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Autore: MissBethCriss    06/08/2015    0 recensioni
In questa vita di cicatrici e amore, una domanda sarà posta a chi saprà ricordare. E un fiore riuscirà a sbocciare nei cuori di chi saprà amare; è come un'onda il suo odore, vi inonderà con ardente passione. E chi saprà amare, ad occhi chiusi, si fiderà dell'altro, e amerà senza riserve. Poiché quando il sole sarà tramontato, al buio, vi rimarranno solo dei ricordi sulla linea del tempo.
▻ Day One: Post Glee
▻ Day Two: Book AU
▻ Day Three: NYU! Seblaine
▻ Day Four: Hogwarts
▻ Day Five: Free Day
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Beth's Corner: Buon quinto giorno della SW! Come ho riferito a Betta l'Omonima che uno dei giorni era a tema libero lei mi ha detto "scrivi una Renly x Loras" (per chi non li conosce provengono dal bellicoso e passionale mondo di Game of Thrones) e perciò eccomi qui, beh col pensiero, visto che non sono io quella dietro al pc per la pubblicazione in questo momento. E con questa finisco la mia SW. Sono contenta di aver chiuso con questa essendo quella che mi ha preso di più la mano nella stesura. Grazie alla cara Betta l'Omonima per avermi fatto compagnia in questa Semi-Week, per avermi sopportata per tutto il perdio Pre-Week, riempiendola di scleri e foto, e per avermi fatto il favore di pubblicare al posto mio. E grazie a voi che avete letto fino qui. Buona lettura.

