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Autore: Soleil Jones    31/07/2015    2 recensioni
Ovunque fossero, sull'orologio di Molly, la lancetta di quei due era sempre lì; sì, c’era una sola lancetta per due, perché Molly Weasley sapeva che sarebbero sempre stati nello stesso posto. Si muovevano praticamente in simbiosi, i suoi figli; mai, però, avrebbe immaginato che un brutto giorno non sarebbe più stato così.
[...]
«Mh, siete per caso dei patiti dei prodotti Weasley & Weasley?» Tirò ad indovinare: perché, beh, quei due avevano tutta l’aria di due bambini che tutto possono avere tranne che buone intenzioni. I due gemelli annuirono all’unisono «Anche!»
«Ma non è questo il motivo per cui siamo qui, giusto Eric?»
«Giusto John! Detto senza mezzi termini, vuoi indietro tuo fratello, vero?»
«Oh, se è vero!»
[...]
«È semplice, tanto che neanche tu avrai problemi a capire come usarla.»
«Simpatica quanto un troll nel suo periodo rosso del mese, noto.» Bofonchiò tossicchiando sottovoce George. Gli occhi verdi dello spirito si ridussero a due fessure taglienti quanto il suo tono di voce. «Hai detto qualcosa, Weasley?»
«Io? Niente!»
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The American Dream


C'era davvero un portale sul fondo dell'East River, attraversarlo era stato così veloce che George aveva dovuto trattenere il respiro per non più di dieci secondi, prima di risentire il vento – stavolta più freddo – sbattergli in faccia e scompigliargli i capelli fiammanti.
Da sopra a un manto di luci colorate lui, Incendio e Apollo si erano ritrovati in una nebbia dai colori caldi.
Dissoltasi, ecco di nuovo la sagoma nera del grande drago scagliarsi nel cielo: dato il fuso orario, da quella parte del continente il cielo stava ancora imbrunendo e proprio là, in mezzo alla volta celeste screziata di cremisi, ecco sbucare una macchia di terra interamente e letteralmente sospesa in aria.
«Siamo a casa.» Mormorò Apollo con affetto, probabilmente rivolto a Incendio.
La struttura di Amstrong era più o meno simile a quella di Hogwarts: l'enorme castello aveva quattro torri molto alte in corrispondenza esatta dei punti cardinali, una delle quali sporgeva dall'enorme ed estesa isola volteggiante, ma a differenza della scuola inglese aveva un aspetto meno antico. 
L'incredibile colore delle mura – «Riflettono approssimativamente le sfumature del cielo di fuori.» Spiegò Apollo a George – e le tante lucette accese davano a quel luogo un'aria eterea e surreale.
Oltre al castello, sull'isola dalla dubbia, sconfinata estensione c'era anche un grande campo da Quidditch, una distesa d'acqua limpida, aree verdi con tavolini e panchine in legno di quercia, tanti alberi da costituire un vero boschetto, sette serre, una guferia e un'area riservata alle creature magiche.
Molte di loro, quelle provviste di ali, volteggiavano attorno al castello o all'isola – Incendio dovette virare per non essere travolto da due piccoli Ippogrifi che giocavano tra loro.
«È incredibile!» Commentò ammirato George, gli occhi color nocciola sgranati. «Quelli li studiate?»
«Dal terzo anno in poi.» Annuì Apollo. «Scommetto che il Ministero inglese non vede di buon'occhio gran parte di loro.»
«Ci sono anche dei Thestral.» Commentò George, avvistandone una coppia mentre si abbeverava.
«Già, di questi tempi non sono pochi gli studenti che possono vederli. Senti, di solito a questo punto c'è qualcuno degli altri a passarmi un manico di scopa, ma dobbiamo togliere la sella a Incendio per cui useremo il passaggio dei minorenni.»
«Potrei Materializzarci lì, no?» Propose George mentre, prima che Incendio virasse e si dirigesse verso il basso, Apollo dava un lieve strattone alle briglie.
