Abbiamo deciso di raggiungere la casa maledetta e diroccata.
Ci siamo armati: io reggo un’accetta, mentre la mia compagna impaurita, tremava, con una mazza da baseball tra le mani.
Le infondo coraggio con un sorriso e le sussurro “Entriamo”
La casa è proprio come me la immaginavo: fatiscente, ingoiata in un cunicolo di
boschi e pianti, rotta e dalle pareti grige. All’interno mobili distrutti,
soprattutto di legno.
La ragazza non riesce a non smettere di tremare..
“ti prego…smettila di tremare”
Tiro fuori dalla tasca la digitale. Ho intenzione di fotografare doretta, rivelarne l’identità e ucciderla. So che può sembrare un’azione eroica degno dell’ipocrita più infimo, ma è ciò che intendo fare. Cammino sui vetri rotti. Li sento scricchiolare nell’oscurità avvolgente.
Tavoli sporchi di polvere
“voglio andarmene da qui” cantilena Lucia, appena varcata la soglia “c’è un’atmosfera
strana qui…non riusciremo a sopravvivere…andiamocene” scoppia in lacrime
“Senti…dobbiamo farlo” inizio a sospirare di terrore “altra gente morirà se non lo facciamo”.
Mi avvicino e rabbrividisco.
Un rumore improvviso mi fa trasalire.
Un rumore cantilenante e inquietante allo stesso tempo, un suono familiare di alto impatto emotivo.
“C’è qualcosa in questa casa” bisbiglia Lucia, come se si sentisse proiettata in un qualsiasi banale horror movie di serie-b.
Un briivido mi percorre la schiena, impaurendomi. Il suono si avvicina sempre più: è ossessivo.
Voglio scoprire di cosa si tratta. Avanzo di un passo. Di un altro.
Impietrisco
Lucia piagnucola
Sempre più vicino.
Una porta chiusa, di legno d’ebano mi separa dalla verità.
Spingo la maniglia e questa si apre, trascinando dietro di sé un lungo e inquietante sibilo.
Davanti a me vedo un computer portatile, posizionato su un tavolo fatiscente di una stanza vuota e diroccata.
I miei passi si fanno pesanti. Mi avvicino allo schermo col fiato sospeso.
1080 conversazioni aperte.
1080 persone provenienti dall’Italia che pongono domande a Doretta. Le risposte arrivano automaticamente, come d’impulso.
“Oh mio Dio” il suono è quello ossessivo dei trilli.
“Perché hai urlato?”
“qualcosa si è mosso qui?”
“Che cosa??”
neanche il tempo di formulare questa frase che il mio volto
affonda in un sacco nero della spazzatura, penetrando nell’oscurità totale. Le urla lontane di Lucia “Doretta! Doretta! È qui!”.
Cerco di liberarmi con le dita, mentre qualcosa mi trascina per le gambe.
Creo un buco con le unghie sulla superficie di plastica. Osservo.
Una donna con il volto coperto da un sacco dell’immondizia.
È davanti a me.
Mi divincolo, cercando di liberarmi, mentre il ritmo di msn si fa più ossessivo e inquietante.
“Chi sei? Chi
sei?”
“E tu? Chi sei?”
“Lucia! Lucia dove sei?”
Grida lontane.
Riesco a togliermi il sacco dalla testa con una mossa semi-acrobatica, ma non riesco a liberarmi dalla stretta sui piedi.
“Lasciami andare! Lasciami andare!”
La donna è armata. Ha un coltellino svizzero tra l’indice e il medio.
Si protrae verso di me e lo avvicina al mio collo, ma in quel momento prontamente arriva Lucia che, colpisce Doretta con un deciso e sadico colpo di mazza. Doretta sviene.
“Che fine avevi fatto” le domando
“Qualcuno mi ha presa”
“Stai dicendo che ci sono due Dorette? O___O”
“NO! Credo che sia stata Dorina a rapirmi! Era pelosa ed assomigliava ad un mostro!”
“Che cosa? O___O”
“In un’altra stanza ho visto degli strani ritagli di giornale…a quanto pare in
questa casa si è suicidata una ragazza vessata dai compagni di classe… in
seguito qui è venuta ad abitare una coppia di coniugi amante della caccia, ma
entrambi sono morti misteriosamente!”
“stai dicendo che lo spirito della suicida si è impossessata del bot di Doretta attraverso il computer della coppia di coniugi????” a volte sono stupefatto dai miei ragionamenti contorti
“Penso di si”
Nello stesso momento, io e lei ci voltiamo verso il cadavere di Doretta e, con orrore, notiamo che esso è scomparso nel nulla. Senza il minimo rumore né suono.
Il terrore sta arrivando a portarci via.