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Autore: NeNe97    03/08/2015    1 recensioni
Shane Water è una ragazza solitaria e con un carattere difficile.
La sua infanzia l'ha segnata nel profondo, costringendola ogni giorno a lottare contro i fantasmi del passato.
Ha una famiglia, quasi, perfetta: una madre e tre fratelli gemelli che farebbero di tutto per lei.
Quando la sua vita sembra ormai essere fatto solo di ricordi dolorosi, Shane dovrà trasferirsi da Los Angeles a Milano. Ed è lì che qualcosa cambierà. Una ragazza sconvolgerà lentamente la sua esistenza, facendole dubitare di aver mai saputo cos'è il vero Amore, prima di averla incontrata.
Riuscirà finalmente a essere felice, a lasciarsi tutto alle spalle?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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-Che ne dite della nuova casa?- la mamma era dir poco eccitata. Non la vedevo così felice da molto tempo. 
Eravamo appena arrivati a Milano, dopo ore e ore di volo infinite. 
Io ero sfinita. Non mi piaceva viaggiare in aereo. Ti si tappavano sempre le orecchie e le continue turbolenze non mi avevano fatto quasi mai chiudere occhio. 
La stessa cosa non si poteva dire di Cameron, aveva dormito tutto il viaggio. Era una cosa impressionante, russava pure. Era seduto vicino a me e non mi aveva fatto per niente compagnia, mentre accanto a me c'era un vecchio che non la smetteva di tossirmi in faccia. Sperai solamente che non mi avesse attaccato qualche influenza. 
La mamma era seduta dall'altra parte del treno e l'unica volta che mi sono fatta coraggio per andare in bagno, l'avevo vista parlare amichevolmente con un uomo. 
Rose e Julian erano seduti due file dopo di noi. Inutile dire che Rose ha passato tutto il tempo a leggere e studiare qualcosa. Anche in aereo non si staccava mai da quei dannati libri. 
Julian non so cosa abbia fatto, probabilmente ha ascoltato la musica o ha messaggiato con Lily, sua morosa. 
Per fortuna che per un bel po di tempo non devo più mettere piede in aereo. Si spera, per lo meno.
-Che è una casa..? - rispose Cam grattandosi la testa. La sua bocca si aprì in un enorme sbadiglio.  
Aveva ancora sonno, dopo che si era fatto quasi 10 ore di sonno. Era incredibile. 
-Complimenti, sei davvero perspicace! - lo prese in giro Rose. Cam le fece il verso, come al suo solito. Erano come il gatto e la volpe, quei due. 
-Carina, mi piace.- risposi io. 
La mamma si era impegnata tanto a cercare una casa qui in Italia. 
Ci siamo dovuto trasferire da Los Angeles per lavoro suo. Non potevamo fare altrimenti.
Non è stato facile lasciare tutte le cose che avevamo li, ma dovevamo farlo. La mamma faceva i salti mortali per farci stare bene e non farci mancare niente. 
Il minimo che potevamo fare io e miei fratelli era apprezzare quello che faceva per noi.  
Certo, avevamo lasciato tutti i nostri amici a LA, ma non importava. 
La mamma mi sorrise, ringraziandomi silenziosamente. 
La vedevo che era un po più rilassata adesso. 
-Non mi dire che dovremmo dividere le camere.- disse Julian preoccupato. 
Entrammo in casa. Era una villetta piccola, già arredata. Al piano di sotto c'erano la cucina, una bagno, il salone. Mentre in quello di sopra tre camere e un altro bagno.  
Tutto sommato era discreta. 
-E invece si, tu e Cam potete stare insieme.- rispose la mamma. 
Inutile dire che i ragazzi presero la camera più grande. 
Questo voleva dire che io dovevo dividere la camera con Rose. 
Fantastico. 
Non che non andassi d'accordo con lei, anzi avevamo un buonissimo rapporto. Solo che avevamo un concezione diversa di ordine.  
Lei era fin troppo maniacale nel mettere a posto ogni cosa, sospettavo che soffrire di un qualche disturbo ossessivo compulsivo. Mentre io era una che non ci badava troppo se le cose stavano a posto. Forse era un pochino disordinata. 
Prevedo che sarà una lungo convivenza. 
In silenzio mettemmo a posto le nostre valige. 
Ci dividemmo in due l'armadio, per modo di dire visto che lei si era presa quasi tre quarti. Aveva il doppio dei miei vestiti. 
-Hai sentito Mark?- mi chiese ad un certo punto, mentre stavo sistemando i libri su una mensola. 
Mark era il mio migliore amico, se così si poteva definire. 
Negli ultimi mesi mi ero allontanata da lui. Dopo quello che era successo con Juliette, avevo bisogno di restare da sola. Ma questo lui non lo aveva capito. Continuava a dirmi che dovevo parlare e sfogarmi, che non mi faceva bene chiudermi. 
Ma come potevo parlare con lui, quando già sapevo che non mi avrebbe capito? Nessuno poteva capire come mi sentivo. 
Così si è offeso e non mi ha più parlato. Per due mesi. 
Mi ha solo salutata il giorno prima di partire. Poi basta. 
