo a squarciagola per i racconti di Niall, e bevendo tequila da una bottiglia che Zayn aveva trovato in macchina, di cui si era anche dimenticato.
Quella volta, dopo un paio di sorsi per lei, Louis aveva mandato giù buona parte del liquore, e poi aveva passato la bottiglia direttamente a Lea, sotto lo sguardo sorpreso di Kaya.


Louis si era fatto più vicino e alitandole sul collo -Non esiste che ti faccio bere ancora- aveva sussurrato.
E Kaya quella volta aveva per un attimo dimenticato tutte le sue regole sull'indipendenza e aveva sentito quella sensazione di protezione scivolarle addosso.
Tutto quello che aveva pensato per il resto della sera era stato che avrebbe voluto terribilmente baciarlo.
 
*
 
Il litigio alle tre di notte, perché litigare ad orari normali era fin troppo convenzionale per loro, quando Louis si era incazzato senza motivo, solo perché Kaya per sbaglio aveva rovesciato un po' del suo milkshake sul tappetino della sua macchina.
Kaya aveva cercato di capire quale fosse il problema, ma Louis aveva semplicemente sbuffato e stretto le mani intorno al volante.


E Kaya si era resa conto che c'era qualcosa ad averlo infastidito più del milkshake, e che quella mattina l'aveva fatto imbronciare, qualcosa che non fosse un semplice svegliarsi dalla parte sbagliata del letto.


Ci aveva pensato su e poi quando Louis aveva trovato posto nel parcheggio del centro commerciale dietro casa -Lou, ieri sera eri a via dei fiori?- aveva chiesto fissandolo attenta, sperando che non fosse l’averla vista con quel ragazzo, il problema.
 
Louis aveva stretto le mani intorno al volante e aveva continuato a fissare la strada dritta di fronte a sé mordendosi il labbro inferiore con fare nervoso.
 
E quel silenzio era stato più di una risposta per Kaya, così era scesa dalla macchina ed era corsa dall'altro lato sotto lo sguardo sorpreso di Louis.
Aveva fissato quegli occhi azzurri a lungo, un po' nervosa, ma anche tremendamente sicura -Sei uno stupido Louis Tomlinson- aveva mormorato, prima di avventarsi su quelle labbra sottili che aveva sognato decine di volte, quelle labbra calde e umide che l'avevano accolta sorprese, ma decise.
 
E si erano baciati, con Louis che la teneva per il viso finalmente in pace con se stesso e assaggiava la consistenza della sua lingua, del suo sapore, in un bacio che superava tutti i confini, li annientava e rimescolava tutte le carte.
 
18
 
C'erano stati baci, carezze, coccole stretti in un letto troppo piccolo a casa di Louis, quella in cui viveva da solo da un po'; c'erano state parole sussurrate nel bel mezzo della notte, con i cuori che palpitavano e i sentimenti che crescevano.
 
Louis si era innamorato di lei lentamente, o forse lo era sempre stato un po'.
 
Non sapeva cosa fosse stato esattamente, se i suoi lunghi capelli biondicci, quelli per cui avevano litigato fino allo sfinimento quando era tornata a casa con i capelli corti in un colpo di testa che le appartenevano; se le sue  vans sgangherate sempre troppo bucate che lei amava indossare ovunque, come se non ci fossero altre paia di scarpe al mondo; se fossero stati i suoi vestiti sempre un po' troppo corti o scoprenti, con la gelosia che lo divorava dentro e la voglia di farla sua proprio lì.
 
Louis si era accorto di non conoscere esattamente Kaya, non prima di quel bacio.
 
E non sapeva cosa l'avesse portato a perdere la ragione, se il modo che aveva di sfuggire ai problemi, il suo modo di rinnegare fino alla morte, con la paura di condividere.
 
