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Autore: Lucy Farinelli    26/01/2009    2 recensioni
Dopo "Tutto in una notte", ecco la long-fic che vi avevo preannunciato. Harry, Ron e Hermione hanno lottato contro Lord Voldemort e lo hanno sconfitto. Tuttavia, le sfide non sono finite: un matrimonio si profila infatti all'orizzonte. Tra ritorni dal passato e vecchie abitudini dure a morire, fic in rosa che non tiene conto degli avvenimenti del 7° libro.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 13
Non tutti ce l’hanno fatta

Inutile dire che l’umore, quella sera, non fu dei migliori.
Ci volle del bello e del buono per convincere Hermione a rientrare e venti minuti per persuadere Ron a sedersi a tavola e, anche se con gli altri si comportarono normalmente, i due non si rivolsero la parola per tutta la cena.
Quando arrivò l’ora di andare a dormire, Hermione si trasferì nella ex camera di Charlie.
L’unico avvenimento degno di nota nei giorni successivi fu la visita della professoressa McGranitt.
Si presentò alla Tana due giorni dopo il litigio, di pomeriggio, mentre Hermione chiacchierava volutamente del più e del meno con Ginny, giocherellando intanto con Arnold la Puffola Pigmea, e i ragazzi erano impegnati in una tranquilla partita di Quidditch nel campetto dietro casa.
Ginny era rimasta con Hermione perchè aveva notato che, ultimamente, l’amica se ne stava parecchio per conto proprio a leggere o a studiare.
La McGranitt chiese di poter parlare un attimo in privato con Hermione di una cosa importante, sostenendo di avere poco tempo a disposizione, e le due rimasero a confabulare poco distanti sotto gli occhi curiosi di Ginny e Arnold.
La ragazza vide Hermione ascoltare attentamente l’insegnante e poi scuotere la testa; poco dopo, le due tornarono e, dopo essere passata a salutare la signora Weasley con un’espressione indecifrabile sul viso, la McGranitt si Smaterializzò.
Hermione tornò da Ginny senza una parola e, quando l’amica le chiese spiegazioni, se ne uscì con un “Niente di particolare. Mi ha solo chiesto se ero interessata a portare una testimonianza a Hogwarts, ma le ho risposto di no” e tornò al libro che stava sfogliando.
Ginny non insistette, ma quella sera, in camera di Ron con Harry, informò i ragazzi dell’accaduto, proprio mentre Hermione parlava da sola in cucina con il signor Weasley.
Ron distolse lo sguardo e si dedicò con attenzione ad un buco del copriletto, mentre Harry preferì non commentare, visto che ogni volta che si tirava in ballo l’argomento Hermione, Ron tendeva a far esplodere qualunque cosa nel raggio di mezzo metro.
Più tardi, però, in camera loro, Harry convenne con Ginny sul fatto che fosse alquanto strano che Hermione stesse da sola con il signor Weasley.
‘D’accordo che papà lavora al Ministero e ne sa abbastanza di come vadano le cose lì anche per via dell’Ordine, ma non è che se ne intenda più di tanto di Auror, se è questo che cerca Hermione,’ commentò Ginny, infilandosi sotto le coperte.
‘E’ troppo impegnato a giocare con le sue cianfrusaglie babbane.’
‘Credo anche io che volesse discutere del suo futuro come Auror, o altrimenti non si spiegherebbe il fatto che abbiano voluto rimanere da soli a tutti i costi,’ aggiunse Harry, rivolto verso la finestra.
Si stropicciò la cicatrice, più per abitudine che per fastidio; da quando Voldemort non c’era più, aveva smesso di fargli male.
Ginny non rispose; si stese con un sospiro e si voltò su un fianco, verso la parte centrale del letto.
Harry si allontanò dalla finestra e si abbandonò, sfinito, sul materasso accanto a lei, abbracciandola e chiudendo gli occhi.
Tutta quella tensione gli aveva fatto venire il mal di testa.
Se non fosse stato per qualche piccolo particolare, avrebbe giurato di trovarsi ancora a Hogwarts.
Ma perchè non la piantavano una buona volta?