«Non credo ce ne sarà bisogno, guarda.» Annunciò, sorridendo ad Alice che, in lontananza, si sbracciava per farsi vedere da loro; era insieme a Son, John ed Eric, all’ombra di un albero dal tronco a dir poco gigantesco. «Smaterializzati laggiù, io penso a Incendio e vi raggiungo, okay?»
«D’accordo!» Così dicendo, in uno schiocco, George si ritrovò in piedi sul morbido manto erboso, subito davanti al quartetto. Alice e Son sussultarono dalla sorpresa mentre John rivolse al rosso un sorriso sollevato, sorreggendo un alquanto intontito Eric.
«Che cosa gli è successo?» Fu la prima cosa che chiese George, improvvisamente preoccupato.
«Un Mangiamorte.» Spiegò Alice. «Gli ho dato una pozione per non farlo indebolire, ma abbiamo bisogno di Julchen, temo.»
«No, no, sto bene così, davvero.» Assicurò il castano. «Ho solo battuto la testa, una bella dormita e starò meglio.»
«Nanerottolo, fidati, bernoccolo o dissanguamento ti serve un’occhiata.» Lo ammonì la rossa, per poi rivolgersi a George: «A proposito, e gli altri?»
Il ragazzo scrollò le spalle, rispondendo accigliato: «Io ho visto solo — si chiama Apollo, vero?»
«Lukas.» Lo corresse il diretto interessato, venendo fuori da sotto una delle grosse radici rialzate dell’albero secolare, sotto lo sguardo sorpreso di George.
«Passaggio per i minorenni.» Spiegò John. «Quando chiami il treno per Amstrong questo ti porta ad una spiaggia immensa che i Babbani non conoscono. Da fuori – da Alcatraz come la vedono i Babbani – si accede tramite un passaggio che cambia ogni ora, ci ha detto Artemis, Una volta lì, imbocchi una grotta e ti ritrovi sotto quest’albero. Credo che a settembre si alzi.»
«Sì, sì, impari in fretta, bravo. Ora però non è questo l’importante.» Si intromise nervosamente Alice.
«Shawn?» Chiese Lukas.
«L’ho mandato a cena, per non destare sospetti.» Spiegò sbrigativa la ragazza. «Lukas, dove sono Eirik e Julchen?»
La fronte del castano si aggrottò. «Come, non— non sono già arrivati con—» Perplesso, si rivolse ai gemelli. «—con voi due? Julchen era con voi ed Eirik vi è venuto dietro!»
Eric abbassò il capo, mordendosi le labbra. «Sì, erano con noi, ma il Mangiamorte che ci ha inseguiti. . .»
«. . .ha ferito Eric e ha. . .» John, impacciato e in evidente difficoltà, sospirò. «Credo che a Sigyn – o Julchen – abbia fatto più male.»
«Molto più male.» Aggiunse Eric in tono flebile. «Poi è arrivato Loki – scusate, Eirik – e ci ha ordinato di chiamare il treno e noi… noi non ce l’abbiamo fatta a opporci! Sembrava furibondo.»
Boccheggiando, Alice mollò la mano di Son e quasi saltò addosso ad un pallido Lukas. 
«Richiama Incendio, ora!»
«Cosa?!»
«Dobbiamo tornare indietro, Lukas, da loro!»
«Noi? Lo farò da solo, Alice, tu non—»
«Vuoi tagliarmi fuori così? Sul serio?!!»
«Alice, per Merlino, ragiona!»
Il diverbio tra i due si interruppe non appena il “Crack” di una Materializzazione risuonò alla loro sinistra. Pallido in viso, con il sangue colante dal naso e un’espressione assente, Eirik avanzò verso di loro, sorpassandoli a passo svelto senza degnarli di uno sguardo.
«Eirik!» Lo richiamò Alice, sbarrandogli la strada. Tra le braccia del biondo, Julchen pareva dormire profondamente.
