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Autore: natsuelucyehappy    03/08/2015    1 recensioni
Il mondo magico sta per finire, creature centenarie stanno per svanire e l’unico che può salvarli e il più scapestrato e improbabile umano: Alvin. Un ladro, cinico e divertente, sempre pronto a un furtarello o due che tra le mani di un'angelica succube e di un malvagio amico deciderà le sorti di migliaia di vite. Siete pronti? Lasciate ogni oggetto prezioso prima di entrare con Alvin non si può mai sapere...
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

Lo specchio fa male alla salute

La terra oscura era il luogo più lontano e temuto del mondo magico. Era popolato da creature diverse  maghi delle tenebre, troll, giganti, e demoni di ogni tipo, accumunati tutti da un’indole malvagia.

La regione sembrava divisa in due parti: da un lato terra arida e pietre, dall’altro foreste piene di piante sinistre e piccoli villaggi.  Il villaggio più conosciuto e popolato era Tebrex. Un piccolo agglomerato di case, per lo più in pessime condizioni, che era posto non molto lontano dal palazzo reale. Qui era notte fonda e le uniche voci provenivano dalla taverna, posta al centro del villaggio. A quegli schiamazzi si univa un suono indefinito, che in molti non avrebbero riconosciuto, ma che per gli abitanti era segno di stare alla larga.

Quel basso ronzio, si faceva sempre più forte man mano che ci si avventurava verso la foresta nera, qui davanti agli alberi privi di foglie giaceva un gigante dormiente. Dalla sua barba lunga si intravedevano piccole dita umane segno della cena appena consumata dopo un lungo periodo di digiuno.

Il gigante si cibava solo di carne umana impossibile trovare nella terra magica, cosi contava sull'aiuto del padrone per mangiare. La sua fedeltà era di solito ripagata con lauti pasti, ma quello appena consumato non era altro che un misero spuntino, che non aveva riempito lo stomaco del gigante che anche nel sonno continuava a mormorare: "ho fame, ho tanta fame"

Accanto a lui, un ombra fugace si issò da un masso. Era veloce e rapido, i suoi passi non facevano rumore e i suoi occhi erano abituati alle tenebre e in grado di scorgere ogni dettaglio. Entrò dentro la locanda e solo la debole luce delle candele bastò a far scorgere la sua immagine e  a far tacere i demoni intenti a bere. Prese posto accanto alla porta e si versò da bere dalla caraffa di un tavolo vicino, nessuno osò proferire parole. L’essere era insolito e raro anche in una regione popolata da strane creature come quella. Era più alto e robusto di un umano, circa cinque piedi più o meno 1,80 in metri umani, la pelle era verde petrolio piena di fessure e tagli, ma resistente come acciaio. Il suo viso  assomigliava a una statua dei gargoyles , da cui spiccavano degli occhi azzurri tendenti al bianco e duri come il ghiaccio, la bocca piena di cicatrici era piegata in un macabro sorriso e i capelli, spettinati e issati all’insù gli conferivano un aspetto strambo che stornava con l’aura di paura che incuteva. Nella mano sinistra teneva un piccolo specchio che portava sempre con sè forse per guardare bene i suoi nuovi capelli, cosa faceva spesso , ma in quel momento lo specchio raffigurava un'altra sagoma..

- Gjian hai compiuto la tua missione?

Quella voce distolse il troll che poggiò il bicchiere sul tavolo e issò meglio lo specchio.

- Certo mia regina, ho fatto di meglio non solo ho portato il carillon come lei desiderava, mi sono tagliato i capelli, ah ah ah.

- Stupido troll che ti da il diritto di ridere- sibilò la donna -sciocco ti ho chiesto di fare una cosa non di tagliarti i tuoi ridicoli capelli! Porta il carillon nel luogo prestabilito e guai a te se qualcosa va storto subirai la peggiore delle punizioni, resterai nel mondo degli umani per sempre e morirai.

Il troll a disaggio, decise di assumere un tono di rispetto anche perché quella donna lo intimoriva e non poco, aveva visto cosa succedeva se non si riusciva a soddisfare quanto richiesto.

- Mi perdoni mia regina ho agito senza pensare sono il vostro umile servitore, sono ai vostri ordini.

