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Autore: Domi_chan    26/01/2009    7 recensioni
Prese le chiavi della moto, afferrò il casco, indossò il giubbotto nero di pelle da cui non si separava mai, e si diresse verso l’uscita..
arrivato sulla porta però torno indietro..
vedendo la sua immagine riflessa nello specchio di fronte al corridoio non potè fare a meno di fermarsi un momento a sorridere, pensando che era proprio un gran bel ragazzo!
“Ma come siamo modesti oggi!”sussurrò la vocina.. e il sorriso del giovane scomparve cosi come era arrivato: in un attimo..
”Oddio!sto proprio impazzendo..” e corse via..
[CONCLUSA]
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Un mese.

Era passato un mese esatto da quando lui aveva troncato ogni rapporto.
Lui aveva un futuro da progettare, aveva detto.

Quattro settimane.

Quelle erano state le quattro settimane più brutte della sua vita.
Non mangiava, non riusciva a dormire, si rifiutava di avere qualsiasi contatto al di fuori delle mura di casa sua.
Aveva perfino tentato, invano, di smettere di respirare.

31 giorni.

31 giorni che non lo vedeva.
Non avrebbe più retto. Lo sapeva.

.

,

Un raggiò di sole filtrò timidamente attraverso la tapparella, lasciata per miracolo socchiusa, andando ad intaccare le lenzuola candide.
Doveva essere una bella giornata, quella che stava per arrivare. Perfetta per studiare, andare in giro per negozi, o semplicemente per stare in buona compagnia.
Una normale giornata, insomma.
Normale, certo. Come se la parola normale avesse più un senso per lei.
Sempre se mai in diciassette anni di vita si fosse avvicinata, anche di poco, alla normalità a seguito degli ultimi eventi quella parola aveva finito con lo scomparire completamente dal suo vocabolario. Facendo appello a quel briciolo di buon senso che le era rimasto, però dovette ammettere a se stessa di non essere mai stata una persona molto normale. Lunatica, scontrosa, timida, violenta…
Appunto. Era tutto fuorché normale. E di certo quegli strani capelli rosa non aiutavano a salvare almeno le apparenze.
Per non parlare del gruppo di cui faceva parte. Le veniva da ridere solo pensando a Naruto. Con quella folta zazzera bionda e gli occhi azzurri dava l’impressione di essere l’ultimo degli angioletti scesi in terra. Peccato fosse il primo dei diavoli. Per non parlare di Ino, una pazza isterica malata di shopping. O di Hinata, che in media sveniva cinque volte al giorno. Shikamaru, che passava circa i tre quarti della giornata a sonnecchiare in un angolo, un qualsiasi angolo. E comprendendo TenTen, Chouji, Neji e Kiba la lista si sarebbe potuta allungare ancora.
Un branco di invasati che tentava di occupare al meglio il tempo. Ecco cos’erano.
Un branco di invasati che conosceva da una vita e di cui sapeva di potersi fidare ciecamente.
E poi c’era lui, il nuovo arrivato che..
Alt.
Si mise a sedere di scatto, scostando con gesto meccanico le lenzuola di lino.
Si era ripromessa di non pensare a lui, almeno di prima mattina.
Aveva giurato a se stessa che avrebbe scacciato dalla mente tutto ciò che avrebbe potuto ricordarglielo.
E con il tempo forse sarebbe riuscita anche a dimenticarlo.
Per prima cosa le foto.
Lui non amava restare fermo, abbozzare un sorriso e mettersi in posa di fronte all’obiettivo. Una volta però -non ricordava nemmeno quando - era riuscita a convincerlo a fermarsi ad una di quelle cabine pubbliche, sperse qua e la per la città.
Era riuscita a trattenerlo giusto il tempo di una manciata di foto formato tessera, che in linea di massima ritraevano una buffa ragazza dai capelli rosa con un sorrisone a trentadue denti e un tipo dall’aria imbronciata, che tentava di nascondere le gote leggermente arrossate dietro i lunghi ciuffi color ebano.
Sorrise amara ripensando a quella giornata.
Poi i regali.
Lui non era il tipo da regali. Assolutamente. Le volte che le aveva ‘dato’ qualcosa si potevano contare sulle dita di una mano, con tanto di rimanenza. Ma conoscendo il soggetto quelle poche cose finivano per avere un immenso significato.
Come la collanina d’argento che le aveva lasciato il giorno della partenza senza aggiungere nulla, consegnata in un anonimo e striminzito sacchettino di carta.
Portò meccanicamente la mano al collo, a quella S stilizzata che poteva significare tutto e niente, ritraendola a metà strada. Ogni tanto finiva per dimenticare di averla tolta, gettandola con rabbia in una scatola di cartone insieme a tutto il resto, che aveva provveduto poi ad affidare ad Ino.
Sapeva che in un momento di rabbia avrebbe finito col distruggere tutto, e questa era l’ultima cosa che voleva.
Sospirò, trattenendo a stento le lacrime.
Perché deve fare cosi male? Perché? Era un mese che andava avanti cosi. Un mese in cui aveva smesso di vivere.

.

-E’ cosi. Evita i soliti piagnistei Sakura.- aveva esclamato duro, voltandole le spalle. -Sas’ke t-ti prego..- lo implorò, correndo di fronte a lui -Tu non pu-puoi.- singhiozzò senza riuscire a trattenersi -Io ti amo!- quasi urlò le ultime due parole. Lo amava. Lo amava con tutta se stessa, e non poteva permettergli di lasciarla. -Sei noiosa.- sibilò, scansandola con un gesto secco. La lasciò li, a disperarsi inerte sopra una fredda panchina, mentre il ‘grazie’ che le aveva sussurrato si andava perdendo tra le fronde degli alberi.

.