Louis odiava la sua paura di condividere, lo faceva sentire tagliato fuori, estraneo in una vita di cui faceva parte; allora la inchiodava con i suoi occhi freddi, e chiedeva fino allo sfinimento, finché Kaya non cominciava a srotolare parole, accuse, con gli occhi ridotti a due fessure.
 
Louis si sentiva sempre peggio quando Kaya tirava fuori i suoi pensieri, perché era come se sapesse esattamente come ferirlo, perché Kaya si fidava sempre troppo poco e questo lo mandava fuori di testa; e allora litigavano, si urlavano contro, poi Kaya lo fissava con quegli occhi verdi feriti, tristi, bisognosi e Louis si malediceva, le diceva di odiarla a morte e poi andava lì a stringerla a sé, perché non riusciva a vederla ridotta in quello stato.
 
Louis si odiava perché l'amore per lei prevaleva su tutto, perché quegli occhi lo sconfiggevano e ogni volta si sentiva come se fosse impotente, come se lei potesse ferirlo con le parole migliaia di volte, ma che poi quegli occhi avrebbero guarito sempre tutto.
 
Louis a volte arrivava ai confini di se stesso, forse lo era quasi sempre da quando si erano innamorati, perché stare con lei era come stare in equilibrio su un asse di legno con solo il vuoto di sotto. Louis sentiva sempre quel vuoto minacciarlo, e lui cadeva sempre un po', soprattutto quando la vedeva ridere.
 
Quando lei si illuminava, buttava la testa indietro e si copriva la  bocca con  la mano in quel modo adorabile.
 
Oppure quando tornava a casa e la vedeva sdraiata sul pavimento con la lingua tra le labbra, profondamente concentrata nel nuovo fumetto che stava disegnando. Louis si sedeva tutte le volte con la schiena poggiata al letto, una sigaretta tra le dita, e lo sguardo puntato su quello spettacolo, così bello da ferire i suoi occhi deboli.
 
Louis odiava il fatto che stessero praticamente vivendo insieme sin da quella sera che avevano passato insieme la prima volta, Kaya poi non era più andata via e quelle volte che era tornata a casa Louis aveva sentito quella casa come insignificante e persa.
 
Louis odiava anche la sua fame di sesso, quei doppi sensi continui, le sue occhiate maliziose, le sue carezze lascive.
 
Odiava quella volta in cui era tornata a casa con gli occhi grandi timorosi, quasi terrorizzati e non gli aveva dato il tempo di fare domande.
L'aveva semplicemente baciato e spinto contro quella parete, l'aveva toccato con urgenza, sfilandogli i vestiti con frenesia, aveva quasi pianto, aveva ansimato e -Prendimi adesso Louis, ora- aveva supplicato spingendolo dentro di sé senza denudarsi del tutto, semplicemente per l'urgenza di sentirlo.

E Louis quella volta ci era un po' morto immerso in quella carne calda, aveva perso una parte di se stesso.
Ed erano stati rudi, bisognosi, veloci, si erano fissati per tutto il tempo, con lei aggrappata alle sue spalle e schiacciata contro la parete fredda della loro stanza.
Erano venuti tra un gemito e l'altro, con Louis che aveva cercato di trattenersi in mancanza di protezioni e -Kaya devo uscire- ma non lei non si era fermata e -Non importa- aveva detto continuando a muoversi su di sé.
E Louis si odiava per non averle detto di no, per non essere riuscito a ritrovare il controllo, perché non aveva alcun controllo quando si trattava di lei, Kaya conduceva completamente il gioco.
 
Oppure quella volta quando si era svegliato con le labbra di lei intorno alla sua erezione mattutina, con la lingua che lo lambiva alla perfezione e lo faceva imprecare.
Louis aveva perso la ragione quella mattina, e poi l'aveva scopata su quelle lenzuola ancora umidicce per la sera prima, forte, così come lei adorava, marchiandola.
 
C'era una cosa che Louis odiava particolarmente di lei, gli occhi dolci e la bontà che la caratterizzavano, e che quegli occhi verdi non avevano mai perso fin dai sette anni.