Lukas li raggiunse subito, preoccupato. «Come state?»
«Non si vede, Lukas?» Rispose acido il biondo. Poi si morse le labbra e riformulò, in tono sbrigativo: «Io sto una meraviglia, come vedi. Devo solo farmi riattaccare un pezzo d’orecchio, mi sono Spaccato.»
«Ti aiuto a portarla in infermeria.» Si offrì il castano, facendo per prendere in braccio Julchen. Al che, Eirik si ritrasse bruscamente. «Non possiamo accalcarci tutti in infermeria, ci scoprirebbero.»
«Anche uno dei più piccoli ha bisogno di cure, Steilsson.» Soggiunse duramente Alice. «Ma hai ragione, per cui ho una proposta.»
«Spara.»
«Voi, venite qui.» A un cenno della rossa, George e i bambini raggiunsero il gruppetto. Eric venne preso per mano da Alice. «Io e Eirik porteremo Julchen e John — scusa, volevo dire: Eric — in infermeria. Nel frattempo, Lukas, tu porterai con te gli altri.» Spiegò mentre iniziava ad allontanarsi. «Ti cambierai, ti darai una ripulita e li porterai dal professor Arrow. Troveranno già lì Eric, me ne occuperò io. E no: non so cosa gli racconterete.»


*

«Come sta?» 
«Non sono un Medimago, Hailey, ma ce la farà senz’altro.» La rassicurò James, mentre metteva via le bende restanti in una cassetta del pronto soccorso scovata per pura fortuna. 
«Sai come aggiustare le ossa, e tanto ci basta.» Annuì la castana, guardando il profilo addormentato di Max dalla sua postazione; James si alzò dalla destra del capezzale dello Scrutatore e fece Evanescere la cassetta di latta. Poi la guardò; appoggiata allo stipite della porta, Hailey stringeva un’ampolla con fare incerto. 
«È per il dolore.» Gli spiegò. «Non sono mai stata particolarmente dotata come Pozionista, ma ho visto prepararne a bizzeffe di bevande come questa. Specie negli ultimi tempi, sai. E... be', so com’è svegliarsi con le ossa ancora in via di guarigione.»
«Hai avuto paura?»
«Per Max? Sì, è bravo a farmi prendere infarti.» Ammise Hailey, avvicinandosi. «E anche tu lo sei, James. Ad un certo punto quella. . . sì, insomma, il vampiro si è rivolto a te.» Appoggiò la Pozione Antidolorifica sul comò vicino al letto dove giaceva lo Scrutatore. «O no?»
«No, non a me, ma a Louis.»
«Sicuro?»
«Non ti fidi di me, forse?» Sbottò atono James, guardando con imperscrutabilità Hailey. 
«Se non mi fossi fidata, non sarei qui.» Rispose a tono la ragazza, sorreggendo con prontezza gli occhi cerulei del biondo. «Ma non capisco, James.»
«Non è difficile da intuire. Non se il ragionamento è frutto di una mente affine alla tua.» Fece spallucce l’ex-Corvonero. «Louis ha visto te e Max durante il suo settimo anno, giusto? Max ha fatto il mio nome e gli avete fatto ben intendere che ero — che sono — vivo, temo, per poi Schiantarlo. Non avete potuto Obliviarlo e immagino che avrete pensato che svegliandosi avrebbe pensato a un sogno o che sarebbe stato un po’ confuso. Ma Louis è mio fratello, Hailey, lo conosco: non è un idiota. Se non ha intuito cosa siete — cosa siamo — avrà comunque pensato che se avesse mai ritrovato voi avrebbe anche ritrovato me.»
«Ha senso, sì. Quindi il passaggio stesso è stato, inconsapevolmente o meno, tramandato da lui stesso a— a se stesso?» Bofonchiò confusamente Hailey, gesticolando come a voler dare un senso alle sue supposizioni.