Chissà se ogni tanto mi pensa...
Se lo chiedeva spesso.
In cuor suo aveva sempre sperato di non essere solo un passatempo per il moro. E alla fina se n’era quasi convinta.
Erano stati insieme tre mesi, più in là di ogni sua rosea previsione.
Tre mesi…
Stop.
Non devi pensarci Sakura. Non. Ci. Pensare.

Si alzò di scatto, iniziando a scuotere il capo.
Non devo pensarci. Non. Devo. Pensarci.
E mentre raccoglieva da terra i libri che la sera prima aveva gettato in preda ad una crisi di nervi, giurò a se stessa che mai più sarebbe arrivata ad umiliarsi tanto per un ragazzo. Mai più.
Aveva toccato il fondo. E si sa, quando si tocca il fondo l’unico modo per risalire è guardare avanti.

.

.

,

TUTTO CAMBIA, PER NON CAMBIARE MAI

.

Un anno dopo.

-Complimenti signorina Haruno.- sorrise il presidente della commissione, stringendole affabile la mano -Era da tanto tempo che non incontravo un candidato cosi preparato.-
-Grazie.- fece mite la ragazza, gettando un occhiata felice a Kakashi Hatake, che sorrideva soddisfatto dietro la sciarpa.
Il massimo dei voti con tanto di lode non gliel’avrebbe tolto nessuno, e quei complimenti tanto sentiti ne erano la conferma. Si inchinò di fronte alla tavolata dei professori al completo, rivolgendo un ultimo sguardo alla preside Tsunade, che pur non facendo parte della commissione esaminatrice aveva preteso di assistere al colloquio orale della maturanda migliore del suo istituto.
Poté notare con gioia che anche lei sorrideva, orgogliosa.
-Adesso può andare.- continuò il presidente, indicandola con un gesto distratto l’uscita dell’aula -E chiuda la porta dietro di se.-
Sakura si limitò ad annuire con il capo, raccogliendo i libri da terra, per poi avviarsi a passo spedito verso il corridoio. Non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi intorno, di pensare quel fatidico “finalmente sono fuori da questa cazzo di scuola!” che passa per la mente di qualsiasi studente che ha appena finito gli esami di maturità, che venne sopraffatta da un numero imprecisato di persone, travolta da un ondata di abbracci.
-Fronte Spaziosa!- urlò Ino, mentre la stringeva forte -Sei stata fantastica.-
-Un mito!- si unì Hinata, abbracciandola da dietro.
-Ma che mito!- annuì TenTen, arruffandole i capelli -Molto, molto meglio.-
-Abbiamo fatto bene a venire a vedere il tuo esame!- aggiunse Temari, sorridendo radiosa.
-Complementi, Sakura.-
Una voce maschile, calda e profonda, la fece sussultare, spingendola a voltarsi all’istante.
-Grazie.- disse tirando fuori il suo migliore sorriso di circostanza, sciogliendosi dai numerosi abbracci -Itachi.-
Ormai si era abituata alla presenza dell’Uchiha maggiore, in fondo lui e Ino facevano coppia fissa da più di sei mesi, però vederselo spuntare davanti in maniera cosi improvvisa le dava sempre da pensare.
Guardandolo negli occhi d’ossidiana, cosi simili ai suoi, non poteva fare a meno di ricordare i momenti belli trascorsi insieme, quelli che aveva cercato di dimenticare, nel tentativo vano di cancellarlo totalmente dal proprio passato. E ogni volta che sentiva la sua voce, almeno nei primi periodi, era come se ricevesse una pugnalata in pieno petto.
Almeno però aveva sempre avuto il buon senso di non nominare mai il fratello di fronte a lei.
D’altro canto, ogni qualvolta la vedeva in compagnia di un ragazzo che non fosse del gruppo, aveva la stranissima sensazione che squadrasse il tizio di turno da capo a piedi, quasi a volerne scannerizzare ogni gesto, per poi riprendere la sua normale vita da universitario felicemente fidanzato.
Storse il naso solo a pensare quella parole.
Per quanto le riguardava infatti i ragazzi erano stati un tabù per molto tempo. E solo l’estate precedente, dietro insistenti spinte di Ino e Hinata, si era finalmente decisa a lasciarsi andare con un tipo conosciuto in spiaggia, Sai, se non sbagliava.
Un ragazzo di poco più grande di lei, dotato di un carattere piuttosto singolare e di un umor tagliente e non da tutti comprensibile, che l’aveva colpito fin dal primo sguardo.
Forse aveva aiutato anche il fatto che avesse occhi e capelli neri come la notte, come non si stancava mai di ricordarle l’amica bionda. Con la fine delle vacanze estive però, quasi fosse normale, anche la loro strana frequentazione era arrivata al capolinea.
-Sakura!- ci pensò Naruto a toglierla dall’imbarazzo, sollevandola per la vita con un gesto fraterno -L’ho sempre saputo che sei una grande!- gridò, stampandola un grosso bacio sulla guancia.
-… una grande secchiona.- continuò Ino per lui, con un grande sorriso stampato sul bel viso sottile.
-Guarda un po’ chi viene a farmi la predica - la apostrofò, allontanando l’amico con un gesto secco -Lo stesso maialIno che una settimana fa si è presentato sotto casa mia svegliando mezzo vicinato al grido isterico di “Sakura!Sakura!Non so niente!”-
-Dettagli.- si limitò a rispondere l’altra, mentre intrecciava una ciocca bionda tra le dita con studiata nonchalance.
-Direi di finirla qui.- sorrise mellifluo Itachi, intrecciando con disinvoltura la mano della Yamanaka con la sua, che calmata da quel gesto inaspettato si limitò a sorridere confusa, dimentica del resto del mondo.
-Grazie a Dio sei arrivato tu Uchiha.- sbadigliò annoiato Shikamaru, spuntando improvvisamente dall’aula vuota adibita a suo personale dormitorio -La Ino Yamanaka ante Itachi non avrebbe mai sorvolato su un tale affronto.- sorrise, raggiungendo Temari a passi lenti e strascicati.
-Direi di sorvolare anche su questo.- tagliò corto l’Uchiha in questione, afferrando la fidanzata per la lunga coda dorata, per evitare che saltasse addosso all’amico d’infanzia. -Io e Ino avevamo pensato…- continuò incurante della ragazza che si dimenava alla sua destra -Di festeggiare la fine degli esami, visto che Sakura era l’ultima del gruppo...Sta sera, a casa mia.-
Casa mia.
Sakura, impegnata da diversi minuti a far morire dall’imbarazzo Hinata lanciando battutine tutt’altro che pudiche a Naruto, dopo aver sentito quelle due parole dal significato inequivocabile, riuscì nell’impresa più unica che rara di inciampare nei suoi stessi piedi, finendo con il viso spalmato sul pavimento bianco con un capitombolo che sarebbe rimesto nella storia. E trascinando con sé anche il povero, e incolpevole, Naruto.
-C-cosa?- balbettò confusamente in direzione di Ino, il viso in fiamme, mentre si rialzava tentando di non dar peso ai tutt’altro che gentili commenti di Shikamaru e Choji sulla sua presunta femminilità.
La bionda, afferrato al volo il problema, la sollevò di peso da terra trascinandola per il gomito nell’angolino più remoto del corridoio. -So che cosa stai pensando.- le sussurrò severa, puntandole contro l’indice laccato di rosso dopo averla messa con le spalle al muro -Ma non far passare nemmeno per un istante per quella tua stupida testaccia rosa l’idea di non venire.-
-M-ma Ino!Lui…-
-Primo.- la interruppe a denti stretti -Lui ha un nome. Ed è qualcosa come un anno e mezzo che non lo sento uscire dalla tua bocca. Due. Non me ne frega niente. Tu ci verrai e basta, sono stata chiara?-
Ino aveva abbandonato le buone maniere in merito alla questione Sasuke mesi e mesi prima, quando aveva capito che lasciarle i suoi spazi, consolarla o più semplicemente offrirle una spalla su cui piangere non sarebbe servito a niente. Era stato allora che aveva cominciato ad essere odiosa. Niente più paroline dolci, sorrisi sinceri o sguardi colmi d’affetto, sostituiti da insulti urlati in mezzo alla strada incurante dei passanti in ascolto, strattoni e cuscinate.
-Ino…- la implorò con sguardo supplichevole -Ti prego. Lo sai che…-
-Quale parte del tu ci verrai e basta non ti è abbastanza chiara?- la interruppe nervosa. ci mancava solo che rovinasse tutto. -Ok.- si limitò ad annuire, abbassando il capo colpevole.
Che senso aveva opporsi ad Ino? Sarebbe stata capace di portarcela anche di peso, se costretta dalle circostanze.
-Vedrai cha andrà tutto bene…- le sorrise poi, dopo aver ritirato zanne ed artigli -Avevamo deciso che niente ti avrebbe più fermato, giusto?-
-Si.-