Cominciava ad essere stanco di tutte le loro liti; dopo quella al sesto anno, aveva raggiunto davvero il limite.
Harry appoggiò la guancia sui capelli di Ginny e si addormentò.

***

La situazione non migliorò nemmeno la vigilia del matrimonio.
Harry aveva addirittura notato che quando Ron e Hermione erano soli (cosa che cercavano di evitare il più possibile) si lanciavano frecciatine velenose che costringevano inevitabilmente uno dei due a lasciare la stanza.
Di nuovo, Harry si era ritrovato a trascorrere il proprio tempo in compagni di due persone che non si guardavano neanche e, di nuovo, era stato costretto a passarne più della metà con la bocca sigillata, deciso com’era a rimanere amico sia di Ron che di Hermione.
La sera del 30 giugno, Fred e George ebbero la bella idea di festeggiare al Paiolo Magico l’addio al celibato di Harry, insieme a Ron, Bill, Charlie, il signor Weasley, Lee, Lupin e Hagrid, mentre Ginny, la signora Weasley, Hermione, Fleur, Tonks, Luna, Angelina e Katie (Alicia non era potuta venire) avevano accettato entusiaste la proposta di Hermione di trascorrere la serata in un locale babbano.
Prima di uscire, la signora Weasley li riempì di raccomandazioni fino alla nausea.
‘...e non fargli fare troppo tardi, Arthur, mi raccomando. E soprattutto, fai in modo che non tornino a casa ubriachi, non...’
‘Sta’ tranquilla, Molly cara,’ la rabbonì il signor Weasley poco convinto. ‘Non succederà niente di male, è solo un’uscita in un pub...’
La signora Weasley gli rivolse un’occhiata ansiosa.
‘Sì, ma...’
‘Dai, mamma, papà ha ragione,’ la interruppe Charlie.
‘Sì, e poi ci sono io a tenere d’occhio i miei fratellini,’ continuò Bill, scoccandole un bacio sulla guancia e guadagnandosi un’occhiataccia dagli altri, soprattutto da Charlie.
‘Se hanno intenzione di ubriacarsi, prima dovranno far diventare sbronzo me,’ ridacchiò con fare rassicurante.
‘Fai poco lo spiritoso, Bill Weasley. Sono ancora tua madre e se torni a casa in condizioni indecenti ho ancora l’autorità per scuoiarti vivo,’ lo rimbeccò la signora Weasley.
Il sorriso sulle labbra di Bill si spense di colpo; non era tanto sicuro che sua madre scherzasse.
Alle otto, uscirono finalmente di casa, dopo che Fleur ebbe salutato Bill con uno zuccheroso ‘Aurevoir, ma chere’ che fece venire i conati di vomito a Ginny e Hermione, ma non si trattò di una serata trascorsa a compiere chissà quali pazzie.
Fu soprattutto un’occasione per pubblicizzare ulteriormente i Tiri Vispi Weasley (Fred e George non perdevano occasione per ricordare a chiunque fosse disposto ad ascoltarli dove trovare gli scherzi migliori) e per permettere agli avventori del pub di godersi il famoso Harry Potter per la durata di un’intera serata.
Come Diagon Alley, il Paiolo Magico era di nuovo affollato di bizzarri clienti, tutti venuti stranamente a conoscenza del matrimonio imminente.
Appena la compagnia entrò, ognuno di loro si precipitò, inciampando e sgomitando, a stritolare la mano di Harry e Ron, il quale cercò di rendersi invisibile (con scarso successo) con le orecchie paonazze e l’espressione terrorizzata.
Non si capì bene come, tutte le persone lì presenti quella sera, compreso Tom, l’oste dalla testa glabra simile ad una noce di gomma, si ritrovarono a festeggiare con Harry e gli altri e, non si capì bene come, Hagrid si ubriacò così tanto così in fretta che ben presto iniziò a cantare brani di canzoni sconnesse insieme ad uno strano personaggio con lunghi guanti neri fino al gomito seduto davanti a lui, brani inframmezzati da ricordi nostalgici quali “I genitori di Harry e il professor Silente sarebbero orgogliosi di lui in questo momento”, ‘La madre di Ron è al settimo cielo” o “Al mio vecchio ci sarebbe piaciuto tanto”, il tutto accompagnato da una buona dose di lacrime e una gran serie di sonore pernacchie, quando Hagrid si soffiava il naso nel suo fazzoletto a pallini formato tovaglia.
