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Autore: Weird Baobab    02/08/2015    1 recensioni
《I Kriger erano dei guerrieri, una stirpe unica a cui era stato affidato dall'angelo il compito di portare l'ordine nelle Dimensioni e per farlo concesse loro di effetturare il Salto Dimensionale. Icarus, con la sua spada, il Flagello di Dio, fu colui che venne scelto dall'angelo come suo esponente. E Compeyson, la nostra cara città, è il luogo in cui questo mitico eroe ha deciso di perire.》
~Favola Kriger
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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[...] è inutile e stupido
dire che non si può sopportare
quello che il destino
ci costringe a sopportare. 
(Charlotte Brontë, Jane Eyre)


https://m.youtube.com/watch?v=7wfYIMyS_dI​
 





Si stava rimettendo i jeans aderenti, gettati dall’altra parte dello studio, a causa della foga con cui le si era avventata addosso. Lui si era solamente abbassato la cerniera dei pantaloni grigi del completo per tirare fuori il membro, una volta terminato l’amplesso si era semplicemente tirato su la zip. La stava osservando infilarsi le scarpe e darsi una veloce sistemata guardando il quasi invisibile riflesso sulla vetrata che si affacciava sulla piazza.
-Basta così- annunciò Kali mentre si allisciava il caschetto scompigliato con le mani.
-Cosa intendi?- domandò confuso, anche se sospettava a cosa si riferisse.
-L’accordo è valido ancora per un anno- gli ricordò afferrando la sua borsa di tela a sacco, con più rammendi e toppe che cuciture originali. –Vedi di ricordartelo- lo avvisò, -o so perfettamente dove trovarti e in quel caso la mia visita non sarebbe affatto per una sveltina.-Con un paio di falcate guadagnò la porta e senza concedergli ulteriori sguardi se ne tornò da Michal.
 
-Preparati ad andare in missione- la ragguagliò Augustus. Era riuscito ad attirare la sua attenzione.
-In cosa consisterebbe?-
-Di una cosa mai vista- ironizzò, -Leaper. Dai, non farmi queste domande scontate- piagnucolò infantile.
-Ma non mi dire.- Sbuffò di disappunto perché riteneva quell’uomo orribilmente penoso. -La Dimensione, la quantità di Leaper, quando si partirà. Cose così, non le cazzate che chiederesti tu.-
-Non lo so a dire il vero, entro tre giorni comunque- rifletté l’uomo con la brillantina. 
-E le altre due informazioni che ho chiesto?-
-Un branco di Leaper abbastanza numeroso, una cinquantina di elementi a Encelado.-
-Encelado?- domandò allarmata.
-È un problema? Gli enceladi ci hanno chiamato chiedendo aiuto.-
-La situazione è davvero così grave?-
-Gli enceladi sono esseri pacifici, dedicano praticamente tutta la loro vita al Kronos. La loro Dimensione si basa solamente su quello, non sanno difendersi, né tanto meno combattere.-
-Come sono fatti?-
-Non sei mai capitolata nella loro Dimensione?-
-Non ho mai avuto il piacere o l’onore.-
-Sono creature molto basse, alte più o meno la metà di noi. Sono tozze, più larghe che lunghe. In compenso sono tra i Comuni più operosi che ci siano.-
-Sembrano carini.-
Sì , lo sono, sono anche parecchio simpatici, nonostante non siano dei grandi chiacchieroni.-
-Ecome diavolo fai a dire che sono simpatici?-
-Lo sembrano dal modo in cui lavorano il Kronos.-
-Non ti facevo così imbecille, sai?- Kali  guardava l’uomo come si guarda uno sbronzo che vuole a tutti i costi dimkstrare di poter camminare dritto.
Corrucciò le labbra in maniera ridicola. -Così spezzi il mio cuoricino. Ad ogni modo tieniti pronta.-
-Lo sono sempre.- Gli strizzò l’occhio ammiccando.
-Buono a sapersi.- Il suo interesse aveva improvvisamente raggiunto livelli particolarmente elevati.
-Non farti strane idee.-
-Chi, io?- Riuscì appena in tempo a finire la sua domanda sarcastica che lei aveva lasciato il posto chiudendo la pesante porta alle sue spalle.
Kali si sentiva tale e quale a prima, era praticamente punto e a capo, la notizia dell’imminente missione l’aveva turbata, nonostante non avrebbe dovuto perché era una Kriger e quello era ciò che faceva, proteggeva le Dimensioni. Ciò che probabilmente la innervosiva era che si trattava tutto sommato di una missione abbastanza importante. Non capiva perché avessero deciso di affidarla al loro Cokriger visto che Michal alla prima missione era praticamente morta.
 