***

-Siamo qui da due ore. Due.- sibilò scura in volto, tamburellando con le dita sulla gambe lasciate scoperte dalla divisa da cheerleader.
-Le parole ‘aereo’ e ‘puntualità’ non sono mai andate molto d’accordo.- puntualizzò con semplicità il moro seduto al suo fianco, giocherellando con fare annoiato con il portachiavi dell’auto -E comunque dovrebbe arrivare a momenti. Piuttosto…- continuò, gettando un’occhiata carica d’odio al gruppo di turisti occidentali che sembravano voler divorare con gli occhi la bionda -Assicurati che lei venga. Non vorrei che ci facesse uno dei suoi soliti scherzetti.-
Ino per tutta risposta sbuffò, stiracchiandosi alla belle meglio su una delle scomode sedute verde pisello che caratterizzavano il terminal dell’aeroporto di Tokyo. -Tranquillo Uchiha.- sorrise poi, accoccolandosi contro la sua spalla -Sakura sa che con me non si scherza!-
Chiuse gli occhi, ispirando il tenue odore di dopobarba che filtrava della maglia nera del ragazzo, felice come non lo era mai stata fino a pochi mesi prima.
Esattamente prima di conoscerlo.
-Eccolo.-
Alzò la testa di scatto, iniziando a far saettare i vispi occhi azzurri a destra e a manca, alla ricerca dell’idiota per eccellenza: Sasuke Uchiha.
Non lo vedeva da tempo -esattamente da quando Itachi l’aveva costretta a seguirlo in Inghilterra per andare a trovarlo, il tutto naturalmente all’insaputa di Sakura- ma non avrebbe mai scordato il viso dell’essere che contribuito a rovinare la vita della sua migliore amica.
Tuttavia, era stato proprio durante quell’unico incontro che aveva deciso di smettere di odiarlo con tutto il cuore. Alla vista di un Sasuke diverso da come lo ricordava, riflesso sbiadito dell’egocentrico ed indisponente Uchiha che girovaga per le vie di Konoha a bordo dell’inseparabile moto, era arrivata alla conclusione che Sakura non era la sola a soffrire per quella separazione. Certo, il ragazzo tentava di nascondere emozioni e paure al resto del mondo, ma per un occhi esperto in campo sentimentale come il suo era stato impossibile non notarlo.
Sasuke Uchiha aveva sofferto, e a distanza di un anno continuava a soffrire per lei.
Ricordava ancora con soddisfazione quando, frugando con discrezione nella sua camera, era riuscita ad individuare la più compromettente tra le prove: la stessa foto formato tessera che Sakura portava sempre con se, considerandolo il bene più prezioso, e che li ritraeva insieme.
E adesso era tornato. Non per le vacanze estive, come insisteva a sbraitare quando lo si accusava di soffrire di nostalgia, né per la propria famiglia. No. Era tornato per lei.
Sbuffò sonoramente nella sua direzione, dopo averlo individuato tra la folla di turisti in arrivo, mano destra rigorosamente tra i capelli carbone perennemente spettinati mentre l’altra trascinava l’immancabile trolley grigio metallizzato.
-Itachi.- salutò con un gesto meccanico dopo averli raggiunti, sollevando appena la mano libera -…Yamanaka.- la fissò un istante, un misto di curiosità e disgusto negli occhi onice -Ti ostini ancora a stare con lei, vero Itachi?-
L’Uchiha maggiore per tutta risposta sorrise divertito, poggiando la mano destra sulla spalla del fratello -Che vuoi farci Sas’ke.- disse, guardandolo dall’alto verso il basso -Il masochismo scorre nel sangue Uchiha da una vita!-
La bionda ebbe appena il tempo di voltarsi verso quello che presto sarebbe stato il suo ex fidanzato, mentre una vena iniziava a pulsare sulla fronte sintomo di un imminente ictus da isterismo, che Itachi, previdente, si affrettò a chiedere -Tu invece? Come sei a ragazze?-
Colpito e affondato.
Itachi sapeva essere diabolico, quando voleva. Difatti il diretto interessato, dopo aver scoccato un occhiata raggelante ai due, incrociò le braccia al petto borbottando un -Come al solito…- appena udibile.
-Cioè da schifo.- si intromise Ino acida, fissandolo divertita.
-Non esagerare Yamanaka.- grugnì serio -Stare con lui non ti rende intoccabile.-
-Tsk.- sbuffò, per nulla spaventata -E questa sarebbe una minaccia Uchiha? Speravo in qualcosa di meglio.-
-Andiamo?- chiese Itachi, tentando di riportare la discussione su binari più calmi -Si è fatto tardi e…-
-Oca.-
-Emo.-
-…non credo che la festa si organizzerà da sola!-

