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Autore: TheIronMaiden    06/08/2015    3 recensioni
Persino la sua solitudine, che Erwin si era convinto essere la giusta punizione per quello che aveva fatto, iniziò a diventare meno pesante sulle sue spalle grazie alla consapevolezza di avere qualcuno da guidare nell'oscurità di quel mondo distrutto, e presto si ritrovò ad essere grato nei confronti dell'uomo senza nome che aveva deciso di fidarsi di lui.
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Racconto a tema post-apocalittico per la Eruri week 2015
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Irvin, Smith
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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eruri week
Dead World -Eruri Week 2015


Art by Altariah, grazie di cuore!





Family


La pioggia acida si abbatteva su Londra con violenza, bruciando i radi e deboli rampicanti che nelle ultime settimane erano riusciti ad aggrovigliarsi attorno alle colonne dei palazzi più antichi, rovinando ulteriormente le facciate già annerite e graffiate, facendo innalzare un vapore giallognolo dall'asfalto spaccato come la terra arida di un deserto.
Del mondo di un tempo non c'era più traccia, e ormai anche la persona più idealista e determinata ancora in vita si sarebbe probabilmente arresa all'evidenza dei fatti... Tranne lui.

L'uomo dai capelli del colore del sole e gli occhi grandi e azzurri come il cielo d'estate, lo stesso colore che ormai non avrebbe mai più visto se non racchiuso in quelle iridi.
Lui vagava per la zona contaminata con quell'espressione neutra e inscalfibile tipica di chi sta nascondendo troppo dolore e troppa paura sotto a una corazza spessa che lo difenda dal mondo.

Levi aveva perso tutto: la propria casa, il proprio lavoro, la propria famiglia. Aveva iniziato a temere di poter perdere anche sé stesso, perché l'olocausto nucleare sembrava aver spazzato via anche il suo coraggio assieme a tutto il resto, ma da un mese a quella parte lo aveva trovato, e le cose avevano iniziato a cambiare.
Era iniziato tutto in una notte gelida - l'inverno nucleare aveva oscurato il cielo con il suo guanto spesso e indistruttibile, indebolendo qualsiasi forma di vita ancora presente - in cui aveva notato un bagliore caldo nella nebbia sporca e radioattiva che stava attraversando in fretta e furia per raggiungere l'estremità est della città.
Seduto di fronte a un piccolo fuoco all'interno dell'atrio distrutto di una biblioteca c'era Lui, l'uomo dagli occhi vivi, stretto in una pesante giacca di montone e intento a leggere un libro impolverato e mezzo distrutto.

Da quel giorno Levi non aveva fatto altro che seguirlo, abbandonando l'idea di derubarlo delle sue cose dopo poco tempo, affascinato dalla forza che sembrava emanare e dalla tristezza che gli leggeva nello sguardo quando si concedeva un attimo di riposo.
Lo aveva seguito per giorni interi, che con una meta da raggiungere sembravano essere diventati più leggeri; non sapeva quale essa fosse, ma grazie a Lui sapeva che esisteva, e tanto gli bastava.
Aveva imparato a godere dei piccoli gesti abitudinari in cui l'altro si abbandonava, come accarezzare ogni riga particolarmente emozionante del libro che stava leggendo, pettinarsi i capelli biondi nonostante nessuno potesse vedere quanto fosse bello, controllare con uno specchietto ogni angolo prima di svoltarlo per prudenza e timore di trovare dall'altra parte dei predatori pronti a ucciderlo, o mordersi il labbro inferiore mentre prima di dormire si perdeva - Levi non ne aveva la certezza, ma dentro di sé era sicuro fosse quello il motivo di quella ricerca silenziosa - a cercare le stelle nel cielo perennemente oscurato dalle nubi.

Nemmeno se n'era accorto, ma alla fine Lui era diventato ciò di cui Levi sentiva di avere più bisogno: una famiglia.


Choices


Erwin si era accorto di essere seguito dopo poche ore, ma aveva finto di non vederlo per giorni, settimane.
Inizialmente aveva camminato con i muscoli costantemente tesi, pronti a sventare un qualsiasi attacco da parte dello sconosciuto, ma alla fine non era mai successo nulla, e il suo corpo aveva deciso di rilassarsi nonostante quella piccola - perché sì, la figuretta che era diventata una costante durante il suo vagabondare era decisamente minuta - presenza attaccata alla sua ombra.

