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Autore: peeksy    31/07/2015    0 recensioni
A volte confondi l'amore con l'odio. A volte vorresti non provare emozioni ed essere inarrestabile. Altre vorresti provare tutte le emozioni del mondo. E lì capisci che sono proprio le emozioni a dimostrarti che sei vivo.
Prima storia su Gravity Falls per me! Sperimenterò qualcosa di nuovo sia in ambito tematico che in ambito scrittorio.
Enjoy!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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“Mabel!” gridò.
Dipper si svegliò prestissimo, erano circa le sei del mattino e, infatti, sua sorella stava ancora dormendo placidamente.
 

“Mabel, svegliati, devo assolutamente parlarti, ho visto Bill nei miei sogni!”, cercò di muovere la sorella, senza alcun successo.

“Mabel, svegliati!” gridò.
 

La sorella lentamente aprì gli occhi.

“Mabel, ci sei? Devo parlarti! Ho visto Bill!” disse.
 

“C-cosa? No, ci sentiamo domani! Mi raccomando porta il bagnoschiuma e la glassa!” rispose con toni sonnecchianti.

“Ugh, stai ancora sognando...”

“D-Dipper...come mai così presto? Mi hai fatto venire un colpo!”

Il giovane si calmò per un breve momento.
 

“Adesso svegliati, devo assolutamente parlarti!”
 

Mabel si alzò lentamente dal letto, si mise le pantofole e si sedette sul pavimento.

“Allora raccontami! Sputa il rospo!”
 

“Allora, non so da dove cominciare: tutto è iniziato con delle allucinazioni, vedevo del fuoco e un occhio, null'altro. Poi ho sentito la sua voce dirmi cose che non capivo, ha tuttavia menzionato più volte il mio nome e il nome di Stanford, poi ho visto ancora fuoco, con il mondo che lentamente prendeva forma, allora ho capito che il Mystery Shack stava andando a fuoco. Poi ho visto Bill, non rideva ma sembrava parecchio compiaciuto, poi ho visto noi, da bambini, con i miei ricordi dei tempi d'infanzia...e poi ha preso tutto fuoco...”

“Dipper, ma è terribile!” rispose Mabel scioccata, mettendosi le mani fra i capelli.

“E la cosa peggiore è che ora ho più domande di prima, ho un po' di paura ma non devo assolutamente cedere, non vincerà quel ridicolo demone!”
 

“No che non vincerà! Parola di Mabel!” disse la ragazza, ormai sveglia e energica come al solito, “non è vero Waddles?” disse girandosi verso al porcellino che tuttavia stava ancora dormendo.
 

“Però Mabel, tutto questo cosa può significare? Cosa vuole da me Bill, perché mi perseguita ancora? Penso che sappia chi ha i diari, ma perchè ancora io? Che io abbia un ruolo nel suo scopo?”

Dipper era chiaramente preoccupato, diversi dettagli agghiaccianti stavano componendo un sadico puzzle fatto di minacce, terrore e avvertimenti, tutto quanto da decifrare acutamente.
 

“Bill Cipher è crudele, maniaco del mistero e della corruzione mentale, ti prende e ti trasforma in signore della distruzione, ti fa tremare e ti fa salire diversi dubbi sulla tua esistenza e sull'esistenza di tutto ciò che ti circonda.”

“Dov'è che avevo già letto queste parole?” pensò Dipper, stette a riflettere in silenzio.
 

Poi sentì calore. Il calore di un abbraccio.
 

“Ma tu, fratellino, ce la farai, tu sei speciale! Così speciale che più speciale non si può! Più speciale delle persone più speciali che si siano!”

Mabel abbracciò il ragazzo con affetto. Quella sensazione che gli mancava da un po'.

Forse si stava lasciando prendere dal mistero, lasciando alle spalle tutto ciò che era la sua vita.
 

E molto probabilmente il piano di Bill Cipher era anche questo.

Dipper non doveva cascarci, non di nuovo.
 

“Sì, sorella, e non scenderò più a patti con il demone. Parola di Dipper.” disse abbracciando affettuosamente la sorella.

La finestra dalla forma triangolare era sempre lì, immobile e silenziosa.

 

Dipper e Mabel scesero giù dalle scale, entrarono in salotto e trovarono Stanley, ossia quello noto come “prozio Stan”, in dormiveglia sul divano.
 