Perché alle sue stesse orecchie risultavano teorie alquanto confuse. Stessa cosa non poteva dirsi per James, il quale seguì il flusso di parole della compagna in silenzio, per poi annuire: «Esatto. Come, ti chiederai: la risposta ce l’ha data Madame Hawk in persona: una volta che il legittimo proprietario marca almeno uno dei due oggetti questi troveranno sempre il modo di tornare da lui.»
«Sì, ma ha anche parlato di spostamenti spaziali, non temporali.»
«E si sbagliava!» Esordì con vigore James. «Anche Max lo ha notato, quando si è avvicinato troppo e lei lo ha ammonito. Per giungere al suo scopo, Madame Hawk è ricorsa a una soluzione alchemica unica e pericolosa. Qualcosa di così complesso che non se ne sarà neanche accorta: una pozione crononauta.»
«Che?! Ma come…?»
«Lei è stata a un passo da divenire Indicibile, probabilmente nell’Ufficio Misteri c’era e c'è qualcosa, non lo so, può anche aver erroneamente sbagliato il dosaggio di qualche ingrediente. Fatto sta, Hailey, che quel diario e quel libro erano imbevuti di quella pozione.»
«Okay. Un secondo, eh, sto cercando di metabolizzare tutto — Quindi un Louis del futuro ha…?» Le parole morirono in gola ad Hailey, la quale aggrottò la fronte scuotendo il capo. «No, non può essere così.»
«Hai ragione.» Assentì assorto James. «Perché noi abbiamo trovato quei due oggetti a Diagon Alley, ricordi?» 
«Sì, stavano per creare un’interferenza.»
«Non necessariamente. I tuoi poteri di Empatica ti permettono di captare qualsiasi cambiamento storico dovuto alla magia, è vero, ma anche la magia stessa. Quel diario potrà anche non essere mai stato utilizzato per viaggiare nel tempo, ma era intriso di magia oscura riguardante il tempo da più di vent’anni. Una magia incontrollata, che non è mai stata dosata: capirai che dopo un tot di tempo debba—» 
«— esplodere. Boom!» 
«Sì, Hailey.»
«Ma quindi non dovremmo, non so, cercare chi prima di noi ha usufruito di quegli oggetti?»
«Non ne sono sicuro. Credo piuttosto che in caso lo sentirai come sempre. Il punto fondamentale è, comunque, che Louis ha calcolato tutto.»
«Perché se lui non avesse tramandato il diario e il libro io e Max non saremmo mai arrivati negli anni settanta per indagare.» Concluse Hailey, illuminandosi. «Non lo avremmo mai incontrato e lui non avrebbe mai concepito a sua volta l'intera, contorta e totalmente insensata l’idea di ricorrere a Magie Sinister!» 
«Quindi non saremmo mai arrivati da Madame Hawk.»
«Perché lui sapeva che avresti subito pensato a lei.»
«Non lo sapeva, lo immaginava. Da lì abbiamo fatto andare in fumo il resto del suo piano. Evidentemente aveva avvisato Madame Hawk e preso accordi con lei perché cercasse di capire il più possibile di noi per poi ricevere in premio due elementi su tre: tu e Max. In cambio di me e di tutte le informazioni ottenute. È tutto una serie di eventi a catena.»
«Da mal di testa.» Commentò stancamente Hailey. «E adesso?»
«Adesso niente. Dobbiamo pensare a Max e ad andare avanti.»
«Ma. . . James, si tratta di tuo fratello!»
«Se dovesse essere un pericolo per la storia un’altra volta lo sentirai.» Con ciò, la discussione era chiusa. «Ora che ne dici di rimanere a controllare Max?» Propose James ad Hailey, lasciando che quast'ultima si sedesse dove prima c’era lui.
«Certo.» Annuì poco convinta la castana. Seguì la figura del più piccolo finché non fu sul ciglio della porta. A quel punto, lo richiamò: «Oh, ehi, James!»