Harry, intanto, stava tenendo a bada una mezza dozzina di persone accalcate davanti a lui con una strana luce maniacale negli occhi, raccontando loro per l’ennesima volta la storia della sua vittoria.
Poco più in là, Ron era occupato a tenere d’occhio uno strano tipo alto e pallido con lisci capelli neri che lo stava fissando con aria famelica senza degnare di uno sguardo il punch che aveva ordinato.
L’uomo somigliava stranamente a Sanguini, il vampiro alla festa di Natale di Slughorn un paio d’anni prima, e probabilmente, ragionò Harry, i suoi sospetti erano più che fondati, dato che preferiva annusare e toccare il vetro caldo del bicchiere piuttosto che bere il proprio drink, ascoltando con espressione rapita ogni parola detta da Ron; qualche minuto dopo, Harry vide l’amico alzarsi con una scusa e allontanarsi in fretta dal tipo pallido.
Lee, Fred e George erano immersi in una dimostrazione di Vescicole Sanguinolente con un eccentrico sconosciuto, vestito da capo e piedi di indumenti di pelle di drago, presumibilmente dello stesso stampo di Mundungus Fletcher.
Il resto della compagnia chiacchierava allegramente con amici incontrati lì per caso quella sera (il signor Weasley era il più gettonato), a parte Charlie, totalmente preso da una graziosa ragazza rumena che lavorava nel suo stesso reparto in Romania ed era lì a Londra per lavoro.
Ogni tanto, i fratelli gli gettavano occhiate curiose, sentendolo parlare in rumeno e sobbalzarono quando Charlie scoppiò a ridere fragorosamente, esclamando ‘Da da, Valerya!’.
La ragazza, che a quanto pareva si chiamava Valerya, lo seguì a ruota, prorompendo in una risata argentina.
Il resto della serata trascorse tranquillo senza troppi sconvolgimenti, a parte quello causato da Hagrid, quando trascinò il suo compagno dai lunghi guanti, ormai ubriaco fradicio anche lui, in un pianto disperato: Hagrid aveva appena finito di raccontare la triste storia di Aragog.
Ad un tratto, Harry si accorse con sorpresa che nessuno sembrava intenzionato ad andarsene, sebbene fosse ormai ora tarda, e che, a poco a poco, l’attenzione su di lui stava lentamente calando.
Tutte quelle persone così interessate prima si stavano ora rivolgendo verso i Weasley e Lupin in cerca di altri particolari che Harry non era in grado di fornire.
Dopo essersi scambiati uno sguardo eloquente, Harry e Ron si alzarono con noncuranza e si andarono a rifugiare sulle scale, in un angolino in penombra da cui potevano comodamente osservare il salone sottostante.
Ron si sedette su un gradino a metà rampa circa e si appoggiò al muro sospirando pesantemente; Harry si mise uno scalino sopra di lui e accostò la schiena al corrimano, allungando le gambe con un sospiro di sollievo.
‘Oggi sono arrivate le risposte agli inviti,’ disse Harry dopo un po’.
Ron lo guardò e alzò le sopracciglia.
‘E...?’
‘E quasi tutti hanno accettato,’ continuò Harry.
‘Con quel quasi chi intendi di preciso?’, chiese Ron spazientito.
‘Non verrà solo qualche tuo parente alla lontana, che probabilmente non sa nemmeno chi sia Ginny.’
Le sopracciglia di Ron stavano per essere inghiottite dai capelli.
‘Non facevi prima a dirmi che Krum aveva risposto di sì?’
‘Krum e il resto della squadra,’ sospirò Harry, convincendosi all’istante dell’inutilità della sua idea geniale.
Ron continuò a parlare imperterrito, senza fare caso all’amico.
