Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: ToInfinityAndBeyond_    01/08/2015    7 recensioni
Gli fu dato il mondo, ma avevano bisogno di qualcuno per mostrare quello che loro sarebbero potuti essere.
E cercarono di sopravvivere, ma avevano bisogno di credere.
Un tocco e ci hanno creduto subito con ogni bacio diventava tutto più dolce.
Avevano paura di tutto, gli furono dati dei ruoli e cercarono di sopravvivere.
Vivere una vita da sole.
Loro gli hanno dato la forza per trovare la speranza.
Gli hanno mostrato quello che loro non riuscivano a trovare.
Quando due mondi diversi si scontrano.
La gente dice che non dovrebbero stare insieme, che sono troppo giovani per sapere cosa vuol dire "per sempre".
Ma gli altri non sanno nulla dei loro “ti amo”, non sanno nulla dello stare svegli tutta la notte, non sanno nulla di loro.
TRAILER:
https://www.youtube.com/watch?v=j70Orat4VGU
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CHAPTER 16.

EFFY'S POV: 
 
Sentii una mano passarmi sulla guancia e quando aprii gli occhi strabuzzandoli vidi Faith cercare di svegliarmi.
 
“Buon giorno, bambolina” disse per poi allontanarsi da me aprendo le finestre. La luce del sole che entrò violentemente nella stanza mi fece rigirare dall’altra parte del letto mentre mentalmente maledissi più volte mia sorella.
 
“Sono le undici, per quanto vuoi dormire ancora?” mi domandò portando le mani sui suoi fianchi.
 
“Abbastanza per dimenticarmi che molto probabilmente Nash e Madison ora saranno insieme a divertirsi o a fare solo Dio sa cosa” borbottai con la testa tra i cuscini.
 
“Come?”
 
“Nulla, ora mi alzo”  cercai di tagliare corto. Ero di pessimo umore quella mattina.
 
Lei sospirò per poi uscire dalla camera. Io mi alzai a fatica dal letto per poi emettere un grande sbadiglio. Andai verso l’armadio e tirai fuori una canottiera bianca larga con delle scritte stampate e degli shorts. Sembrava essere una giornata particolarmente calda, per niente in tema con l’imminente inizio delle vacanze natalizie.
 
Mi diressi verso il bagno dove mi cambiai e sciolsi i capelli che avevo precedentemente raccolto in una coda alta. Quando uscii vidi Faith nel salotto con degli scatoloni.
 
“Cosa stai facendo?” le domandai avvicinandomi.
 
“Oggi verrà Luke, ci aiuterà a preparare l’albero di Natale” rispose sorridendo.
 
“Luke?” replicai io. Non sapevo perché mi facesse così strano, ma giurai dai suoi ultimi comportamenti che stava passando davvero tanto tempo con noi, specialmente con Faith.
 
***
 
Il campanello suonò ed io andai ad aprire, mentre Faith stava finendo di apparecchiare la tavola per tre, dato che zio Simon sarebbe andato a fare delle commissioni quel giorno.
 
Appena aprii la porta, l’alta figura di Luke si allungò davanti a me ed il suo enorme sorriso mise in mostra il suo piercing, che adoravo. Indossava i suoi, ormai perenni, pantaloni neri aderenti ed una maglietta blu scuro mettendo in risalto le braccia toniche e la pelle chiara.
 
“Ciao Luke!” esclamai io abbracciandolo.
 
“Ciao piccolina” rispose stringendomi.
 
“Ciao Effy!” sentii poi dietro di lui.
 
A quelle inaspettate parole sobbalzai  ed un “Santo cielo!” uscì dalle mie labbra allontanandomi dal biondo. Spostai leggermente lo sguardo e vidi Calum dietro di lui.
 
“Oh, ciao Cal! Non ti avevo visto” risposi andandolo a salutare, mentre Luke era ormai entrato in casa diretto verso la cucina.
 
“Stai benissimo oggi” disse poi il moro davanti a me con uno sfavillante sorriso. Io lo ringraziai ed entrambi entrammo in casa. Appena chiusi la porta, mi diressi verso la cucina, dove vidi Luke e Faith intenti a sistemare il tavolo.
 
“C’è anche Calum, spero non  dia disturbo” disse Luke guardando me e mia sorella negli occhi.
 
“Mi accontento anche di stare sul divano a guardare la tv” replicò lui ridendo.