«Dimmi.»
«Come mai hai pensato subito a Magie Sinister?»
Gli occhi chiari di James si raggelarono per pochi istanti, prima che quest’ultimo rispondesse evasivo: «Mio fratello era. . . diciamo molto legato a quel genere di compagnie. E no, non dirò altro al riguardo. A dopo, Hailey.»
Così dicendo, lasciò sola la ragazza. Sola con i suoi pensieri ed i suoi dubbi.
Sbuffando, Hailey si sedette sulla vecchia moquette della stanza con la schiena contro il letto di Max, la sua Protezione tra le dita e un’espressione persa dipinta in viso.
«E quel ragazzo avrebbe sedici anni?» Buttò fuori incredula, passandosi con esasperazione una mano tra i capelli riccioluti.
Si voltò appena verso il ragazzo dormiente per verificare che non accusasse particolari fastidi, al momento, e al vederlo così sereno Hailey stessa sentì il suo animo acquietarsi un po’.
«A volte mi domando se non sia sprecata, una persona, una vita così. E non parlo solo di lui, Max.» Mormorò l’Empatica, allungando la mano libera a cingere appena quella dello Scrutatore. 
Di riflesso, Max aumentò la presa; aveva il tocco gentile ma al contempo molto deciso e – di ciò Hailey se ne stupì – niente affatto molesto.


*

 
Ad Amstrong Lukas era un Cobaltaurora. 
George non conosceva le Case di quella scuola, ma sulla base di quel poco che conosceva del giovane avrebbe associato i componenti delle “auree blu” ai Corvonero, grossomodo, anche se Lukas lo avrebbe visto bene anche nei Grifondoro.
Le Sale Comuni e i Dormitori di tutte e quattro le Case erano disposte sulle quattro torri più alte del castello; quella dei Cobaltaurora era a nord.
Mentre Eirik, Alice ed Eric avevano preso l’entrata principale loro avevano optato per un passaggio segreto situato in una botola sotto gli spalti del campo di Quidditch.
«È stata Alice a parlarmene.» Spiegò calandovisi dentro e prendendo Son per la vita, di modo da tirarla giù senza che corresse il pericolo di cadere e farsi male. La prese per mano e, una volta che George e John gli furono dietro, chiese al primo di fare un po’ di luce. «I Rossincendio non hanno un entrata fissa per i loro dormitori, cambia ogni giorno. Ci pensano i Fuochi Fatui a guidare loro e loro soltanto al luogo del giorno. Arrivano sul posto, se è un passaggio ci entrano, dicono la parola d’ordine et voilà
«Questo è molto lungo?» Domandò John, tenendo a sua volta la mano di Son e quella di George, il quale aggiunse: «Già, non è esattamente comodissimo.»
Naturale che lo dicesse: era così alto, lui, da doversi chinare un po’ per non cozzare col capo contro il soffitto.
Non ci vollero che pochi minuti perché sbucassero dietro un gargoyle.
«Pianterreno.» Li informò Lukas sottovoce. «A due passi dalla Torre dei Cobaltaurora. Seguitemi.»
Di lì in poi fu tutto una gran bella sfacchinata, poiché il gruppo dovette percorrere un’infinita scala a chiocciola per chissà quanto, prima di arrivare a un vicolo cieco, costituito da un arazzo colorato, raffigurante due streghe che, in mezzo a un campo di battaglia pieno di uomini con armi che George non aveva mai visto, si tendevano la mano.
«Complesso storico Babbano, soggetti principali magici.» Commentò Lukas, indicando loro la donna di destra. «Lei è Ciel, la fondatrice della mia Casa, e l’altra strega è la sorella minore, Juliet. Una nata in Bretagna, l’altra a Greenwich.»
Così dicendo, sfiorò con le dita il punto in cui le dita delle due giovani si andavano a sfiorare. L’arazzo s’illuminò e appena pochi secondi dopo Lukas accolse tra le braccia un libro dalla copertina lucida e rigida.
