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Autore: SagaFrirry    05/08/2015    0 recensioni
Kasday, figlio del dio del Kaos, nasce come divinità dell’equilibrio in mezzo ad una guerra fra la sua famiglia e gli alleati della Dea del Destino. Riuscirà, fra rinascite, angeli, demoni e mutamenti, a svolgere il suo ruolo e trovare il suo posto? Una storia creata anni fa (il lontano ormai 2008) dove il tutto ed il nulla si mescolano, dove i concetti di giusto e sbagliato si confondono. Da uomo a donna, da angelo a demone, da vittima a carnefice..sarà lui il nuovo tutto..od il nuovo nulla?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'La città degli Dei'
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II

 

LA CADUTA

 

 

Gli Angeli guardavano il cielo. Ogni gerarchia, dai Serafini fino alle classi minori, guardava il cielo. A mani giunte, pregavano incessantemente e , sul loro capo, l’aureola pulsava seguendo il battito del cuore, che si faceva sempre più rapido.

Quale Dio è così irato da creare une tempesta simile? si chiedevano, spaventati e confusi. Abbiamo forse fatto qualche sbaglio ed ora  veniamo puniti? O qualche Divinità lassù si sta facendo la guerra?

Chiusi nelle loro case, sobbalzando ad ogni tuono, speravano che tutto finisse presto. Avevano subito compreso che quello non era un semplice temporale, ma una dimostrazione di mancanza di armonia. Era la manifestazione chiara che qualcosa si era rotto nell’alto del cielo.

I fulmini si accanirono per tutta la notte sulla Città degli Angeli. I bambini piangevano e gli adulti erano confusi, perché mai si era vista una simile tempesta. Da ogni abitazione si levavano canti e suppliche. Convinti che quella fosse la prova che qualche divinità era in collera, tentavano di ammansirla con preghiere e pentimento.

Perché distruggete la nostra città, oh Divini?

La torre del tempio, posto al centro della città, prese fuoco. Colpita da un fulmine, crollò su se stessa e sugli edifici sottostanti.

Perché distruggete il luogo in cui vi adoriamo, oh santi?

D’un tratto, iniziò una forte pioggia, che estinse le fiamme ma coprì ogni luce con le sue nuvole nere. Qualcuno giurò di vedere una stella cadere nel buio, ma nessuno gli diede retta. Era un lampo, fu la spiegazione.

La luce della piccola stella dagli occhi azzurri che cadeva, illuminò la casa di uno degli  “Angeli Padre”. Ma Lui non la vide.  Era uno dei pochi che non si curava del brutto del tempo. Ignorava il temporale, il vento, i tuoni… Beveva latte e guardava Lei, la sua “Angelo Madre”, che stava distesa in un letto di nuvola a dormire felice.

Quanto è bella  pensava come sono fortunato.

Ed era per davvero molto bella.  I lunghissimi capelli color dell’oro incorniciavano tutto il suo corpo, snello e delicato, in quella circostanza reso più dolce e arrotondato dall’avanzato stato di gravidanza. La veste color del cielo lanciava mille riflessi in tutta la candida stanza, facendola sembrare un angolo di cielo stellato. Alcune punte di luce segnavano il volto ed il lungo abito aranciato del suo sposo, in netto contrasto con i capelli raccolti che erano scurissimi, quasi neri, con mille segni blu. Lui le era seduto accanto e le diede un bacio sulla fronte annusando il suo profumo di fiori. Le loro aureole, quella di lei azzurra e quella di lui rossa, si incrociarono per un istante, formando scintille tendenti al violetto.

Fai bei sogni, amore mio.

Loro due erano la più giovane coppia di “Angeli  genitori”, le uniche creature in quella città con chiari attributi sessuali ed il cui scopo era quello di generare nuovi piccoli angeli.  Loro due non avevano ancora mai procreato ed attendevano quella nascita con un po’ di timore. Le altre tre coppie li battevano in anzianità ed esperienza ed avevano avuto molti figli e molte soddisfazioni.

Da loro erano nati Serafi, Cherubi, Arcangeli, Angeli semplici, Messaggeri e molti altri. Tutte le creature generate da quelle coppie erano perfette e si aspettavano lo stesso dal primogenito in arrivo. L’Angelo Padre era nervoso. E se quel bambino avesse avuto qualcosa di errato? E se, per volontà degli Dei, fosse nata qualche altra creatura non destinata a stare in quel luogo?

Lui era nervoso ma, in quel momento l’Angelo  Madre sognava e non aveva paure. Sorrideva, addormentata, e sognava la Città degli Dei. Vide tutti i Divini in un grande salone che ridevano e giocavano tra loro. Lei capì che stavano facendo festa. I loro sorrisi e le loro parole, anche se Lei non era in grado di capirle, trasmettevano tranquillità e serenità. Tra loro, in quel sogno, c’era solo amore e armonia. C’era chi rideva, chi lanciava una pallina di un qualche materiale in giro, chi inciampava sulle scale fatte a protuberanze del palazzo del Kaos, chi cantava, chi mangiava... Tutti si divertivano, come dei bambini. Quel sogno la rilassava. Lo vedeva come un buon segno per il bambino in arrivo. Ma poi… un urlo. Un grido, nel suo sogno, che interruppe la gioia ed i giochi.

Era carico di terrore ed odio e... quel  bambino.. un bellissimo bambino dagli occhi azzurri sull’orlo di un baratro.  Sotto di lui il vuoto infinito, senza via di scampo. Il buio divenne l’elemento predominante del sogno, mettendo a tacere tutte le risate e l’armonia, e distruggendo la sensazione di pace che aveva provato la Madre fino a quel momento.  Ora il suo sogno era divenuto un incubo spaventoso, pieno di strilli, immagini confuse, freddo e vuoto.

No, bambino, no! Pensò Lei, in preda al terrore. Non cadere! Non farti male! Ti salvo io! Non morire!  Ti raccolgo io!  Ti aiuto io! Non cadere in quel buio terribile!

Ed il bambino cadde, seguito dalla sua scia di luce. Lei gridò nel sonno e allungò le braccia verso quel piccolo che lentamente precipitava, risucchiato dalle tenebre. Riuscì a fermarlo, afferrandolo e stringendolo a sé. Sorridendo, la luce di quel bimbo divenne parte di lei. Poi la Madre gridò, questa volta nella realtà: la creatura che portava in grembo voleva venire al mondo. Fra i lampi e l’ira del cielo, nel buio nacque un Angelo: perfetto!

Sul capo brillava la sua piccolissima aureola bordeaux, fra i  capelli neri a riflessi blu come quelli del padre. Ma i suoi occhi... Isuoi occhi erano azzurri come quelli degli Dèi!

 

 

 

   
 
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