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Autore: OfeliaMontgomery    03/08/2015    1 recensioni
[IN REVISIONE]
«Il libro delle Lune narra che diciassette anni dopo la morte di ogni Guardiano della Notte, quest'ultimi verranno reincarnati nel corpo di cinque ragazzi che compieranno diciassette anni nel giorno di Halloween. I cinque ragazzi che verranno prescelti per la reincarnazione si ritroveranno con un marchio a forma di Luna Crescente sul dorso della mano destra nel giorno del loro compleanno e saranno i discendenti delle cinque famiglie di Guardiani stessi.»
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Derek
 
«Ragazze è ora di iniziare gli allentamenti» esordii uscendo dal bagno e passandomi l’asciugamano sui capelli bagnati.
Avis e Sophie erano sedute sul divano con il viso incollato allo schermo della televisione e con delle lacrime a solcare loro il viso.
Strabuzzai gli occhi, «Che succede?» domandai allarmato. Che diamine stava succedendo a quelle due?
Allungai il collo verso la televisione e vidi che stavano vedendo un qualche film romantico e piagnucoloso.
«E-e’ morto» balbettò Avis, infilandosi in bocca un enorme cucchiaio colmo di gelato al cioccolato.
Alzai un sopracciglio e guardai stralunato le due ragazze che sembravano andare d’accordo, almeno in quel momento. Avis aveva persino passato il suo barattolo di gelato al cioccolato a Sophie.
«Basta! E’ ora degli allenamenti» sbraitai leggermente incavolato. Simon che era comparso dal nulla, mi sorpassò per poi andare a spegnere la televisione, sotto alle minacce delle ragazze.
Le due ragazze iniziarono a protestare e a gridare come delle pazze. Sophie gli aveva persino lanciato contro il barattolo di gelato e lo prese anche in pieno viso, lasciandoli un bel segno rosso.
«Stronzo! Gus è morto e tu hai anche il coraggio di spegnere la televisione» strillò Sophie alzandosi dal divano per poi mettersi a rincorrere Simon con in mano l’altro barattolo di gelato.
Avis mise su il broncio poi con sfacciataggine si alzò dal divano, mi diede uno spintone che mi mosse di pochi millimetri, ma che mi fece girare le palle ed infine si rintanò nella camera di Sophie con lei appresso.
«Ma che diamine è appena successo?» domandai strabuzzando gli occhi e grattandomi la nuca in capace di capire il comportamento di quelle due pazze.
Simon alzò le spalle, «Boh. Valle a capire quelle due!» borbottò seccato mentre roteava gli occhi.
 
«Ho già fatto tutti i compiti e li ho spediti alla scuola!» sbraitò Avis scagliandosi contro di me con la sua spada.
Per gli allenamenti avevamo deciso di andare nel bosco. Avevamo trovato un vasto prato verdeggiante, circondato da altissimi alberi che andavano a formare un cerchio intorno ad esso e nascondevano ogni cosa. Per i nostri allenamenti era perfetto come posto.
Feci comparire la mia spada e la puntai contro Avis. Avis si scagliò contro di me, sferrando un colpo con la sua spada. Io feci lo stesso, portando la spada davanti al mio corpo. Il clangore delle due lame che si scontrarono vibrò nell’aria.
«Brava bambina» la schernii sferrando un altro colpo che riuscì a schivare per un pelo. Avis fece una ruota all'indietro poi si portò la spada davanti al petto, tenendola con la lama in orizzontale. La rossa mi fulminò con lo sguardo poi partì a tutta velocità e corse verso di me, con la lama della spada che puntava nella mia direzione.
Ruotai su me stesso, facendo danzare la mia spada poi andai a colpire con forza la sua, che le sfuggì di mano e balzò a qualche metro di distanza da noi.