“E’ quello che fai sempre, Cal” sogghignò Faith con un sorrisetto beffardo.

Dopo alcuni istanti, andai in camera per sistemare alcune cose, tra cui la stanza, dato che era un completo disordine.
 
Quando scesi, tutti e quattro ci sedemmo al tavolo per iniziare a mangiare. Luke iniziò a mangiare come se non ci fosse un domani e mi chiedevo come faceva ad essere sempre in forma, nonostante non si ammazzasse di palestra. Beato lui, pensai. Mia sorella aveva preparato la pizza e stavamo tutti mangiando la seconda fetta, fatta eccezione per il biondo che era alla quarta.
 
“Allora, come mai da queste parti, Cal?” gli domandò Faith ammiccando un sorriso.
 
“I miei sono dovuti andare via per qualche giorno a trovare una zia che non è stata molto bene recentemente, così io mi sono trasferito in questi pochi giorni da Luke” spiegò per poi farmi l’occhiolino.
 
“Bhe, allora ti sei automaticamente offerto per aiutarci a fare l’albero di Natale con noi, Hood” continuò mia sorella.
 
“Mi piacerebbe darvi una mano”
 
“Cal, come mai tutta questa gentilezza? Solitamente cerchi scuse di ogni tipo, quasi peggio di Mike che per non aggiustare la macchina una volta ha inventato di essersi bruciato i capelli e che al posto che rosa gli erano diventati tipo di un fucsia evidenziatore e non voleva andare in giro in quello stato” ironizzò Luke con la bocca piena.
 
“Oggi non sono in vena di inventare scuse poco credibili, evidentemente” rispose Cal sorridendo. Quel ragazzo era davvero tenero ed ero contenta che fosse uno dei più cari amici di Faith.
 
Quando finimmo di pranzare, andammo tutti e quattro nel salotto e Faith e Luke andarono ad aprire lo scatolone più grande, mentre io andai ad aprire uno di quelli più piccoli.
 
“Serve una mano?” chiese Cal sedendosi accanto a me. Io scossi la testa facendo un sorriso amaro.
 
“Effy, che hai? Ti vedo come… triste” disse poi cercando di incontrare il mio sguardo. Io lo guardai e rimasi a fissare quei due occhi scuri.
 
“Sono solo un po’ giù” risposi facendo spallucce. Lui si morse il labbro inferiore e inaspettatamente, mise un braccio sotto le mie gambe ed uno sulla mia schiena e mi sollevò. Faith e Luke si voltarono verso di noi sorridendo e Cal mi posò delicatamente sul nostro divano iniziando a farmi il solletico ai fianchi, il mio punto debole.
 
“Smettila!” esclamai ridendo con quasi le lacrime agli occhi.
 
“Non finché la tristezza non sarà solo un brutto ricordo, Effy” rispose lui continuando.
 
“Okay, se n’è andata, lo giuro” dissi cercando di bloccargli le mani. Lui sospirò e poi si avvicinò a me ed io restai a guardarlo. Era un ragazzo d’oro e gli volevo un bene immenso per tutto quello che faceva per me.
 
“Sicura che se ne sia andata?” mi domandò poi ammiccando un tenero sorriso.
 
“Se dipendesse da me, non sarebbe mai nemmeno venuta a bussare alla mia porta, Cal” risposi con un sorriso amaro.
 
“Cos’è che ti rattrista tanto?” chiese mettendo un braccio attorno alle mie spalle sedendosi accanto a me sul divano.
 
“C’è diciamo un.. ragazzo” iniziai riferendomi a Nash. “Che si atteggia diversamente con me a  seconda delle occasioni. Prima sembra non importargli nulla di me, poi fa quasi scenate di gelosia in mia presenza, poi ferisce i miei sentimenti e p-“
 
“Ti prego, dimmi che non ti stai riferendo al fratello del riccio pomposo” mi interrupe lui facendosi serio. Feci un sorrisetto per il termine con cui aveva chiamato Harry.
 
“Purtroppo è così” risposi facendo spallucce.
 
“Non puoi cadermi così in basso, Eff” iniziò lui e le sue parole in qualche modo mi ferirono. “Però, so che non puoi farci nulla” aggiunse notando la mia espressione triste. 
 
“Inoltre c’è quella sottospecie di cugina che gli salta addosso ogni istante, ugh” aggiunsi stringendo i denti ed i pugni.
 
“Fammi indovinare, cugina sulla carta, ma una poco di buono nella realtà?”
 
