Se ne sentiva attratto
più di quanto gli facesse piacere.
- Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio -
Il
matrimonio era vicino. Quella mattina Narcissa mi aveva svegliato presto, il
sole non si era ancora destato dal suo sonno e la penombra oscurava il cielo.
Fiocchi di neve candidi continuavano a cadere sul castello di Hogwarts rendendo
il paesaggio ancor più spettrale del solito. Era sabato. Era finalmente, almeno
per Narcissa, arrivato il momento di prepararsi per prendere la passaporta. Il
corridoio che portava alla Sala Grande era deserto, gli studenti erano ancora
rintanati nei loro letti, al caldo, sotto un morbido strato di coperte soffici
mentre io continuavo a battere i denti dal freddo. I sotterranei non erano mai
stati caldi, il periodo primaverile tutti invidiavano la nostra posizione ma
l’inverno era una vera e propria tortura. I muri gelidi delle pareti sembravano
schiacciarti e il freddo pungente ti penetrava fino alle ossa. Le luci non
erano ancora state accese, il castello viveva nell’oscurità più totale ma
Narcissa sembrava non farci caso, lei proseguiva spedita verso il cortile
esterno.
I miei
genitori non avevano trovato il tempo di procurarmi un vestito adatto per il
matrimonio, mi sarei presentata al cospetto di Bellatrix Black, ormai quasi
Lestrange, con un semplice paio di jeans e la felpa della Casa di Serpeverde.
Narcissa continuava a ripetermi che era tutto okay ma la cosa non mi tranquillizzava affatto. Bellatrix era una strega
molto dotata e la decisione di prendere marito aveva stupito Narcissa tanto
quanto sua madre. Cissy diceva che sua sorella era innamorata ma non di suo
marito e che, con il tempo, avrei capito la differenza tra amore e dovere. Che
la più anziana delle sorelle Black si fosse sposata per dovere? Il padre di
Narcissa non mi sembrava il tipo da matrimoni combinati anche
se avevo sentito che, tra i purosangue, questo genere di cose era
piuttosto in voga.
Ad
attenderci nel cortile vi era il Professor Lumacorno, il nostro Capocasa. Era
stato affidato a lui il compito di assicurarsi la nostra protezione e non
potevo essere che d’accordo, sarebbe stato… strano avere un altro professore al
suo posto.
«Ragazze, vi ricordo che dovrete prendere la
passaporta di ritorno per domenica sera, non vorrei essere costretto a
sottrarvi dei punti. Suvvia ragazze, non fate quelle facce. Divertitevi. Ora…
sapete come funziona una passaporta? Si? Molto bene.»
«Cissy io non so come funziona! Perché hai
detto si?»
«Ti guido io Hope, fidati di me.»
Afferrai lo
specchio che il professor Lumacorno ci aveva appena consegnato: i bordi che
stringevano il vetro erano di un rosa acceso, quasi fastidioso. Il manico era
stato decorato con motivi floreali bianchi ma non così evidenti come sarebbero
dovuti essere. Il vetro era crepato, forse una botta o una caduta avevano
contribuito a far solcare sulla superfice riflettente quelle
piccole venature grigiastre.
Una strana
sensazione spazzò via tutte le considerazioni che stavo facendo di quello
specchio vecchio e malandato. Un gancio invisibile, come un amo, mi aveva
appena strappato via dal cortile esterno di Hogwarts. Iniziai a girare, tutto intorno a me diventò sempre più confuso.
Narcissa era ancora accanto a me ma non riuscivo a sentire quello che stava
dicendo. La vidi lasciare lo specchio e feci altrettanto franando al suolo ad una velocità spaventosa. Rimasi distesa su quel prato
dall’odore così delizioso per qualche altro minuto, giusto il tempo di
controllare che non avessi nulla di rotto. Non avvertivo nessun dolore tranne
quello alla bocca dello stomaco, ecco perché la mia compagna mi aveva impedito
di fare colazione. Lei sapeva.
«Hope, tutto bene?»