‘Bene. Benissimo. Ok. Così forse qualcuno si renderà conto di quello che ripeto da non so più quanto tempo, ormai. Quel Krum che vuole essere solo amico di Hermione, come no... Ma lei niente, non vuole starmi a sentire, io mi preoccupo solo per lei -e a ragione!- e invece...tutto perchè ci tengo a lei, ma prova tu a ragionarci...non è che io non mi fidi di lei, anzi...ma, miseriaccia, certe volte mi fa veramente impazzire...e quando provo a spiegarle come stanno le cose mi spara addosso un’orda di canarini infuriati...’
Harry non trovò l’esempio proprio calzante, visto che quando Hermione aveva scagliato quegli uccelli su Ron, lui si era appena fatto beccare avvinghiato come una piovra a Lavanda, ma preferì non commentare.
Ron andò avanti con il suo monologo, ignorando ancora Harry e i suoi silenzi.
‘...mai starmi a sentire, o provare ad ascoltare solo per una volta le mie ragioni, non è chiedere tanto, non ti pare? Ma lei niente, figurarsi... E alla fine, guarda caso, è sempre colpa mia...’
Harry sbuffò e si girò a guardare la tavolata sotto le scale, cercando un pretesto qualsiasi che lo distraesse da Ron.
‘...e mi accusa di continuo, come se lei non sbagliasse mai...sono sempre e solo io a comportarmi male e...’
‘Non è che tu ci sia andato tanto leggero l’altro giorno, comunque,’ si lasciò scappare Harry prima di riuscire a trattenersi.
Le sopracciglia di Ron scomparvero sotto la frangia e Harry si morse troppo tardi la lingua.
‘Cosa?’, gli domandò a bocca aperta.
‘Ho detto che l’altro giorno –quando hai gridato contro Hermione che Lavanda era meglio di lei- ecco...l’hai ferita parecchio,’ disse Harry lentamente, pensando furiosamente.
‘E lei non mi ha mai fatto male, vero?’, si infiammò subito Ron.
‘Non intendevo questo. Sicuramente anche Hermione ha sbagliato, nessuno di noi è perfetto, però -forse- tu hai un po’ esagerato, non ti sembra?’
Harry cercò di contenere il danno il più possibile.
‘Se io ho esagerato, ci deve essere stato un motivo scatenante,’ scandì lentamente Ron con le orecchie paonazze. ‘Non mi certo fatto piacere litigare con lei in quel modo. E comunque, è bello sapere che stai dalla sua parte, Harry.’
‘Io...guarda che ti sbagli, non sto dalla parte di nessuno...’, si impappinò Harry.
Era proprio quello che stava cercando di evitare a tutti i costi: schierarsi con qualcuno dei due.
Ron lo stava osservando con un sorriso forzato sul viso, identico a quello della sera in cui Harry era stato scelto come quarto campione del Tremaghi, e all’improvviso sentì una gran rabbia montargli da dentro.
‘Sai che ti dico, Ron?’, scattò Harry irato. ‘Dopo tutto quello che abbiamo passato, dovremmo solo essere grati del fatto di essere riusciti a tornare vivi tutti insieme. Centinaia di persone non ce l’hanno fatta, e secondo me è un insulto nei loro confronti il fatto che continuiamo a litigare! Proprio noi quattro, per giunta, che siamo stati amici fin dal primo anno a Hogwarts! La maggior parte di quelle persone non è nemmeno riuscita a dire addio alla propria famiglia, lo sai? E se quella gente fosse ancora viva, farebbe di tutto per amare i propri cari, e non sprecherebbe l’opportunità come stiamo facendo noi!  Perciò perchè non la pianti una buona volta di fare lo stupido e la finisci con tutta questa storia di Krum? Come se non lo sapessi che Hermione è innamorata di te e non di lui! ’
E con questo, Harry si alzò e tornò dagli altri, lasciando Ron a bocca aperta seduto sulle scale.

***

Quando rientrarono a casa erano le due passate, ma le ragazze non erano ancora tornate.
Ron era tornato a sedersi al tavolo qualche minuto dopo di Harry ed era rimasto pensieroso per il resto della serata, parlando solo se interpellato.