Persino la sua solitudine, che Erwin si era convinto essere la giusta punizione per quello che aveva fatto, iniziò a diventare meno pesante sulle sue spalle grazie alla consapevolezza di avere qualcuno da guidare nell'oscurità di quel mondo distrutto, e presto si ritrovò ad essere grato nei confronti dell'uomo senza nome che aveva deciso di fidarsi di lui.

Fece la sua scelta il terzo giorno di Marzo; si era segnato scrupolosamente ogni giorno trascorso dall'esplosione, centocinquantadue giorni prima.
Era l'alba, lo si capiva dal cielo dipinto di un grigio più tenue del solito, macchiato da quel perenne colore giallo che sapeva di malattia, e quando si era svegliato aveva notato la figura dell'uomo dai capelli corvini accovacciata dietro alla colonna all'esterno della stazione della metropolitana, nell'atrio della quale si era accampato per la notte.

"Sai, è pericoloso dormire qua fuori" aveva detto, poggiando la propria giacca sulle sue spalle forti ma piccole.
Lui era scattato a sedere, afferrandogli il polso con estrema forza per un corpo così minuto, gli occhi color acciaio puntati come lame taglienti su di lui. Per un attimo si erano ingranditi per la sorpresa, poi erano tornati a nascondersi dietro alle ciglia scure, protetti da un'espressione diffidente.
"Dovrebbe essere pericoloso anche avvicinarsi agli sconosciuti" aveva risposto lui, asciutto.
"Non sei uno sconosciuto. Mi segui da parecchio tempo. Ora scaldati, e vieni dentro. Ho qualcosa da mangiare che vorrei condividere con te."
Era tornato all'interno senza voltarsi, certo che l'altro lo avrebbe seguito, perché in fondo entrambi avevano già preso una precisa decisione nell'esatto momento in cui si erano trovati.


Confession


"Ho ucciso migliaia di persone.
Ero a capo di un team di recupero, e le uniche cose che sono riuscito a recuperare sono stati il mio corpo e la mia mente danneggiata da tutto questo.
Avrei dovuto portare in salvo il mio migliore amico, sua moglie e i loro bambini. Mia madre, uomini innocenti, anziani spaventati.
Era la prima volta che pioveva acido, non sapevo cosa significasse.
Gli altri hanno abbandonato il piano di recupero immediatamente, io ho promesso a quelle persone che le avrei portate in salvo.
Li ho condotti in un supermercato abbandonato pensando di poter garantire loro sicurezza e cibo almeno per qualche giorno, e invece li ho gettati in pasto a una banda di venti predatori.
Nemmeno il mio fucile è servito a qualcosa.
Sono riuscito a scappare per miracolo.
"

Era un'altra notte fredda, la decima di Maggio, e loro erano stati costretti a chiudersi in un vecchio autobus in rovina per ripararsi dalla pioggia acida che, puntuale, aveva iniziato a cadere sulla città.
Levi aveva alzato lo sguardo su di lui, le ciocche scure ormai troppo lunghe che cadevano ad accarezzargli gli zigomi pallidi.
"Non è stata colpa tua. Come puoi pensare una cosa del genere?"

Erwin aveva abbassato lo sguardo, sentendo il peso del rimorso gravargli sulle spalle larghe, e aveva accarezzato l'arma che avrebbe dovuto proteggere delle persone e che invece era diventata una protezione solamente per lui stesso e per l'uomo che gli stava seduto davanti.
"Avrei dovuto essere più previdente. Più sensibile. Ho creato un piano teoricamente perfetto e praticamente pieno di falle."
La mano bianca di Levi si era posata sulla sua. Era più piccola, più pallida, eppure in quel momento anche più forte.
"Non esistono gli eroi, Erwin. Smettila di cercare di esserlo e di dire stronzate. Tu, io... Siamo uomini che cercano di sopravvivere. Non c'è bisogno di dare un senso a ogni nostro gesto."
Aveva alzato gli occhi azzurri su di lui, voltando il proprio palmo per poter sfiorare la sua pelle con il pollice in un gesto più dolce di quanto avrebbe voluto mostrare.
"Io ho bisogno di dare un senso alle mie azioni, a me stesso. Non posso perdere la via."
Gli occhi grigi e affilati di Levi si erano fatti più morbidi, caldi.
"Allora continua a guidare. Io ti seguo. Ti seguo da sempre."


Touch


Le labbra di Erwin erano piene, vellutate nonostante la forza che emulavano quando si tiravano in una linea netta e severa durante il giorno, mentre migravano da una zona di Londra all'altra alla ricerca di cibo, medicinali, armi.
Quella sera, quando erano tornati al loro rifugio, protetti dagli occhi cattivi del mondo, quelle labbra erano diventate burro dolce e confortevole.