«Ho vinto. Comunque complimenti guardiana della terra, sei davvero brava con la spada» mi complimentai con lei. Avis mi accennò un piccolo sorriso. Aveva il viso arrossato per via dell’allentamento, i capelli in disordine, alcuni ciuffi scappati alla coda che si era fatta e i suoi meravigliosi ed enormemente grossi occhi verdi mela erano luminosi e stranamente allegri. Il suo petto che saliva e scendeva velocemente, a ritmo del suo respiro irregolare. Non so perché ma pensai che nonostante fosse sudata, stanca e tutto il resto, era comunque bellissima.
«Avis, vieni che ci alleniamo con i nostri poteri» gridò Simon dall’altra parte del campo. Sophie seduta su un sasso si limava con nonchalance le unghie, come se quello che c’era intorno non le importava affatto, ma in realtà non faceva altro che lanciare occhiate a Simon per controllare quello che faceva. Alzai gli occhi al cielo poi con lunghe falcate raggiunsi la bionda che non appena mi vidi arrivare, fece spallucce per poi continuare a limarsi le unghie. Scrollai le spalle poi roteai gli occhi. Chi capiva le ragazze era un genio.
Avis con in mano una bottiglietta di acqua iniziò a correre verso il riccio. Si posizionarono uno davanti all’altro poi Simon fece la prima mossa, scagliando una sfera di acqua contro ad Avis. Avis portò entrambe le mani davanti al viso e nell’esatto momento in cui lo fece, un enorme barriera di rami verdi si creò dinanzi a lei, proteggendola dalla sfera d’acqua.
Simon ridacchiò, «Brava Avis, ma io posso togliere l’acqua da essi e farli rinsecchire e poi morire. Posso togliere l’acqua da qualsiasi cosa o essere che la contiene» la rimbeccò il riccio sorridendo compiaciuto.
Vidi Avis sogghignare e sfregarsi le mani tra loro. «Non penso che tu ci riusciresti. Un mio ramo appuntito ti trafiggerebbe il cuore ancora prima che tu possa fare una mossa» replicò lei perfidamente, indicando un ramo appuntito, pronto a trafiggerlo, oltre le spalle del riccio.
Simon deglutì poi si mise apposto gli occhiali sul naso ed infine batté le mani fra loro, «Complimenti, degno della guardiana della Terra» esclamò sbalordito lui.
Avis fece spallucce, ma accennò comunque un sorriso imbarazzato, «Continuiamo ad allenarci» replicò poi lei stizzita. Simon accennò un sorriso imbarazzato poi tornarono ad allenarsi.
Presi una bottiglietta dal frigo box poi tornai a guardare il loro combattimento. Con la coda dell’occhio vidi che anche la bionda stava guardando assorta l’allentamento tra Simon e Avis.
«Se la cavano bene» bofonchiai contento poi bevvi un bel sorso d’acqua gelida che mi rinfrescò la gola.
Sophie fece spallucce, «Quella se la tira troppo. Se avrebbe fatto del male a Simon, l’avrei ammazzata con le mie mani» replicò lei incavolata, stringendo fortemente fra le mani la lima.
Scoppiai in una fragorosa risata, «Prima dovrai passare sul mio cadavere. Tu Avis non la tocchi» le lanciai uno sguardo adirato che fece finta di ignorare, ma che aveva visto chiaramente perché abbassò lo sguardo.
«E’ sicuro che domani partiremo?»
«Sì, perché? E’ già tutto pronto, devono solo fare qualche altro allenamento e poi saranno pronti per difendersi quando noi non saremo con loro» risposi grattandomi il mento mentre guardavo interessato gli allentamenti dei due guardiani.
Sophie mise il broncio poi iniziò a trafficare nella sua borsa e non mi diede più corda. Beh, ovviamente, la ignorai anche io.
«Avis, perché non provi ad evocare dei demoni? I guardiani possono evocare dei demoni che saranno per sempre loro servitori» gridai a gran voce per farmi sentire dall’altra parte del campo. Quei due a furia di scagliarsi uno contro l’altro, si erano allontanati di un bel pezzo da noi.