Harry l’aveva ignorato; era ancora troppo seccato con lui e, quando tornarono alla Tana, andò a letto esausto senza augurargli la buonanotte.
Si lasciò cadere sulle coperte ancora vestito, dicendosi che si sarebbe alzato tra un attimo per infilare il pigiama, ma, a quanto pareva, doveva essersi addormentato perchè si riscosse di soprassalto udendo dei tonfi attutiti alla porta della camera.
Ancora mezzo intontito, guardò la sveglia sul comodino e vide che segnava le due e tre quarti del mattino.
I colpi alla porta continuavano; Harry borbottò un “Avanti” insonnolito e una testa rossa fece capolino all’interno della stanza.
‘Harry, ti posso parlare un secondo?’, chiese Ron.
Harry annuì e sfilò il pigiama da sotto il cuscino, mentre Ron entrava e richiudeva la porta silenziosamente.
‘Senti, Harry, io volevo...ma stavi dormendo?’, si interruppe Ron, notando i movimenti impacciati dell’amico che cercava di infilare la testa in una manica della maglietta.
‘Non –mpf- non proprio,’ bofonchiò Harry, quando riemerse dal buco giusto. ‘Di cosa volevi parlarmi?’
‘Io...ecco...io ti volevo...solo dire che...mi sa che hai ragione,’ disse Ron, fissando con attenzione il soffitto.
Harry finì di sistemarsi i pantaloni e si sedette con la schiena contro il cuscino.
‘Ci sei arrivato, eh?’, commentò sarcastico, osservando Ron in maglietta e boxer.
Ron annuì mesto e, continuando a guardare interessato il soffitto, aprì la bocca per continuare, ma Harry lo fermò prima che potesse profferire un’altra parola.
‘E’ tutto a posto.’
‘No, invece,’ disse Ron. ‘Hai ragione. Su tutta la linea. Sono io che mi comporto ancora da stupido e poi vado in giro a comprare cose come quella.’
Ron distolse finalmente gli occhi dal soffitto e accennò all’armadio, posando infine gli occhi sull’amico.
‘Tu non sei stupido,’ disse Harry.
Ron lo fissò con aria scettica.
‘Ok, forse un pochino. A volte,’ si corresse Harry. ‘Ma non fa niente, davvero. Siamo a posto così,’ continuò.
Non aveva bisogno di sentire le sue scuse.
‘Mi dispiace,’ mormorò comunque Ron, stavolta fissando il pavimento, ma sollevando la testa un attimo dopo per vedere Harry sorridergli apertamente.
Ron ricambiò e si sedette in fondo al letto, stendendosi perpendicolarmente a Harry ed esclamando allegramente, ‘Ehi, sai che hanno ritrovato Olivander?’
‘Sul serio?’, domandò Harry stupito. ‘Dove?’
‘Oh, in un capanno abbandonato giù a Elephant and Castle. Era semisvenuto, poveretto, ma ha già assicurato di voler riaprire in fretta il negozio perchè gli mancano le sue bacchette. Me l’ha detto prima Bill al Paiolo Magico,’ rispose Ron, sventolando una mano per aria e infilando l’altra dietro la nuca.
Continuarono a parlare per un altro po’, finchè pian piano i loro discorsi furono inframmezzati sempre più spesso da sbadigli e infine, senza accorgersene, si addormentarono, Harry con le spalle ancora contro la testiera del letto e Ron disteso comodamente ai suoi piedi.

***

Il matrimonio era alle tre del pomeriggio, ma Harry e Ron vennero buttati giù dal letto la mattina dopo alle dieci da una nervosissima signora Weasley e sballottati di qua e di là prima di arrivare a Diagon Alley.
Harry riuscì a vedere Ginny solo a colazione, quando la ragazza arrivò come un ciclone giù dalle scale, gridando come una pazza “Oggi mi sposo! Oggi mi sposo!” e saltando in braccio a Harry due secondi dopo, rischiando anche di mandarlo a gambe per aria.
