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Autore: lirin chan    26/01/2009    5 recensioni
Inferno, Io sono il mio Inferno. Inferno, Io sono la mia Solitudine. Inferno, Io sono la mia Colpa. Inferno, Io sono all'Inferno. Inferno, Io sento Freddo. Inferno, Scaldami. (SasuXNaru)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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··**··Cold Hell··**··


Capitolo Sesto

Nocturne

Notturno


Per sua natura la musica non può spiegare niente:

né delle emozioni, né dei punti di vista, né dei sentimenti.

Essa non spiega che se stessa.

I. Strawinkij



"Sas’ke! Sas’ke!"

"Che c’è?"

"Un supermercato, hai visto?! Troppo bello! Guarda quante persone! C’è pure uno che ti somiglia!... Ah, no è uno vestito da gatto!... Sai che l’animale che ti somiglia di più è il gatto, Sas’ke? Sei schivo, altezzoso, ma anche elegante e hai uno sguardo fine ed affilato... Sì, sì proprio un bel gatto nero!... Somigli anche nell’odore, ai gatti! Posso chiamarti SasuNeko Chan?! Dai, dai è carino!... SasuNeko Chan! SasuNeko Chan!"

"Usuratonkachi, vuoi stare zitto per cinque minuti e smettere di sparare stronzate?!"

"Ma SasuNek.."

"E piantala con quel nomignolo!"

Una risata di scherno li fece zittire.

"Su, su Sasuke Kun! Per Naruto Kun, questi viaggi in macchina sono gli unici momenti in cui può vedere il mondo! Sii comprensivo!" Disse Kakashi, mentre guidava.

Erano partiti presto. Quando Sasuke si era svegliato le valige e gli scatoloni erano già tutti caricati nelle macchine.

"Procederemo in questo modo: Lee, TenTen, Temari e Kankuro andranno nella prima macchina e partiranno per primi; Ino, Hinata, Shino e Shikamaru nella seconda e partiranno per secondi, Naruto Kun, Uchiha San e Kakashi San andranno nella terza e partiranno per terzi e, per ultimi, andranno Kiba e Gaara. Il percorso lo sapete. Questo è uno spostamento ad alto rischio, siate prudenti. Io vi precederò alla Base per controllare le ultime cose ed eventuali problemi che non avevamo calcolato durante il percorso. Buona fortuna"

Questo era stato il discorso chiaro e conciso di Neji.

Ancora non aveva capito perché fosse stato lui a dare gli ordini. A ragion di logica, non dovrebbe essere la Guardia Scelta, ovvero colui più vicino al moccioso, a comandare? Ma non aveva osato ribattere. Il petto gli faceva male solo a respirare, figuriamoci a intrattenere una conversazione su chi deve comandare.

Così Sasuke si era trovato nel solito abitacolo della Merçedes con un ragazzo iper euforico che non faceva altro che chiamarlo per qualsiasi cosa. Si malediva per avergli dato il permesso di avere così tanta confidenza con lui.

Ma adesso che Kakashi gli aveva detto quelle parole, si sentiva un po’ in colpa. Sapeva che Naruto non poteva uscire, era chiaro che fosse eccitato solo al pensiero di essere in una macchina e di poter avere solo la sensazione della vita vera.

"Manca ancora molto?" chiese il moro.

"Non tanto, un ora al massimo"

"Kakashi San! Com’è la nuova casa?! L’ha vista?!" Si intromise la volpe.

Kakashi sorrise da sotto la maschera.

"è molto grande, spaziosa, in mezzo ad un fitto bosco e lontano dai centri abitati. Il più vicino è a 20 chilometri ed è solo un piccolo villaggio. Il giardino è enorme. Non credo ci saranno problemi nel farti stare un po’ fuori sai, Naruto Kun?"

A quelle parole gli occhi azzurri del ragazzo cominciarono a brillare.

"Davvero?! Oh, che bello! Non vedo l’ora d’arrivare!"

Si fiondò di nuovo al finestrino per osservare l’esterno. Per lui, quello, era un sogno. Quando si spostavano, di solito, utilizzavano dei furgoni antiproiettile, che come unica fonte di luce avevano una lampadina e una piccola finestra in alto con una inferriata. Erano scomodi e, spesso, puzzavano.

Questa volta, invece, avevano deciso per qualcosa di più informale. Delle macchine apparentemente normali, ma che in realtà erano piene di ogni tecnologia.

