Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Sethunya    31/07/2015    4 recensioni
L'ormai trentenne Levi Ackerman, uomo freddo e apatico, fu costretto a sposare Mikasa, ragazza di venticinque anni anch'essa non troppo loquace, facente parte della famiglia Jaeger. Entrambe le loro famiglie erano di nobili origini, per questo il loro matrimonio fu combinato, per trarci vantaggi sulla società. Levi si oppose in precedenza, ma fu costretto a rassegnarsi; dovette visitare spesso casa Jaeger prima delle nozze e proprio quando ormai si convinse che la sua vita non era come aveva sempre desiderato, apparvero dinanzi a lui un paio di grandi occhi verdi che gli stravolsero la vita.
"Non mi ricordo ancora bene il giorno in cui ho iniziato a contemplare le stelle con te, oppure me lo ricordo così bene che quasi me ne vergogno, dato che non è da me.
Sentimenti che ho tenuto repressi per anni, quasi dimenticando di essere umano e poi, un ragazzino dagli occhi color smeraldo, mi ha salvato, facendomi tornare vivo."
(tratto dalla storia)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti! Grazie per il calore che mi state dando già con il primo capitolo! Questo è il secondo, spero che non vi deluda! Grazie a chi ha recensito il mio primo capitolo (Vyrie, Akira89, IAmTheJoker96), mi ha fatto veramente piacere e lo potete notare dalle mie risposte euforiche! Un bacio grande:* divertitevii!
 

Capitolo due
Allora tutto a posto?

Il mattino seguente dovetti svegliarmi presto per far visita alla corte del re: dovevo parlare con gli altri capofamiglia nobili della città di come procedeva il regno dalle mie parti. Noi nobili avevamo il compito di sorvegliare le attività vicine alla nostra dimora, come -per esempio- le botteghe; dovevamo constatare se l'economia procedeva bene, se era necessario la chiusura di qualche negozio per poterne aprire un altro,  se c'era troppa gente per strada che aveva bisogno di una casa e, inoltre, bisognava controllare quanto la Chiesa influenzasse il popolo. Re e Papa non andavano per niente d'accordo, a quei tempi, quindi bisognava avvisare la corte di ogni minimo spostamento pontificio. Quanto odiavo quando un chierico voleva abbattere muri o case per costruire una chiesa. Parlano tanto di voler aiutare gli altri, ma per i loro interessi economici sbatterebbero intere famiglie per strada, pensavo e, fidatevi, non ero l'unico. Ecco cosa odiavo anche: la società di quell'epoca; le corruzioni, i sotterfugi, il mangiare sulle spalle del popolo, per questo odiavo essere un nobile, odiavo l'ingiustizia e tutto ciò che faceva parte del circolo vizioso dei benestanti. Tutti  sporchi maiali! Questa frase mi passava alla mente il più delle volte, e ringraziavo il cielo che non fossi come gli altri; io cercavo di essere libero, perché anche noi nobili eravamo schiavi dei complotti organizzati dai ranghi più alti, era questa la verità che sfuggiva agli occhi di molti. Io volevo essere libero, e volevo rendere liberi gli altri. Che gesto di carità, eh? Da uno come me, chi se lo sarebbe mai aspettato! Per questo non esternavo certi sentimenti, sarei passato per un rammollito, quando la figura che mi ero costruito raccontava tutt'altro. Dovevo mantenere l'idea di essere un "duro",  che non si faceva minimamente toccare dalla povertà delle strade, quando in realtà la sera non pensavo ad altro e mi sentivo in colpa per come la società si stava costruendo.
Comunque dicevo, dovevo andare alla corte del re per esporre ciò che avevamo osservato in quell'ultimo mese; il tutto veniva fatto in una riunione con i capofamiglia nobili della città, tra cui anche la famiglia Jaeger. Il capofamiglia, Grisha Jaeger, padre di Mikasa ed Eren, era un uomo gentile ma allo stesso tempo misterioso, quasi come se nascondesse qualcosa, ma non m'importava, avevo ben altro a cui pensare. 