Questa storia partecipa alla Seblaine Week 2015
Day Five: Free Day

Ricordi sulla linea del tempo

Quando il sole è tramontato

Quando il sole è tramontato, nessuna candela può rimpiazzarlo.
Alcune volte, Sebastian riusciva ancora a sentire la sua voce nel vento, così come percepiva il suo tocco nel calore del sole. Ma quando apriva gli occhi, la realtà gli si riversava addosso con la stessa forza di un plotone all'attacco. Il suo ricordo era affilato come la più pregiata lama di Valyria e il suo cuore non smetteva di grondare sangue nel punto in cui la morte di lui l'aveva colpito.
Sebastian non aveva mai lasciato il suo capezzale, come se si fosse pietrificato su quella sedia. Gli aveva sistemato la corona, dalle possenti corna di cervo intrecciate, sul petto. "Sei il mio unico re," gli aveva sussurrato mentre gli accarezzava i ricci che mai avrebbe avuto più l'opportunità di intrecciare. "Saresti stato un grande re, un re giusto, eri il migliore fra tutti loro". Sebastian si era ritrovato più e più volte a parlargli. Erano forse i primi cenni di pazzia? Si chiedeva se sarebbe passato alla storia come il Cavaliere dei Fiori Folle, diventato tale per il troppo amore.
Di morti ne aveva viste tante, e tante volte erano per mano sua; la morte di Blaine, invece, era tutt'altra cosa, e avrebbe vissuto con il suo fantasma per tutta la vita, con il rimpianto di non essere stato con lui la sera in cui fu ucciso. Si era ripromesso che avrebbe percorso tutti i Sette Regni per trovare il colpevole, e solo quando avesse avuto il sangue dell’assassino che scorreva tra le sue dita si sarebbe potuto concedere un sonno tranquillo.
Ora, tutto ciò che scorreva tra le sue mani era il suo stesso sangue, mischiato alla terra. Si trovava nella tenda che era appartenuta a Blaine, la tenda che era stata spettatrice di molti dei loro incontri clandestini, fatti di baci ardenti come il fuoco di drago e di parole sussurrate per non farsi sentire da orecchie indiscrete. Sembrava lui stesso un fantasma, non si era più mosso da quei drappi, sedeva sempre a osservare il cielo attraverso la porta di tessuto aperta. In silenzio. Era come se la morte dell’amante avesse portato via con sé un po’ di lui, e quel vuoto ora lo dilaniava. Non sembrava più Sebastian, tutti lo avevano notato ed erano rimasti anche loro privati delle parole. Molte dicerie giravano sui due ragazzi, ma tutti chiudevano occhi e bocca quando si trattava del lutto altrui, e di questo Sebastian era più che grato.
Sebastian accettava solamente la presenza della sorella e del fratello, ormai, parlava solo a loro. Con il sangue del suo sangue poteva mostrare il suo vero volto senza dover avere il terrore di reazioni esagerate.
Il giovane cavaliere era talmente perso nei suoi pensieri, fatti di baci rubati e risate leggere di due ragazzini tra le fronde del Bosco delle Piogge, vicino a Capo Tempesta, che non sentì i leggeri passi della sorella Evelyne, che divennero un’aggraziata corsa quando vide del sangue sulla camicia bianca che si intravedeva dal farsetto sbottonato e sui pantaloni pesanti verdi ornati d’oro, i colori della loro famiglia.
— Fratello mio, — disse, con la voce rotta dalle lacrime che non avrebbe versato, prendendogli le mani per poi baciarle. — Cosa hai fatto alle tue belle e letali mani?
— Non sopportavo l’idea che qualcuno di quella feccia della Guardia Arcobaleno, che ha fallito nell’intento di proteggerlo, toccasse il suo corpo. Mi sono occupato io stesso di tutta la cerimonia, l’ho sepolto con le mie mani in un posto che solo noi due conoscevamo, a Capo Tempesta. Lui stesso me lo indicò, mentre ero suo scudiero e pendevo dalle sue labbra e lui mi amava segretamente, e me lo porterò nella tomba. Nessuno deve disturbare il suo sonno — gli disse atono, con un sorriso sbiadito. — Le mani non mi fanno male, tranquilla, mia signora.
— Permettimi almeno di pulirtele — Sebastian annuì, ed Evelyne si fece portare tutto l’occorrente da una delle sue ancelle.