Harry cercò di riprendersi e le chiese senza fiato, ‘Ma dov’eri finita ieri sera?’
‘Oh, niente di che. Siamo tornate verso le tre e mezza, ma quando sono entrata in camera ho trovato te e quel rinoceronte di mio fratello comodamente spaparanzati sul mio letto, e così ho dormito con Hermione,’ rispose Ginny scendendo a terra e ridendo di gusto.
Ron le scoccò un’occhiataccia, ma in generale si comportò molto meno sgradevolmente del solito, soprattutto con Hermione e Harry li vide persino scambiarsi un sorrisetto involontario per il comportamento di Ginny; si trattò solo di un attimo, però, perchè Ron e Hermione si affrettarono a distogliere subito lo sguardo.
Poi tutti quanti vennero risucchiati dal vortice dei preparativi: Harry fu trascinato in camera di Ron con l’amico e Bill, e vestito di tutto punto come un damerino; la stessa sorte toccò a Ginny, rinchiusa in camera sua con Hermione, Fleur e la signora Weasley.
Le quattro erano ancora lì dentro quando Ron e Harry vennero accompagnati dal signor Weasley e da Bill alla chiesa a Diagon Alley, e ormai era mezzogiorno passato.
Si Materializzarono davanti alle grandi cancellate e, risalendo il vialetto d’ingresso delimitato da rigogliose siepi fiorite, trovarono Lupin, Tonks, Hagrid e Grop già lì pronti ad aspettarli.
Per una volta Lupin non indossava vestiti sciupati, ed era anzi molto attraente con uno smoking addosso; anche Tonks pareva averlo notato perchè quando Harry, Ron, Bill e il signor Weasley arrivarono, i due si stavano baciando teneramente.
Splendida nel suo abito rosa pallido, quel giorno con capelli castano scuro corti fino alle spalle e occhi verdi, Tonks si fece loro incontro, domandando preoccupata, ‘Le ragazze sono ancora a casa?’.
Quando il signor Weasley le rispose di sì, si volatilizzò immediatamente alla Tana, assicurando che le avrebbe riportate il prima possibile.
Poco più in là, Harry notò Grop, quasi umano ancora una volta: seduto nel giardino sul retro con indosso uno smoking confezionato su misura (Harry non osò nemmeno immaginare quanto tempo potessero averci impiegato), ascoltava attentamente Hagrid, anche lui molto elegante, che gli stava dando istruzioni su come comportarsi.
Harry ebbe solo una fugace visione del giardino decorato a festa e dello spazioso palco rialzato situato dietro ad una miriade di tavoli circolari prima di venire catturato insieme a Ron, Lupin e Hagrid dal pastore che li costrinse a riprovare i passi un’ultima volta; dopodichè, vennero condotti in una confortevole stanza all’interno dell’edificio e venne comunicato loro di aspettare lì.
Harry guardò nervosamente l’orologio al polso e restò spiazzato.
Erano le due e un quarto.
Dove diavolo era finito il resto della mattinata?
Una strana ansia si impadronì di lui, ma poi, un altro pensiero si fece strada nella sua mente: tra poco meno di un’ora avrebbe sposato Ginny e questo lo tranquillizzò come nemmeno un calderone di Felix Felicis avrebbe potuto fare.
Era difficile da spiegare, ma era come se la sua vita fosse stata un puzzle e ora, finalmente, tutti i pezzi stessero andando al loro posto; ogni tassello era già stato predestinato e non si poteva incastrarlo da qualche altra parte o il quadro generale sarebbe stato rovinato.
‘Tutto bene?’, domandò Lupin a Harry in tono incoraggiante, vedendolo con lo sguardo perso nel vuoto.
‘A meraviglia,’ rispose Harry e ingannò il poco tempo rimasto unendosi alle chiacchiere eccitate di Ron e Hagrid; ogni tanto Lupin gli scoccava qualche occhiata in tralice, ma non disse più niente.
A intervalli regolari, qualcuno entrava nella stanza.