***

Nonostante fosse passata da poco la prima settimana di giugno, quella sera l’aria era particolarmente fredda.
Si strinse nel gilet di jeans chiaro, tentando di frenare i brividi provocati da quell’alito di vento inaspettatamente gelido che continuava a scompigliarle i capelli. Non sarebbe mai riuscita a capire, però, se quello strano freddo fosse dovuto alla temperatura oggettivamente più bassa del solito o uno strano riflesso incondizionato: in fondo si trovava pur sempre di fronte all’enorme cancello di villa Uchiha. Non ci metteva piede da quasi due anni -un anno, sei mesi, e otto giorni per la precisione- e in cuor suo aveva sempre creduto che mai più l’avrebbe fatto.
Immobile da non ricordava neppure quanto tempo, fissava stralunata il citofono, indecisa se annunciarsi e partecipare alla festa o tornare a casa e fingere un malore dell’ultimo minuto.
Gli occhi verde bottiglia, stranamente opachi, andarono a perdersi nel cielo stellato, forse speranzosi di un qualche segnale divino. Stette in quella posizione, resa scomoda dai tacchi che tuttavia aveva preso l’abitudine di portare, fino a quando una grossa goccia d’acqua andò a precipitare sul nasino alla francese, stordendola per qualche secondo fino a riportarla alla realtà.
Ecco spiegato il motivo dell’aria gelida, pensò distrattamente, decidendosi finalmente sul da farsi. Sarebbe entrata -anche per far contenta Ino che, lo sapeva, non avrebbe certo preso nel modo migliore, un altro dei suoi bidoni- si sarebbe fatta vedere da qualcuno e poi facendo ricorso alle sue doti di attrice consumata, sarebbe tornata a casa, ricorrendo al sopracitato malore.
E poi, dato che la pioggerellina stava per assumere i contorni di un vero e proprio acquazzone estivo, non poteva certo rimanere fuori ancora per molto a tormentarsi.
-Tutto ok?-
Si voltò di scatto, sorpresa ed infastidita. Adesso sarebbe stata veramente costretta ad entrare. Non sentiva quella sua voce da diverso tempo, ma l’Aburame era pur sempre un amico di infanzia non sarebbero di certo bastati pochi mesi per dimenticarne il timbro.
-Shino…- salutò abbozzando un sorriso, mentre il moro la raggiungeva, serio come sempre -E’ un po’ che non ci si vede, eh?-
-Già.- annuì mite il ragazzo, continuando a fissarla.
-Hana?-chiese curiosa, sbirciando qua e là alla ricerca della sua ormai storica fidanzata. Perché Hana Inuzuka e Shino Aburame continuavano a stare insieme, nonostante tutto e tutti fossero contrari a quella strana relazione, la famiglia di lei in primis.
Alla fine però si erano abituati a vederli passeggiare insieme per le vie poco trafficate di Konoha, ed anche Kiba era stato costretto a accettare la cosa. Pena l’allontanamento dalla vita della sorella.
-Ci raggiungerà tra un pò. E’ ancora al lavoro.- rispose lapidario come sempre. -Entriamo. Tra poco qui cadrà il diluvio.-
E senza aspettare una risposta, un cenno di assenso o anche solo di sentire la sua opinione, andò a citofonare.
Borbottò con tono atono -Shino Aburame e Sakura Haruno.- mentre la voce metallica dall’altro capo ridacchiava spensierata.
Ubriachi di prima serata. Sbuffò seccata, seguendo l’amico alla velocità che le decolté rosse tacco dieci le permettevano.
Attraversò il curato prato all’inglese accompagnata da uno strano magone all’altezza del petto, la musica che ad ogni passo si faceva più forte e fastidiosa, e una volta raggiunta l’entrata principale si ritrovò a sospirare, quasi alleggerita da un peso, convinta che il peggio fosse già passato.
Come si sbagliava.
-Ino…- sussurrò abbozzando un sorriso malinconico, dopo aver rivolto una prima occhiata agli interni della casa -Cosa mi stai facendo fare?-