Feci colazione da solo, in una casa troppo grande, in cui l'affetto "familiare" era svanito del tutto; questo era un altro fattore che influenzava la mia scelta di avere figli, avevo paura di farli crescere in modo sbagliato o, addirittura, farli diventare come me. E poi chi li vorrebbe dei mocciosi che urlano e basta; se poi si mettono pure a sporcare in giro? Se provano anche solo una volta ad imbrattare i muri, li chiudo dietro le sbarre. Non m'importa quanto possa essere illegale o immorale, sporcare dovrebbe essere severamente punito con i lavori forzati, fin dalla tenera età. Se vi state chiedendo come fosse possibile che io pensassi quelle cose, visto che i bambini piccoli non potevano scontare quella pena, beh, dovete sapere che a me non importava. Pulire era essenziale!
Dopo aver fatto colazione mi feci un bagno freddo, per evitare di pensare al peggio: quegli incontri erano una totale barba! Tutti urlavano se qualcuno diceva qualcosa di sbagliato e io mi divertivo a tirare calci in faccia a chi iniziava ad essere pesante. Dopo una nottata del genere, se qualcuno inizia a diventare insistente, potrei anche arrivare a strangolarlo, tanto potrei dire che era eutanasia, aveva voglia di morire se sbraitava così tanto in mia presenza. I soliti pensieri da persona senza autocontrollo non andavano via soltanto con dell'acqua fredda, ci voleva qualcosa di più, che avevo già trovato ma di certo  non ne ero consapevole. La mia ira veniva spesso punita, non era di certo un comportamento che doveva tenere un nobile, ma non ne volevo sapere. Quelle testine degli altri signori dovevano pur capire che avevano torto e, secondo me, il dolore era lo strumento migliore per la disciplina, anche perché, questo motto, veniva applicato con me quando tornavo a casa se la famiglia Ackerman veniva avvisata dei miei comportamenti violenti. Io non ero il capofamiglia, ma ero l'unico che poteva andare sempre a questi incontri, quindi ero obbligato. 
Appena arrivai a corte, mi fecero spostare in una stanza al piano terra, con al centro un tavolo completamente spoglio e attorno solo scaffali contenenti libri o resoconti dei precedenti incontri. Attorno al tavolo c'erano sei sedie per i sei capofamiglia. Quando entrai ero il penultimo, mancava Grisha Jaeger. Sarà impegnato a cambiare il bavaglino al mocciosetto, ironizzai, ma proprio in quel momento la porta si aprì e quasi non mi venne un colpo.
-Ehi, ancora tu? Che ci fai qui? Questa è roba per grandi.- dissi, per scaricare la tensione.
I due occhi verdi che per tutta la notte mi avevano tormentato erano lì, davanti a me. Non riuscivo nemmeno a capire il perché fossi così agitato; sarà che vorrei prenderlo a pedate, era la mia unica spiegazione, sì, deve essere proprio così.
-Ciao anche a te, Levi. Sono lieto di annunciarti che mio padre non è potuto venire e io, come suo unico successore maschio, sono dovuto venire qui.-
-Resta il fatto che sei un moccioso e pure in ritardo. Ora siediti, e spero che tu sia abbastanza diligente da tenere un discorso con noi.-
-Oh su, Levi, perché sei sempre così duro?-  la voce di Erwin si espanse per tutta la stanza -Infondo è la sua prima volta, dobbiamo metterlo più possibile a suo agio. Accomodati, Eren-
Non sapevo più cosa replicare, perché non era da me sfogare tutta questa rabbia contro quelli nuovi, eppure con lui mi veniva quasi naturale.
Durante la riunione mi sentivo spesso osservato, pensavo fosse un'immaginazione, finché non mi voltai verso Eren; vidi che mi guardava, ma appena si accorse che io stavo ricambiando il suo sguardo, si voltò di colpo coprendosi la faccia. Ma che gli prende? 
Quando fu il mio momento di parlare, notai nella mia voce un leggero tremolio, come se qualcosa mi avesse turbato.
-Beh, devo dire che dalle mie parti è tutto regolare. L'economia procede bene, così come la povertà che si sta affievolendo. Nulla da dire, davvero.-
-Bene- disse Erwin, che era a capo di ogni incontro, -tocca a te, Eren.-
-Oh, eh..- mi voltai verso di lui e notai che i suoi grandi occhi verdi, che in quel momento erano rivolti verso Erwin, avevano delle sfumature che richiamavano l'azzurro. Erano qualcosa di incantevole. Ok, no, sono solo perfetti per essere presi a pugni.