Aprì una pagina a caso, contò prima fino a dodici e poi fino a quattro; dopodiché, pronunciò una parola che nessuno dei presenti riuscì a capire.
«Gli è andata la saliva di traverso?» Domandò ingenuamente Son a George, strattonandolo per una manica della maglia e parlando sottovoce.
«Segreto dei Cobaltaurora, piccola.» Le rispose Lukas con un sorriso paziente, mentre il libro si dissolveva nelle sue mani così come l'arazzo, che lasciò posto a una porta. Prese gentilmente per mano la bambina e la condusse oltre la porta. 
Fu come immergersi in un altro mondo; al di là della soglia c'era un'enorme stanza circolare che pareva inondata di una luce soffusa nonostante l'ora. Sia John che Son non poterono reprimere uno: «Wow. . .»
«Quanti libri—!» Fu invece l'osservazione accigliata di George. Le pareti della Sala non erano spoglie: se non per pochi spazi occupati da quadri e carta da parati color acquamarina erano piene di libri. Ce n'erano a milioni, probabilmente, era impossibile contare anche solo quanti fossero i piani occupati dai volumi colorati; fatto sta che arrivavano fino alla fine delle pareti, laddove sbagliava una grossa cupola appuntita, fatta di cristallo e finemente decorata con filamenti argentei. 
«Quanti sono?» Chiese curioso John. Son, che evidentemente aveva voluto provare a contarli, aggrottò la fronte confusa interrompendosi, per poi fare due conti sulle dita. 
«Nessuno li ha mai contati, e non credo che sia possibile riuscirci. Ci sono sia testi magici che Babbani, dai più famosi e celebri in letteratura a quelli, be', più leggeri. È il posto con più libri di tutta Amstrong, tant'è che non è strano che di tanto in tanto si vedano studenti di altre Case da queste parti.»
«E il segreto di prima?» chiese Son.
«Se uno ha bisogno può chiedere a un Cobaltaurora, e lui o lei si prende la responsabilità di bendare l'interessato e portarlo qua dentro. O di fare una consegna a domicilio.» Detto ciò, indicò loro i tavolini e i divanetti sparsi per la grande sala,. «Fate come se foste a casa vostra. Io mi vado a cambiare.»
Sparì dietro una porta affiancata al camino — spento — e ricompare dopo qualche minuto.
George fece fatica a riconoscerlo: Lukas come. . . be', come Lukas aveva un aspetto molto più ordinario.
Gli parve persino più basso e mingherlino di prima, sotto quei folti capelli castani e con quegli occhiali squadrati — celanti gli occhi color prato e posti sul naso lievemente a patata spruzzato di lentiggini così come il suo viso.
«E quella sarebbe una divisa scolastica?» Chiese senza pensarci. 
Lukas si guardò e poi alzò lo sguardo sul rosso. «Perché, che ha che non va?»
Un paio di jeans scuri, la camicia bianca a maniche corte fuori da essi, con tre bottoni slacciati, e una giacca a vento scura in mano: cos'aveva, quell'abbigliamento, di formale?
Assolutamente nulla, ecco cosa! Ecco perché a George piacque.
«Oh, niente, figurati!» 
Solo il fatto che non includeva una cravatta le conferiva punti: George aveva sempre detestato doverla indossare e nemmeno a Fred piaceva. 
«Troppo da Percy.» diceva,
All'inizio aveva tentato, George, ad imparare a convivere con quell'inutile indumento, ma dopo essere quasi soffocato nel tentativo di imparare a fare il nodo si era detto: «Che la mettano a Mrs. Purr!»
La McGranitt non era stata di quest'avviso quando aveva beccato i gemelli arrivare alla sua lezione: George aveva la cravatta penzolante dalle soalle e la camicia fuori dai pantaloni, mentre Fred l'aveva legata in fronte e non indossava il mantello — nonostante fossero in pieno novembre.