«Si. Si sto solo controllando di essere tutta intera. Potevi
avvisarmi che la passaporta era così… debilitante.»
«Coraggio, abbiamo molte cose da fare,
dobbiamo aiutare i miei ad allestire tutto per il matrimonio.»
Mi alzai da
terra con l’aiuto di Narcissa e solo allora notai l’immensità della sua casa:
Villa Black era bellissima, il color latte dei muri esterni abbinato ad un nero pece dei dettagli rendevano il Manor ancor più
imponente di quanto non fosse. Non ero mai stata a casa di una mia amica, per
me era la prima volta. Elfi domestici continuavano a materializzarsi nel cortile
addobbandolo a gusto dei padroni di casa. Decisamente
Black Manor era la villa più adatta in cui celebrare il matrimonio.
***
«Hope mi dispiace davvero tanto! Sono
mortificata!»
«Narcissa
non devi preoccuparti! Io starò bene nella tenda. Non
è certo colpa tua se ci sono così tanti ospiti e poi
qui è appartato. Non corro il rischio di incrociare qualcuno per le scale
quando sono ancora in pigiama. Sono io che devo ringraziare te per il vestito.
Ora vai, anche io sono stanca morta e domani inizierà
la cerimonia. Non preoccuparti!»
Avevamo
lavorato duramente tutto il giorno, eravamo riuscite a preparare diversi dolci ed avevamo pulito per bene i quadri della nobile ed antica
casata dei Black. Eravamo ancora minorenni ed era proibito usare la magia
lontano da Hogwarts. I Lestrange avevano invitato parecchie persone e Bellatrix
non aveva voluto mandare loro a dormire in questa
tenda ben più grande della mia piccola casa.
Attesi
pazientemente che Narcissa si allontanasse e che i vari incantesimi
proteggessero la tenda, era stata la madre di Narcissa a farli.
Mi slacciai
le converse verdi e le appoggiai in un angolo remoto della stanza, non mi
sarebbero servite il giorno successivo.
L’abito blu
elettrico che Narcissa mi aveva prestato giaceva immobile su una gruccia appesa
ad un’anta di un armadio, aveva optato per un abito
dalla linea pulita e semplice, diceva che i pizzi ed i merletti andavano a
rovinare la mia figura.
Non capendo
nulla di moda o di vestiti pregiati mi ero fidata del suo consiglio ed avevo accettato molto volentieri l’abito.
Sfilai dalla
mia testa la felpa verde ed argento piegandola e
riponendola accuratamente su una sedia poco lontana, stessa sorte toccò ai
jeans.
Il bagno di
cui la tenda era a disposizione non era fornito di una doccia ma di una bella
vasca ampia, la superfice era rotondeggiante ed i bordi
erano stati decorati con motivi che richiamavano l’argento della mia Casa.
Un rumore alle
mie spalle mi sorridere, evidentemente Narcissa si era scordata di portarmi le
scarpe.
«Non fa
nulla Cissy potevo benissimo aspetta…re… CHE COSA CI FAI TU QUI?»
«Non urlare Bennett!»
Lucius
Malfoy aveva appena fatto il suo ingresso nella mia tenda. Indossava una
camicia di lino bianca che gli fasciava perfettamente le spalle, i pantaloni
neri mettevano in mostra la sua altezza. Non mi ero mai accorta di quanto
Lucius fosse alto. I suoi occhi glaciali vagarono dal mio viso alla biancheria
intima che stavo indossando in quel momento. Sentivo il rossore sulle gote
aumentare secondo dopo secondo.
Senza
pensarci due volte andai ad afferrare la felpa e coprirmi malamente il corpo
dalla sua vista, stavo per urlargli di uscire, di lasciarmi in pace ma la sua
mano fu più rapida e si posò sulla mia bocca prima che qualsiasi suono potesse
uscire dalle labbra. I suoi occhi di ghiaccio s’intromisero nella mia visuale
costringendomi a fissarli, c’era una strana luce che ardeva in fondo a quegli
occhi grigi ma alla quale non sapevo dare
un’etichetta.