Al piano di sopra, in compagnia solo della sua immagine riflessa nel grande specchio a muro, Sasuke Uchiha tentava per la decima volta di agganciare al collo il ciondolo con una S stilizzata, stando bene attendo e tenere sollevata con gli avambracci l’attaccatura dei capelli. Sbuffò, arrabbiato, di fronte all’ennesimo tentativo fallito e optò per una più comoda anche se meno evidente sistemazione al polso destro. Quella catenina, nata come collana, avrebbe fatto la sua più decorosa figura anche al braccio, e poi, realizzò, non era importante che tutti la vedessero.
Iniziò a fissarla con una strana luce negli occhi petrolio. Da quando quasi due anni prima era corso all’unica gioielleria di Konoha per acquistarla insieme alla sorella gemella, quella era la prima volta che riusciva ad indossarla.
Non riusciva ancora a spiegarsene il motivo, ma ogni volta che la prendeva tra le mani, o addirittura si trovava a fissarla per più tempo del dovuto, una miriade di ricordi risputavano all’improvviso dall’angolo remoto del cervello in cui aveva provveduto a tenerli segregati, incapace di affrontare una realtà chiara al resto del mondo, ma che lui non riusciva ad accettare.
O meglio, che non era riuscito ad accettare.
Lei gli mancava, ma credeva che in pochi giorni, settimane al massimo, sarebbe riuscita a dimenticarla, ad offuscare quell’immagine che invece non ne voleva proprio sapere di sparire.
Era stato allora che la nostalgia si era trasformata in dolore, ma non un semplice dolore dell’anima. No. Il suo era dolore fisico a tutti gli effetti. Un dolore particolare che partiva dal petto per poi estendersi al resto del corpo, che lo prendeva di notte, durante le lezioni, o mentre stava insieme alle altre.
Solo allora si era reso conto dell’esistenza di qualcosa che non andava. Come poteva lui, Sasuke Uchiha, continuare ad avere un pensiero fisso e costante nella mente?
Strano ma vero, era stata Ino Yamanaka, ultima -in tutti i sensi- fidanzata del fratello, ad aprirgli gli occhi qualche mese prima.
-Ti sei innamorato Uchiha.- aveva esclamato schietta dopo aver trovato la foto che li raffigurava insieme, unico ricordo realmente palpabile che aveva deciso di portare con se -Ti basta come spiegazione?-
Dio, quanto l’aveva odiata. Era riuscita con poche parole a distruggere il castello di carte che aveva faticosamente costruito in tutti quei mesi. Perché mentire spudoratamente a se stesso era un conto, ma far finta di niente di fronte alla migliore amica della sua ragaz….
Ecco un’altro problema. Inconsciamente, continuava a considerarla la sua ragazza. Ogni volta che Itachi, ligio al dovere, riferiva di averla vista con qualcuno di sospetto diventava intrattabile, pervaso da una sensazione strana e mai provata prima, ma che anche a centinai di chilometri di distanza poteva essere identificata con un solo nome: gelosia.
Pur non vedendola da quasi due anni, pur non avendo avuto alcun tipo di contatto diretto con lei, era geloso, dannatamente geloso di Sakura, e l’unico modo che aveva per riuscire in qualche modo a sentirsi meglio era andare con una ragazza, possibilmente bella, bionda e di buona famiglia, a dimostrazione del fatto che lui era un Uchiha, e che poteva avere chiunque. Ma nemmeno cosi quel dolore fisico era riuscito a sparire, anzi andava rafforzandosi giorno per giorno. Fino al punto di non riuscire ad andare in giro per i tanto famigerati pub inglesi insieme al compagno di stanza Suigetsu.
Cosi esattamente un ora dopo aver dato l’ultimo esame del semestre era corso in camera sua e senza dare spiegazioni aveva iniziato a preparare la valigia con la mano sinistra, mentre con la destra comunicava via telefono ad un confuso Itachi che sarebbe tornato a Tokyo con il primo volo disponibile.
Il leggero cigolio della porta, aperta con delicatezza, lo riportò alla realtà.
Gettò un ultimo sguardo allo specchio, osservando quasi con disgusto l’immagine che rifletteva da parecchio tempo. Un Sasuke più pallido, imbronciato e nervoso del solito.
-Che ne dici di scendere, fratellino?- chiese con un sorriso appena accennato Itachi, poggiato allo stipite della porta.
-Si.- borbottò in risposta, senza spezzare il contatto visivo con quel riflesso smorto e pallido. Scosse la testa, furioso con se stesso. La cose da quella sera sarebbero cambiate -Andiamo.-