Il più delle volte si trattava dei Weasley che facevano rapporto su cosa stesse accadendo là fuori (a Harry e gli altri era stato consigliato di non uscire se volevano arrivare in tempo all’altare), ma ad un certo punto fece ritorno anche Tonks, subito dopo Fred, che aveva appena annunciato loro l’arrivo della maggior parte degli ospiti.
‘Di là siamo pronte, anche se Molly è piuttosto agitata e Arthur non sa più come calmarla,’ esclamò appena entrata. ‘E Ginny mi ha chiesto di dirti che non vede l’ora di sposarti,’ soggiunse, rivolgendosi a Harry.
‘Reciproco,’ rispose lui, schiarendosi la voce; improvvisamente aveva la gola arida.
‘Benissimo. Visto che qui è tutto tranquillo, io tornerei di là. Sono uscita proprio mentre Molly cercava di...ops!’
Tonks si era voltata per cercare la maniglia con la mano, ma nel farlo era andata a sbattere contro un grosso vaso di fiori pieno d’acqua poggiato lì vicino e l’aveva scaraventato a terra, schizzandosi il vestito.
‘Oh no, che macello! Scusatemi... Reparo!’, disse subito.
Lupin andò a raccogliere il vaso e lo risistemò sul mobile, mentre Tonks si ripuliva l’abito con un ‘Gratta e netta’ non molto efficace; tuttavia, le macchie più evidenti sbiadirono.
‘Vai da Molly, è una vera esperta in fatto di macchie, te lo farà tornare come nuovo,’ le suggerì Lupin, riuscendo a rimandarla di là senza combinare ulteriori disastri e salutandola con un bacio sulla guancia.
Alla fine, alle tre meno cinque, entrò la signora Weasley, elegantissima nel suo lungo abito color perla, e Harry capì che era arrivato il momento.  
‘E’ ora,’ disse semplicemente.
Harry si alzò (perchè ora non si sentiva più le gambe?), seguito da Ron, Lupin e Hagrid e si incamminarono tutti lungo i corridoi tortuosi dell’edificio fino ad arrivare alle porte della navata.
Un attimo dopo, si presentarono anche Fleur e Hermione, entrambe trafelate; Fleur continuava a rassettarsi il vestito e i capelli, ma avrebbe potuto anche versarsi un secchio di vernice in testa e nessuno l’avrebbe notato.
La Veela era bella da togliere il fiato, ma secondo Harry, Hermione era molto meglio.
Quell’abito le donava tantissimo e lui si ritrovò a chiudere in frette la bocca prima che qualcuno lo notasse: Hermione pareva risplendere di luce propria e aveva un non so che di genuino che Fleur non avrebbe mai potuto raggiungere.
Anche Ron doveva pensarla allo stesso modo, a giudicare dall’occhiata a dir poco lusinghiera che le scoccò.
‘ ‘Agrìd, è sempliscemonte meraviglioso ontrare con te,’ esclamò Fleur, sorprendendo tutti.
Hermione rimase di sasso; sicuramente non si aspettava una reazione del genere, ma Harry iniziava ad essere sempre più nervoso per badarle; la signora Weasley se ne accorse e, ad un suo cenno, le coppie si allinearono una davanti all’altra.
Hermione e Ron si avvicinarono, piazzandosi dietro e Fleur e a Hagrid (che sovrastava la ragazza di mezza spanna buona), e Harry notò che Ron non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Hermione e che lei non sembrava esserne troppo dispiaciuta, dato il ghigno soddisfatto che le si era stampato sul viso.
Hagrid spalancò le porte della navata e le due coppie iniziarono a percorrere lentamente il corridoio centrale delimitato da innumerevoli file di panche, tutte gremite di persone.
Poi, quando le damigelle e i testimoni si fermarono e si voltarono verso gli invitati, Lupin e la signora Weasley presero Harry a braccetto e cominciarono a camminare verso l’altare.   
    
 

Per TINAX86: Ahah! Mi piace il tuo gusto sadico XD. Grazie mille, e resta sintonizzata!
Per titty79: Oddio, povera Hermione! Va bene che certe volte mi è stata un po' sulle scatole, ma odiarla così tanto... Non se lo merita, povera ragazza! XD Grazie, alla prossima! 
  
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