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Autore: Mel_mel98    01/08/2015    9 recensioni
«Cari ragazzi, io e la mamma avremmo bisogno di vedervi tutti alla Tana, questo fine settimana. Dobbiamo dirvi una cosa molto importante, perciò abbiamo pensato di indire una di quelle che voi avete sempre chiamato “riunioni di famiglia”. Vi aspettiamo sabato mattina. Con affetto, papà»
Certe notizie, si pensa sia giusto darle di persona.
Ma ci sono cose che non vengono fuori se non si impugna una penna e non la si intinge nell'inchiostro. Ne escono segreti, preoccupazioni, parole di affetto e sostegno per chi è davvero in difficoltà. Ed infine, si arriva alla verità. E all'unica certezza che vince su tutto.
|La mia prima mini long, composta da lettere spedite via gufo|
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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~Lettere di famiglia~

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Ginny,
alla fine gliel'ho detto a Rose e Hugo, credo tu lo sappia.
E credo tu sappia anche che nel momento esatto in cui mi sono seduto loro sapevano già di cosa avrei parlato.
È stato liberatorio, in qualche modo. Mi sento meglio, adesso che non ho più quel peso solo per me.
In realtà non ti ho scritto per dirti questo, una cosa che probabilmente già sai. Ti ho scritto perché volevo dirti di passare, uno di questi giorni, da George.
Non è più così mal messo come due settimane fa. Adesso azzarderei quasi che è il George di sempre. Di sempre da quando non c'è Fred, si intende, ma è comunque qualcosa, non credi anche tu?
Dai sorellina, che figura ci fai? Hai mandato Harry e i ragazzi, e non vieni tu?
Mi ha detto papà che adesso vai sempre più spesso dalla mamma. Harry mi ha detto che certe volte rimani a dormire laggiù.
Non è così che cambierai le cose, Ginny. Perché certe cose purtroppo non cambiano.
Lei dimenticherà, prima o poi. Che tu passi con lei tre o venti ore al giorno tutti i giorni.
Pensaci.
Ci vediamo domani alla Tana,
Ron

 

 

Caro James,
in una precedente lettera Lily mi aveva detto che eri un po' giù di morale, dopo tutto quello che è successo in queste settimane.
Beh, dopo averti visto ieri alla Tana posso dirti che tua sorella non era stata precisa in quella lettera. Tu sei decisamente giù di morale, sei proprio a terra mio caro.
E sai qual è la cosa peggiore? Che non fai niente per nasconderlo.
Te ne vai in giro con la tua faccia da schiaffi imbronciata e sofferente, senza che nessuno ti dica niente. Ma la sai una cosa? Io sono tua cugina, e non voglio stare zitta.
Soffriamo tutti, sai? Proprio tutti.
Dal primo all'ultimo in questa famiglia, soffriamo tutti nel profondo del cuore.
Ma nessuno, proprio nessuno se ne va in giro con una faccia come la tua. Eppure il dolore è lo stesso, se non maggiore.
Tutti ci stiamo impegnando per far sì che questo brutto periodo passi, tutti stiamo guardando al futuro, chi ad uno più lontano chi ad uno più vicino.
Tu no, sei fermo nel tuo presente non proprio gioioso, determinato a restare triste.
Avanti cugino, che cavolo ti prende?
Sei o non sei James Sirius Potter, uno dei ragazzi più desiderati della scuola, che le combina di tutti i colori sotto il naso ai professori che lo lodano e adorano, quello che ha una favolosa compagnia di amici che chissà quanti ti invidiano, che gioca favolosamente a Quiddich, che controlla che le cugine non frequentino tipi poco raccomandabili?
Quello che combatte fino allo sfinimento per raggiungere un obiettivo, che si crede in grado di sconfiggere praticamente qualunque cosa sbarri il suo
cammino?
Se tu non sei quel James Potter di cui sto parlando beh, allora vai via. Io rivoglio mio cugino.
Ti voglio bene scemo e mi raccomando, pensa a quello che ti dico: solo perché questo non è esattamente come affrontare la finale contro Serpeverde non vuol dire che tu non possa sconfiggerlo.
A presto,
Rose


Ps: il ragazzo di cui volevi sapere è Martin Coin, Corvonero, del quinto anno. :)

 

 