Seduta su una delle poche sedie libere, rigida quasi quanto una manico di scopa, Sakura Haruno tentava di sorseggiare con naturalezza l’unico drink analcolico che era riuscita a trovare, attenta a distribuire i giusti sorrisi incoraggianti e divertiti a chiunque si voltasse nella sua direzione.
Era stata costretta ad andarci, vero, ma avrebbe fatto finta di divertirsi. O almeno ci avrebbe provato.
Ok, non ci sarebbe riuscita sicuramente. Ma perché dare ad un Itachi misteriosamente scomparso su per le scale la soddisfazione di eleggerla ‘individuo più triste della festa’? Quel poco di orgoglio rimasto andava preservato a tutti i costi.
Dovette ammettere, facendo saettare gli occhi pesantemente truccati di nero agli angoli della stanza non occupati da coppiette felicemente appartate, che in fondo -molto infondo- aveva fatto bene a decidersi a partecipare a quella che si prospettava essere la festa dell’anno. Tra amici, ex-compagni e futuri colleghi di università, in quelle quattro spaziose mura erano riusciti a riunirsi quasi tutti i giovani di Konoha. Sapeva che, con il senno di poi, si sarebbe pentita di essersela persa.
Represse uno sbadiglio, annoiata, continuando ad annuire educatamente ad un Kiba che sembra avere tutte le intenzioni di sintetizzare la sua breve seppur intensa -secondo lui- vita nelle restanti ore.
Talmente attenta a fingersi interessata, mentre i suoi poveri timpani venivano lentamente ma inesorabilmente demoliti dalla musica dance proveniente dall’enorme cassa posizionata alle sue spalle, non si accorse nemmeno della piccola folla che si stava radunando all’entrata del grande salone addobbato per l’occasione.
Sembrava fosse arrivato qualcuno, rimuginò convinta, portando la cannuccia verde alle labbra. E questo qualcuno doveva essere anche piuttosto importante, visto che persino Itachi sembrava essere felice del suo arrivo. E un Uchiha felice non era di certo la più normale delle cose a cui si era abituata.
Allungò il collo curiosa, appena in tempo per riuscire a vedere la zazzera bionda di Naruto andare a spiaccicarsi contro il povero ultimo arrivato. Sorrise, divertita, indecisa se andare a dare un occhiatina o rimanere fossilizzata ad ascoltare le turbe sentimentali del giovane Inuzuka.
-Perché non vai a salutarlo?- le urlò Kiba, accortosi di star parlando al vento da una buona decina di minuti, a meno di due centimetri dal volto, distruggendo quel poco che di sano era rimasto dei suoi timpani.
-Salutare chi…?- urlò di rimando la rosa.
-Non lo sai?- sbraitò il ragazzo, sorpreso che proprio lei non fosse a conoscenza della novità -E’ tornato … -
Sakura non seppe mai chi fosse tornato. O meglio non sentì mai uscire quel nome dalle labbra di Kiba, troppo impegnata a saltare in piedi e a correre verso l’uscita con il bicchiere pieno ancora tra le mani.
Era stato un attimo, ma l’aveva visto. Anzi, si erano visti. In mezzo alla folla, straniti dalla musica sempre più alta, il verde ed il nero si erano scontrati di nuovo dopo quasi due anni.
Ed era stato il caos più totale.
Sakura, mentre continuava a correre verso l’esterno, incurante dei piedi calpestati agli invitati senza nemmeno rendersene conto, riusciva ancora a sentire il battito del suo cuore, irregolare, frenetico, come non lo era da tanto -troppo- tempo.
Raggiunse la grande porta finestra che dava sul cortile di casa Uchiha a spintoni, il giubbetto dimenticato chissà dove, mentre lottava con tutte le sue forze per trattenere le lacrime. Doveva arrivare a casa, e li si che avrebbe potuto sfogarsi, prendere a pugni quel cuscino lasciato tranquillo da ormai troppo tempo.
Almeno aveva smesso di piovere, realizzò sconsolata, mentre si inclinava leggermente togliendo con un gesto secco le scarpe troppo alte.
Se avesse potuto le avrebbe ingoiate. Tutte e due. Sapeva che non sarebbe dovuta andarci, lo sapeva, ma aveva finito col farsi convincere dalle maniere insistenti e poco galanti di Ino, che senza nemmeno ricorrere a tutti gli assi nella manica a disposizione l’aveva persuasa ad andarci.
Allungò la mano, iniziando a tastarsi il fianco destro alla ricerca di qualcosa che evidentemente non c’era. Aveva dimenticato l’unica cosa che le avrebbe permesso di tornare a casa indisturbata: la borsa.
Fantastico. Davvero fantastico.
Si morse il labbro inferiore, irritata, per niente disposta a rientrare.
Con un po’ di fortuna lui non l’aveva nemmeno notata in tutto quel andirivieni di saluti e bentornato vari, perché quindi sfidare la sorte con una altra entrata in scena?
Però nemmeno l’idea di passare il resto della festa nel cortile ad aspettare, scarpe in mano e trucco sfatto, che la casa si svuotasse per poter entrata senza essere notata l’allettava particolarmente.
Che fare?
Sospirò pesantemente, prendendo l’unica decisione sensata: rientrare dentro tentando di mimetizzarsi con la parete addobbata, afferrare borsa e giubbotto -di che c’era avrebbe preso anche quello- per poi correre via alla velocità della luce.
Si voltò di scatto, convinta del fatto che prima fosse rientrata, prima avrebbe raggiunto la via della salvezza.
E si ritrovò a scongiurare per la seconda volta in pochi minuti l’infarto che a breve l’avrebbe colta.
-Ciao… Sakura.-
Di fronte a lei, postura eretta, mano destra in tasca e capelli spettinati dal vento, c’era Sasuke Uchiha, esattamente come lo ricordava.
Agli inizi di quello che era diventato famoso come ‘il periodo nero’, Sakura aveva deciso di far scomparire da casa sua qualsiasi superficie che avrebbe potuto riflettere la sua immagine. Da quando era successo quello-che-era-successo, infatti, aveva preso l’abitudine di evitare di guardarsi allo specchio. Vedere il suo riflesso pallido e smorto, in cui spiccavano gli occhi circondati da enormi cerchi neri, non faceva bene alla sua autostima, già diverse spanne sotto terra. E sperava che in fondo anche lui ci stesse un po’ male, che si fosse lasciato andare, o almeno che fosse diventato un tantino meno bello del solito.
Certo, il tempo era passato, però in cuor suo aveva sempre continuato a credere che un loro futuro, anche se molto improbabile, incontro avrebbe potuto provare il giovane.