Aveva perso la cognizione del tempo ormai da parecchio, la notte e il giorno si alternavano in maniera insensata, sconnessa. Arrivava in una Dimensione che non era la sua ed era pieno giorno, trovava una Chiave e insieme ai suoi compagni finiva in una notte umida e afosa, dall’aria irrespirabile. Il Cokriger si riposava quando non aveva più energie, quando i piedi inciampavano in loro stessi o addirittura nel nulla. Alcune ferite di Michal si erano riaperte e avevano fatto infezione, nonostante tutti i tentativi della ragazza per tenerle pulite. Yriana si scusò perché i suoi poteri non avessero fatto effetto, nonostante non fosse mai successo prima. Era sempre riuscita a guarire e proprio non capiva la ragione, dato che l’aveva curata, dello scatenarsi di quella brutta infezione che spesso la costringeva a fermarsi. Era ormai chiaro a tutti che avesse una soglia della sopportazione piuttosto bassa e questo la faceva vergognare terribilmente, per qualsiasi Kriger per un po’ di pelle arrossata non si sarebbe minimamente scomposto, anzi probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto dell’infezione, della pelle che cadeva e che produceva lo stesso suono di una gelatina che cade a terra. Kali aiutava Michal il più possibile e nei momenti più disperati si sentiva in colpa per non averle insegnato lo stoicismo, ma era giusto soffrire se ci si facdva male, gioire se accadeva qualcosa di bello ed essere tristi. Era crta del fatto che avesse preso la scelta giusta e per Michal il prezzo da pagae per sapere cosa fossero la felicità, il dolore, la rabbia, la tristezza era quello. Più volte Michal aveva guardato storto Kali e di certo la discussione avuta alla corte di Ulfric non era per niente terminata.
I rami degli alberi si fondevano in un’unica gigantesca chioma e il vento caldo smuoveva le foglie facendole sibilare, l’attenzione di tutti e sei fu attirata dal rumore dallo scricchiolio di rami spezzati, un istante dopo un corpo cadde a trra da una trentina di metri con un tonfo sordo e un lamento acuto aveva iniziato a propagarsi poco più in là. Altri corpi avevano toccato trra, ma in maniera più leggera, come dopo un balzo di un metro, non di trenta. Il Cokriger si guardò e nessuno osava parlare per non attirare l’attenzione dei dodici Leaper più quello morente che stava attirando l’attenzione di qualsiasi predatore nel raggio di due chilometri. Le scelte erano due, forse te, ma la terza non dipendeva da loro, ma dalla magnanimità  dell’angelo di comparire una chiave; le altre due possibilità erano dileguarsi il più velocemente possibile senza attirare l’attenzione di quelle creature, oppure porre fine alla vita di quegli scempi che si erano messi a gorgogliare, unendosi all’amico morente in quella rappresentazione raccapricciante. Erano Kriger, la scelta era scontata. Si avvicinarono silenziosamente per non attirare l’attenzione, Kali provò a porre fine alle meritate sofferenze del Leaper caduto come un sacco di patate, ma l’erba alta e la posizione accovacciata dei Leaper non le permettevano di vederli. Con un gesto Nicolai le indicò di venire verso di lui e con indice e medio puntò gli occhi e poi un posto imprecisato più in là nell’erba, mostrandole il punto i  cui vedeva le creature. Coletrane ed Ethan provarono a girare intorno al piccolo branco affinché fosse attaccato da entrambi i fianchi. Yriana si posizionò dove prima c’era Kali e avanzò cauta. Michal venne lasciata un po’  in disparte per non aggravae la sua condizione fisica con un combattimento, era comunque promta a intervenire nel caso in cui la situazione l’avesse richiesto. Kali si inginocchiò come se avesse dovuto fare una proposta di matrimonio. Inspirò, mirò tendendo la corda. Espirò, scoccò. Colpì uno dei Leaper gorgoglianti, l’unico che si vedeva abbastanza da poterlo colpire mortalmente. Di un altro paio vedeva soltanto le braccia fatte da un’unica cicatrice da ustione. Se li avesse colpitia a un braccio, avrebbe attirato solo l’attenzione ,almeno così ne aveva ucciso uno. La freccia trapassò il collo molle della creatura, il suo gorgoglire si mozzò così come quello di tutto il resto del branco. Un suono acuto, quasi come un sibilo si diffuse nel bosco. Quindi si misero a guardarsi circospetti, per scoprire da dove fosse venuta la freccia. Un altro Leaper cadde come un birillo con un’ccetta incastrata al centro del petto grigio, malato, morto. Quanto tempo ci mise la situazione a degenerare? Mezzo secondo, indubbiamente. Cominciarono tutti a emettere il classico suono di richiamo per gli altri Leaper. Michal guardò nervosamente i dintorni  per avvistare altri Leaper che accorrr0evano al richiamo dei loro simili. Fu il momento per tutti di balzare avanti e attaccare. Nicolai ne neutralizzò uno mozzandogli di netto la gamba destra. Il Leaper stava correndo quando la gamba gli fu tagliata e provò a proseguire nella sua corsa ma non trovando l’abituale appoggio cadde, accasciandosi. La situazione si svolse molto velocemente, tutti che attaccavano tutti. I Leaper si divisero in gruppetti di due o tre elementi, ognuno aveva i propri Leaper a cui badare e Michal osservava il tutto fremendo, pronta a scattare, preparando preventivamente due coltelli, uno per mano. Voleva intervenire, così da aiutare i suoi compagni. Forse il suo sguardo avrebbe dovuto cercare nervosamente Kali e lo aveva fatto, ma quando il suo sguardo trovò la figura longilinea e ben proporzionata di Ethan, non proseguì nella sua ricerca, ma continuò a guardarlo agire, circospetto e aggraziato. Scomparve alla sua vista perché era stato coperto da alcune sterpaglie alte quasi due metri. E poi eccole lontane, ma non tanto quanto sperasse, le risposte della restante parte del branco, subito il suo sguardo fu catturato in alberi, quale metodo migliore ler atturae una controffensiva devastante, se non dall’alto? Il problema era che quegli abomini si muovevano velocemente e in silenzio dopo la risposta d’aiuto. Si decise a intervenire, correndo verso i suoi compagni. Ignorò il dolore che partiva dalle braccia, dalle cosce, dal ventre e dalla schiena. Tutto il corpo le andava in fiamme, sentendo la pelle tagliarsi.
 