«Bennett,
ora ti lascio andare ma tu non provare ad urlare.»
«Come OSI
entrare nella mia tend… mmmfhmhfm.»
«Allora non mi sono spiegato. Non. Devi. Urlare.»
Nuovamente
aveva coperto le mie labbra con la sua mano, la sua grande e calda mano. Il sorriso divertito che si dipinse sulle sue labbra
mi fece ribollire il sangue nelle vene. Non poteva certo venire nella mia tenda
e pensare di comandare. Non aveva capito nulla di me se sperava di rimanere.
«Bennett ti
pare il modo di andare a dormire?»
«MAHFFMAHORI!»
«Come siamo diventati volgari Bennett. Prova a
dirlo di nuovo.»
«Vai fuori dalla mia tenda! Che cosa diavolo
ti passa per la testa? Perché sei qui? Anzi non mi interessa,
io so solo che tu stai per uscire da qui!»
«Vuoi
davvero sapere il motivo per il quale sono venuto
Bennett?»
Lucius
iniziò ad indietreggiare spingendo il mio corpo contro
il muro, le sue labbra erano ad un soffio dalle mie, le sfioravano
volontariamente facendo arrossare maggiormente il mio volto. Volevo davvero
saperlo? No. Dovevo resistere a quella tortura… a quella deliziosa tortura. Le sue labbra andarono a sfiorarmi il collo, con
lentezza esplorarono la mia pelle accaldata risalendo dolcemente verso l’orecchio.
«Hai perso le parole Bennett?»
«Va… và f-fuori di qui.»
«Non lo vuoi Bennett. Ammettilo. Tu hai dei
sentimenti per me.»
«Hope? Hope mi sono
scordata le scarpe!»
Narcissa!
Sapevo che sarebbe tornata indietro ma non era il momento adatto per farla
entrare nella tenda, decisamente non era il momento
adatto. Lucius si spostò velocemente dietro il mio corpo stringendo la mia
schiena contro il suo petto, le sue labbra non si erano staccate per n momento
dal mio collo e continuavano ad assaporare la pelle con delicatezza.
Sentivo il
cuore accelerare, il respiro divenire sempre più veloce e la parte razionale
del mio cervello si stava lentamente spegnendo.
«Puoi farci scoprire Bennett. Cosa sceglierai?»
«Hope posso entrare?»
«NO! No sono… sono
nuda Cissy! Sono appena uscita dalla vasca! Ci… mh!
C-ci vediamo domani! Le scarpe le passo a prendere
domani mattina presto.»
Lucius
afferrò il lobo del mio orecchio tra i denti iniziando a succhiarlo con fare
perverso, continuava a sussurrare il mio cognome e la cosa rendeva la mia voce
diversa dal solito. Non ascoltai la risposta di Narcissa, non m’interessava in
quel momento. La mia attenzione era stata catturata dal ragazzo dai capelli
biondo platino dietro di me.
«Perché non l’hai fatta entrare Bennett?»
«Perché… P-perché sei qui Lucius?»
Con uno
strattone mi fece voltare verso di lui, le sue labbra toccarono le mie per
pochi secondi prima di sorridermi in maniera decisamente
perversa.
«Voglio
darti qualcosa su cui riflettere Bennett.»
Le sue
labbra catturarono la mia bocca in un bacio passionale, la sua lingua cercò e
trovò la mia prima di iniziare una danza erotica di cui non ero a conoscenza.
La sua mano andò ad accarezzarmi la schiena nuda risalendo verso il reggiseno.
Cosa mi
stava succedendo? Perché non lo allontanavo? Che lui avesse ragione? Che avessi
dei sentimenti per Lucius Malfoy?
«Non resisto più Bennett.»
Il suo
braccio arrivò a cingermi la vita mentre la mancina sollevava le mie gambe. In
un secondo mi ritrovai con la schiena contro il materasso del mio letto, Lucius
afferrò entrambe le mie mani cingendole in una morsa sopra la testa. Il suo
viso ora era nuovamente vicino.
«Bennett baciami.»
«Hope.»
«Bennett.»
