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Autore: kitsune999    26/01/2009    3 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rieccomi qui, a distanza di meno di ventiquattro ore, a pubblicare il mediocre seguito della mia fic senza pretese. Questa volta si tratta di un capitolo bonus, che ho voluto inserire come prologo a ció che succederá (prima o poi, dipende dal mio tempo e dalla mia ispirazione, che sono incerti come il domani) piú avanti nella “storia”.

Ringrazio infinitamente la mitica Silen per il bellissimo commento che mi ha lasciato e per aver fatto una visitina sul mio sito, per me è un vero onore dal momento che sono una sua grandissima fan…aaah queste che sono soddisfazioni^^

 

 

 

 

CAPITOLO BONUS - CRONACHE DA UNA SERATA INFAUSTA

 

 

PRELUDIO:

 

Chi di rutto ferisce...

 

Era scontato. Figurarsi se quei due imbecilli non avrebbero provato ad imbucarsi. Anzi, a dirla tutta dal Kaiser non se lo aspettava proprio, era Kaltz il piú prevedibile, per cui il suo stupore fu genuino e sincero quando l’amico, che era passato a prenderlo, gli annunció che anche il loro capitano avrebbe preso parte alla serata.

-Ma chi, Schneider?-

-Quanti altri capitani abbiamo? Uno basta e avanza, e richiuditi quella mascella. Mi ha detto che tanto non aveva nient’altro di meglio da fare stasera, e che veniva volentieri a scrutare i musi gialli di quelle schiappe dei tuoi compatrioti che hanno perso 5 a 1.-

Genzō scosse il capo, abbozzando un mezzo sorriso. In fondo non gli dispiaceva affatto, in loro compagnia non si annoiava mai e poi avrebbe avuto qualcuno con cui divertirsi a sfottere Kojirō senza che lui capisse un’acca di quello che dicevano. Sempre che ci fosse stato anche lui, chiaro. Ma a quel punto non aveva piú molta importanza.

Dopo aver chiamato Tsubasa, si erano dati appuntamento per le nove al “Bar Rossi*, un pub-birreria in zona Sternschanze che il suo ex-capitano aveva dichiarato di saper raggiungere da solo, senza bisogno che li passassero a prendere.

-Ho capito la zona, e poi ho con me la cartina…mal che vada chiameremo un taxi- Aveva detto  baldanzoso al telefono e Genzō, sapendo quanto potesse essere orgoglioso e testardo quando si impuntava, non aveva osato contraddirlo. Tuttavia, si era preparato a vederseli arrivare con un bel po' di ritardo, Amburgo non era poi cosí semplice da girare se non ci si era mai stati, senza contare che quegli sprovveduti non sapevano una vocale di tedesco nel caso in cui avessero dovuto chiedere informazioni. “Che palle” si era detto “mi toccherá andarli a raccattare da qualche parte, lo sento.

 

Appena preso posto al tavolo che avevano fatto riservare per diciassette, Kaltz dichiaró di voler prendere qualcosa di diverso dalle solite bibite da poppanti, beccandosi un’occhiataccia da Schneider che gli ricordó, guardando il proprio orologio da polso, che fra circa 9 ore avrebbero avuto gli allenamenti e che per allora lo voleva sobrio e nel pieno delle sue facoltá motorie e mentali.

-Anche se per quanto riguarda quelle mentali non c’è niente da fare, cambia poco che beva o no- sghignazzó Genzō, mentre buttava un occhio al menu che Hermann stava sfogliando, alla ricerca di qualcosa che lo ispirasse.

-Massí, massí, capirai…per un goccetto di birra, e che sará mai- borbottó lui che era troppo impegnato a leggere e non aveva ascoltato la battuta del portiere.

-Che vi porto, ragazzi?- Squittì una cameriera i cui capelli erano talmente biondi da sembrare bianchi, arrivando dal nulla e facendo sobbalzare i tre che erano immersi in una fitta discussione per decidere che cosa prendere.

-Ordiniamo solo per noi?- Fece Kaltz, indeciso.

-Si capisce genio, come sappiamo i gusti dei musi gialli? Magari con un sorso di birra quelli vanno k.o., o si mettono a svomitazzare per tutto il locale…- replicó il Kaiser, facendo una faccia insofferente davanti all’ottusitá dell’amico.

