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Autore: yasterday    31/07/2015    2 recensioni
I Crystal Children sono dei bambini (o anche ragazzi o adulti) con delle capacità innaturali. Proprio per questo, molti li reputano bisognosi di cure, mentre altri sostengono che siano un dono di Dio, poiché rappresentano i bambini del futuro, possedendo una mente svelta, una grande spiritualità, sensibilità e doni come la chiaroveggenza.
Che cosa accadrebbe se questi doni di Dio fossero fondamentali per combattere un'ombra misteriosa che provoca dolore e sofferenza a molte persone – come il giovane e ricco Sir John Lennon – accusandole di aver peccato, e credendo di essere una giustiziera?
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Falla di merda questa volta.”
– Delilah dopo averle comunicato che qualcuno si è complimentato con me per il vecchio capitolo.



Capitolo 2• Darkness




Immaginate di avere dinanzi a voi due porte.
Una delle due vi condurrà direttamente alla libertà, l'altra invece vi porterà in un buio paragonabile ad un abisso senza fondo, e, se doveste decidere di entrarci, non avrete alcuna via di scampo.
Immaginate ora che queste due porte siano aperte, e voi possiate vividamente vedere ciò che potrebbe spettarvi.
Potete distinguere la vostra sorte.
Potete scegliere il vostro destino e vedere con i vostri occhi ciò che vi attende.
Ora, però, immaginate di avere una benda che vi offusca la vista, e vi fosse, quindi, impedito di potervi orientare.
Dov'è la porta per la salvezza?
E dov'è quella per la prigionia?
Avete la possibilità di scegliere la porta, ma senza poter sfruttare la vista.
Come vi sentite di definirvi in questo istante?
Prigionieri o finalmente liberi?



Paul si trovava in piedi al centro di una strana stanza, e l'unica cosa che ricordava era di aver ricevuto una visita da Richard Starkey, detto anche Ringo, – come recitava il cartellino identificativo che portava sulla giacca – uno dei controllori al servizio di Brian, che gli aveva detto:
« oggi è il tuo giorno. »
Egli lo aveva invitato a seguirlo, dopo di che ricordava solo di aver percorso un lungo, lunghissimo corridoio.

Poi il buio.

E ora era in quella stanza, bendato, con due estranei che lo reggevano per le braccia, e con le gambe che, invece, si divertivano a prendersi gioco di lui tremando.
Sapeva perché era stato bendato: alcuni dei ragazzi indaco, infatti, avevano la capacità di leggere frammentariamente il pensiero degli umani.
Ai ragazzi indaco era proibito provare a leggere nei pensieri dei ‘clienti’, poiché dovevano essere questi ultimi a decidere quando – e soprattutto se – divulgare il proprio segreto, ovvero il peccato che avevano commesso.
Se il peccato fosse stato parecchio grave, infatti, gli indigos si sarebbero spaventati e avrebbero rifiutato di lavorare per un determinato cliente.
E per Brian tutto ciò non contava.
Il volere del cliente superava quello delle sue creature angeliche.

Non che il Lord fosse un tipo spietato, ma aveva un eccessivo attaccamento al denaro, e tutto ciò lo accecava.
In quel momento, però, Paul era ancora più cieco e a disagio.
Avvertiva da sempre una certa paura nei confronti dell'ignoto, ma non l'aveva mai dimostrata.
O almeno, non così tanto.
Adesso provava un vuoto enorme all'altezza dello stomaco, come se si trovasse a migliaia di metri da terra e soffrisse di vertigini.

« Bene, Ringo, fai pure entrare Sir Lennon. »
Una voce familiare e femminile, lo destò dai suoi pensieri.
Si trattava da Jane, l'assistente dell'uomo per cui il nostro protagonista lavorava.
Il suo interlocutore si limitò a rispondere a bassa voce un « subito », e sempre con estrema lentezza aveva trascinato i suoi piedi fino a quello che doveva essere l'ingresso della stanza, che, dato il tempo che ci aveva messo, doveva essere sicuramente molto ampia.
Probabilmente, Jane, la ragazza dai lunghi e morbidi capelli rossi – che sembrava sempre molto dolce e amichevole, mentre adesso aveva adottato un tono più duro e serio – aveva avuto l'ordine di mostrare Paul a qualcuno, e quel qualcuno si doveva trattare sicuramente dell'individuo per cui sarebbe stato al servizio.
Come lo aveva chiamato?
Un certo.. signor Lennon.
Sir. Lennon.
Aveva già sentito questo nome, ma non ricordava dove.
Magari lo aveva letto da qualche parte.
Dopotutto Brian aveva dato il permesso di distribuire i giornali ai ragazzi indaco solamente un giorno a settimana, poiché – a suo parere – i suoi ‘ospiti’ non dovevano essere del tutto informati sulla realtà circostante, e anzi, dovevano pian piano esternarsi da essa per poter avere come unico punto di riferimento solo quella immensa struttura in cui, ormai, erano diventati circa un centinaio.