Era stato Levi a fare il primo passo, tormentato dalla bellezza di Erwin; non era solo una questione di estetica, lui era bello soprattutto dentro, ed era tutto ciò che lo faceva sentire forte.
Aveva desiderato toccare quelle labbra con le proprie dopo pochi giorni che aveva deciso di fare squadra con lui, eppure non lo aveva mai fatto.

Quella sera, però, la luce proveniente dal loro piccolo falò aveva disegnato cerchi di luce negli occhi chiarissimi di Erwin, e Levi si era sentito cadere in un mondo diverso, caldo, sicuro.
Lo aveva afferrato per il collo della giacca mentre stava parlando di come si sarebbero mossi la mattina seguente, e aveva premuto con forza le proprie labbra sulle sue per poter sigillare quel momento, quella sensazione.

Le mani grandi e forti dell'altro lo avevano afferrato per le spalle, ma non lo avevano respinto.
I pollici avevano iniziato a disegnare cerchi immaginari sulla lana del cappotto che indossava, e le loro lingue si erano accarezzate come fosse la cosa più naturale al mondo.

"Non azzardarti a dire qualcosa" lo aveva minacciato quando si erano staccati, svariati minuti dopo, perché entrambi privi di fiato.
Erwin lo aveva guardato, e anche se a causa della vicinanza le fiamme non si riflettevano più nei suoi occhi, Levi si era sentito di nuovo immerso in quel mondo sicuro e luminoso.
E poi aveva annullato le distanze nuovamente.


Scars


"Erwin, dobbiamo fermarci!"
"No."

Persino lui, con la sua notevole resistenza fisica, iniziava a sentire fitte poco piacevoli alla milza, e le gambe iniziavano a intorpidirsi, doloranti.
Correvano a perdifiato da troppo, ormai, ed entrambi perdevano sangue.
Erwin, soprattutto.

Stavano setacciando un piccolo supermarket in periferia che pareva non essere stato ancora distrutto o preso d'assalto, quando una banda di predatori aveva fatto irruzione.
Non avevano nemmeno provato a contrattare, creando un muro di fuoco per metterli con le spalle al muro.
Erwin era riuscito a evitare che ciò accadesse agendo d'astuzia prima di loro, trascinando Levi fuori, gettandosi attraverso la finestra a loro più vicina.

Avevano corso, corso, corso.
Sentiva i graffi causati dal rompersi dei vetri bruciare con insistenza sulla fronte, sul mento, sulle mani...
Ma gli occhi erano puntati sulla manica destra del giaccone di Erwin, zuppo di sangue.

"Erwin, fermati!"
Lo aveva afferrato per il braccio destro con forza, strappandogli un lamento di dolore, la prova di cui aveva bisogno per confermare la gravità della ferita che l'altro voleva ignorare ostinatamente.
"Stai perdendo sangue, cazzo! Se non puliamo la ferita potrebbe andare in necrosi-"
"Levi. Sto bene. Ora la priorità è metterci al sicuro, non importa se dovrò portarmi dietro una cicatrice in più."

Levi lo aveva guardato negli occhi, quegli occhi che lo avevano salvato, e aveva capito tutto il peso che lo schiacciava dentro.
Lo aveva sentito, come un marchio a fuoco sulla pelle, perché quello sguardo triste era la cosa più dolorosa con cui avesse a che fare quotidianamente.
E poi aveva deciso di disobbedire, e di prendersi cura di quella ferita.
La perdita di un braccio non era una cicatrice che voleva Erwin dovesse tollerare, perché quelle che gli costellavano il cuore lo ferivano già abbastanza.


Healing


"Un anno fa c'è stato l'olocausto nucleare. Un anno. Proprio oggi."

Erano sdraiati su un letto impolverato di un appartamento al terzo piano di una palazzina vecchia ma incredibilmente resistente, perché era sopravvissuta ai bombardamenti in modo egregio.
Erwin era girato su un fianco, il gomito affondato nel cuscino troppo duro e il capo sostenuto dal palmo della mano.

"Tieni il conto per poterti deprimere un po' di più?" aveva risposto ironicamente Levi, spostando lo sguardo dal soffitto al suo volto.
I capelli ricadevano appena sul materasso, creando un'aureola oscura attorno al suo volto pallido, imperfetto ma bellissimo agli occhi di Erwin.
"No, tengo il conto per potermi rendere conto di quanto stiamo diventando forti."

