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Autore: alida    26/01/2009    0 recensioni
-Vuoi vedere il futuro?- una domanda a cui Remus e Severus, in tempi diversi, non sapranno dire di no e che li segnerà per sempre.I personaggi appartengono a J.K.Rowling, la storia non ha scopo di lucro.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Remus Lupin, Severus Piton
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Erano quasi le cinque del pomeriggio, quando il signor Lupin entrò nella camera del figlio e lo trovò addormentato nel suo letto. Remus non era abituato a fare la pennichella pomeridiana, non era più un bambino piccolo. Tuttavia, quell’estate, il caldo si era fatto sentire parecchio, e nel pomeriggio la spossatezza e l’afa si combattevano solo con un riposino.

Il signor Lupin guardò suo figlio, il suo unico figlio. I capelli castani chiari, gli occhi verdi, la pelle bianca, il mento appuntito, e pensò che gli somigliasse, sebbene i parenti dicessero che era la copia della mamma. Lo guardò con aria trasognata, poi dolcemente cominciò a scuoterlo per svegliarlo.

Il bambino, che aveva già otto anni, incominciò a lamentarsi e poi stiracchiandosi e strofinandosi gli occhi con le mani strette a pugno, aprì gli occhi e mise a fuoco l’immagine davanti a se. Il suo papà gli sorrideva, tenendo in mano tre biglietti per “Il circo magico”.

Remus lanciò un gridolino di gioia e abbraccio forte il suo papà mentre gridava: “Sì, che bello. Il circo magico. Ci saranno un sacco di creature fantastiche. Papà, come hai fatto a procurarti i biglietti? E’ da giorni che dicono che c’è il tutto esaurito!”.

L’uomo fu entusiasta della reazione del figlio, in un certo senso se lo aspettava. Da quando era piccolissimo, a Remus avevano sempre affascinato le creature fantastiche e anche se non frequentava ancora la scuola, si era fatto comprare i libri che riguardavano l’argomento in questione. Passava le ore a leggere, e desiderava conoscere sempre di più.

Il signor Lupin prese fiato e rispose: “Semplice, li avevo prenotati da due mesi! Lo spettacolo è alle sette, perciò alzati, vestiti e poi vieni al piano di sotto. Dobbiamo uscire per le sei, perché ci vorrà una mezzora per raggiungere la passaporta, e poi dobbiamo avere il tempo di sistemarci con comodo una volta arrivati alla “Spianata rosa”.

La “Spianata rosa” era una pianura in cui di solito erano organizzati grandi spettacoli. Alle volte, i gruppi teatrali itineranti montavano il loro palco lì, altre volte si potevano trovare i musicisti, si organizzavano partite di Quidditch  per i tornei estivi degli anatroccoli, che erano le squadre dei bimbi tra i cinque e i sette anni. Quell’estate la Spianata ospitò il circo!

Remus si stava vestendo, quando una leggera musica lo distrasse. Cercò di capire da dove partisse la musica. Guardò se nella camera fosse entrato qualcuno, ma non vide nessuno. Guardò sotto il letto, dentro l’armadio ma ancora niente. La musica intanto continuava. Era una musica lieve ma che incuteva un po’ di ansia, un certo timore. Era la musica di un flauto che penetrava nella testa e faceva vibrare il corpo.

Remus cominciò a spaventarsi sempre più e ancora mezzo vestito, scese di corsa al piano inferiore e andò dalla mamma. –Aiuto, mamma. Aiuto-.

 La donna lo accolse tra le braccia e vedendo il bambino spaventato chiese:-Cosa è successo, Remus-. –C’è un mostro in camera mia!-.

-Un mostro?- rispose lei –E che mostro sarebbe? Sei sicuro che vuoi andare al circo? Non è che ti spaventerai a vedere quelle creature?-.

-No, mamma. Non ho paura del circo. Ti dico che c’è un mostro in camera mia!-

-E che aspetto avrebbe questo mostro?-

-Non lo so! Non l’ho visto!-

-Come sarebbe a dire, come fai a dire che c’è un mostro se non lo hai visto!-

-L’ho sentito, mamma. Suonava. Vieni su. Dai mamma, vieni in camera, ho paura!-.

La donna poco convinta, si alzò e col figlio salì le scale per ritrovarsi nella cameretta di Remus. Tutto era in ordine, il letto era stato rifatto, sulla scrivania c’erano dei libri e qualche giocattolo, gli armadi erano chiusi. Per tranquillizzare il figlio, la signora diede un’occhiata anche sotto il letto, ma non trovò nulla. Remus teneva le orecchie ben aperte ma nessuna musica invase la stanza.

La mamma lo rassicurò e poi gli disse: -Finisci di vestirti, altrimenti non faremmo in tempo! E ricordati che i mostri non esistono. Esistono creature magiche, forse un po’ mostruose ma nessuna di queste si mette a suonare nelle camere dei bambini!-. Diede un bacio al figlio e uscì dalla stanza.

Remus riprese a vestirsi, quando d’un tratto la musica tornò. Lieve, angosciante. Il bambino prese a vestirsi sempre più velocemente. Non doveva aver paura i mostri non suonavano nelle camere dei bambini. Non doveva aver paura. Si girò verso l’armadio per prendere un giubbotto e lo vide.

Non era un mostro, era un signore vestito di viola, con i capelli lunghi e teneva in mano un flauto. Se ne stava in piedi accanto all’armadio e sorrideva. Poi con un sussurro chiese a Remus: -Vuoi vedere il futuro, piccolo Remus?-.

Il maghetto pensò alla passaporta, al circo, agli amici, alle caramelle che avrebbero comprato nelle bancarelle lungo il sentiero che portava alla Spianata e rispose:-Si, fammi vedere-.

Il flautista, per tutta risposta, cominciò a suonare. La stanza divenne un grande spartito, dove le note si rincorrevano nell’aria su un pentagramma che ondeggiava tra il letto e il soffitto. Comparvero i fantasmi di strane creature a sette zampe, di creature con due teste, di piccoli animaletti urlanti, animali con artigli, e creature che sembravano quasi umane ricoperte di peli lunghissimi. Poi tutto si fece buio e le note scemarono su una palla tra il giallo e il bianco su cui si riflettevano due piccoli puntini verdi.

Poi ci fu una luce fortissima che costrinse Remus a ripararsi gli occhi con le mani. Quando levò le mani, Remus, non vide più nessuno. Il flautista non c’era più e la stanza era tornata com’era sempre. Allora prese la sua roba e con i suoi genitori andarono verso la passaporta.

  
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