Quell'impellente bisogno di sicurezze, di abbracci, di baci, delle braccia di Louis, di stringersi nelle sue felpe sempre un po' troppo grandi e di sentirsi dire tutte le volte quello che provava per lei.
 
Oppure il modo che aveva di prendere a cuore tutto, di sentirsi legata ai libri, ai personaggi di un telefilm, come se in ognuno di essi ci fosse nascosta una parte di sé che la straziava e la rendeva vulnerabile.
Conoscerla era stato come collezionare un puzzle, raccogliere i pezzi sparsi per casa, nelle frasi dei libri che sottolineava, in quelle che tracciava a penna su un quaderno; nei pensieri random che produceva ad alta voce e tutto quello che scriveva nei suoi fumetti, in ognuno una parte di sé che restava impressa su carta.
 
E Louis la amava, amava, amava, amava, amava, amava.
 
La amava come i cereali al cioccolato nel latte freddo, il tea ghiacciato nelle notti d'estate, il cappuccino caldo di prima mattina, le sigarette dopo il sesso, la coca-cola, il Mc donald's e le vans sgangherate.
Come le matite con cui disegnava.
 
La amava come i tuoni nelle giornate afose, come i litigi in piena notte, le parole scritte su foglietti lasciati per casa, la carbonara e il rosso.
 
Sì, la amava come quella felpa rossa che quella sera le aveva ceduto, quella sera in cui aveva capito che l'unica cosa che voleva era volerla. Nel modo più intimo possibile.
 
Louis non sapeva cosa esattamente stessero facendo, erano giovani e inesperti, ma il fatto era che quella storia li stava trascinando, erano come immersi in una corrente senza fine da cui non riuscivano a districarsi.
 
La loro relazione era una malattia, di quelle terminali che prendevano tutto te stesso; alla fine non sarebbe rimasto niente di tutto quello.
 
E nessuno li avrebbe mai ricordati, o forse sì, ci avrebbero pensato i fumetti di lei che un po' alla volta, in piccoli pezzi raccoglievano parte di loro.
 
Parti sparse, frammenti così come il loro amore, frammenti inconclusi, che non cozzavano, ma che in qualche modo combaciavano lo stesso.
 
Sparse com'erano le risposte che nessuno dei due aveva mai ricevuto, quelle che cercavano incessantemente l'uno negli occhi dell'altro.
 
Poi Louis l'aveva capito guardandola quella notte in piena estate, con solo la sua maglietta indosso, mentre fissava il cielo nuvoloso con una tazza tra le mani; Louis aveva capito che non avrebbero trovato mai alcuna risposta, perché la risposta erano loro.
 
In quei confini che si erano lasciati alle spalle.
 
La risposta era giunta da un paio di occhietti verdi e capelli castani che lo avevano fissato curiosi e candidi, e una manina minuscola che si era stretta intorno al suo pollice mentre Kaya dormiva sfinita con la testa poggiata sul suo petto.
 
 



 

Nota autore: 
Salve, ormai sembra che questi deliri het escano sempre più spesso, e io non riesco a controllarli, davvero.
Questo l'ho scritto in una sera di pioggia estiva, stretta in una felpa e con una playlist stupenda su Louis Tomlinson. 
Be' it is what it is, a me piace a tratti, ma c'è qualcuno a cui è piaciuta e la sto pubblicando perché ci tengo e non voglia che rimanga chiusa nella cartella misteriosa per troppo tempo.
Ci tengo perché c'è una parte di me attuale, per chi mi conosce lo sa troppo bene.
E poi ultimamente Tomlinson mi ispira belle cose, soprattutto con quella felpa rossa in cui mi ci sarei stretta per ore, con tutto il caldo, ma shh.
Spero vi sia piaciuta, tanto so già che le het non se le caga nessuno e che non avrò mai pareri, spero almeno che qualcuno la legga lol
All the love! xx
   
 
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