-Fai poco lo splendido, che anche noi abbiamo la birra, e lo sai- puntualizzó Genzō piccato, pensando che tuttavia era vero che i suoi compagni non reggevano molto qualsiasi tipo di alcolico, almeno stando ai ricordi che aveva dell’ultimo tragico festino a cui aveva partecipato in Giappone. La triste serata era finita con Matsuyama riverso sul tavolo a blaterare assurdità con la bava alla bocca, Ishizaki che per poco non si metteva a ballare nudo, Kojirō che attaccava briga con innocenti lampioni sferrando fendenti, Misaki che mandava baci di qua e di appollaiandosi alla schiena di chiunque gli capitasse a tiro mentre rideva come un malato di mente, i gemelli che facevano le prove per la catapulta infernale lanciandosi addosso agli astanti, insomma, gli unici che ricordava completamente sobri e che alla fine si erano ritrovati a fare le infermierine erano Misugi, che tanto non poteva bere, e Tsubasa, che per dare il buon esempio non aveva voluto toccare nulla. E lui…, lui si era ubriacato un po’, ma solo un po’, e poi aveva bevuto molto piú degli altri senza andare fuori di testa. E di questo c’era di che andarne fieri, si disse risoluto.

Comunque no, non credo che apprezzerebbero la birra di qui.- Concesse infine, pensando che fosse meglio per loro se quei pazzoidi dei suoi connazionali non gli facevano fare delle figure barbine. Aveva una reputazione da difendere, lui!

Tuttavia, in barba ai buoni propositi del Kaiser che avrebbe voluto mettere un paletto al consumo di alcolici per quella sera, alla fine il loro tavolo venne invaso da tre boccali di birra da un litro e mezzo l’uno (per Genzō e Kaltz) e da un paio di lattine di Coca-Cola (per lo stoico Schneider che quando diceva NO era veramente NO.)

 

Ore nove e un quarto, primo messaggino di Tsubasa: “tra un po' siamo , scusa per il ritardo.”

Ore nove e venticinque, secondo messaggino: “siamo quasi arrivati”.

Genzō rispose scrivendogli “non c’è bisogno che mi informi ogni dieci minuti, non ti stavo dando per disperso”.
Seguí
il silenzio stampa.

 

Verso le dieci meno un quarto si era ormai costretti ad urlarsi nelle orecchie per capirsi, visto che il volume della musica di sottofondo del locale era stato alzato notevolmente, come pure l’atmosfera al tavolo del trio, riscaldata dalla birra che iniziava ad entrare in circolo.

-Senti portiere mezzasega, ma a che ora hai detto che dovevano arrivare i tuoi amici?- Fece uno Schneider completamente sobrio a differenza degli altri due, che iniziavano a dare segni di instabilitá mentale, mentre buttava un occhio all’orologio tra un sorso di Coca e l’altro.

-Mhm, alle nove, se non ricordo male…- bofonchió il portiere mezzasega staccando il boccale di birra dalle labbra per rispondergli.

-Ebbene, sono quasi le dieci, non ti sembra il caso di sentire che fine hanno fatto?- Continuó lui saggiamente, muovendo una mano su e giú davanti agli occhi di Kaltz mentre si chiedeva se non fosse il caso di confiscargli il resto della birra, visto il sorriso ebete che aveva stampato in faccia e lo stato catatonico in cui sembrava caduto, dopo che aveva continuato imperterrito a sparare cazzate a raffica fino ad un attimo prima.

-Naaah, Tsubasa è in gamba, ce la fará.- Taglió corto lui, impigrito dalla birra al punto che tirare fuori il cellulare e mettersi a cercare nella rubrica il suo numero gli sembrava un’impresa titanica.

-Fá come vuoi…dopotutto sono i tuoi amici, non i miei- concluse, facendo spallucce.

Genzō sbuffó rumorosamente e fu costretto ad ammettere a sé stesso che il Kaiser quella volta aveva ragione, per cui infiló una mano in tasca per ripescare il cellulare e chiamare quel deficiente che, evidentemente, si era perso nei meandri di Amburgo.

-Chi chiami?- Chiese un redivivo Kaltz, destandosi improvvisamente dalla catalessi.

-Quella piattola di Tsubasa. Non ce la possono proprio fare, sono in ritardo di un’ora…sono degli autentici casi clinici- mugugnó lui stropicciandosi la faccia per cercare di darsi un tono e conferire almeno alla sua voce una parvenza di normalitá, mentre aspettava che dall’altra parte della linea qualcuno rispondesse.

-Wakabayashi? Stiamo arrivando, non preoccuparti- disse la voce tranquilla del suo ex-capitano, dopo pochi istanti di attesa. – Scusa se non ti abbiamo piú avvertito, ma ci sono stati dei contrattempi. Abbiamo avuto un piccolo…problema tecnico, per cosí dire.-

-Vabbé, ammettilo che vi siete persi- fece Genzō, sorridendo sornione mentre immaginava che doveva essere proprio lo stesso Tsubasa il contrattempo di cui parlava, dato che probabilmente nella sua ottusa testardaggine si era rifiutato di chiedere aiuto a qualcuno -…e che io nella mia infinita magnanimitá ve l’avevo pure offerta, una mano.-

-Non osare provare a rinfacciarmelo- rise l’altro –e comunque almeno intanto abbiamo avuto l’occasione di visitare un po’ la cittá, non è stato tutto tempo sprecato! Tra dieci minuti saremo , porta pazienza. Non sarai mica tutto solo soletto al locale, vero?-

-No, ho due grulli che mi tengono compagnia. Oltre chiaramente a un bel boccale di birra.-

-Perfetto, allora sei in buone mani. A dopo!- E detto questo Tsubasa interruppe la conversazione.