«Mi chiamo Hope.»
«Hope, baciami.»
Era la prima
volta che sentivo il mio nome sfiorare le sue labbra, lo aveva sussurrato a
voce bassa e gutturale, una voce che aveva avuto
l’effetto di far scuotere il mio corpo di brividi. Sollevai appena il volto
catturando le sue labbra in un bacio dolce. Afferrai il suo labbro inferiore
tra i denti prima che potesse abbandonare le mie labbra in direzione del collo.
Lucius
Malfoy era decisamente più esperto di me, sapeva dove
e come toccare, sapeva dove poggiare le labbra, sapeva come spostare su off
l’interruttore del mio cervello.
Mugolai di
protesta quando la sua mano andò ad insinuarsi sotto
il reggiseno sfiorando il capezzolo con le dita.
«L-Lucius!»
«Shh… Bennett lascia fare a me.»
Le sue
labbra scesero a baciarmi il petto disegnando piccoli cerchi con la lingua
sulla pelle. Il mio corpo si mosse istintivamente, si inarcò
contro il corpo di Malfoy andando a far scontrare i due bacini. Sentivo
qualcosa di duro spingere contro il mio bacino ma, subito dopo, dimenticai quel
contatto grazie alle carezze esperte che stava dedicando al mio seno.
Quando mi
aveva sganciato e sfilato il reggiseno? Non mi ero accorta di nulla.
Reclinai la
testa quando le sue labbra andarono a catturare un seno stringendolo dolcemente
tra i denti. Non ero più padrona del mio corpo, non lo comandavo più, reagiva
ai comandi che Malfoy gli dava, ormai ero alle sue dipendenze. Soffocai un
gemito tra le labbra, non volevo dargli la soddisfazione di sentire quanto
quelle carezze mi avevano conquistato, non volevo dargliela vinta, era una
sfida che, però, stavo perdendo.
La sua mano
iniziò a scendere lentamente verso l’intimo dispensando carezze vergognose al
mio corpo che sembrava non disdegnarle. Bloccai la sua mano facendo appello
all’ultimo briciolo di lucidità che ero riuscita a conservare. Non volevo che
accadesse, non ero ancora sicura dei miei sentimenti per potergli donare la mia
virtù.
Sorrise
beffardo risalendo con le labbra verso il mio collo dove affondò i denti con
decisione e succhiò la pelle con forza, lasciai vagare
un braccio intorno al suo collo per stringerlo contro il mio petto. Il suo odore
invase le mie narici. Lucius Malfoy aveva un delizioso odore di muschio bianco.
Chiusi gli occhi beandomi di quel perverso contatto mentre il mio naso gli
sfiorava la spalla in una dolce carezza.
«Bennett spero che tu abbia abbastanza elementi su cui pensare.»
Veloce come
il vento si era alzato dal materasso lasciandomi distesa e coperta solo con
l’intimo nero. Il suo sguardo sulle mie curve mi fece avvampare più di quanto
non fossi già. Ero sul punto di esplodere.
«Puoi… Puoi restare qui stanotte. Se vuoi.»
Mi osservò ancora per qualche secondo prima di
lasciar apparire sul suo viso un ghigno divertito, le mani presero a slacciare
i bottoni della camicia bianca con lentezza. Deglutì quando la camicia fu
finalmente aperta mostrando il suo fisico. Non era eccessivamente muscoloso ma
l’accenno di addominali donava alla sua pelle lattea una bellezza fuori dal
comune.
«Cosa… cosa stai facendo?»
«Non posso dormire con te conciata in questo
stato. Indossa questa Bennett.»
Mi infilai la sua camicia bianca abbottonando i
tre bottoni centrali. La camicia copriva gran parte del mio corpo e, per la
prima volta, ero grata a Lucius per il riguardo che aveva avuto.