« Prego, si accomodi » riprese la voce di prima, dopo il suono dell'appena accennato scricchiolio della porta.
Poi un breve rumore di passi che fu interrotto da un prevedibile silenzio.
Il nuovo arrivato sembrava essersi seduto e..
Ecco.
Ora Paul sentiva di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di sé, nonostante non potesse vederli.
Le possenti braccia che fino a un momento prima lo avevano trattenuto, fecero sedere anche lui su una rigidissima sedia in legno.
Era scomodissima, ma era tutto meglio di continuare a sopportare quell'irrefrenabile tremolio delle sue gambe.
Sir John aveva avuto il tempo di osservare con calma quell'angelica creatura che aveva davanti a sé.
Aveva dei lineamenti delicatissimi, quasi femminei, la pelle bianco latte e le labbra rosse.
Che fosse anche nell'aspetto la magia di quei ragazzi?
Avrebbe tanto voluto studiare anche i suoi occhi.
Chissà che spettacolo erano.
Ma sapeva di non poterlo fare.

« E così.. ehm » qualcuno aveva preso la parola, e si era schiarito la voce con dei leggeri colpetti di tosse. « È lui il ragazzo che Lord Brian voleva presentarmi? »
« Sì, esattamente. » aveva detto in risposta la voce determinata e sicura di quella che ormai aveva identificato come Jane.
« Bene. E Lord Brian sarà qui fra quanto tempo precisam-- »
« Eccomi! » urlò un altro, prima che potesse finire la frase.
La porta sbatté bruscamente.
« Mi scusi per il ritardo, Sir Lennon.
Sa, un Lord come me ha parecchi impegni e poco tempo a disposizione.. »
Fece una pausa per riprendere fiato.
Evidentemente aveva corso per arrivare fin lì.
« ..Ma veniamo al dunque. »
Un rumore di fogli di carta.
« Ecco, questi sono i documenti del ragazzo che ha di fronte ai suoi occhi. Si chiama Paul e-oh, ammetto che è un gran dispiacere dover rinunciare a un ragazzo del genere... È un ragazzo straordinario, sa? Forse il migliore che abbiamo. Ma non si preoccupi, sono.. sono disposto a cederglielo. »
Ammise, quasi dispiaciuto. Il resto dei presenti rimase in silenzio per qualche minuto.
Quello che presumibilmente si trattava di Lord Brian, riprese a parlare.
Si avvicinò all'altro uomo.
« Potrei chiederle una cosa, Sir? » chiese a bassissima voce.
L’altro gli rivolse uno sguardo indagatorio.
« Ma certo. »
« Per quale motivo ha bisogno di uno dei miei ragazzi, se mi è concesso chiederglielo? »
Il silenzio ripiombò.
Il Lord sapeva che non avrebbe dovuto fare una domanda del genere, o almeno, non in presenza del giovane ragazzo cristallo.
Ma la curiosità era troppa e.. e..
Forse era leggermente preoccupato per la sorte del suo angioletto preferito. Sapeva che era stato un grandissimo errore sceglierlo come dono per Sir Lennon, ma sapeva anche che a grandi doni potevano corrispondere grandi ricompense..
E quale ricompensa maggiore se non quella di entrare nelle grazie di un tale nobiluomo?
Un colpo di tosse.
« Mi dispiace ma.. ecco, vede, non le è concesso. »
Ancora alcuni secondi di maledettissimo silenzio.
« Oh.. i-io capisco, mi perdoni, non dovevo, mi scusi. » rispose un Brian evidentemente costernato.
« C'è altro? »
« Eh? Oh, sì, giusto. Per qualsiasi problema, signore, di qualsiasi natura, non esiti a contattarmi. »
Si udì uno schiocco di dita, dopo di che gli uomini di prima risollevarono Paul e lo portarono fuori dalla stanza.
Brian rimase con John, probabilmente per discutere con lui su tutto ciò che ci fosse da sapere.
Piccole avvertenze cui Lennon avrebbe dovuto assolutamente prestare attenzione.
Nel frattempo, il nostro – ancora bendato – protagonista, era stato portato fino all'uscita.
Lì una prestigiosa auto lo avrebbe atteso e successivamente trainato sino alla dimora di quel misterioso uomo.
La sua prigionia sarebbe finita?




———Angolino dell’autrice:
E anche stavolta il mio cervello-sparamilleideealminuto è intervenuto e mi ha dato il materiale necessario per continuare questa storiella.
La me scrittrice ci tiene a precisare che la frase in corsivo scritta a inizio capitolo (quella sulla prigionia e la libertà) è di mia invenzione – non una citazione – e vorrebbe davvero tanto che non fosse spacciata o scopiazzata. (grazie prego ciao)
Btw, so bene che vi sto uccidendo di ansia e sto girando attorno all'intro da giorni, ma mi piace dare quest’aria di “preparatevi al peggio” e voglio descrivere minuziosamente (ok, forse non proprio – ma almeno in modo abbastanza dettagliato – le sensazioni dei miei due dolci protagonisti, specie durante l’incontro. E poi, beh, Paul, scusa ma sei adorabile quando hai paura *cuoricino per te*).
Spero di non avervi annoiato e di ricevere recensioni carine come quelle sotto al precedente capitolo.
Recensioni per cui mi sono scioltaoltaolta.
Non mi resta che salutarvi,
vi prometto che manderò la storia un po' più avanti nel prossimo capitolo (o forse no, EHEHEHEH)
Tanti biscottini alle mele per voi.
- ℜ
   
 
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