Ehi Ron,
oggi sono passato da mamma e papà con Bill e Fleur. E indovina? Ginny non c'era.
È stato una specie di shock, dato che le ultime tre volte che sono andato da loro lei era sempre lì seduta in cucina con sguardo vigile, quasi minaccioso.
Ma oggi non c'era. C'erano le ragazze di Percy in compenso, lui doveva essere a lavoro.
Ma tornando a Ginny... devo dedurre che il tuo discorso da fratello maggiore abbia dato i suoi frutti? Se è così, ti faccio i miei complimenti.
Papà sta bene e ti saluta, e dice che vorrebbe vedere i tuoi figli più spesso, prima che finisca la bella stagione.
La mamma tutto sommato sta bene, ogni tanto sembra un po' stordita... ma mi è sembrata sé stessa, se capisci quel che intendo.
Beh, ci sentiamo
Charlie

 

 

Ciao,
volevo ringraziarti sai?
Ce l'ho fatta, alla fine ci sono riuscita.
Non ci sono andata da mamma.
È stato difficile, una volta uscita di casa realizzare che probabilmente anche fossi tornata alla Tana non sarebbe servito a niente.
Però ce l'ho fatta, ho cambiato direzione dei miei pensieri e sono finita al San Mungo. Qualche minuto e mi sono ritrovata nella stanza di George, che mi ha regalato un sorriso che, sinceramente, mi era mancato.
Ti senti ancora in colpa per quello che è successo a Fred, eh? È per questo forse che ti sei sentito un po' più in dovere di venire da me a darmi una scrollata.
Smettila, smettila Percy di sentirti in colpa per qualcosa su cui non hai alcun potere. E in ogni caso, con quello che mi hai detto ti sei fatto perdonare parecchie cose, direi.
Già avevo ricevuto la lettera di Ron, e stavo cercando di capire cosa fosse giusto fare. Ma è solo grazie a te se sono riuscita a fare la vera scelta.
Me lo ricorderò sempre quello che mi hai detto, o almeno ci proverò. “Chi vive senza più la forza di correre verso il prossimo obiettivo ha bisogno di aiuto, non chi finalmente ha quasi raggiunto anche l'ultimo traguardo”. Sei saggio fratello, non c'è che dire.
Personalmente, ancora qual è il mio obiettivo non lo so. Voglio vedere i miei figli crescere felici, sorridere, amare. Voglio viaggiare, andare un po' più lontano dai ricordi e poi tornare e ributtarmici dentro a capofitto. Per il resto, non lo so bene.
Ci sentiamo,
Ginny

 

 

Caro papà,
è difficile, sai? È davvero molto difficile.
Ti scrivo per dirti... per dirti quello che a voce ancora non sono riuscito a dire.
Certe volte mi sento grande, forte e gonfio di orgoglio, tipo quando riesco a fare un incantesimo al primo colpo a lezione di Incantesimi, o quando il professor Longbottom mi fa i complimenti per un tema di Erbologia.
Altre volte mi sento piccolo, insignificante e impotente. Tipo quando mi sono trovato di fronte alla preside, tipo quando c'è stata la commemorazione dei caduti nella Seconda Guerra Magica.
Ultimamente mi sento spesso così.
Da quando si è saputo della nonna, da quando tu sei all'ospedale e quando vado a letto vedo mamma nella vostra camera che piange da sola con il volto coperto.
È difficile, addormentarsi e fare sogni sereni, quando ti senti così piccolo di fronte a ciò che sta accadendo.
Mi manchi, è inutile negarlo. E manchi anche a Roxanne, te lo posso assicurare.
Ma dopo tutto quello che è successo, quando penso a te inevitabilmente penso sempre anche queste due parole. È difficile.
Sono sicuro, praticamente certo che anche tu pensi questa frase ogni notte prima di chiudere gli occhi. Credo anche io che sia complicato, faticoso e certe volte estremamente doloroso vivere, papà.
Il dolore non è una cosa che si può fisicamente condividere, ognuno ha il suo modo di sentire ed esprimere la propria sofferenza.
Ma io vorrei che me lo avessi detto che sentivi così tanto male, papà.
Vorrei che mi avessi gridato in faccia quanto male facesse chiamarmi per nome tutte le mattine e pensare ad una persona che non c'è più da troppo tempo.
Vorrei che mi avessi detto che eri arrivato al limite della sopportazione, che il pensiero che la nonna non ricordi più niente ti aveva ferito così nel profondo da lasciare una lesione tanto grande nel tuo cuore.
Sono tuo figlio.
Non sono tuo fratello, non potrò capirti come ti capiva lui. Ma voglio provarci, papà.
Quando quella sera la mamma ci ha portato al San Mungo non volevo crederci. Non riuscivo a credere che avessi mollato. Che ci avessi mollato.
Per questo volevo vederti. Volevo vedere con i miei occhi, essere sicuro che quello di cui parlavano fossi davvero tu.
Dopo tanti dubbi, tanti segreti, volevo solo la verità.
Mi sento piccolo, papà. Ho paura. E sì, sono un po' ferito anche io, dopo tutto questo.
Ma non pensare che abbia paura di te. Di te ho bisogno, non terrore.
Torna presto, ti prego.
Con affetto,
tuo Figlio