Poteva osservare, da dietro i vetri antiproiettile, la vita che lo circondava. Salutava ogni bambino che vedeva quando si fermavano a qualche semaforo. Loro, gli rispondevano con un sorriso. Perché loro non sapevano cos’era in realtà.

Fece un sorriso amaro.

"L’ignoranza è proprio una bella cosa..." Mormorò.

"Che hai detto?" Chiese Sasuke, avendo sentito un bisbiglio proveniente da lui.

"No, nulla" Liquidò Naruto, con un movimento della testa.

Man mano che la macchina percorreva la strada, le case cominciavano a diventare via via sempre più rade e la vegetazione più fitta. Alti alberi cominciarono ad apparire e la strada si faceva tortuosa.

Si voltò verso Sasuke. Lui sembrava non accorgersi di nulla, perso in quali oscuri pensieri.

Sorrise. In effetti lo aveva visto spesso perdersi nei suoi pensieri da quando erano saliti in macchina. Forse era una sua abitudine. Forse, solo in quei momenti si sentiva libero di perdersi in essi. Come se, non dovendo badare a dove andava, potesse dedicarsi ad altro. Ricordi, magari. O, semplicemente, pensieri vaganti che andavano e venivano come piccole piume trasportate dal vento.

Ridacchiò. Probabilmente, era una versione troppo poetica per uno come lui.

Spostò lo sguardo su Kakashi. Era sempre stato gentile con lui, anche dopo quello che gli aveva fatto. Sapeva che aveva una ragazza, o almeno fino a qualche tempo fa. Era da un po’ che non ne parlava più. Forse la ragazza non aveva sopportato tutte quelle cicatrici.

Abbassò gli occhi, colpevole. Stava distruggendo la vita a troppe persone. Avrebbe voluto scomparire.

"Baka Kitsune" Sentì la voce di Sasuke chiamarlo. Si voltò verso di lui, prestandogli attenzione. "Non è che ti sta per prendere uno dei tuoi attacchi assassini, vero?" Chiese, dubbioso.

Lui sgranò gli occhi. Mai nessuno aveva parlato così liberamente dei suoi stati di depressione rabbiosa, come li definiva.

Scosse la testa.

"No"

"Fammi un favore. Quando ti prendono quegli attacchi da moglie isterica pazza, avvertimi. Così arrivo con una bella dose di morfina, capito?" Disse, minaccioso.

Ghignò.

"Dubito che potresti solo avvicinarti a me con una qualsiasi cosa appuntita e dubito anche che la morfina mi farebbe qualcosa" Disse, con vece scettica.

"Ma sai un essere invulnerabile, per caso?"

"Più o meno" disse ridacchiando.

"Io le volpi non le capirò mai" Borbottò l’altro tornando a guardare fuori.

Quasi subito sgranò gli occhi e si fiondò vicino all’orecchio di Kakashi.

"Questa strada mi sembra un po’ troppo familiare..." Gli sibilò mentre l’altro ridacchiava, forse un po’ nervoso.

"Sarà una tua impressione, Sasuke Kun.."

Questa risposta lo fece, se possibile, irritare ancora di più il ragazzo.

"Non è una mia impressione, rispondimi seriamente!"

"Suvvia, Sasuke Kun non è il caso di scaldarsi tanto. Lo sai che succede spesso.."

"Ma di solito si avverte, anche per cortesia!"

"Hanno avvertito..."

"Ma quando?!"

"Stamattina hanno chiamato a casa"

"Ma di solito si chiama il proprietario!"

"Non è il caso di farne una tragedia. Sono sicuro che non te ne accorgerai nemmeno!"

"Lo spero, Kakashi! Sai che odio la confusione!"

Più che altro odiava che la gente si impicciasse dei fatti suoi senza nemmeno avere la decenza di chiedergli il permesso. Sperava almeno che Koyuki avesse messo in ordine alcune cose.

Intanto Naruto continuava a guardare fuori, notando quanto fossero ormai lontani dall’ultimo paesino che avevano incontrato.

La macchina cominciò a rallentare quando si trovò davanti ad un enorme cancello in ferro battuto. Nell’intricato intreccio del ferro si poteva distinguere due ventagli, ognuno in un anta del cancello. Le alte mura che lo costeggiavano sembravano spesse ed erano ornate in cima con spuntoni di ferro.

Kakashi si fermò vicino al cancello, tirando poi giù il finestrino. Suonò un campanello elettronico ed aspettò.