Capì all’istante di essersi illusa per l’ennesima volta.
-S-sasuke.- balbettò confusa, abbassando il capo di botto. Non vuole guadarlo in viso. Non vuole rivedere quegli occhi che tanto l’hanno resa felice per poi lasciarla nell’oblio più totale.
E poi non ha più bisogno di lui. Si è rifatta una vita ormai.
-Hai dimenticato questa dentro.- continuò il ragazzo, riuscendo a stento a tener ferma la voce, mentre le allungava la borsa.
-Oh…- sussultò Sakura corrugando la fronte -Io stavo per tornare a prenderla…- si avvicinò, sempre a testa bassa, strappandogliela letteralmente dalla mano -Grazie…- sussurrò confusa, gli occhi ancora rivolti al suolo.
Via. Devo andare via.
E lo avrebbe fatto. Sarebbe scappata via, senza voltarsi, evitando di umiliarsi per l’ennesima volta, se non si fosse sentita afferrare brutalmente per il polso chiaro.
-Lo so Sakura. Tu mi odi, e nei hai tutte le ragioni. Ti ho lasciato da un giorno all’altro, e senza darti una cazzo di valida spiegazione sono scomparso dalla tua vita. Tu mi odi…- ripeté, portandosi davanti a lei -… ma io ti amo. E non posso farci niente. Sono quasi due anni che cerco di cancellarti dai miei pensieri, senza risultato. Te lo giuro, ci ho provato in tutti i modi a dimenticarti, ma non ce l’ho fatta. Io ti amo, e non so nemmeno con quale diritto mi ripresento davanti a te dopo tutto quello che ti ho fatto. Sono un bastardo, ma ti amo.-
Troppo impegnato a fare metaforicamente a pugni con il suo orgoglio appena umiliato, non si accorse dello spostamento d’aria a pochi centimetri dal suo viso, riuscendo a percepire l’imminente pericolo solo a meno di un secondo dall’impatto.
Lo schiaffo che Sakura gli tirò fu talmente forte da lasciargli il segno arrossato della mano.
La testa di Sasuke scattò dal lato opposto con un crack sinistro, ma lui si limitò ad incassare il colpo dirigendo istintivamente lo sguardo al suolo.
-Bastardo…- sussurrò Sakura di fronte a lui, gli occhi lucidi, le mani tremanti -Hai scelto la parola giusta.-
Si avvicinò di un passo, carezzandogli la guancia ancora arrossata, mentre lui si costringeva ad alzare di nuovo lo sguardo pece ed incontrare i suoi occhi -Sei un bastardo, ma sei il mio bastardo.-
Sorrise debolmente, abbandonandosi contro il suo petto, mentre Sasuke le circondava lentamente la vita, impacciato come mai prima di allora.
-Scusa, Sakura…- sussurrò affranto. Le passò un braccio sotto le gambe scoperte e con l’altro la prese in braccio, stringendola forte. -Scusa…-
Dimentico della festa, della musica assordante, degli amici che senza ritegno li spiavano da dietro le tende di ogni finestra che desse sul cortile e permettesse un minimo di visuale, iniziò a dirigersi lentamente verso l’elegante panchina in vimini finemente lavorata poco distante, inalando quel profumo di cui aveva sentito mortalmente la mancanza, le labbra rigorosamente poggiate sui suoi fili rosati.
Si sedette, stando attento ad essere il meno brusco possibile, mentre Sakura aveva iniziato a stringere forte le braccia attorno al suo collo, quasi per paura che potesse fuggire di nuovo.
-Ci ho provato.- sussurrò, mentre lui iniziava ad asciugarle delicatamente le lacrime con i polpastrelli -Ci ho provato veramente ad odiarti… ma non ce l’ho fatta.-
-Scusa.- ripeté Sasuke, baciandole delicatamente la fronte -Scusa… scusa.-
Mantenendo le palpebre spalancate -non voleva perdersi più niente- si abbassò lentamente su di lei, unendo le loro labbra in un bacio tenue, quasi nostalgico, ma che con il trascorrere dei secondi finì con l’assumere un’intensità rara.
-Ti amo…- sussurrò alla fine Sakura, bisognosa d’aria, guardandolo negli occhi -Anche se non lo meriti.-
-Lo so.- la strinse ancora più forte, la paura che scappasse via nel cuore che pompava all’impazzata -Non ti farò soffrire mai più. Te lo giuro.-
Le sfiorò delicatamente lo zigomo arrossato con la mano, mentre il braccialetto in bella mostra tintinnava mosso da un alito di vento, attirando la sua attenzione.
-Ma questa…- sussurrò Sakura stupita, osservando stranita quella S stilizzata che non vedeva da tanto tempo, ma che non sarebbe mai riuscita a dimenticare -E’ identica…-
-Lo so- Sasuke le scostò il ciuffo della frangia dalla fronte, pensieroso -Prima di venirti a salutare sono andato a comprarle in gioielleria.-
-Non sono mai riuscita ad indossarla…- borbottò, iniziando a giocherellare distrattamente con il ciondolo.
-Nemmeno io.- le soffiò sulle labbra, inclinando leggermente il capo.
E la baciò ancora, ancora e ancora, sfiorandole con le mani il ventre più piatto di quanto lo ricordasse, scendendo poi sulle gambe, mentre lei ricominciava ad affondare le mani tra i suoi capelli.
-Era ora, cazzo!-
Si staccarono contrariati, voltandosi all’uni solo verso il luogo di provenienza di quella voce fastidiosa, accorgendosi solo in quell’istante dell’assenza totale di musica, sostituita da un brusio sommesso e da qualche applauso in lontananza.
Erano tutti fuori. E li stavano guardando senza ritegno.
-Cosa…?- sussurrò Sasuke, corrugando la fronte, e rivolgendo ad ognuno dei numerosi presenti uno dei suoi tipici sguardi omicidi.
-Io eviterei di ucciderli.- sorrise felice Sakura, mentre tentava di nascondere l’imbarazzo accucciandosi contro il suo petto -Infondo sono i nostri amici, no?-
-Si.- mugugnò l’Uchiha, senza riuscire a mascherare la gioia dietro il solito grugno. Si sollevò con la ragazza ancora rigorosamente tra le braccia, iniziando a dirigersi verso l’interno della villa.
-Ehi piccioncini!- se ne uscì Naruto, al fianco di Hinata, in lacrime per la gioia -Dove credete di andare?-
Il ghigno malizioso che ricevette in risposta da Sasuke fu più che eloquente, o almeno cosi sembrava. Già, perché Sasuke Uchiha non avrebbe mai ammesso di stare salendo in camera sua con in braccio Sakura solo per comunicare al suo ormai ex college di trasferire all’Università di Tokyo tutti i suoi documenti e disdire definitivamente l’affitto del suo dormitorio al campus.
Infondo tutto il resto non era un problema: avrebbero avuto tutta una vita per recuperare il tempo perduto.