-...quindi non saprei che altro dire, mio padre non mi ha detto nulla, io non sono molto esperto e non mi sono quasi mai interessato, ma evidentemente è una cosa molto importante.-
-Evidentemente?!- di nuovo la mia vena sul collo stava per avere vita propria. -Dove credi di essere? Siamo alla corte del re, un minimo dovresti pure esserti informato! Come successore della famiglia, era un tuo dovere interessarti a queste cose!- urlai.
Eren mi guardò quasi come se l'avessi bastonato, mi fece quasi tenerezza, ma non era questo il momento di perdersi nei sentimenti, dovevo dare una lezione a quel ragazzo.
-Senti- continuai -se non hai intenzione di dire qualcos'altro, allora vattene, non servi a niente qui.-
-Levi, smettila e vieni di là con me.- Disse Erwin, con una voce piena di preoccupazione e rabbia. -Tu Eren stai pure tranquillo e seduto, nessuno vuole cacciarti via.-
Lanciai un'ultimo sguardo fugace ad Eren prima di uscire, ma lui non mi stava più guardando, aveva lo sguardo perso nel vuoto, le mie parole dovevano averlo colpito in pieno.
-Mi spieghi che ti prende?- mi disse Erwin, quando ormai eravamo fuori dove nessuno poteva più sentirci. -Perché lo tratti così male? Non l'hai mai fatto con quelli nuovi, sei sempre stato zitto, anche se avresti voluto urlare.- Quando mi fece questa domanda, nemmeno io seppi che rispondere, nemmeno io sapevo cosa ci fosse dentro di me.
-Erwin, non lo so. Sono molto agitato in questo periodo e la prima volta che l'ho incontrato mi ha fatto così arrabbiare che ora tutto questo mi pare normale.- Bugia, sapevo benissimo che non era tutto nella norma e che in realtà tra me ed Eren, era nato un rapporto strano, diverso. Ma era solo l'inizio, quindi non potevo saltare a conclusioni affrettate, potevo solo pensare che in realtà mi dava fastidio il suo prendere tutto alla leggera.
-Vedi allora di darti una calmata, lo sai che odio avvisare gli Ackerman dicendogli per l'ennesima volta che il loro successore è un cretino irascibile.-
Erwin sapeva sempre come mettermi in riga, era un secondo padre per me, se non l'unico, che mi ha fatto capire molte, moltissime cose. Non potevo far altro che ascoltarlo e pentirmi per ciò che stavo facendo.
-Mi dispiace Erwin. Cercherò di rimediare.-
-Ecco bravo, che sennò sai cosa ti fanno quando torni, se sentono ancora che gli altri capofamiglia si sono lamentati di te.-
Abbassai lo sguardo e aspettai che Erwin rientrasse per prendere un respiro profondo. Non volevo più entrare, mi ero comportato da vero idiota. Possibile che quel ragazzino mi faccia incazzare così tanto?
-Ehi Levi, ciao.- brividi lungo la schiena. Quella voce proveniva da dietro le mie spalle. Mi girai pian piano. All'inizio pensai fosse un miraggio, quando lo vidi, ma poi riprese a parlare.
-Mi dispiace davvero di aver iniziato male la nostra conoscenza, infondo sei il futuro marito di mia sorella Mikasa, quindi dovrei essere più gentile. La verità è che la prima volta che ho visto i tuoi occhi mi sono paralizzato e sono impazzito, non so spiegarti nemmeno se è una cosa normale, solo che sono andato in paranoia e..-
-Zitto. Ho già ascoltato abbastanza. Sembri un ragazzino adolescente che si sta confessando ad una ragazza.- lo guardai in viso:  i suoi occhi si erano spalancati e notai un leggero rossore sulle sue gote. 
-Ma che dici! Io volevo solo scusarmi e cercare di ricominciare tutto d'accapo e tu ti comporti così?-
-Haha, scusami Eren- la sua ingenuità mi fece ridere -allora facciamo finta che non sia successo niente. Infondo, dovrò frequentare molto casa vostra e di certo non posso intossicarmi per un mocciosetto come te.- abbozzai un sorriso.
-Già.- Eren tirò un sospiro di sollievo, portandosi una mano sul petto, come se si fosse rincuorato. -Allora tutto a posto, no?-
-Sì. Tutto a posto.-
Ci guardammo dritto negli occhi e sorridemmo. Ero felice, come un bambino che scartava il suo primo regalo a Natale.
Cosa mi stava succedendo?
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Sethunya