"Ma dove siamo?" Chiese Naruto a Sasuke, ma ricevette solo un occhiata irritata con tanto di sbuffo.

Si ritirò nel suo seggiolino, impaurito. Quel ragazzo era un gatto furioso in quel momento.

Dal citofono si sentì una voce allegra.

"Residenza Uchiha, in cosa posso servirla?"

"Kakashi Express, ho due pacchi esplosivi da consegnarvi... E uno sta per esplodere davvero" Disse notando dallo specchietto retrovisore la faccia irritatissima del moro.

Per un attimo non si sentì nessuna voce.

"... Bentornato Sasuke Kun..." Si sentì che la voce era leggermente impaurita.

Il moro si sporse sul sedile davanti e poi fuori dal finestrino, schiacciando l’uomo al voltante.

"Koyuki! Dopo facciamo i conti!" Esclamò al citofono per poi ritornare al suo posto, ancora più irritato.

Si sentì un sospiro provenire dall’apparecchio.

"Vi faccio entrare"

Lentamente il maestoso cancello cominciò ad aprirsi.

Kakashi fece ripartire la macchina e lo superò.

Naruto si voltò indietro notando che il cancello aveva ricominciato a richiudersi, sempre con la stessa lentezza e altezzosità.

Tornò al suo posto dando un’occhiata al moro che fumava di rabbia.

"Così... Andiamo a casa tua?"

Lo sguardo che Sasuke gli lanciò fu l’unica cosa che, anche negli anni a venire, gli fece venire veramente paura.

Si raggomitolò su se stesso e cominciò a guardare fuori, di nuovo.

Il paesaggio non era cambiato molto. C’era ancora il bosco, anche se sembrava un po’ più curato e meno fitto. Dette uno sguardo all’orizzonte notando con stupore che ancora non si vedeva la casa.

"Kakashi San, ma quanto manca?" Chiese all’uomo, dato che il padrone di casa non era momentaneamente disponibile.

Vide l’uomo pensarci un po’.

"Credo... Una mezz'ora..."

Naruto non sapeva se essere sorpreso o scocciato perché doveva stare ancora rannicchiato in quell’abitacolo. No questo non poteva sopportarlo! Doveva uscire! Adesso!

"é diritto per questa strada?"

Kakashi annuì, sovrappensiero e prima ancora che se ne potesse rendere pienamente conto si ritrovò Naruto davanti a lui che correva.

"Io vi precedo!"

E corse più veloce sparendo alla vista.

I due rimasti nella macchina sospirarono, non dandogli peso.


Arrivarono venti minuti più tardi. Davanti a loro l’enorme residenza della famiglia Uchiha si ergeva tra siepi finemente lavorate, fontane e statue quasi sicuramente tutte originali.

"Vedo che mantieni ancora la ricchezza della casa, nonostante tutto" Disse Kakashi, fermandosi accanto ad altre macchine nere.

"Mia madre non avrebbe mai voluto che andasse in rovina. Fosse per me, l’avrei già abbattuta anni fa." Disse Sasuke scendendo di macchina.

Alzò lo sguardo verso l’enorme villa in stile occidentale. I muri dipinti di un bianco candido, le finestre che riflettevano la luce del sole, i balconi da dove si era affacciato tante volte ed infine la porta d’ingresso chiusa.

Eppure quella casa l’aveva sempre vista come una prigione. La sua prigione. Ricordi che gli soffocavano il respiro erano sempre pronti a catturarlo per trascinarlo sempre più a fondo e l’oscurità si faceva sempre più fitta mentre scendeva. Eppure non trovava altro posto dove essere più libero.

In un modo o nell’altro era incatenato a quella casa e non poteva scappare.

"SasuNeko!"

Non si era nemmeno accorto che la porta della casa si era aperta e che un certo biondino gli stava correndo incontro.

"Casa tua è immensa! Sei ricchissimo!" Esclamò stupito. "E poi hai un giardino immenso! È un bosco! Sei proprietario di tutta la montagna?!"

"Sasuke Kun!" Un’altra testa bionda scappò dalla casa correndogli incontro, Ino Yamanaka. "Ben arrivato! Abbiamo quasi finito con l’installazione di tutti gli apparecchi ed entro sera potremo contattare con il Consiglio" Disse, sorridendo orgogliosa. Probabilmente aveva lavorato molto.

Il moro annuì, rabbrividendo pensando a quanto la sua vita sarebbe cambiata d’ora in poi.