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THE END

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E’ finita. Dopo quasi sei mesi la mia prima ff è finita.
E tutto si è concluso con un bel happy ending. Credevate davvero che li avrei lasciati a marcire nella loro sofferenza ai due angoli opposti del mondo? No *_* non avrei mai potuto. Loro sono Sasuke e Sakura, e anche se non sappiamo tra quanti capitoli, sono destinati a stare insieme anche nel manga.
Spero che anche l’accenno ItaIno sia stato gradito. Quando ho cominciato a scrivere la storia, ero convinta di accoppiarla con Shikamaru (sono pur sempre una Mosca Bianca u.u), ma visto che il fatto di lasciare solo il mio amato Itachi non mi andava più ho deciso che per una volta (una sola!) il caro Nara sarebbe potuto andare bene anche con Temari. Le altre coppie, come si è capito, non sono scoppiate: Shino è ancora con Hana (ma quanto li adoro insieme *_*), Naruto e Hinata sono inseparabili, Ten Ten e Neji continuano a vivere il loro idillio amoroso.
L’ultimo intermezzo è stato un po’ troppo mieloso, lo so, però volevo riscattarmi dell’ultimo capitolo, un po’ troppo triste.

Grazie a chi ha recensito l’ultimo capitolo:
Deliaiason88: i riferimenti al manga più che voluti sono stati proprio cercati! Mi è sempre piaciuto riuscire a far rispecchiare le ff (anche se AU) negli originali. Spero di esserci riuscita anche in questo capitolo *_*
capitolo bello lungo, giusto! Esattamente dieci pagine di word XD
Tesoro voglio ringraziarti di cuore: grazie per tutte le belle parole, grazie per avermi involontariamente ispirato con le tue storie, grazie per le chiaccherate rare (ma intense XD) su msn. Grazie futura socia.
ps:scusami se non sono riuscita a farti leggere il capitolo in anterpima,ma tra gli esami imminentissimi e il fatto che da una settimana a questa parte la linea del mio pc da problemi -_-, non sono riuscita a connettermi molto ad msn. Per farmi perdonare la prossima ff che scriverò sarà tutta per te *_*
Ellychan91: non ti disperare XD alla fine le cose si sono risolte nel modo migliore, anche se abbiamo dovuto aspettare un bel po’. Grazie per la recensione, un bacio.
Kry333: hai visto?alla fine l’happy ending c’è stato!ti confesso che dopo aver letto la tua recensione ho anche pensato di seguire il piccolo consiglio che mi hai lasciato (l’idea dell’aeroporto non era affatto male u.u)… ma ormai credo si sia capito. Io adoro far soffrire i protagonisti delle mie storie!Spero che il finale ti sia piaciuto *_* ancora grazie per la recensione caVissima xD
Ellyssima: ebbene si u.u ce ne ha messo di tempo, ma alla fine quella testaccia dura di Sasuke ha deciso di cambiare idea!grazie per la recensione e per i bei complimenti *_* un bacio.
Ranocchietta: alla fine è andato tutto per il meglio XD mi dispiace per la sincope, ma allo stesso tempo sono felice: vuol dire che sono riuscita a trasmetterti le stesse emozioni che ho provato scrivendo il capitolo. Per quanto riguarda il discorso Kakashi, sono contenta che esista qualcuno che la pensi come me. Grazie del supporto *_*

Grazie a chi ha aggiunto la mia umile storia tra i preferiti:
Akane Sako
Angel23
arx
BabyCheshireCat
BlueHinata
camoeight
carolavale
Charlie_me
chibiSuzaku
chicchetta
crusade
ellychan91
Ellyina
ellyssima
Fire Angel
fire91
giady92
Hanon Hosho
Hele91
itachi 95
Jana
Julia83
Kana_chan
keli
kitty1995
kry333
kya chan
Lady_KuroiNeko
lollyna
machy
marikuccia
mary1993
masychan
nady
nameChan124smile
Namie_Chan
nana89
nana93
NarayaEdea
Nicole_chan
Nomiemi
piccola xxx jiojio
PikkolaFEDDY 182
ranocchietta
Reikauchiha
Rukia_Chan
Saku_piccina93
SaphiraLearqueen
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sasusakuxxx
Skody
Tifasissa
tishi
Toru85
vane95
Veronica91
violae
Yaoista for life
Yuki no Hime
yuuki_4ever
_Sakura

E grazie anche a chi si è solo limitato a leggere.

Grazie a tutti voi, insomma, che con il vostro affetto siete riusciti a farmi mettere la parola fine.
Ricomincio da te è stato il mio primo esperimento nel mondo di EFP,ma non sarà assolutamente l’ultimo. Ho in cantiere dei progetti, alcuni abbastanza seri, altri più licenziosi, ma in cui ho comunque intenzione di mettere anima e corpo. E spero che mi seguirete numerosi anche nelle altre storie *_*
Ho scoperto nella scrittura una valvola di sfogo, un modo per distrarmi, ma soprattutto un mezzo per conoscere tanta gente che la pensa come me, o con cui al contrario non ho in comune nemmeno l’amore per pairing o personaggi xD ma il mondo è bello perché è vario, e poi io adoro il confronto!

Risponderò privatamente a chiunque decidesse di lasciarmi un commentino.

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Declaimer: lo so u.u questi annunci di solito si fanno all’inizio, ma che volete farci XD?
I personaggi naturalmente non sono miei -se cosi fosse Sasuke e Sakura starebbero insieme dal primo capitolo e avrebbero figliato già un paio di volte- ma di Kishisama, che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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A presto, spero.
Vi voglio bene.

Domi_chan

  
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