Avis girò di scatto la testa verso di noi poi prese a correre nella nostra direzione con Simon alle calcagna.
«Davvero??» gridò rumorosamente lei, poi quando fu abbastanza vicina a noi si sedette sul prato ed iniziò a strappare dei fili d’erba.
«Sì, devi disegnare, con il tuo stesso sangue, un pentacolo con la punta rivolta verso il basso sul palmo della mano e poi sussurrare: ‘invoco i miei demoni’» le spiegai cosa doveva fare. Avis d’altro canto mi guardava con un sorriso raggiante sul viso.
«Pensi che sia una cosa facile? Beh non lo è. Ti farà stare male. Sappi che se vuoi rompere il legame con loro, non dovrai fare altro che spezzare il pentacolo» Avis annuì sicura di sé, poi con uno dei pugnali di Simon si punse il dito indice ed infine tracciò il pentacolo sull’altra mano.
«Invoco i miei demoni» sussurrò armoniosamente quelle parole, tenendo gli occhi chiusi. Fece un profondo respiro. Si vedeva che aveva paura anche se cercava di non darlo a vedere. Gli afferrai la mano libera e intrecciai le mie dita con le sue ossute. Sembrò calmarsi perché fece un piccolo sorriso ad occhi chiusi.
Il pentacolo sulla mano iniziò a brillare di una luce rossa e Avis emise un verso di dolore.
«Brucia» mugugnò in preda al dolore, mentre stringeva i denti e gli occhi.
«Resisti» dissi dolcemente, stringendo di più la presa intorno alle sue dita. Avis annuì poi fece un altro respiro e il pentacolo si spense.
Intorno a noi si creò un miasma dai colori violacei e da un fortissimo fetore, che mi fece venire il voltastomaco. Il cielo si era oscurato e tutto intorno a noi sembrava essere sul punto di morire. Alberi rinsecchiti e malati, piante appassite, l’erba del prato bruciata e un fortissimo odore di morte si percepiva nell’aria.
«Padrona, ci avete chiamati?» delle voci lugubri echeggiarono nell’aria. Avis, che aveva riaperto gli occhi, gridò un «sì» spaventato.
Il miasma iniziò a dissolversi, così come il fetore. Tutto tornò come prima: le piante, gli alberi, l’erba erano ritornati normali. Il cielo era nuovamente sereno con qualche nuvola passeggera e nell’aria l’odore di morte era scomparso.
Le uniche cose diverse erano i due demoni dalle sembianze umane, dietro alle spalle di Avis. Una bambina dai capelli rossicci, le guance arrossate e gli occhi completamenti neri. Indossava un vestitino bianco con un enorme fiocco rosa intorno alla vita che la faceva sembrare una bambola di porcellana. E l’altro demone aveva le sembianze di Avis, cambiavano solamente i capelli che, sì, erano biondo fragola, ma con delle ciocche nere a fare contrasto. Indossava un paio di pantaloni in pelle nera che le fasciavano perfettamente le gambe e un top rosso fuoco che le lasciava scoperta la pancia piatta e minuta di piercing all’ombelico. Gli occhi neri erano contornati da una moltitudine di trucco, così come le labbra che erano ricoperte da un pesante strato di rossetto rosso.
«Così anche la guardiana della terra ha avuto un passato da teppistella» Sophie punzecchiò Avis che teneva la testa girata per metà verso i due demoni e la mano ancora intrecciata alla mia. Gli occhi e la bocca spalancati per lo stupore. Nei suoi occhi vidi la tristezza e il rammarico per qualcosa che aveva fatto quando aveva avuto quelle sembianze.
«Sophie!» esclamò indignato Simon lanciandole uno sguardo di fuoco. Lei fece spallucce poi sbuffò e tornò a giocare con il suo cellulare.
«S-sono io da piccola e io due anni fa» balbettò Avis con una lacrima a rigarle la guancia destra.
«Perché i demoni hanno preso questa forma?» mi domandò Avis con un espressione triste sul volto.