«Professoressa, per sbaglio ho lanciato un incantesimo ai capelli di Fred e— e sono cresciuti, gli finivano negli occhi. Così abbiamo pensato: rendiamo utile quella cravatta!»
«E la tua che utilità ha posta in quel modo, signor Weasley? A tal proposito mi piacerebbe sapere che genere di incantesimo avrebbe colpito la tua camicia.»
Giorni dopo Charlie li aveva presi da parte e aveva insegnato loro ad annodare ben bene le loro cravatte e a non disobbedire mai e poi mai alla McGranitt.
Solo Fred aveva imparato, però, i nodi di George venivano fuori strani, contorti, disordinati, storti o impossibili da sciogliere.
Per cui Fred, nonostante fosse il minore tra i due — «Sono solo tredici minuti più piccolo.» affermava in una smorfia — , ogni mattina per quasi sette anni aveva sempre aiutato il gemello a combattere la sua insidiosa cravatta, anche quando questi ebbe imparato a sistemarsela da sé, seppur lenta e un po' trasandata.
«Non sta male coi tuoi capelli.» Gli aveva detto una mattina Fred con un sorriso divertito, dopo aver squadrato il nodo fatto dal gemello. «Sembri proprio un bel demonietto, così, Georgie.»
«George
Riscuotendosi, il rosso abbassò lo sguardo su John, il quale alzò le sopracciglia e gli indicò Son e Lukas, immersi in una fitta conversazione. 
E George realizzò di aver ricordato un pezzetto del suo passato abbastanza ordinario e scontato, forse, ma che, confrontato con la realtà faceva male come il peggiore degli incubi.
«Andiamo?» Gli chiese John.
George annuì. «Sì, sì, andiamo.»
Seguirono Lukas finché non giunsero davanti a una porta che spiccava sull'ambiente circostante tanto era colorata.
Appesa al pomello c'era una testa. Non umana, certamente no; non si trattava di nient'altro che d'una testa d'aglio un po' fuori misura munita di lineette sottili quali sopracciglia e bocca. Più due occhietti neri.
«T'oh, guarda! Larry non ha dimenticato di essere ancora uno studente, dopotutto!»
«Lukas.» La corresse sospirando il castano. «Buonasera anche a lei. Felice di vederla sempre. . . sì, be', qua.»
George aprì la bocca per parlare ma, intuendo che genere di battute potesse tirar fuori, John gli pestò il piede, mentre Son strabuzzò gli occhi.
«Tu sei Coraruff!» Esclamò. 
«Ehi, bello mio, spostati o non vedo chi t'accompagna! — Oh, quante facce nuove! Sì, biondina, in carne e ossa, metaforicamente parlando!» Esclamò con ironia la testa d'aglio. Assottigliò gli occhi e fisso John malamente. «Ma tu non dovresti essere dentro, piccolo furfantello?»
«Piccolo furfantello?» Esalò George, trattenendosi a fatica dal ridere di fronte ai tentativi palesi e vani di Lukas di aprire la porta, sballottolando da una parte all'altra Coraruff. 
«Che c'è? Non sono tutti delle piante rampicanti come te. Oh, credo che i tuoi capelli stiano andando a fuoco, giovine.» Lo rimbeccò la testa d'aglio. Allora, sia John che Son scoppiarono a ridere e quest'ultima tinse i propri capelli di rosso carota. «Per la barba dei tuoi antenati, Lorys, mi hai presa per una pallina da ping pong?!»
«Ruff!» Gemette esasperato Lukas. «Dobbiamo entrare!»
«Vaaaaa bene.» Sbuffò la testa d'aglio, per poi aggiungere annoiata: «Parola d'ordine.»
«Prego?»
«Hai sentito bene, Lenny, qual è la parola d'ordine?»
«Non c'è mai stata una parola d'ordine, Cora, ti prego—!»