Cadde pesantemente sul fianco e quandl rivide il mondo dalla giusta posizione, rimase quasi estasiata nel vedere Icarus e giganteggiare intimidatorio, ma in quel momento si rivelò confortante.
Ethan si mise in piedi e guardò anche lui quell’enorme blocco di oietra di quindici metri. Si scrollò la polvere e la sporcizia dai pantaloni neri, sui quali il pulviscolo risaltava in maniera terribilmente fastidiosa a suo parere.
-Ce l’abbiamo fatta.- Era incredula, felice. Era ancora per terra, impegnata a contemplare il primo Kriger mentre teneva le gambe raccolte, le braccia che le cingevano e il capo appoggiato sulle ginocchia.
Coletrane, Kali, Nicolai e Yriana si trovarono a guardare assorti la statua, ma come Ethan, lo fecero per poco.
-Riposiamoci un po’.- Michal protestò perché ora che erano finalmente a casa potevano prendersela con più calma, rispetto a com’era accaduto fino a due minuti prima.
-Dobbiamo andare subito a fare rapporto, prima che iniziamo a dimenticarci.- Kali le fece un cenno col mento, indicando ilpalazzo alla cui base c’era il crepidoma, il colonnato dava un aspetto antico all’edificio. A Michal venne la tremenda tentazione di descrivere le caratteristiche di quel punto d’d’incontrosi ricordava delle lezioni di Kali di storia dell’arte, nonostante le piacesse, Kali non era molto brava come insegnante teorica, anzi, era pessima.
Coletrane le si avvicinò e le allungò il braccio che afferrò e si fece aiutare a tirarsi su. Tutti insieme entrarono e a Kali venne la tentazione di andare al piano superiore e far valere la sua pseudo amicizia con il Lord Protettore, con Augustus. Kali era perfettamente a conoscenza dell’effetto reale, non quello che provava scaltramente a simulare, che gli faceva, sapeva che lei era ciò che aveva sempre voluto. Rappresentava quell’elemento di follia in quel mondo pieno zeppo di regole a cui entrambi appartenevano. Lei però era capace di trasgredire in quella realtà in cui trasgredire era praticamente impossibile, a meno che non si desiderasse finire davanti alla Corte Marziale. Corrompere il Lord Protettore, non voler più seguire lo stoicismo. Era un comportamento inusuale per un Kriger, nonostante il coraggio e l’intrepidezza fossero caratteristiche dei Kriger tutti, tutti sapevano riconoscere quale fosse il limite e anche Kali sapeva quale fosse, ma se tutti gli altri badavano bene a non oltrepassarlo, lei non si faceva il minimo scrupolo a farlo.
Uno degli Anziani li degnò della sua presenza e li invitò a seguirlo per la loro deposizione. Durò più del previsto, più di quanto fosse tollerabile. Anche Michal era indisposta da quella lunga procedura inutile. Più che un rapporto, sembrava un vero e proprio interrogatorio: ognuno in uno stanzino grigio, austero con due sedie e un tabolo di plastica. In ogni angolo dello stanzino c’era una piccola sfera nera e lucida. Telecamere.
   
 
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