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Autore: Paradichlorobenzene_    01/08/2015    1 recensioni
Dal Capitolo 1
Te ne vai, salutando il tuo amico sempre più scandalizzato dal tuo comportamento. Tornando verso casa prendi a calci un piccolo sassolino che si trovava proprio nel bel mezzo del marciapiede, sorridendo ripensando all’ultimo consiglio di Castiel, che con buona probabilità non seguirai.
Sai amico, secondo me dovresti trovarti una ragazza e scoparci un po’.
Questa FF è dedicata a Euphoria_ che, nelle notti di magra, mi regala idee su pairing improponibili.
Perché mi travi in questo modo?!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysandro, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Is that the way you see the world? 
Is just the way you see the world ...

 
Da qualche settimana hai preso il vizio di osservarla. Non che ci sia nulla di male, certamente, non hai nemmeno cattive intenzioni, non fai nulla di male. Il problema, in questo caso, è che lei sembra essersene accorta. Ogni tanto, in aula, la vedi voltarsi lievemente verso la finestra e, notando il tuo sguardo insistente, guardarti accigliata scostandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Quando, di preciso, hai iniziato a considerarla bella?
L’hai guardata talmente tante volte, talmente spesso, che ormai cogli anche le imperfezioni che correttore e fard non riescono a nascondere: un piccolo brufolo che, impertinente, ha continuato a crescerle vicino l’ orecchio destro, incurante del fondotinta; le sue ciglia, corte e biondissime, un giorno che dimenticò il rimmel; gli occhi gonfi, ancora rosei di pianto, una notte che Castiel le rispose nuovamente in malo modo.
Quando, di preciso, hai iniziato a considerare Ambra una ragazza fragile?
Ultimamente nei suoi occhi scorgi uno scintillio strano, una vibrazione impaziente, quasi impaurita. La vedi, sempre più di frequente, ignorare la nuova arrivata (della quale non ricordi ancora il nome), girarle al largo risparmiandole i suoi frequenti tiri mancini, scherzi infantili, di cattivo gusto. La vedi guardarla con astio, con insofferenza, e voltarsi ancheggiando come suo solito nei suoi jeans firmati Prada, solo un po’ più tremante, solo un po’ più larghi in vita.
Un giorno, mentre stavi posando dei libri nel tuo armadietto, vedesti un post-it rosa attaccato all’anta, con il bordo superiore piegato in modo che il messaggio fosse dalla parte del metallo. Era scritto on una penna blu, in una grafia tondeggiante, con l’inchiostro lievemente sbavato, segno che probabilmente chi lo ha scritto è mancino. Le sillabe delle singole parole sono lievemente separate tra loro, sintomo che la persona in questione è fondamentalmente insicura.
Alle diciotto alla fermata del bus del XIV arrondissement, davanti la Cité Internationale Universitaire de Paris , recitava il biglietto, non dirlo a nessuno. Ambre.
Notasti che la firma era lievemente più piccola del testo e con una superflua linea curva sotto, disegnata più per abitudine che per vezzo. Un dettaglio che reputasti, dopotutto, molto carino. 

Anche se avevi cercato in tutti i modi di arrivare in orario, avevi accumulato venticinque minuti di ritardo. Ambra era lì, appoggiata alla sbarra che indicava la presenza della fermata del bus, avvolta da uno spolverino rosa antico che la copriva fino al collo. Nonostante fosse da poco iniziato aprile faceva ancora freddo, il calore del suo alito si condensava così nell’aria gelida della sera, trasformandosi appena uscite dalla sua bocca, dalle sue labbra dal gloss confetto, in piccole nuvole bianche. «Insomma, era ora! Ce ne hai messo di tempo!» sbotta lei vedendoti, aggrottando le sopracciglia. «Non ti hanno detto che non si fanno aspettare le signore?»
 

 
 _______________________________


Lysandre ti fissava continuamente da settimane, quasi quanto Castiel continuava a fissare Evangeline, e la cosa iniziava a infastidirti.
Prima che quella ragazza arrivasse andava tutto benissimo, pensasti tu.
Evangeline, con quei lunghi capelli neri, e i suoi occhi dorati come quelli delle streghe e dei draghi.
Evangeline, con la sua pelle pallida come quella dei morti e delle fate.
Evangeline, con le labbra rosee gonfie dal freddo e quella perenne espressione di sorpresa.
Evangeline, che tutti chiamano Eve, e che in qualche mese ha conquistato il cuore di Nathaniel e Castiel. Le uniche persone della quale veramente ti importa qualcosa, il tuo amore e tuo fratello.
La tua vita stava andando allo sfascio per colpa sua, suo padre era sotto inchiesta per colpa sua, suo fratello se n’era andato di casa per colpa sua.
Ricordi ancora la faccia disorientata di tua madre quando, poche settimane prima, i servizi sociali e i carabinieri si erano presentati alla porta di casa tua alle sette del mattino, mentre tu e lei stavate facendo colazione. Era domenica. Tua madre aprì la porta d’ingresso con gli occhi assonnati, stringendosi i lembi della vestaglia di seta sul petto, per coprire la camicia da notte. Non dimenticherai il suo sguardo quando portarono via tuo padre, non dimenticherai la linea tesa e il pallore di Nathaniel quando scorse Evangeline, con il viso in cerca di perdono e comprensione, dietro di loro. Mai più- e il suono di queste parole echeggiava fortissimo nella tua mente – non li perdonerò mai più. Li, Charlotte e Capucine ti evitavano. Castiel continuava a disprezzarti. Ti voltasti verso la finestra, guardando le gocce di pioggia scorrere lungo il vetro. Spostando una ciocca di capelli, te ne accorgesti. Lysandre ti fissava.
Alla fine della lezione ti dirigesti subito verso il suo armadietto. 1,2,3,4,5. Clack.
 
Quando eri molto piccola, mia nonna ti disse che era più facile aprire il proprio cuore agli estranei perché non hanno ancora costruito un giudizio su di te. Dopo venticinque minuti di attesa però avresti voluto scaraventarglielo in testa, il giudizio, a Lysandre. Fortunatamente l’autobus arrivò poco dopo, e un quarto d’ora più tardi stavate seduti, l’uno di fronte all’altra, mentre attraverso il finestrino si intravedeva la Porte de Versaille e, un’altra decina di minuti dopo, il Musée de l’Homme. A quel punto facesti a Lysandre segno di scendere. Percorreste diverse vie, prima di fermarvi davanti casa tua. Il ragazzo, davanti all’imponente villa, non battè ciglio e si limitò a seguirti, anche quando tu lo portasti in camera tua e ti sedesti sul letto. Lui si sedette su una sedia vicino alla tua scrivania, voltandola in modo da non darti le spalle. Ti guardò ancora attentamente per qualche minuto, prima di chiederti «Perché mi hai portato qui?».

 
I'll tell you everything I know 
Any little thing I know.
   
 
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