Coraruff fece un fischio «Corretto!», e il pomello girò. «Vedi dove può portarti la buona educazione, signorino? Tu, ragazzo dalla testa in fiamme, fossi in te mi abbasserei per non sbattere la testa.»
«Non è bellissima? Shawn dice che il preside Arrow ha conosciuto Coraruff in North Carolina e che se ne è subito innamorato!» Bisbigliò eccitata Son.
«Ma a cosa serve, lei?» Le bisbigliò a sua volta John, evitando di domandare come fosse possibile innamorarsi di una testa d'aglio. La bambina sorrise con più perplessità che altro e si strinse nelle spalle. «Difende il preside dai vampiri, no?»
«Siete proprio strani voi americani.»

 



Writer's side
Hello, mates!
Yup, vi sto facendo una sorpresona, vero?
Pensate che ho appena finito di scrivere il capitolo (il che significa che prima di postarlo saranno quasi le due, LOL).
Ed è stato un parto perché, se da una parte il PC oramai l'ho come ce l'ho, ci si è messo anche il telefono! Che è rimasto in assistenza fino a pochi giorni fa, con al suo interno le note & appunto il captolo.
Naturalmente, visto che sono io, più che risolvere i problemi che aveva quei geni gliene hanno aggiunti altri, per cui con loro ci si vede a settembre col secondo round.
Tra le altre cose, aggiungiamoci un giorno più schifoso dell'altro, persone stronze che mi fanno salire i nervi e venire gli attacchi tachicardiaci... Insomma, se avere periodi così bui mi da simili sprint per la scrittura forse dovrei sperare di averne più spesso, no? :"
Scherzo, seh.
Comunque, cercherò di aggiornare presto, ma non faccio promesse in quanto il nove o il dieci parto e mi porterò dietro un portatile non mio, in cui devo ancora per altro installare i driver della mia chiavetta per internet (sperando di riuscirci senza far saltare niente).
In caso, comunque, ci si vede a fine agosto, eh. Io continuerò tramite cellulare.
Parlando del capitolo. . . La parte di James e Hailey, lo so, è bella corposa solo per via dei discorsi corposi e pieni di (forse troppe) informazioni, che vi danno indizi per fare supposizioni sull'intricato mistero che lega le loro vicende a quelle di George e i gemelli.
Il titolo "American Dream" è ovviamente ricollocabile a uno dei tanti termini con cui ci si riferisce alla California, Stato a cui appartiene Alcatraz e (sopra quest'ultima) a cui è legata Amstrong.
E poi, be', abbiamo appunto la scuola. Mi sono divertita troppo a immaginarla e a inventare curiosità e caratteristiche delle quattro Case & Co. Verranno fuori nei prossimi capitoli.
E Coraruff. 
Cioé, Coraruff!, quella esta d'aglio! *^*
L'ho inventata giusto un'oretta fa, lei, e me l'hanno ispirata quelle specie di testoline di pezza che, nel film "Hotel Transylvania", stanno appese alle porte delle camere d'albergo. Lo ammetto.
Coraruff spacca tutto, LOL.
Fatemi sapere che ne pensate, io nel mentre vedrò di pubblicare almeno un altro capitolo prima di partire così, se non riuscissi a farmi viva per il resto di agosto, almeno potrò nel mentre darmi da fare e scrivere più capitoli.
Okay?
Okay.
Un'ultima cosa: la scorsa volta ho messo prima di tutto una lista con gif allegate dei nuovi personaggi presenti nel capitolo corrente. Come vedete qui manca (è troppo tardi e ho troppo sonno, pardonnez-moi); sono praticamente gli stessi e anche meno rispetto allo scorso capitolo, per cui ho pensato che dovreste ricordarveli, oramai. In caso mi scuso per l'eventuale confusione e vi prego di farmi avere notizie in merito.
Detto ciò, a presto, gentaglia.

Soleil
  
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