 

 

Cara Ginny,
grazie per essere venuta.
È stato bello piacevole fantastico bello passare qualche ora con te, dopo tutto questo tempo.
Tutti erano stati a trovarmi, qui al San Mungo in questi giorni, mancavi solo tu.
Tutti mi hanno guardato negli occhi, ed in tutti ho visto pietà, sentimento così controverso se ci pensi.
Credevo che guardando i tuoi di occhi, avrei trovato qualcosa di molto simile al rimprovero, qualcosa tipo rammarico, e ovviamente quella famosa pietà dedicata a coloro che non ce la fanno più ad andare avanti da soli.
E invece mi sono sbagliato. Tu non provi pietà nei miei confronti, e ti ringrazio per questo.
Non mi merito la pietà di nessuno, dopo quello che ho fatto.
Ho ricevuto poco fa una lettera da Fred. Mio figlio.
Ti rendi conto, Ginny? Io ho un figlio. Anzi, ne ho due. E una moglie. E nonostante tutto questo, avevo deciso di farla finita.
Non mi merito la pietà di nessuno, questo è poco ma sicuro. Volevo mettere fine al male che mi divorava la mente, e ne ho provocato altrettanto attorno a me.
Mi dispiace così tanto.
Ma non è per dirti questo che ti ho scritto.
È perché mi sono reso conto che, se tu non mi guardi provando una pena infinita verso di me, è perché dentro ti senti esattamente come mi sentivo io.
E allora voglio dirti quello che ho imparato da questa esperienza. Non ne vale la pena, Ginny.
Non vale la pena di rinunciare a tutto quello che di bello ci gira attorno perché qualcosa è andato tremendamente storto nella nostra vita.
Ma, come mi ha scritto mio figlio, è difficile andare avanti da soli, bisogna ammetterlo.
Però guarda quanti pezzi carta stanno sui nostri comodini, e su quelli dei nostri ragazzi.
Noi non siamo soli.
Siamo fragili, piccoli e stupidi, ma non soli.
Io da solo non ce la faccio ad affrontare tutto quello che sta succedendo a questa famiglia. E nemmeno tu, Ginny.
Ti va di provarci insieme, sorella?
Con affetto,
George

 

 