“Già” risposi.
 
Lui sospirò e subito dopo mi abbracciò stringendomi a sé ed io misi la mia testa nell’incavo del suo collo.
 


FAITH'S POV:  

Mi legai i capelli. Stavo guardando la mia figura sulla superficie lucida del frigo, avevo le guance arrossate e le occhiaie evidenti, gli avvenimenti degli ultimi giorni mi avevano fatto dormire molto poco.
 
Sentii un rumore di passi leggeri nel pavimento, quel rumore di scarpe da ginnastica consumate poteva essere solo di una persona.
 
“Hei Luke” dissi io girandomi a guardarlo. Lui alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise.
 
“Hei Faith” rispose impassibile. Ci guardammo per qualche secondo poi una seconda figura attirò la mia attenzione.
 
“Como estas Faith?” domandò il ragazzo con i capelli scuri ed una t-shirt stampata.
 
“Calum? Cosa ci fai tu qui?” gli chiesi io senza rispondere alla mia domanda, come se fosse la prima volta che se ne spuntavano li senza essere invitati, però avevo bisogno di concentrarmi su qualcosa che non fosse Luke.
 
“Volevo vederti, my lover!” urlò allora lui buttandomi le braccia al collo. Tentennai un attimo sul posto, non aspettandomi un abbraccio da lui. Risi e dopo lo strinsi a mia volta.
 
“Okay Calum, ma lasciami adesso”. Lui si staccò facendomi la linguaccia. Guardai Luke che incontrò lo sguardo col mio per qualche secondo e subito dopo guardò il suo migliore amico fare il cretino.
 
“Che fai?” chiese Calum girando per la cucina come una trottola, quel ragazzo doveva imparare a mettere le mani apposto. Aveva appena aperto lo sportello della dispensa ed io avvicinandomi gliela avevo chiusa in faccia. Mi guardò allora lui portando il labbro in fuori ed io gli pizzicai le guance. Lo zio entrò in cucina con una mano che armeggiava con la cerniera del giubbotto. Alzò lo sguardo e subito lo riabbassò con fare indaffarato sulla cerniera; dopo trenta secondi lo alzò di nuovo guardando Calum con sguardo accusatorio.
 
Il ragazzo alzò le mani in aria come per difendersi.
 
“Si può sapere come mai in casa mia c’è sempre gente in più?” si lamentò lo zio con voce ironica andando verso il frigo e prendendo un bicchiere per riempirlo sotto la fontana e bere.
 
“Ma noi siamo della famiglia” rispose allora Calum andando verso lo zio e mettendogli un braccio dietro le spalle.
 
“Solo fino a quando non toccate le mie bambine, poi entrerete nella mia lista nera”disse lo zio guardandomi sorridendo. Io lo guardai e ricambiai il sorriso, devi lo sguardo apposta da quello di Luke che avevo visto fisso su di me. Anche solo il pensiero che lo zio potesse saperlo mi faceva avvampare le guance.
 
Dovevo mantenere un po’ di contegno.
 
“Ma se sono loro che ci toccano!” esclamò allora Calum. Io scoppiai a ridere e lo zio prese per l’orecchio il moro che iniziò a ridere come un cretino. Allora tutti non riuscimmo a non fare lo stesso.
 
“Fate i bravi” raccomandò allora lo zio uscendo definitivamente dalla stanza non prima di fare cenno a Calum che lo avrebbe tenuto d’occhio e lui aver risposto con il tipico saluto militare. Per tutto quel periodo ero, almeno in parte, riuscita ad evitare lo sguardo di Luke e ne ero molto grata.
 
“Dobbiamo far svagare mia sorella” dissi io prendendo un altro bicchiere dal ripiano vista l’ inaspettata vista.
 
“Che intendi dire?” chiese allora Luke concentrato su di me, lo guardai un attimo e mi soffermai troppo sulle labbra, poi continuai a guardare le posate davanti a me.
 
“Temo che si sia presa una cotta per Nash” spiegai senza mezzi termini e vidi Luke fare leva sulle braccia dal tavolo e guardarmi e Calum fermarsi a mezz’aria col bicchiere pieno di coca cola.
 
“Argomenta ragazza ” mi ordinò allora Luke con fare aggressivo.
 
Io mi girai e lo guardai.
 