Nel frattempo, i due si erano messi a sedere sul tavolino di quercia scura; la giovane della casa Smythe teneva ancora le mani del fratello fra le sue e lo guardava in viso, ma questi non riusciva a reggere il suo sguardo, preso com’era dalla visione di quel letto infame che fu culla prima del loro amore, e poi della morte di Blaine della casa Anderson.
— Fratello mio, da quant’è che non mangi?
Sebastian alzò le spalle. — Nella fretta non portai nulla con me, partii solo con i vestiti che avevo addosso e lui al mio fianco; non so per quanti giorni stetti fuori, giorno e notte si fusero facendomi perdere la cognizione del tempo. Ma non ho nemmeno fame, sorella mia.
— Non puoi andare in guerra senza mangiare, non morire anche tu, non è ciò che vorrebbe lui, lo sai.
Sebastian non poté ribattere, poiché entrò l’ancella, con una bacinella di acqua tiepida e vari unguenti e oli richiesti dalla lady sua sorella. — Portagli anche un po’ di cibo — le ordinò, e questa con un cenno del capo uscì dalla tenda come vi era entrata.
— Non ho fame, mi basta la mia sete di vendetta per andare avanti. Ma dimmi, Gatien è arrivato? Gli devo parlare.
— Sì, ma parlerai con lui solo quando ti sarai fatto medicare le mani e avrai mangiato.
Solo in quel momento Sebastian alzò gli occhi verso quelli grandi e azzurri della sorella, che lo fissavano severi e preoccupati: il Cavaliere dei Fiori vi lesse una tale preoccupazione nei suoi confronti che preferì sorriderle accondiscendente.
— Mia Piccola Rosa, devi smettere di preoccuparti per me, altrimenti i tuoi bei ricci ramati diventeranno ben presto bianchi, e nessun Re ti vorrà più al suo fianco.
— Gli dèi mi hanno assegnato un fratello così poco legato alla sua vita che credo abbiano dato ai miei capelli la forza necessaria per sopportare le mie preoccupazioni verso di te.
Gli sorrise, con quel sorriso tanto simile al suo, e restarono per un po’ in silenzio, rotto solo dal suono prodotto dalle sue ferite che venivano purificate da un po’ di vino.
— Sai che prima o poi ritorneranno a parlare di voi? — gli domandò a bruciapelo, mentre gli applicava l’unguento sulle mani.
— Non mi interessano le loro parole, non mi interessa ciò che avranno da ridire. Io li conosco, so quello che pensano, quello che dicevano su di lui. Avrebbero profanato il suo riposo e io non l’avrei mai permesso, cara sorella. Dovevo farlo.
— Potresti almeno uscire fuori di qui, passare il tuo tempo nella tua tenda. Non sono le tue lacrime sul suo cuscino che te lo riporteranno indietro, e nemmeno la morte di colui che lo ha ucciso.
Gli occhi verdi vennero animati da una fiamma febbricitante, il ragazzo ribolliva di rabbia, che gli aveva fatto perdere l’eleganza che lo aveva sempre caratterizzato.
— Così come non potrò impedire ai vermi di banchettare con la sua carne, la sua morte non me lo porterà indietro, mia signora, me ne rendo conto. Ma quando infilzerò l’assassino con la lama della mia spada, sarà solo per il mio piacere. La sua morte mi porterà pace.
Lei scosse la testa. — Spero che Gatien ti faccia ragionare. Lui era anche il mio di Re, ma devi andare avanti. Non puoi esser serio quando parli di vendetta, o del fatto che vuoi unirti alla Guardia Reale.
— Non lo hai mai amato, di lui amavi solo il cognome — disse lui, tagliente come una lama. — Nostro padre mi costringerà a sposarmi e a diventare alfiere di nostro fratello maggiore, e non voglio nemmeno pensare a quest’ide, perché quando il sole tramonta, nessuna candela può rimpiazzarlo. Io non voglio sposarmi, non voglio fingere di essere ciò che non sono, e far nella Guardia Reale mi permetterà di mantenere il celibato. Combatterò in nome del Re, mi guadagnerò la sua fiducia e chiederò il suo perdono, entrando nella sua Guardia.
La ragazza scosse la testa e non disse niente, sapeva quanto fosse cocciuto suo fratello e non voleva più sprecare il proprio fiato con lui. Prese delle bende di seta bianche come i petali delle rose che crescevano ad Altogiardino, le usò per fasciargli le mani, sistemò tutto con cura nel piatto d’argento che le aveva portato la sua ancella e si alzò.
— Ti prego, mangia ciò che ti porteranno. Non voglio perderti, le tue membra hanno bisogno di cibo, non di vendetta. Vado a chiamarti Gatien.
— Grazie, mia Piccola Rosa.
Gli fece un inchino e se ne andò.
 