“Stan? Stai dormendo?” chiesero in coro.

“N-n-no...uh? Cosa? Che ci fate voi qui?”

Stan si svegliò, i ragazzi lo inondarono di domande inaspettate e precise.

“Hai sognato? Cosa hai sognato?”

Stan li squadrò. Non gli sembrava avessero dormito male, tranne Dipper, il quale aveva una faccia da ragazzino tonto. Ma quello era normale.

“Non ho sognato nulla!” rispose aggrottando le ciglia.
 

In realtà aveva sognato, aveva avuto visioni offuscate del suo passato. I suoi erano ricordi della sua infanzia con il fratello. Tuttavia, ricordarli era stato dolorosissimo. No, niente fiamme o presenze non gradite nei suoi sogni, solo dolore legato a quei tristi, un po' dolci, ricordi di quel fratello così appassionato dalla curiosità, dal mistero, dall'ignoto. Gli piaceva l'ignoto, fino a quando anche la sua personalità diventò ignota.

E a Stanley portò amarezza, così tanta amarezza che lo portò a mentire e a rischiare tutto. Tutto per la persona più importante che ci sia.

Ma il presente era un altro, ormai “Ford” era tornato, non avrebbe voluto, stava bene lì, ma ormai era troppo tardi.
 

“Non provare a dettarmi le regole, tu non sai come mi sento io ora, tu non sai niente.”

Queste le ultime parole che gli disse.

 

“Stan! Cosa sai dirmi su Bill Cipher?” chiese Mabel, la quale non esitava a chiamarlo sempre in quel modo. Il fratello non lo chiamava in alcun modo, semplicemente.

“Bill Cipher?...io...non so niente.”
 

Stan sospirò.

“Chiedete a lui...mio fratello...”

“Perché proprio a tuo fratello? Tu non sai niente!” chiese Dipper, innervosito.

“Ragazzi, non so se vi fidate ancora di me oppure no, rimane il fatto che gran parte di tutto quel che so su Bill Cipher lo so grazie a lui...”
 

“Ma “gran parte” non vuol dire “tutto”!” rispose Dipper, “dimmi, hai mai visto Bill Cipher? Cosa ti ha detto? Parlami!”

Il ragazzo mise le mani sulle ginocchia del prozio, quasi per minacciarlo.

“...”

Stan non rispose.

Dipper si voltò, Mabel lo seguì.

“Tu hai chiuso con me!” e sbattè la porta.

 

Il ragazzo uscì in giardino, era ancora presto, saranno state le otto di mattina; un occhio inesperto avrebbe apprezzato il paesaggio semplice e suggestivo che Gravity Falls, con le sue foreste e le montagne circostanti, regalava alla vista, in realtà c'erano molti misteri occulti nascosti in quei posti.

 

Dipper non ne poteva più, si sentiva esausto e preso in giro da qualsiasi cosa.

Si sedette su un tronco d'albero tagliato. I suoi occhi iniziarono a lacrimare.

“Perché...prima ci regala tanto, ci è sempre vicino, ci protegge...e poi si dimostra il più grande mistero di tutti...colui che doveva darci una mano alla fine è quello che ce la mozza...io non mi devo fidare di lui.”
 

“Non devo fidarmi di nessuno”.
 

Mabel si avvicinò, aveva voglia di giocare con Waddles, aveva voglia di rincorrerlo e spassarsela un pochino, ma il fratello aveva la priorità.

“Hey, guardala così fratellino, sei a conoscenza della verità ora! I tre diari ci sono, e sai chi è l'autore, chissà quante cose potrai scoprire! Potresti scoprire di essere tu al centro di tutto questo mistero! Siamo in una situazione strana, ma questo non vuol dire che sia negativa! Suvvia! Non fare quella facciotta triste!”
 

Dipper la guardò e accennò ad un sorriso.

“Devo parlare con Ford, forse non gli sarò d'aiuto, ma sicuramente lui lo sarà a me”

“Questo è lo spirito giusto, Dipper! Così si fa!”

 

Dipper distolse lo sguardo dalla sorella, osservò come il vento si fece più pesante. Non faceva caldo, anzi, per essere estate, c'era aria gelida, quasi nebbia.