«Loro sono i tuoi demoni» le accarezzai un guancia poi si tirò indietro e tornò a guardare i due demoni.
«Avevo all'incirca sei anni e dovevo fare il saggio di danza, ma mia madre aveva dimenticato a casa le scarpette. Mia madre, per non tornare nuovamente a casa e per non lasciarmi sola, chiamò mio padre dicendogli se poteva portarci lui le scarpette, nonostante fosse ancora in ufficio, accettò. Tornò a casa a prenderle e poi a tutta velocità si diresse verso la mia scuola di danza. Ma durante il tragitto una macchina passò con il rosso e mio padre fece un incidente stradale. Mio padre finì in ospedale e anche mia sorella Amanda, che per tutto il viaggio si era nascosta sui sedili posteriori. Non mi perdonerò mai per quello che è accaduto quel giorno. Per delle stupide scarpette stavano per perdere la vita mia sorella e mio padre» raccontò Avis con voce flebile e angosciata.
Fece un profondo respiro poi indicò l’altra se stessa ed infine ricominciò a raccontare. «Avevo quindici anni e mi conciavo così perché volevo distinguermi dalla massa e sentirmi diversa. Mi piaceva sentirmi diversa ed essere guardata da tutti. Facevo la dura e chiunque si metteva sul mio cammino, lo prendevo a pugni o al calci. E’ buffo perché non so nemmeno come avevo fatto a trasformarmi in una persona del genere» bofonchiò allibita.
«Un giorno vidi il mio fidanzato insieme ad una mia compagna di scuola che l’aveva data a mezzo mondo e non ci vidi più. Mi scaraventai contro di lei e iniziai a prenderla a pugni e a calci. Per poco non la uccidevo. Finì in ospedale con un bel paio di costole rotte, una gambe fratturata, un emorragia interna e un occhio nero» storse il naso e abbassò lo sguardo rattristata, «Ero impazzita dalla gelosia e dalla rabbia. Ovviamente lui mi lasciò, dicendo che non voleva stare con una pazza. Beh, un po’ me l’ero meritato, d’altronde avevo quasi ucciso una mia compagna di scuola e per cosa? Per un ragazzo che non faceva altro che deridermi con i suoi amici e nonostante lo sapessi, ci stavo insieme» alla fine emise una risata amara e forzata.
«Avis…» ero senza parole, avrei tanto voluto abbracciarla, ma c’erano due persone di troppo vicino a noi.
«Non dire nulla. Lo so, potranno sembrare delle cose stupide, ma per me sono state due cose che mi sono rimaste impresse indelebilmente nella mia mente e nel mio cuore» disse a bassa voce poi si inumidì un dito con la saliva ed infine stroncò il collegamento con i demoni. Spezzando il pentacolo di sangue sulla mano.
Avis, si mise in ginocchio sull’erba poi si buttò tra le mie braccia e scoppiò a piangere, bagnandomi la stoffa della maglietta. Le dita delle sue piccole mani si strinsero intorno alla stoffa della maglietta e si aggrappò alla mia schiena.
«Shhh…va tutto bene» le sussurrai dolcemente all’orecchio, mentre le accarezzavo la testa con una mano e con l’altra la stringevo di più a me. Era anche un po’ colpa mia perché ero stato io a suggerire ad Avis di evocare i demoni. Però non mi sarei mai aspettato che i demoni di Avis fossero dei suoi ricordi così brutti, pensavo più a qualcosa come una piccola Avis felice o una Avis sfacciata, ma dal cuore d’oro. Non in sembianze di ricordi che avrebbe, certamente, voluto cancellare dalla sua mente. 
Di colpo qualcuno si schiarì la voce, «Disturbiamo per caso?» una voce maschile dal tono malvagio arrivò dalla nostra destra. Quando girai la testa verso la voce, vidi che erano due fottuti cacciatori del cazzo. Mai un attimo di pace, eh?!

 

  
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