Sebastian decise che avrebbe lucidato l’armatura di Blaine per un’ultima volta, prima di consegnarla a suo fratello. Lui era troppo alto per poterla indossare. Solo guardando la sua armatura si era accorto della reale statura di Blaine; molti cavalieri lo superavano di un’intera testa o erano poco più alti di lui, ma Blaine aveva un qualcosa nello sguardo che lo faceva sembrare molto più imponente. I suoi occhi, due monete dorate decorate di pagliuzze verdi, lo rendevano più maturo di quanto non fosse; erano severi e capaci di zittire tutti, ma quando si posavano su di lui si riempivano di dolcezza, o ardevano di passione.
Non gli serviva una spada per terrorizzare chi gli si trovava di fronte.
Sarebbe stato un bravo re, sussurrava alla sua armatura. La lucidava come se non avesse pezzi di metallo sotto le mani, ma carne viva, il corpo di Blaine. Col panno lucidò lo stemma con le corna di cervo, emblema della sua nobile casata, che si trovava proprio sul suo cuore.
 
Blaine stava guardando l’amato con sguardo crucciato. — Dimmi, è forse così che mi preferisci?
— Mm mh —mormorò Sebastian senza alzare gli occhi, preso com’era a cospargere di crema il petto del suo amato per poterglielo depilare.
— Se non vuoi i peli ti dovresti prendere un ragazzino, ti darà molti meno problemi — e poi aggiunse. — Non farà male, vero?
L’altro sorrise. — Solo se mi distraggo, e tu mi distrai molto. E poi io non voglio dei ragazzini, voglio te.
Blaine sospirò. — Mio fratello, Nathaniel, pensa che l’unico modo per un uomo di definirsi tale sia quello di farsi le ossa sul campo di battaglia.
— Sul fatto che tu non sia un uomo, mi permetto di dissentire — disse il Cavaliere dei Fiori, facendo sorridere l’amante. Quel sorriso, che tanto amava, non tramontava mai sul suo volto, salvo quando parlava dei fratelli.
— Mi tratta ancora se fossi un ragazzino viziato — l’altro lo guardò, ma preferì non dirgli nulla. — Oh, seriamente? E tu non lo saresti, Sebastian Smythe, il Cavaliere dei Fiori? A quante battaglie hai preso parte? Quanto oro ha fuso tue padre per far forgiare la tua luccicante armatura?
L’altro sbuffò. — Stai fermo — si limitò a dirgli.
— Nathaniel e Cooper non fanno altro che sottolineare la mia porca tolleranza verso il sangue, come se ciò potesse influenzare le mie abilità.
— Sbaglio o eri proprio tu quello che vomitò quando cavarono un occhio ad un povero ragazzino?
— Stai zitto, gli pendeva dall’orbita! — si difese, con rinnovato disgusto.
— Non doveva scendere sul campo se non era capace, se l’è cercata, quel ragazzino.
— Facile per te, che hai il dono di essere un abile spadaccino.
L’altro scosse la testa. — Non è un dono, se te lo guadagni col sudore e il sangue. Mi esercito da quando ne ho memoria. Non so se ho imparato prima a camminare, o a reggere un bastone come se fosse una spada.
Lo sguardo di Blaine si addolcì, così come la voce. — Suvvia, non fare il modesto, è un ruolo che non ti calza a pennello. Io potrei passare ciò che resta della mia vita ad esercitarmi e non diventerei bravo neanche la metà di come lo sei tu.
— Penso che non lo sapremo mai — disse l’altro scherzando, mentre gli tamponava il petto con un asciugamano bagnato per pulire i residui di crema. Poi, gli alzò il braccio e iniziò a cospargere di crema anche l’ascella.
— Ovunque? — gli chiese Blaine, col tono di chi avrebbe preferito essere frustato piuttosto che depilato.
— Ovunque — rispose l’altro. — E per quanto riguarda la Khaleesi del Grande Mare d'Erba? Morirà?
L’altro deglutì a vuoto. — Deve succedere. Per quanto possa essere deplorevole. Ogniqualvolta ne parliamo, ti giuro che il tavolo si alza di venti centimetri. Nathaniel si eccita solo al pensiero di avere la sua testa servita su un piatto d’argento. Il troppo vino gli ha dato alla testa.
L’altro trattenne una risata. — Che peccato che non riservi lo stesso trattamento per la regina sua sposa.
— No, ma lo riserva per l’oro della sua casata, desiderio ardente di passione. Devo darlo ai Protettori dell’Ovest, potranno anche essere gli stronzi più pomposi e pesanti che gli Déi abbiano regalato al mondo — questa volta Sebastian non si trattenne e guardò sorridendo il lord suo amante. — Ma hanno più oro, grazie ai giacimenti di Lannisport, che un uomo possa immaginare.
Sebastian lo guardò offeso. — Anche noi abbiamo più oro di quanto un uomo possa immaginare.