“Io torno dentro, non mi sento al sicuro qua fuori.”

“Oh, okay...” rispose Mabel, colta a sorpresa dalla frase del fratello.

 

Dipper si avviò verso lo Shack.

Entrò, c'era Soos.

“Ciao Soos!”

“Hey Dipper, come va, amico?”

“Niente di nuovo.”

Soos cambiò espressione, aveva cose importanti da dire al ragazzo.

“Stan mi ha detto di dirti di-”

Dipper fece finta di non sentire, chiuse la porta prima ancora che Soos potesse finire di parlare.

“-di stare attento...mmmmh...qualcosa non quadra qui...Soos provvederà!”
 

Il ragazzo si diresse verso la sua camera, voleva solo stare da solo, immergersi nei suoi pensieri, l'unico posto dov'era al sicuro.

Forse.

Bill lo spaventava molto, cosa voleva dire quel sogno? Era una minaccia o un avvertimento? Forse nessuna delle due, era semplicemente una descrizione di avvenimenti futuri. Al ragazzo vennero i brividi a pensarci.

In quella situazione così tesa, nervosa, l'unica cosa che poteva sollevarlo un po' era una, parlare con Stanford, l'autore dei diari.

 

Decise dunque di scendere giù e chiedergli diverse cose, la stima che aveva per quell'uomo era tanta. Cercava risposte e sicurezza.
 

Camminando si guardava intorno. Le sale del Mystery Shack non erano mai state così spaventose e imponenti; Dipper rabbrividì.

Digitò il codice per la porta segreta dietro alla macchinetta, ormai lo sapeva. A scendere laggiù, pensare a Stan era inevitabile.
 

Assunse un'espressione più seria. No, non era più un ragazzino.

Entrò nella sala buia e si spaventò terribilmente.
 

“Uh...cosa? Che è successo? Pronto? Autore? Sei da qualche parte?” Dipper cercò.

La sala era in un disordine anomalo.

“Sono Dipper! Mi piacerebbe parlarti...sempre se tu vuoi!”

 

Si avvicinò verso il portale, ancora attivo nonostante quello scombussolamento avvenuto pochi giorni prima. Quel silenzio peggiorava la situazione.

“Stanford? Rispondi?”

Nessuna risposta. Dipper si rassegnò.

“No, no, no! Non di nuovo! Cosa è successo ora?”

Il ragazzo si chinò a terra, le sue lacrime non si trattennero.

La polvere di quel cupo sotterraneo divenne lacrimatoio personale di un ragazzo che aveva sopportato troppo; sarebbe voluto scappare da lì.

 

Cosa che fece, si alzò e corse via da quella stanza. Una luce accecante gli si parò davanti.

“Fermo, tronco di pino! Non mi rovinare lo spettacolo!


Bill...Bill! Chi se non lui?

 

“Smettile di importunarmi! Sei un mostro! Io...io non ti darò ascolto di nuovo, stupido demone!”

Tentò di arrivare alla porta, il demone dei sogni lo fermò nuovamente.
 

“Sei così carino quanto fai l'arrabbiato, ragazzino!”

 

Dipper ci rinunciò.

 

“Lascia che ti dica una cosa...” disse Bill, chiudendo l'occhio, alzandosi in aria di un paio di metri.

“E cosa? Che sei onniscente? Lo so già, grazie...” rispose il 12enne.

“Oh! Oh! Sei proprio maleducato oggi, non mi piace questo modo, bamboccio!”

 

Bill schioccò le dita.




 



Angolo della critica
Mabel è un personaggio che patisco troppo. E' difficile entrare in quel tipo di mentalità, soprattutto quando si scrivono storie centrate sull'occulto e sull'ignoto (e su un dorito che ci prova con un ragazzino).
Non sono ancora in grado di scrivere in quel modo "goofy", qui ci ho provato, proprio come mi è stato consigliato. Il fatto è che anche a sentire i dialoghi non riesco a pensare come il personaggio, mi è fin troppo difficile.
Con tutto l'ottimismo del mondo, spero di migliorare nel  modo in cui scrivo Mabel, sarà un personaggio molto importante per la storia.
Ti ringrazio, ChibiNekoChan, per la recensione e il supporto
.
Che dire, buona lettura e spero vi intrighi di più il capitolo 2!

   
 
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