Si sistemò
sul letto andando a cingere la mia vita con un braccio per attirarmi contro il
suo petto, nuovamente la mia schiena entrò a contatto con il suo ampio torace
ma, questa volta, non ero spaventata, mi sentivo al sicuro in quelle forti
braccia. Chiusi gli occhi lasciandomi trasportare nel regno di Morfeo mentre
Lucius Malfoy continuava ad accarezzarmi i capelli con dolcezza. Solo per un attimo mi era parso di aver
intravisto un disegno sull’avambraccio di Lucius ma forse la stanchezza e
l’eccitazione del momento mi avevano giocato un brutto scherzo. Mi ripromisi di
chiedere spiegazioni l’indomani mattina, ora volevo solo che i ricordi s’impossessassero dei miei sogni.
«Buonanotte… Hope.»
***
Il sole
splendeva alto nel cielo, le nuvole avevano ceduto il posto al più chiaro e
limpido azzurro. Il matrimonio era durato poche ore, Bellatrix aveva voluto una
cerimonia veloce; Cissy diceva sempre che a sua sorella non interessasse il
matrimonio quanto la presenza di un ospite molto particolare. Quest’ospite,
però, ancora non si era mostrato.
Il
ricevimento era appena iniziato e la sposa sedeva su un tavolo accanto al
marito, un uomo di bell’aspetto ma nulla di paragonabile a Malfoy.
Lucius… Al
mio risveglio non ero riuscita a trovarlo, forse si era allontanato prima in
modo che Narcissa, venendomi a svegliare, non lo trovasse abbracciato a me. Avevo
piegato con cura la sua camicia e l’avevo messa da parte con l’intento di
restituirgliela il prima possibile.
La neo coppia di sposi diede inizio alle danze,
dopo la sera precedente non avevo molta voglia di socializzare, i ricordi
continuavano ad occuparmi la mente estraniandomi dal ricevimento.
«Hope? Sei davvero tu?»
«Hache? Hache! Che ci fai qui?»
«Mio padre è un amico d’infanzia dello sposo,
si sono conosciuti quando Lestrange ha visitato la Spagna. Per Godric, Hope…
sei bellissima. Vieni, concedimi un ballo.»
Hache tese
la mano sorridendomi con dolcezza. Il suo sorriso mi era mancato, la sua
capacità di filtrare tutti i problemi negativi ed
allontanarli dalle persone doveva essere un talento naturale, quasi quanto quello
di essere un metamorfomagus. Ricambiai il suo sorriso ed
afferrai la sua mano, in fondo cosa poteva fare un ballo?
Tenendo la
mano del Grifondoro arrivai fino al centro della pista dove
era appena partita una musica lenta e dolce. Guardai imbarazzata Narcissa che
mi sorrise e mostrò il suo apprezzamento con due pollici in alto, accanto a lei
Lucius Malfoy era livido. Scostai immediatamente il volto, non volevo
incrociare il suo sguardo.
«Scusami.»
Portò una
mano sul mio fianco e mi avvicinò al suo corpo come il
ballo richiedeva. Gli occhi di Hache non si staccarono per un secondo dai miei,
il delicato color nocciola delle sue iridi si fuse con l’azzurro dei miei
occhi. Mi affidai alle sue braccia lasciando che fosse lui a condurre il gioco,
io mi limitai a seguirlo sulla pista da ballo accarezzandola nella sua
interezza. Il mondo intorno a me sparì, gli unici protagonisti eravamo io e
quel ragazzo dal cuore d’oro che avevo conosciuto all’inizio dell’anno. Hache
mi fece girare su me stessa due volte prima di riavvicinarmi a se e sorridermi.
Il suono degli applausi interruppe quel momento da favola con il mio amico. Mi
guardai intorno confusa iniziando a battere le mani per congratularmi con gli
altri ballerini ma, soprattutto, per fare i complimenti ad
Hache.
«Temo di dover abbandonare la festa, devo
tornare a casa con mio padre. Spero di avere l’occasione di passare del tempo
con te ad Hogsmeade nei giorni di vacanza che ci
concedono per Natale.»
«Vedremo Hache. Devo ripassare per gli esami
della Professoressa McGranitt.»
«Una speranza è già qualcosa. Ci vediamo ad Hogwarts.»