-No.- risposi secca continuando ad impilare i libri. Non pensavo di averne così tanti. Lei si sedette sul letto. 
-Potresti mandargli un messaggio. Sono sicura che gli farebbe piacere nonostante tutto.- disse. 
Era più forte di me, non lo avrei mai fatto. Avevo troppo orgoglio. E poi sinceramente, se ce l'aveva con me non sapevo che dirgli. Non ero io quella che ha sbagliato. 
Avevo veramente una montagna di libri.
Sospirai stanca.
-Non penso proprio. E comunque non ho niente da dirgli.- risposi freddamente. 
È vero, non ci avrei più parlato con Mark. E forse era meglio così. Però faceva male, tanto. 
Con lui avevo trascorso i momento più belli della mia vita fin'ora. Lo conoscevo da quando ero piccola, era come un fratello per me. O almeno io lo consideravo tale. Ma a quanto pare lui no. Se no non mi avrebbe abbandonata così. 
-Shane.- mi chiamò. Quando usava quella voce profonda voleva dire che era prossima farmi uno dei suoi discorsi. 
Mi venne vicino facendomi voltare verso di lei. 
-Se non vuoi più sentirlo, va bene. Sai come la penso. Ma adesso che sei qui a Milano puoi costruirti un'altra vita. Lasciarti dietro tutto quanto. Puoi essere felice.- mi disse mettendomi le mani sulle spalle. 
Dalla sua voce si capiva che ci stava male. Stava male per colpa mia. Perché non riesco nemmeno a far star bene le persone che ho intorno?
-Non so se ci riuscirò. Io...- mormorai con un fil di voce. 
Tutto quello che volevo fare era scappare. E non pensare a niente e nessuno. 
Volevo essere invisibile. 
Un sorriso di incoraggiamento fece capolino sul suo viso. E fu in quel momento che scoppiai a piangere. 
Iniziamo bene, neanche un'ora in Italia e già piangevo. 
Rose mi strinse in un abbraccio accarezzandomi i capelli. 
Mi odiavo. Non ero capace di essere felice. O almeno di fingere. 
-Ehi, non fare così... Ti prego.- mi sussurrò ad un orecchio. Aveva la voce rotta dal pianto, anche lei. 
Rose era l'unica persona che poteva capirmi in un certo senso. Era l'unica persona con cui potevo sfogarmi. 
Mi aggrappai a lei. Strinsi la sua maglietta con tutte le mie forze, come se fosse la Mi unica ancora di salvezza, soffocando i singhiozzi sul suo collo. 
Con la mamma cercavo sempre di sembrare felice, non volevo farla preoccupare. Non me lo sarei mai perdonato se sapevo che anche lei soffriva a causa mia. 
Mentre con Cameron e Julian non riuscivo a parlarci. Certo, sapevano tutto, ma non mi avevano mai vista piangere. 
Era più forte di me, non riuscivo ad aprirmi con gli altri. Più ci provavo più fallivo nell'intento. 
-Shane...- sussurrò Rose non smettendo di stringermi. 
Dovevo calmarmi. Non era normale che avessi un crollo emotivo così all'improvviso. Che ero depressa? Forse. Anzi, già sapevo di esserlo.
Piano piano rilassai i pugni sentendo il mio respiro tornare quasi regolare. 
Sii ottimista, mi ripetevo nella mente. 
Mi staccai da lei asciugandomi con la manica della felpa la faccia dalle lacrime.
-Ce la faremo insieme. Te lo prometto.- mi disse sistemandomi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Mi guardava con uno sguardo così dolce che non potei fare altro che sorriderle. 
-Grazie.- fu tutto quello che riuscii a dire. 
Dovevo molto a lei. Mi ha sempre aiutata, in qualsiasi momento della mia vita. 
Se non ci fosse lei adesso chissà che fine avevo fatto. 
-Ragazze, avete per caso visto..- la porta della nostra camera si spalancò all'improvviso facendo entrare Cam e Julian. 
Si bloccarono appena mi videro. Come se avessi scritto in fronte che avevo appena pianto. 
-Che è successo?- chiese subito Cameron inclinando la testa da un lato. 
Non ebbi neanche il tempo di rispondere che Julian avvampò dalla rabbia. 
-È stato Mark? Giuro che prendo il primo aereo per Los Angeles e lo ammazzo!- ruggì, come era solito fare. Stava veramente per uscire.
Adoravo questo lato di lui, così protettivo.
-Jul, no fermo. Non ha fatto niente lui.- Lo fermai. 
Lui mi guardò assottigliando gli occhi. 
-Non è successo niente.- ribadii cercando di rassicurare i due. 
-Bhe, non si direbbe...- commentò Cam per la prima volta serio. 
Non mi andava di spiegare loro tutto, anche se infondo già lo sapevano. 
Possibile che devo sempre essere io quella problematica? 
-Momenti fra sorelle, non potete capire.- arrivò in mio soccorso Rose. 
In fondo aveva una bella famiglia. Non potevo di certo lamentarmi per certi versi. 
Solo il fatto di avere dei fratelli così mi sarebbe dovuto bastare.
  
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