Genzō ripose il cellulare nella tasca dei jeans sospirando, e aggiornó i due “grulli” sulla situazione. Schneider scosse la testa borbottando qualcosa circa la stupiditá di certa gente e Kaltz scoppió in una fragorosa risata ad immaginare i quattordici allocchi nipponici che vagavano senza una meta per Amburgo.

Ad un certo punto Stecchino, togliendosi il sorriso beota dalle labbra, disse con tono solenne e una serietà davvero inusuale per lui: -Sai…c’è una cosa che mi tengo dentro da un po'. E’ giusto che tu ora lo sappia, poi stará a te prendere una decisione in merito. Ma ti prego di ascoltarmi senza interrompermi.-

Genzō fissó accigliato il volto dell’amico che, con un’espressione serissima, si stava avvicinando pericolosamente al suo, infrangendo il limite dei 10 centimetri minimi di distanza. Poi, dopo attimi di silenzio carichi di tensione in cui il portiere meditó seriamente di tirargli un pugno sui denti, Hermann ruppe il pathos che si era creato cacciandogli un rutto da guinness in faccia.

-Oddio, mi hai fatto prendere un colpo, ma quanto sei fesso- esclamó Genzō mettendosi una mano sul cuore a sottolineare la frase –per un attimo ho temuto che volessi baciarmi, ho davvero sudato freddo.-

-Baciarti? Ma quando mai, il nostro è un amore platonico, stellina!- Lo canzonó lui soddisfatto per la bella prestazione, che gli era valsa un plauso da Schneider.

-Ok, l’hai voluto tu. Non posso farti diventare biondo con un rutto dato che per tua fortuna lo sei giá, ma almeno proveró a farti qualche meches. Che colore preferisci, scimmia?-

Genzō ridacchiando si riattaccó al boccale per bere alla goccia la poca birra rimasta e, non contento, afferró una delle lattine di Coca del Kaiser bevendone un paio di sorsate, ben deciso a rendergli la pariglia. Non era certo avvezzo alle competizioni a suon di rutti, nessuno dei suoi amici in Giappone si sarebbe mai sognato di fare una cosa simile, ma di sicuro non voleva subire quell’onta in silenzio. Era giunto il momento di darsi da fare.

 

Il destino volle che, proprio mentre si concentrava per esprimersi al meglio in ruttese, affascinante e mistico idioma compreso in tutto il mondo, la Nazionale giapponese facesse il suo ingresso nel locale, e che la musica che era sempre stata a palla fino a quel momento fosse sostituita da un breve ma fatale silenzio mentre il gestore cambiava il cd. E, neanche a dirlo, lui non se ne accorse minimamente se non dopo aver giá cantato il suo poema direttamente nell’orecchio di un recalcitrante Kaltz che aveva cercato invano di scrollarselo di dosso, quando cioè ormai l’aveva giá visto (o per meglio dire, sentito) sia la squadra al gran completo, sia i due terzi del locale.

 

-Buonasera anche a te, Wakabayashi! Ma che bella voce baritonale, non me la ricordavo mica cosí quando eri in Giappone!- Fece Ishizaki sghignazzando senza ritegno, mentre metá dei suoi compagni si rotolava e l’altra metá scuoteva la testa, costernata.

Genzō per poco non cadde dal divanetto e si voltó a guardarli con gli occhi sgranati, notando solo in quel momento che la musica era appena ripartita. Ergo, l’avevano sentito tutti i presenti.

Giappone-Germania 1 a 0, che figura di merdapensó nella sua testa, mentre si ricomponeva e si alzava per salutarli e presentarli a Kaltz e Schneider, che se la ridevano della grossa.

-Notevole, un benvenuto che entrerá negli annali della storia, senza dubbio…- stava cercando di dire Stecchino fra le risate, quasi con le lacrime agli occhi, mentre il Kaiser si passava una mano sulla faccia e con un sorrisetto sarcastico commentava –Un vero esperto nella raffinata arte dell’accoglienza…Wakabayashi, ma sei sicuro di essere giapponese? Non eravate noti per i modi gentili e la compostezza?-

Genzō li fulminó con uno sguardo e li fanculizzó in tedesco,  poi passó di malavoglia a fare le presentazioni. No, decisamente la serata non cominciava al meglio, ma almeno –cosí gli parve- Kojirō non sembrava essere tra i presenti.

 

 

 

NOTE:

 

 

*Non fatevi ingannare dal nome apparentemente nostrano: il Bar Rossi è un pub realmente esistente allocato a Sternschanze, ovvero il quartiere giovane e “trendy” (Dio solo sa quanto odio questa parola, ma tant’è) di Amburgo.

 

  
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