— Non come loro — ribatté il moro.
— Di sicuro più di te — sentenziò scocciato Sebastian, mentre Blaine lo ammonì con una rapida occhiata e cambiò discorso celermente.
— Nathaniel minaccia di portarmi a caccia con lui.  L’ultima volta siamo stati fuori per due settimane, in mezzo al fango, arrampicati sugli alberi, solo per soddisfare il suo bisogno di infilzare con una lancia un po’ di carne.
Un sorriso malizioso si aprì nel viso del ragazzo inginocchiato. — A cosa sta pensando quel tuo deplorevole cervello, mio signore? — gli chiese Blaine, con un sorriso malizioso.
— A una delle tante volte in cui infilzasti con la tua lancia un po’ di carne, quando ancora ero uno scudiero a Capo Tempesta. Non mi ricordo di aver sentito uscire dalla tua bocca alcuna lamentela, anzi.
Il giovane della casata degli Anderson scosse la testa ridendo, e l’altro, soddisfatto, continuò con il suo lavoro. — Oh, ma io non traggo nessun godimento nell’uccidere, lui sì. Ma lui è il Re, e a ogni suo comando noi dobbiamo ubbidire.
— Chissà come mai sarà accaduto?
— Perché è un bravo cacciatore e ama uccidere — rispose, come se quella appena posta fosse una domanda troppo stupida per essere stata formulata dalla mente brillante del giovane Smythe.
L’altro fece una pausa, poi gli domandò. — Sai chi dovrebbe essere Re?
Blaine gli lanciò uno sguardo che valeva più di mille parole. — Sii serio, Smythe.
— Lo sono — ribatté velocemente Sebastian. — Lo sono. Pensaci. Mio padre ti potrebbe fare da banca. E io, beh, io non sarò mai sceso sul campo di battaglia, ma combatterei per te.
Lo guardò com’era solito guardarlo dopo che avevano fatto l’amore, come se il sole sorgesse e tramontasse in lui. Blaine si sporse verso Sebastian per baciarlo velocemente.
— Sono il quarto nella successione — gli disse con tono fermo.
Sebastian si leccò il labbro inferiore. — E Nathaniel? Dov’era nella successione al trono? I suoi figli bastardi? Jared? Lui è un abominio, il popolo insorgerebbe, pur di non farsi comandare da un tale folle. Theo? Ha soli otto anni, sarebbe il burattino di sua madre e questo non è di certo tranquillizzante.
— Cooper?
— Cooper? — gli chiese ridendo. — Ha la personalità di un istrice, pensa di rendere più enfatica la morte dei suoi prigionieri indicandoli prima di ucciderli. Seriamente?
Blaine fece un respiro profondo prima di parlare. — Cooper è comunque mio fratello maggiore, personalità di un istrice o no.
Con un gesto repentino della mano Sebastian tagliò Blaine sul fianco con la lama che stava usando per depilarlo.
— Mi hai ferito! — esclamò, incredulo.
— Guardalo, è solo sangue. Lo abbiamo tutti nelle vene — gli prese il viso con la mano libera e lo obbligò a guardare. — A volte se ne deve spargere qualche goccia. Se vorrai diventare re ci dovrai fare l’abitudine.
Quando con gli occhi lo supplicò di lasciargli andare la mandibola per potersi voltare, Sebastian abbassò il tono della voce e le parole che disse sembravano esser rivestite di seta, tanto erano delicate.
— Il popolo adora te, mio signore. Perché sei gentile con loro, non li tratti come se fossero pezzi di sterco. Vogliono esserti vicino — poi gli prese la mano per farlo alzare e piegò un po’ le ginocchia, per poterlo guardare direttamente negli occhi. — Fai quello che è giusto fare e non te ne fai un vanto. Non ami uccidere, ma la tua spada non è clemente per chi sbaglia.
Blaine rimase in silenzio e Sebastian continuò a parlare, mentre con le mani cominciava a slegare i lacci dei pantaloni. — Dimmi, mio signore, dov’è scritto che il potere è una landa amena destinata al peggiore? O che si può sedere sul Trono di Spade solo se si è temuti o odiati?
Blaine deglutì e seguì con lo sguardo le labbra dell’altro, mentre questo si metteva in ginocchio. Sebastian aveva le mani sui suoi fianchi, e il lord di Capo Tempesta si sentiva la pelle bruciare dove il cavaliere lo toccava. — Saresti  un re meraviglioso, Blaine — gli confidò, baciandogli il basso ventre mentre gli faceva cadere sul pavimento i pantaloni scuri.
— I menestrelli canteranno le tue gesta e il tuo nome sarà scritto nel Libro Bianco. Ma adesso, ti prego, permettimi di farti dimenticare e di farti sussurrare solo il mio.
— Hai ricevuto il mio consenso molto tempo fa, mio amato — rispose l’altro in un sussurro.
 