Caro George,
tuo padre ce ne ha messo di tempo per spiegarmi bene cosa era successo, nonostante l'aiuto di Charlie e Bill.
Ma alla fine ce l'ho fatta, e ho realizzato che cosa tu avessi fatto e perché.
George, tesoro, lo so che sei tremendamente triste, anche se ultimamente ci siamo visti poco una madre queste cose le sente sempre, persino una madre ormai un po'
fuori di cervello come me.
Lo so che sei triste, ma non devi abbatterti. Non devi abbatterti da solo, nel senso letterale del termine.
Che senso ha, George? Che senso ha, tesoro mio?
So che in giornata ti faranno uscire dall'ospedale, finalmente. Quando sarai fuori, se non te la senti non venirmi a trovare. So che i tuoi fratelli ti avranno suggerito di
farlo .Ti ho scritto per questo, per dirti che non è necessario.
Voglio rassicurarti, figliolo. Potrò scordare il giorno del vostro compleanno, e questo probabilmente accadrà molto presto. Potrò scordare i vostri nomi, un giorno. E forse, tra qualche mese, scorderò anche che siete miei figli.
Ma ti giuro, il mio cuore non dimenticherà. Non dimenticherà gli abbracci del mio bambino dopo una brutta caduta, il sorriso furbo del mio ragazzo amante degli scherzi e
delle marachelle, gli occhi lucidi del mio uomo. Del mio uomo a metà.
Anche io sono una donna a metà, adesso. Cos'è una persona, se non ha più tutti i suoi ricordi, belli o brutti che siano, di cui disporre?
Il mio passato diminuisce e di conseguenza, diminuisce anche il mio futuro. Perché è ciò che abbiamo passato che fa di noi quello che saremo.
Mi sono ormai rassegnata all'idea che presto qualcuno di cui non riconoscerò la faccia si prenderà cura di me, mi chiamerà per nome, mi guiderà e mi amerà senza che io me ne renda davvero conto.
Sono triste, ma solo un po'. Poi penso che in fondo, di me al mondo rimarrà il ricordo di una madre paffuta con sette bellissimi figli al seguito ed un amorevole marito. E tutto il resto non conta più.
Tu conosci il tuo passato George, lo conosci fin troppo bene.
È segnato a grandi lettere da un nome scritto a caratteri cubitali. Fred, c'è scritto in ogni scena del tuo passato. E solo lì è rimasto.
Hai paura di diventare come me, vero? Di perderlo anche nei tuoi ricordi.
Non succederà amore, te lo prometto. Non lo perderai un'altra volta. Non puoi.
Non puoi dimenticarti di lui. Perché lui è lì, tutte le volte che ti guardi allo specchio. E questo da una parte di fa male, dall'altra è un'assoluta certezza per te, lo so bene.
Guardavi lo specchio, quando lo hai fatto, vero? Quando il tuo sangue ha cominciato a sporcare il lavandino. Per evitare il rischio di perderlo, hai cercato di raggiungerlo.
Ma l'hai vista l'espressione di dolore in quel pezzo di vetro, George.
Non è così che deve andare.
Non è così che deve finire.
Io finirò la mia vita senza alcun ricordo felice a cui aggrapparmi, se non qualche singolo momento di cui non capirò il senso.
Ma tu no. Anche dovessi piano piano perdere la memoria, nessuna malattia toccherà mai Fred. Perché lui non è nella tua mente. È nel tuo cuore. E lì rimarrà sempre, insieme a tutte le altre persone che lascerai entrare.
Mi manchi tanto.
Ti voglio bene,
la mamma.

 

 

 

Angolo dell'autrice
Bentrovati in questo atteso capitolo conclusivo, in cui tutti vostri dubbi sono stati finalmente risolti e le tesi di molti sono state confermate.
Che ne dite?
Le lettere questa volta sono un po' più lunghe, perché adesso che non c'è più nessun tabù sono tante le cose da dirsi. Spero le abbiate apprezzate lo stesso.
Volevo soffermarmi un attimo sul fatto che la storia ha come avvertimento “Incompiuta”. Questo perché, come avrete capito, la storia si conclude senza indagare meglio la malattia di Molly e le sue conseguenze, perché quello non era il mio obiettivo. Il mio intento era ed è quello di dipingere le reazioni di questa numerosa famiglia di fronte ad un problema inaspettato. La solidarietà tra fratelli, l'amore tra madre e figli, il supporto dei cugini lontani. Questi sono i “protagonisti” della storia, e che cosa accadrà nel futuro probabilmente non lo sapremo mai.
Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui, detto questo la storia è davvero conclusa.

Ma attenzione!
Prima che ve ne andiate via per sempre vorrei ringraziare chiunque abbia dimostrato interesse per questo mio lavoro e che abbia contribuito dandomi la forza e il coraggio di continuare ad aggiornare.

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Red Ring
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stilosa_1998
tribute_potterhead
_imjusteri

Grazie di cuore a tutti voi, questa è stata davvero un'esperienza fantastica per me, e spero che per voi sia stata altrettanto piacevole!
Fatemi sapere se questa conclusione vi ha soddisfatti o meno, sono curiosissima (soprattutto di sapere se le vostre previsioni alla fine si sono rivelata esatte!)
Arrivederci e grazie ancora,

Mel

   
 
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