"Ne, ne! Sas’ke! Qual’è la mia stanza?! Voglio vederla! Voglio vederla! Oppure posso scegliere quella che mi pare?! E la tua dov’è?! Voglio quella più vicina alla tua!"

Guardando il biondino che continuava a parlare constatò che anche la sua sanità mentale sarebbe cambiata d’ora in poi.

"Baka Kitsune! Sta zitta!"


··*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*···*··


Crollò sul letto della sua camera buia, esausto.

La giornata era passata in maniere stressante per uno che odia avere gente intorno. Ogni dieci passi contati veniva fermato da qualcuno che gli chiedeva dove mettere questo e quello, per non parlare di Koyuki che si era ‘misteriosamente’ eclissato chissà dove.

Anche se sospettava di sapere dove. Infondo, anche senza un ordine preciso, sapeva che quella roba doveva essere nascosta accuratamente. E per questo lo ringraziava.

Mai lo aveva giudicato e mai aveva cercato di fermarlo dal suo intento, anche se Sasuke sapeva benissimo che il vecchio maggiordomo non approvava. Ma non poteva tirarsi indietro perché dentro di se sapeva che quella strada era giusta.

Provò a chiudere gli occhi, tentando di dormire, ma un martellante dolore alla testa non lo lasciava andare da quando era tornato a casa. Sospettava che la colpa fosse di una stupida volpe chiacchierona che lo aveva perseguitato per tutto il giorno. Non credeva possibile che una persona potesse parlare così tanto.

Che fosse uno dei poteri derivati dal gene di volpe?

Controvoglia, si alzò dal letto deciso a scendere in cucina per cercare qualcosa che gli facesse passare il dolore.

Silenziosamente, per non svegliare gli altri che dormivano un po’ ovunque, uscì dalla stanza. Nonostante la confusione tutti avevano lavorato sodo e velocemente. Questo gli faceva capire sia quando fossero bravi nel loro lavoro ed abituati a continui spostamenti. Doveva fare del suo meglio per essere alla loro altezza.

Si avvicinò alla grande scalinata che conduceva al piano inferiore. Come sempre, un brivido gli corse lungo la schiena. Lì i suoi genitori erano stati uccisi.

Ma il suo sguardo non mutò, soppresse quei sentimenti ad andò avanti, scese le scale e si lasciò dietro i ricordi.

Fu in quel momento che lo sentì. Note di pianoforte si libravano nell’aria attutite dai muri e amplificate dal silenzio della notte.

Fermo sulle scale di casa, appoggiato leggermente allo scorrimano, ascoltò le lente e struggenti note di un Notturno di Chopin. Il ritmo a volte lento ed altre incalzante. Il suono delicato, pungente, lento, ammaliante lo inchiodò in quella posizione. Non curante di chi suonasse o perché, stette ad ascoltare il dolore e la solitudine che suonavano insieme alle note in un lento girare di dita. Si immergeva sempre di più in un anima non sua, scoprendo sempre più cose in comune con la sua.

Chiuse gli occhi senza accorgersene nemmeno, abbandonò la mente e si fece guidare dagli alti e bassi, dalle note certe volte quasi inudibili, da far credere che la musica fosse finita, da altre ancora che rimbombavano in tutta la casa facendoti sussultare il cuore, come una spinta verso l’ignoto.

Poi, come in un sogno di cui si comincia ad intravedere la fine, le note pian piano si affievolirono. Le ultime note di un notturno sbrano sempre le ultime parole sussurrate di una madre al suo bambino. Talmente dolci e piene d’amore, ma dolorose da lacerarti l’animo.

Quando nella casa il silenzio tornò sovrano, Sasuke non poté far altro che aprire gli occhi e guardarsi indietro mente un languore al cuore gli appesantiva il petto.


NdLirin: Dio! Era da una vita che non aggiornavo! XD Vi sono mancata?! Mha, speriamo almeno un pochino di sì! ^^ Passando a parlare del capitolo... Io adoro la parte del pianoforte! Adoro Chopin, di conseguenza non potevo non metterci qualcosa di suo! ^_^ Chiunque volesse ascoltare il notturno di cui parlo può andare liberamente qui http://www.magazzini-sonori.it/esplora_contenuti/autori_esecutori/notturno_diesis_minore.aspx ^^

Comunque ringrazio chi a commentato!

Lasciateci un commentino! ^_^

Bye!


   
 
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