Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Logan Way    06/08/2015    4 recensioni
Capì in quel momento che la vita non era essere felici, ma avere la felicità e vederla scivolare tra le mani come granelli di sabbia, senza nemmeno potersi opporre.
Capì in quel momento che l'unico modo per vivere in quel mondo era essere consapevoli di essere eternamente con le spalle al muro.

Partecipante alla sfida "Mettiamoci in gioco" del gruppo facebook "EFP famiglia.".
Traccia 22: Storia di qualcuno che si sente un bambino dentro, ragiona da bambino, poi si rende conto che la vita è diversa da ciò che ha immaginato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nota: La storia nasce per la sfida “Mettiamoci in gioco” del gruppo facebook “EFP famiglia”.
Traccia 22:Storia di qualcuno che si sente un bambino dentro, ragiona da bambino, poi si rende conto che la vita è diversa da ciò che ha immaginato.

 

 

 

Al margine della strada

 

Quel parco da sempre era stato protagonista della sua vita: quando era piccolo, durante i giorni in cui il cielo era sereno, i suoi lo portavano lì a giocare con gli altri bambini; da adolescente aveva trovato in quel luogo un rifugio quando tutto diventava troppo pesante, dove rilassarsi lasciandosi coinvolgere dall'allegria dei più piccoli .
Poi, anni dopo, il vento divenne sovrano di quel posto, e al ricordo del giardinetto in festa si sovrappose la desolazione.
Niente più grida di gioia e proteste per rimanere un altro po', nell'aria solo gli sporadici e fastidiosi versi di qualche cavalletta.
Alistair stava seduto immobile, come una statua congelata, senza vedere realmente il luogo che aveva amato, luogo che lo rappresentava in pieno.

 

Il locale era gremito di gente, come ogni giorno, e come ogni giorno i suoi occhi correvano da una figura all'altra, curiosi di conoscere, di provare a indovinare le storie di chiunque varcasse la soglia.
Le iridi azzurre si soffermarono sulla parete scarlatta, per poi spostarsi sui bellissimi quadri che l'adornavano; li aveva sempre trovati meravigliosi, e continuavano ad entusiasmarlo anche in quel momento.
«Ally, a volte sei proprio un bambino.» quell'affermazione scivolò casualmente dalle labbra rosse di Edith, mentre sistemava i suoi indomabili boccoli castani.
Alistair non si scompose, ringraziò la cameriera che aveva portato loro le ordinazioni e si limitò a guardare l'amica con la coda dell'occhio mentre zuccherava il caffè.
«Edie, pensavo fosse scontato ormai!» rispose ridacchiando, non era certo la prima volta che gli veniva detto che a ventiquattro anni suonati somigliava ad un bambino.
Lei alzò un sopracciglio con aria sconcertata, e lo guardò scettica mentre era intento a far sciogliere l'improponibile quantità di dolcificante versata nella bevanda.
«Tu, l'unico essere umano che lo prende come complimento. Dio, ti pare normale?»
L'altro si ravvivò i lunghi capelli neri rasati ai lati, poi si specchiò negli occhi color ambra dell'amica e sorrise, girandosi verso la cugina seduta di fianco a lui.
«Mh, tu che ne dici Ren?» chiese Alistair, appoggiando la punta della bic sul tovagliolo vicino la tazzina vuota, per poi iniziare a disegnare.
L'interpellata pazientò un attimo indecisa su cosa rispondere: odiava venire tirata in mezzo alle loro discussioni, preferiva di gran lunga assistere; semplicemente sbirciò la figura stilizzata che stava delineando sul pezzo di carta, curiosa.
«Dico che è entrata una bellissima farfalla blu nel locale.» buttò lì subito dopo, puntando le iridi nocciola in un punto a caso del locale, mentre già cercava di trattenersi dal sogghignare.
«Uuh, dove?!» il ragazzo alzò la testa di scatto verso il soffitto, facendo vagare lo sguardo alla ricerca dell'animale.
«Reeeen, non la vedo, dov'è?» chiese quando si rese conto di non riuscire a trovarlo.
La cugina scoppiò a ridere senza più riuscire a frenarsi, guadagnandosi una gomitata sul fianco da parte di Edith, mentre quest'ultima roteò gli occhi rassegnata.
«Non esiste nessuna farfalla, Ally. Ti prendeva in giro» rispose alla sua domanda con il tono di una madre che dice al figlio che le caramelle sono finite.
Lo guardò sospirare deluso e incenerì l'altra donna con lo sguardo.
«Scusa, scusa!» iniziò questa cercando di ricomporsi dopo il secondo gesto di ammonimento da parte della sua migliore amica «Era una cosa troppo allettante per non farla!» continuò ridacchiando.
Il ragazzo la fulminò con i suoi occhi di ghiaccio per averlo illuso, o almeno ci provò, perché fare l'offeso non era nelle sue corde.
Era fatto così.
Si entusiasmava per nulla.
Il mondo è un posto bello.
Le persone sono buone.
La vita è meravigliosa.