— Sebastian? — lo chiamò una voce alle sue spalle, facendolo ritornare bruscamente alla realtà. — Il pensiero del giovane cervo ancora ti tormenta?
Sebastian guardò Gatien come se stesse parlando un fantasma, con la mente si trovava ancora in quel luogo incantato, dove il suo Blaine era ancora vivo e caldo sotto di lui. Gatien era più grande di un lustro, ma erano così simili che spesso erano scambiati per gemelli. Del fratello, Sebastian invidiava solo la statura e la corporatura, molto simili a quella dell’amato, che ormai viveva solo nei suoi sogni e nei suoi ricordi, così vicino, eppure così lontano.
— Lui è l’unico pensiero che la mia mente si permetta di formulare.
— Dovresti andare avanti — gli disse con fare paterno mentre si sedeva di fianco a lui, posandogli una mano sulla spalla. Quando sentì le ossa sotto la muscolatura allenata, il suo viso si contrasse in un’espressione di disappunto.
— Bastian, ma hai mangiato ultimamente?
Una risata amara gli morì in gola. — Ti sei messo in combutta con la nostra Piccola Rosa? Ti credevo dalla mia parte.
— Proprio perché lo sono te lo dico, fratello mio — a Gatien bastò uno sguardo per capire che stava parlando al vento. — Per quale motivo mi hai fatto chiamare? Ed è meglio che ci sia un valido motivo per il quale hai fatto penare così tanto nostra sorella, altrimenti che gli dèi ti prendano con sé.
Sebastian gli sorrise, sbattendo delicatamente la mano contro l’armatura dorata di Blaine. — Voglio che indossi la sua armatura. Lo farei io, ma sono troppo alto.
— Sebastian, io — ma l’altro lo bloccò, senza dargli modo di continuare.
— Solo uno Smythe porterà i suoi colori, quando vedrà il fantasma di suo fratello far fuori i suoi uomini in battaglia, a Cooper si dovrà gelare il sangue. — glielo disse con un fuoco negli occhi che fece capire a Gatien che vi erano ancora dei pezzettini di suo fratello rimasti intatti, e che solo il tempo gli avrebbe dato modo di sopravvivere al lutto. Era un cavaliere, avrebbe superato anche questo ostacolo.
— Lo farò, la indosserò con molto onore, fratello mio — gli promise, e l’altro gli prese le mani fra le sue e si piegò su se stesso, riconoscente. Gatien liberò una mano e gli scompigliò i capelli, come era solito fare quando ancora era un bambino. Le spalle di Sebastian tremarono impercettibilmente, per poi ricomporsi con la stessa velocità. I cavalieri non piangono, si disse mentalmente.
— Grazie.
I fratello scosse la testa, non gli doveva alcun ringraziamento. Poi, si ricordò del messaggio che aveva ricevuto qualche giorno prima da loro nonna, Lady Smythe. — La nonna ha mandato un suo messaggero perché doveva darti una cosa — gli disse, e gli mise fra le mani il pacchetto di raso verde, proveniente da Alto Giardino.
Sebastian gli sorrise e lo aprì, già a conoscenza del suo contenuto. — È la spilla con la rosa della nostra famiglia — disse a Gatien. — Ho usato la mia per fermarci il mantello di Blaine, mi sono permesso di prendere la sua. Ma io mi sento nudo se non indosso il nostro emblema.
— Sebastian, non mi devi alcuna spiegazione — lo rassicurò il fratello. — Evelyne mi ha anche pregato di farti rinsavire, per quanto riguarda la Guardia Reale.