- Ecco bravo, cosi va meglio, ritornando a noi stolta creatura ti affido un’altra missione da compiere, voglio che trovi la prediletta di mio fratello e la porti da me, è riuscita a sfuggirmi nel labirinto del vuoto- spiegò la donna in tono irritato.

- Certo mia regina, da dove comincio?

- Adesso si trova nel mondo umano. Voglio che porti con te anche Gildastar.

- Mia regina ma io ho sempre lavorato da solo- provò ad obiettare il troll.

- Non mi interessa.- replicò spicci la donna -Tu occupi della ragazza, Gildastar si occuperà di altro.

Finito la conversazione lo specchio si frantumo in mille pezzi, il troll guardò sconvolto quanto accaduto. Non lo preoccupava tanto la missione che gli era stata affidata ma di più l’aver perso il suo amato specchio.

- ora mi toccano sette anni di disgrazia- bofonchiò uscendo dalla locanda- e non potrò più guardare i miei capelli e specchiarmi per rimirare quanto son bello. Son bello, son bello, come un baccello, ma senza macello potrò tornare più bello- canticchiò dirigendosi verso il gigante.

- Sveglia bambinone- disse-  abbiamo una missione da compiere da parte della nostra signora.

- Uffa ho sonno.. e pure fame, a proposito che si mangia stasera?

- Niente, quello che hai appena mangiato di basta per due settimane.

- Va bene. allora dove mi porti di bello?

- Andiamo a trovare un’amica.

Nello stesso istante nel castello Regrid, regnava il più assoluto silenzio rotto solo da dei piccoli passi e dal ticchettio di un piccolo carrello. Uno gnomo aprì lentamente le porte della stanza regale e sul tavolo dispose la cena. La camera era piena di ogni genere di ricchezza, la regina Delfi era seduta davanti al suo amato specchio. Bella come le tenebre, signora del mondo oscuro e di ogni essere che popolasse quelle terre, era insolitamente felice. Il suo viso, dai tratti quasi infantili, che appariva quasi umano tranne che per le orecchie a punta, era teso in un sorriso. La regina si sollevò in piedi, il fisico slanciato e sensuale ricoperto solo da una velata veste rossa da camera che lasciava bene poco all’immaginazione, si muoveva lentamente verso il comodino. Indossò i suoi amati orecchini di perle rosse rivolgendo un occhiata distratta al letto, su cui giaceva un improvabile amante. L’uomo completamente nudo si alzò in piedi mostrando un fisico statuario che solo con ore massacranti in palestra un umano avrebbe potuto avere. Ma lui di umano aveva ben poco, le corna sulla testa e gli occhi rossi facevano ben capire a quale specie appartenesse. L’uomo indossò i pantaloni e poi si sedette sul letto. La regina circumnavigò il materasso per porsi di fronte a lui.

- Gildastar caro ti sei divertito nel lettino con me?- lo stuzzicò la sovrana ben conscia delle risposta

- Certo mia regina come sempre- Sorrise maliziosamente l’uomo.

- Perfetto. Hai sentito cosa ho appena ordinato a quello stupido.

- Si mia regina, sarà un onore compiere una missione per lei.

- Ottimo, sai cosa devi cercare, ormai sento che ci siamo quasi- rise di gusto, si girò e vide ancora che lo gnomo attendeva il permesso di andare  – Ancora sei qui rincretinito di un gnomo vattene i tuoi servizi sono finiti.

Lo gnomo si girò e si incamminò più veloce possibile zoppicando un po’ per la paura della regina. In quella settimana aveva cambiato un bel po’ di gnomi nel giro di poco tempo; se qualcuno commetteva errori non c’era scampo, o finivi nelle caverne a scavare a vita  oppure, peggio, nel mondo degli umani dove inesorabilmente sarebbe giunta la fine.

La regina tutta contenta si sedette a galoppo del suo amante. L’uomo le afferrò con le mani il sedere e se lo portò più su come se fosse una sua preda. La regina non riuscì a trattenere un gemito -       Vuoi ancora continuare?- chiese vogliosa.

-       Se la regina lo desidera.

-       Mm, magari dopo che mi avrai portato quello che voglio sarò ben disposta a fare quello che vuoi.

L’uomo continuò quel piacevole massaggio beandosi dei gemiti che riceveva in risposta finchè non si arrestò e sussurrò piano all’orecchio della sovrana:-       Mia regina vado a prendere il tuo regalo.

 

 


   
 
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