 

Le sue iridi furono attirate dall'altalena e sentì la nostalgia salire: sembrava ieri che chiedeva alla madre di spingerlo sulla giostra, a volte anche per ore.
Gli sembrava anche di potersi vedere lì vicino, quando aveva preso la decisione più sbagliata della sua vita, nel momento in cui la madre si era inginocchiata davanti a lui.
Ricordava il calore della sua mano sulla propria testa e la voce amorevole con cui gli aveva detto la solita frase: «Non perdere mai ciò che ti rende speciale».
Nella sua memoria Lilian lo ripeteva sempre, e spesso non ci aveva fatto caso, ma quel giorno era stato diverso, quel giorno aveva avuto l'esigenza di soddisfare la sua voglia di sapere.
«Mamma, cosa mi rende speciale?» lo aveva chiesto con un filo di voce, a metà tra l'intimidito e il curioso.
La madre era scoppiata a ridere e gli aveva arruffato i capelli, sorridendo ovvia.
«Il tuo essere bambino. Solo rimanendo bambini si può vivere in questo mondo»
Dopo aver ricevuto quella risposta era corso verso le altalene, perché Edith lo stava chiamando, e si ricordava ancora il pensiero che lo aveva accompagnato nel piccolo tragitto, il pallino fisso di seguire le parole della madre..
Alla fine lo aveva fatto davvero.
Ci aveva provato, a crescere rimanendo bambino.
A guardare il mondo con occhi diversi, ottimisti.
A conservare quell'innocenza che lo avrebbe fatto vivere.
E aveva fallito.
Aveva fallito miseramente, e se n'era accorto quando ormai era troppo tardi per rimediare.
Era stato un idiota a credere che avrebbe potuto sopravvivere con l'ottimismo, senza indurire il suo cuore, la sua anima; l'innocenza non aveva fatto altro che illuderlo.
Era come vedere un enorme castello di carta crollare, solo che a crollare erano state le sue certezze.
Si portò una mano a reggere la testa che i pensieri stavano facendo diventare troppo pesante, poi si alzò, tirando una calcio a una pietra lì vicino.
Si sentiva di impazzire. Com'era potuto succedere?!
Era tutta colpa sua, all'inizio non lo voleva ammettere, ma se solo non l'avesse distratta mentre stava attraversando, se solo lei non si fosse girata per rispondere alla sua idiozia..
Due braccia lo circondarono da dietro, fermando la sua camminata; lo strinsero forte, cercando di trasmettergli un po' di conforto, ma lui non sentiva altro che tanto dolore, tanta tristezza.
Edith lo fece girare per guardarlo in faccia, continuando ad abbracciarlo, poi gli sussurrò qualcosa nell'orecchio, qualcosa che comprese solo qualche minuto più tardi.
Davanti ai suoi occhi ambra singhiozzò quasi gli mancasse l'aria, si aggrappò alle spalle dell'amica, sentendo le gambe cedere sotto il peso di quella consapevolezza.
«Mi dispiace Ally. Mi dispiace.» sussurrò sorreggendolo, gli occhi velati dal sofferenza.
Alistair si staccò da lei, guardando le foglie cadute dagli alberi, il prato non più curato; regolò il suo respiro, cercò di calmarsi sentendo il suo cuore tornare al solito ritmo, ma le lacrime che scendevano copiose sul suo viso erano la prova che non c'era riuscito, però poco importava. Non gli interessava nulla, eccetto il pensiero che Ren non avrebbe più riso alle sue idiozie, e questo bastava ad ucciderlo.
Lo capì in quel momento, mentre Edith lo guardava con gli occhi lucidi, che il mondo faceva schifo.
Capì in quel momento che la vita non era essere felici, ma avere la felicità e vederla scivolare tra le mani come granelli di sabbia, senza nemmeno potersi opporre.
Capì in quel momento che l'unico modo per vivere in quel mondo era essere consapevoli di essere eternamente con le spalle al muro.

 

 

Note dell'autore:
Scrivere questa storia è stata un'impresa titanica, perché non sono abituata a scrivere questo tipo di storie.
In realtà non mi convince molto, e non sono assolutamente sicura di aver rispettato il prompt, ma va be', ci ho provato, e questo mi basta xD
Ringrazio tutti quelli che recensiranno e inseriranno la storia tra le seguite/preferite/ricordate e anche chi semplicemente leggerà silenziosamente!
Enjoy

Logan Way

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Logan Way