“Allora, c’è Nash quello della villa. Eff ha un debole per lui, però lui non sembra accorgersi molto di mia sorella e lei ci sta male anche se non lo da a vedere”. Appena il nome di Nash uscì dalla mia bocca la faccia di Luke si fece ancora più seria di quanto in realtà non fosse.
 
Io e lui ci guardammo negli occhi per quello che sembrò un tempo infinito, fino a quando Calum non esclamò
 
“Ma è Gay?”.
 
Quel ragazzo era allucinante, mi guardò con le orbite più sporgenti del solito e le guance rosse. Io scossi la testa e continuai senza guardare Luke.
 
“In più è partito per le vacanze di Natale con sua cugina che credo si faccia. Lei è una puttana di prima categoria” aggiunsi. Avevo lo sguardo fermo verso Calum, ma il commento di Luke mi obbligò a girarmi a guardarlo.
 
“Ma quel figlio di papà non riesce a tenerlo nei pantaloni?”.
 
La sua voce si alzò di un tono più alta ed io lo guardai e lui mi scambiò un’ occhiata furente. Mi passai una mano fra i capelli annodati della coda, era tutto così complicato.
 
“Qua il problema non è lui, ma mia sorella: è in pericolo la sua felicità, ed in più non urlare, grazie ” risposi.
 
Lui mi guardò mordendosi il labbro e tirandosi il piercing; questo mi fece affiorare delle strane sensazioni. Il metallo freddo che veniva a contatto con le mie labbra nel giro di pochi secondi e dopo il nulla, mi morsi involontariamente anche io il labbro, lui allora guardò le mie labbra. Il suo sguardo si fece più intenso ed io faticai a respirare.
 
A quel punto la porta della cucina si aprì. Mia sorella entrò con la coda alta, la faccia struccata e un sorriso tirato sulle labbra. Vidi con la coda dell’ occhio Calum fermarsi con un pezzo di pane che spuntava fuori dalla bocca a fissare mia sorella.
 
La situazione si stava facendo abbastanza imbarazzante.
 
“Dammi una mano, Eff, almeno facciamo i piatti”suggerii.
 
Lei mi guardò sorridendo e mi aiutò a preparare le porzioni. Ci sedemmo a tavola e parlammo del più e del meno, la situazione era meno elettrica di prima anche se l’aria era comunque strana rispetto al solito.
 
***
 
Finimmo di magiare e Cal con Eff andarono sul divano mentre io e Luke rimanemmo in cucina. Sapevo che era arrivato il momento in cui avremmo dovuto parlare, ma io ero spaventata, anzi terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere. Stavo asciugando una tazzina da più di cinque minuti quando Luke mi venne vicino bloccandomi il polso e prendendo l’ oggetto dalle mie mani sistemandolo. In tutto quel momento io ero rimasta immobile a fissare i movimenti lenti delle sue mani.
 
“Ora possiamo parlare” disse allora lui con voce ferma.
 
Io lo guardai negli occhi, ero sicura di avere la faccia da cane bastonato, ma non riuscivo a fare altro.
 
Lui mi tirò a sè e mi appoggiai al tavolo. Smise davanti a me, le nostre ginocchia si toccavano.
 
“Allora…” iniziò lui e visto che non ottenne nessuna risposta da me, continuò “Riguardo a ieri abbiamo molto di cui parlare non credi?”
 
Presi coraggio ed alzai lo sguardo verso di lui ed i suoi pozzi azzurri.
 
“Parla prima tu” istruii, ma più che altro sembrava una preghiera. Lui si prese il piercing tra i denti e passò una mano sulla mia guancia, non riuscii a fare a meno di appoggiare la testa sul suo palmo.
 
“Faith, come hai fatto a non capirlo, è da un po’ di tempo che non riesco più a vederti nello stesso modo, ogni cosa che fai ti uccide, ogni sguardo che lanci mi confonde..” continuò quel discorso. Non seppi cosa dire quando lui abbassò lo sguardo verso le nostre gambe, le mie strette nei  jeans blu erano più corte delle sue ricoperte dai pantaloni stracciati neri.
 
“Ti prego, parla” supplicò.
 
Era lui in quel momento che mi stava pregando di esporgli i miei dubbi e le mie paure, ma il problema era che non li conoscevo neanche io.
 
“Non lo so… è tutto così strano, anche io mi sento così vulnerabile quando sono con te,  ho una paura folle di perderti, ma…” non riuscivo a guardarlo.
 