Con
galanteria Hache sollevò la mia mano andando a baciarne il dorso con dolcezza
prima di salutare Narcissa con un rapido gesto della mano ed
uscire dal giardino.
«Che
spettacolo penoso… non trovi anche tu Antonin?»
«Non so a cosa ti stai riferendo Lucius.»
«Hai qualche problema Malfoy?»
Non ero
riuscita a trattenermi. Lucius stava parlando con un ragazzo di qualche anno
più grande di lui: aveva gli occhi neri mentre i capelli gli confezionavano il
viso in una maschera color noce. Lo sguardo di Lucius guizzò dal suo amico
nella mia direzione fulminandomi con i suoi occhi glaciali. Avevo imparato a
non temere quelle iridi grigie, dopo la sera precedente erano diventate un
ghiaccio bollente che avevano la capacità di bruciare
tutte le mie resistenze.
«Ovviamente Bennett. Mi chiedevo solo come mai
facciano entrare certa feccia ad una festa così
raffinata.»
«Credimi, è la stessa cosa che sto pensando io
in questo momento.»
«Lucius la ragazza ha un bel caratterino. Era
lei la strega di cui ci parlavi?»
«Può darsi Antonin ma, come vedi, non ha
ancora imparato come comportarsi.»
Lo sguardo
carico d’odio che lanciai a Malfoy e al suo amico fece vacillare la machera di
Lucius per un bravissimo istante. La barriera che si era costruito
intorno aveva ceduto ed ora solo io ero in grado di riconoscere il ragazzo che
avevo conosciuto la sera prima nella mia tenda.
«Hai ragione Lucius, ho un carattere ribelle… ma almeno ti
lascio qualcosa su cui riflettere.»
Non ascoltai
la risposta di Antonin, avevo già voltato le spalle ai due ragazzi per andare
alla ricerca di Narcissa.
***
La cerimonia
si stava avviando verso la sua conclusione. L’ospite d’onore di Bellatrix non
si era ancora presentato e, fortunatamente, non avevo ancora fatto la
conoscenza della sposa. Dopo lo scontro che avevo avuto con Malfoy
non ero più riuscita a rivolgergli la parola.
«Hope… Hope devo parlarti.»
«Non ora Narcissa, sto cercando di distrarmi.»
«Hope è una cosa importante… l’ho appena saputo
da mio padre.»
Sollevai lo
sguardo su una Narcissa preoccupata, non l’avevo mai vista così in ansia in… un
anno e qualche mese di scuola. Afferrai le sue mani tremanti e la invitai a
sedersi accanto a me.
«Hope… Mio padre ha deciso tutto. Io non volevo!»
«Narcissa
non ti capisco!»
«Io dovrò sposare Lucius Malfoy.»
Nel profondo
del mio cuore qualcosa si era appena rotto, potevo sentire i pezzi crollare ed un enorme vuoto ora mi attanagliava la gola rendendomi
difficile la respirazione. Le lacrime minacciavano di uscire copiose ma non
potevo mostrarmi così sofferente agli occhi di Narcissa.
«Sono… sono felice per te! Lucius può essere
odioso ma è un buon… partito.»
«È ARRIVATO!»
La voce
squillante di Bellatrix attirò l’attenzione di tutta la sala. Una figura
avvolta in un mantello nero si era appena materializzato
al centro del giardino. I suoi occhi rossi squadrarono tutti gli invitati alla
festa ed un brivido di paura mi attraversò la schiena.
Aveva una bellezza particolare, quasi magnetica. Qualcosa nel mio cervello mi portò al nome dell’uomo. Lui era Voldemort. Lui era il
temuto Colui-che-non-doveva-essere-nominato.
Angolo Autrice
Eccomi tornata con un nuovo
capitolo! Siamo arrivati ad un punto molto importante
nella storia! Devo avvertirvi che il prossimo capitolo uscirà solo a fine
Agosto (esami universitari permettendo). Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto! Come al solito potete lasciare una
recensione per farmi sapere cosa ne pensate!
Con amore
_Chain Of Memories_