Il più giovane della casata Smythe sbuffò. — Non cambierò idea, Gatien.
— Ma sei così giovane, hai solo diciassette anni, non sai a cosa stai chiudendo le porte. Rinunci a tutto, alla tua volontà. Se fai il tuo giuramento, rinuncerai al tuo titolo, ai possedimenti, ad avere una famiglia… pensaci.
— Il Cavaliere del Drago quando fece il suo giuramento aveva la mia stessa età, e anche il maggiore dei figli del Protettore dell’Ovest. Io non voglio sposarmi, non voglio inscenare il teatrino del bravo marito come vorrebbe nostro padre. Sono stanco, Gatien, non voglio più fingere. La mia unica sposa sarà la mia lama e spero che la Giustizia ci abbia nelle sue grazie. La nostra discendenza continuerà con te e nostro fratello maggiore, non serve la prole di un terzo Smythe.
—Non chiudere il tuo cuore in così giovane età, fratello mio, non fare questo sbaglio — gli disse, cercando di farlo ragionare.
Quando il sole tramonta, nessuna candela può rimpiazzarlo — si limitò a dirgli, mentre l’altro rideva beffardo. Poi, aggiunse: - E’ morto per colpa mia. Gli promisi il trono e lui mi credette. Gli devo questo e altro.
— Non è colpa tua, Sebastian, non gli devi nulla. E ora parli attraverso le parole di una canzone? Ma certo che sì, hai diciassette anni, del resto.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Gatien sarebbe morto sul colpo, considerando come lo guardò Sebastian in quel momento. — Ti ho fatto l’onore di chiederti di indossare la sua armatura e mi ripaghi facendoti beffe di me?
Gatien smise di ridere. — No, fratello mio, non volevo arrecarti alcuna offesa. Alcune volte mi è difficile collegarti ad un ragazzo di soli diciassette anni, la tua fama ti precede in tutti i Sette Regni e quando dici certe cose o ti struggi per amore, beh, la verità è sotto ai miei occhi e mi meraviglia a tal punto da farmi sorridere.
Detto questo, si alzò: doveva prepararsi per una battaglia e non poteva perdere altro tempo. — Manderò a prenderla il mio scudiero fra poco.
— No — disse l’altro. — Te la porto io.
Lo sguardo di lui era così carico di tristezza che non ebbe la forza di controbattere.
— Ti aspetto, non tardare — fece per andarsene, poi si girò per aggiungere una cosa. — Lo amavi veramente, non è vero?
Sebastian alzò gli occhi e li puntò in quelli del fratello, e con un sorriso triste gli rispose. — Lo amavo più di quanto lui abbia sempre immaginato, e lo amo ancora. È in ogni mio respiro e lo amerò fino a quando non esalerò l’ultimo respiro che gli Dèi mi abbiano accordato. E se davvero ci fosse una vita dopo questa, lo amerei anche in quella, e spero che avrà la decenza di aspettarmi al varco per attraversarlo insieme. Perciò sì, lo amavo veramente.
 
 

Betta’s Corner: Ed eccoci alla fine di questo viaggio insieme. Com’è possibile non shippare Loras e Renly? C O M E?!?!? Non lo è, ecco. Spero che abbiate apprezzato questa storia, se è così magari lasciate una recensione, fa sempre piacere. Un bacio, e che la Seblaine sia con voi!
 

 

 
 
   
 
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