Lui mi prese le mani e le strinse nelle sue, stavano tremando.
 
“Ma… lui, vero?”
 
“Alla baita è successo qualcosa che mi ha stranito” confessai.
 
Lui mi lasciò le mani nel giro di pochi secondi facendo un passo indietro, sembrava che tra noi fosse cresciuto un muro.
 
“Che idiota che sono”.
 
Fece per andarsene, ma io gli corsi dietro bloccando la porta dietro di me.
 
“Lasciami andare” ordinò lui con voce autoritaria, io scossi il capo.
 
“Ti prego, non scappare” gli chiedo io con poca voce.
 
Lui rise amaramente, guardando per terra e poi me.
 
“Davvero Faith? Davvero? Ti ho appena detto che provo dei sentimenti per te e tu ti sei fatta quel cazzo di montato figlio di puttana ed io dovrei stare calmo?” ironizzò. Dalle sue parole sentivo tutta la rabbia repressa che si sentiva dentro.
 
“Non ho detto di stare calmo, ma ti ho chiesto di non andartene” gli puntualizzai io.
 
Lui mi guardò negli occhi e sentii le ginocchia cedermi tanto che mi dovetti tenere alla maniglia per non finire per terra. Successe tutto nel giro di pochi secondi. Lui che con due falciate si trovò davanti a me e mi baciò, io non lo scansai, perché lo volevo e perché non avrei sopportato di vederlo scappare via da me. Era un bacio arrabbiato, carico di passione ed energia, tanto che sentii il mio labbro sanguinare per colpa del suo piercing.
 
Ci staccammo.
 
Lui appoggiò la sua fronte alla mia continuando a schiacciarmi contro la porta, respiravamo a fatica ed i nostri petti andavano a ritmo uno con l’altro.
 
“Dovevo farlo” sussurrò lui con un filo di voce guardandomi negli occhi ed io non riuscii a voltare lo sguardo, ero incatenata, come se quell’azzurro fosse l’unica cosa che io necessitavo per vivere. Però un pensiero era fisso nel mio cervello: Harry.
 
Non potevo non paragonare i due baci e come quello con Harry mi avesse lasciato indifesa come una preda lasciata lì a morire e come il mio copro ne chiedesse ancora come una droga pesante.
 
“Qualcosa mi dice che non succederà più, vero?” continuò Luke staccandosi e parlando con voce leggera e guardando mi con sguardo perso.
 
“Luke…” iniziai allora io.
 
Lui scosse la testa ed io mi morsi il labbro, dovevo fare qualcosa.
 
“Mi dispiace” riuscì solo a dire.
 
“Non posso costringerti ad amarmi se non è ciò che vuoi veramente” rispose. La sua voce non era mai stata tanto seria.
 
“Sono solo confusa” continuai io cercando di arrampicarmi alla poca forza che mi era rimasta. Lui allora sorrise amaramente sedendosi sulla sedia come se fosse oramai senza forze.
 
“E’ quello il punto, non dovresti esserlo, ti conosco da una vita so che il problema è lui”.
 
Io allora mi sedetti davanti a lui appoggiando la testa sulle mani e reggendone il peso.
 
“Non so cosa fare”
 
“Non fare niente, dovevo farlo, te l’ ho detto, non voglio che lo dimentichi o cose simili, ma sei la mia  migliore amica e non voglio perderti. Abbiamo superato anche di peggio di io che mi prendo una sbandata per te… andiamo avanti come se niente fosse” suggerì. Lo vidi sorridere leggermente e poi continuò sentendo rumori in salotto.
 
“Cosa sta facendo Calum a tua sorella? Che strano che sia rimasto di là” disse poi cambiando argomento.
 
Non sapevo cosa rispondere, quindi mi limitai ad alzare le spalle. Lui si alzò chinandosi per darmi un bacio sui capelli, sapevo che si stava trattenendo o che non  aveva più energie per discutere, allora andò in salotto ed io rimasi immobile a fissare la sedia dalla quale si era alzato.
 
 
______________________________________________________
 
SPAZIO AUTRICI :) 

Ehi c:
Questo è il 16' capitolo!!
Scusate per il ritardo, ma siamo state davvero tanto impegnate ultimamente.
Speriamo che vi piaccia!
Ci piacerebbe se lasciaste una recensione per sapere cosa ne pensate :)
Un bacione,
-Gre & Fede.
 
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: ToInfinityAndBeyond_