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Autore: Conodioeamore    02/08/2015    1 recensioni
Neide è una ragazza di sedici anni che, a causa della partenza improvvisa del padre per Londra, si è dovuta trasferire temporaneamente nella residenza dei Mogedius, suoi lontani cugini.
In questa immensa e sontuosa villa fa la conoscenza dei cinque affascinanti fratelli, dallo sguardo magnetico.
Il riservato e impenetrabile Shaun, il severo Rhys, il perverso e sfacciato Redgrave, il pragmatico Steven e il bellissimo e possessivo Asher.
I cinque giovani rimangono subito stupiti e affascinati dalla personalità e dal carattere di Neide. La ragazza presto troverà un vecchio diario scritto dalla madre e verrà a conoscenza di un segreto che le stravolgerà completamente la vita...
© (Copyright 2015 by Martina Carlucci)
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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NEIDE Sono inchinata davanti ad un roseto. Le sue rose sono magnifiche, così decido di raccoglierne qualcuna. Vorrei abbellirci la mia stanza, sembra un po' macabra, magari qualche fiore la renderà più "viva". Dopo che Redgrave mi ha bevuto il sangue è arrivato Asher e gli ha tirato un pugno in faccia. Anche se non lo dà a vedere, tiene molto a me. Vorrei poter dire loro che sono quella bambina con la quale giocavano da bambini, ma non credo che sia ancora giunto il momento. Le parole che mi ha detto Redgrave mi risuonano nella testa, come un ritornello di una canzone preferita. «Sei stata offerta in sacrificio...» mi aveva detto. «Dalla tua stessa famiglia, da coloro che ami così tanto.» «Non può... essere vero» mi ripeto tra me. Mio padre non farebbe mai una cosa del genere. Non ne sarebbe capace. So che a lui non vanno a genio i Mogedius, però per qualche strano motivo mi ha mandato a vivere da loro. Ho il vago sospetto che sia stato ricattato. Non può essere altrimenti. «Neide» mi chiama una voce dietro di me. Steven è in piedi alle mie spalle. Ha l'aria corrucciata, chissà cos'avrà fatto. «Vorrei che prendessi quelle rose e che mi seguissi. Non mi piace che mi si faccia aspettare.» Raccolgo le rose che sono ai miei piedi e poi mi alzo da terra. Insieme a Steven mi avvio verso il cimitero. Che luogo lugubre e tetro. Mi mette un po' d'ansia. Per di più è quasi buio inoltrato. Sembra la scena di un film horror, diamine. «Come mai siamo venuti qui?» gli domando. «Le tombe sono avvolte da un'aura di mistero e dall'odore della morte» mi risponde. Mi piacerebbe tanto sapere quale sarebbe l'odore che ha la morte. «Lo trovo così piacevole, non sei d'accordo?» mi domanda. Onestamente mi fanno venire la pelle d'oca le tombe. Ma è meglio se non gli dia una risposta. Potrebbe innervosirsi di più. «Io adoro le tombe. Sono così fredde e tranquille, indifferenti al terrore.» Si ferma davanti ad una tomba fatta in marmo grigio. È molto semplice, non ha nemmeno una foto. «Mia madre riposa qui.» Cavolo in momenti come questi non so' mai cosa dire. «Allora tua madre è...» Steven non mi dà la possibilità di finire la frase. «L'ho uccisa io» mi dice secco. La sua risposta mi lascia molto sorpresa. Il ragazzo si volta verso di me, il suo sguardo è inquietante. E molto. «L'avresti detto? Anche se non ha molta importanza. Per favore lascia qui le rose.» Faccio come mi dice, e poso il mazzo di rose accanto alla sua tomba. «Allora, io vado» gli dico voltandomi per tornare alla villa. Questo posto inizia a farmi paura. Non devo farmi prendere dal panico, però. Perché lui l'avvertirebbe. «Sei davvero egoista.» «Eh?» «Ti ho invitata appositamente qui, ma te ne vai nell'istante in cui qualcosa ti contraria. Ne hai di coraggio!» urla come un pazzo. Prende il bouquet di rose e inizia a sbatterlo contro la tomba della madre. «Fermati. Non devi...» balbetto. Sono molto spaventata, ma anche infuriata da questo suo comportamento. Steven lascia andare le rose e si gira verso di me. «Non devi darmi ordini stupida mortale!» «Ma questa è la tomba di tua madre, no?» «Credi forse di potermi capire?» continua ad urlarmi. Effettivamente non posso capirlo. Si anch'io ho perso mia madre, ma non sono stata io ad ucciderla. «Mi dispiace» gli dico. «È stancante quanto ti scusi, perciò evita di farlo! Godi ad ingannare gli altri?!» Indietreggio mano a mano che il vampiro avanza verso di me. Inciampo in un rialzo di marmo e cado a parte indietro. Il ragazzo inizia a ridere come un paziente del manicomio. Okay, ora sono veramente terrorizzata, merda. «Sei veramente incredibile, Neide! Dovresti vederti quanto sembri patetica!» esulta divertito. Patetica io? Si abbassa e mi guarda dritta negli occhi. «Forza, mettiti a strisciare per terra e piangi come la misera ragazza che sei. Potrei arrivare a perdonarti.» Continua a ridere, ed io continuo ad innervosirmi. Senza contare anche che i miei capelli si sono sporcati di terra e che li dovrò andare a lavare di nuovo. «Mi... dispiace» balbetto. Non so cos'altro potrei dirgli. Steven smette improvvisamente di ridere. «Sei così dolce. Basta così.» Mi salta a dosso e mi spinge con le spalle al suolo. «Kaden!» Inizia ad avvicinarsi a me. «Smettila!» esorto. «Giusto, se alle donne umane non viene dato un bacio prima di essere soddisfatte, diventano stizzose.» Ma che cazzo sta dicendo questo malato?! Non vorrà baciarmi, mi auguro. «Che stai dicendo?» «Voi donne siete una tale seccatura» dice avvicinandosi alle mie labbra. «Fermati» riesco a dirgli prima che le sue labbra si posano sulle mie. Ha un sapore strano. Sa di... sangue. Almeno credo. Giro la faccia, in modo da togliermi dal bacio. Lui non dice niente, perché inizia subito a mordermi il collo. «Odori di qualcosa che ricordo. Perché... il tuo odore mi è così familiare?» esorta mettendosi a ridere come un pazzo. Forse perché siamo mezzi imparentati? Il vampiro riprende a bere, ma questa volta mi fa più male. «N-no, così mi fai male!» mi lamento. «Steven...» «Hai ragione» mi dice iniziando a passare una mano tra i miei capelli. «Devo metterti a tuo agio. Sei talmente deliziosa.» «No, St-Steven. Ti prego, smettila.» «Non ti lascerò andare» mi sussurra all'orecchio. Quando finalmente il ragazzo mi lascia andare mi sento troppo debole per camminare. Mi ha quasi prosciugata del tutto. Per fortuna che le mie ferite guariscono più velocemente di quelle dei comuni esseri umani. Altrimenti sarei spacciata. Mi avvio molto lentamente nella mia camera da letto. Ho bisogno di riposarmi, anche se prima dovrei farmi una doccia. Non m'importa. Mi butto sul letto. Sono letteralmente sfinita. Tant'è che non ci metto tanto a prendere sonno.
   
 
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