In realtà spesso si sentiva terribilmente debole, fragile, come se la sua anima si fosse ridotta a essere un castello di carte pronto ad essere spazzato via...
Ma c'era sempre quella costante nella sua vita a farlo andare avanti.
C'era Levi, con la volgarità delle sue parole taglienti, con i sorrisi timidi e sinceri, con la forza nascosta da un corpo troppo piccolo per una personalità come la sua, con una gentilezza enorme custodita gelosamente dietro quelle ciglia nere come il carbone, una bontà di cuore che Erwin aveva notato subito, e che lo guariva quando si sentiva ferito, malato, perso.

"Tu lo sei sempre stato. Forte."

Erwin aveva allungato il braccio destro, quello che Levi gli aveva salvato con le sue cure e la sua testardaggine, e aveva scostato una ciocca corvina dalla sua fronte, per poi chinarsi su di lui e baciare la porzione di pelle ora libera dai capelli. Era piacevolmente tiepido, e nonostante vivessero come dei barboni riusciva sempre a profumare di pulito.

Un'ondata di affetto gli aveva fatto tremare d'emozione le viscere, e ancora una volta, nonostante avesse perso tutto da un anno, si era sentito guarito, pronto a lottare ancora.


Dreams


Ormai Erwin era diventato bravo a prevedere la caduta delle piogge acide, e Levi gli aveva creduto quando aveva asserito che il giorno dopo sarebbe arrivata una tempesta piuttosto violenta.
Erano a corto di cibo, e avevano deciso di separarsi per raccoglierne il più possibile all'interno dello store in cui si erano intrufolati.
Sapevano che quella era la zona di qualcuno, perché vecchi materassi sporchi e bucati dalle sigarette giacevano negli angoli del grosso negozio, e quando Levi aveva dato il segnale dopo aver avvistato delle figure in avvicinamento erano corsi in direzioni opposte, silenziosi ed efficienti come dei soldati, le borse piene di scatole di cibo rubato.

L'accordo era di passare la notte separati nel caso fossero usciti dal posto con l'oscurità alle porte, e suo malgrado Levi si ritrovò a rifugiarsi all'interno di un negozio di giocattoli per bambini, un luogo sicuro, perché nessuno sciacallo avrebbe avuto interesse nel raccogliere bambole di pezza e soldatini di legno.

Aveva sognato Erwin.
Erwin che piangeva, il volto coperto dalle mani sporche di sangue, disperato e spezzato.
Aveva sognato di non riuscire a porgergli la propria mano, di vedere la sua caduta.
Aveva sognato di essere la sua debolezza, e quando si era svegliato aveva temuto di esserlo davvero, nonostante lui si ostinasse a dirgli che invece era la sua salvezza.

Si era stretto al petto una bambola brutta coi capelli fatti di fili di lana rossi, e non aveva più chiuso occhio, il petto ghermito da tentacoli invisibili, oscuri e gelidi come la morte al pensiero di poter essere la rovina dell'uomo che si era reso conto di amare, ma quando si erano ritrovati gli era bastato un abbraccio caldo per capire che non erano gli incubi ciò a cui doveva aggrapparsi, ma quello che lo manteneva vivo, quel sentimento che era sbocciato dentro di lui come un fiore miracoloso in mezzo alle macerie che componevano quella nuova Londra distrutta.


Trust


Erwin non si era mai fidato di nessuno.
Nemmeno quando il mondo era ancora normale, caotico e popolato dalla falsità delle persone e dai loro demoni.
Poi era arrivato Levi.

"Ah! Er-"
Ansimava, la voce densa e calda dritta nel suo orecchio mentre gli si aggrappava alla schiena con la sua tipica forza, che però lo soprendeva comunque ogni volta che lo stringeva.
"Erwin..."
Non aveva mai apprezzato il proprio nome, prima che iniziasse a pronunciarlo lui, macchiandolo con note profonde e dolci come il miele, come nessuno si sarebbe mai aspettato da una persona all'apparenza pungente come Levi. Aveva chiuso gli occhi quella notte, mentre la pioggia cadeva sul tetto di quella libreria in cui l'eco della loro passione si disperdeva tra gli scaffali pieni di libri, storie e granelli di polvere.
Aveva lasciato che un gemito basso gli vibrasse in gola e andasse a morire direttamente sulle labbra dell'altro, mentre si spingeva in lui con forza e ritmo serrato, irregolare.

Non aveva mai amato, prima di amare lui.
"Levi-"
Un'ultima spinta, gli occhi serrati e le labbra aperte e bagnate sulle sue, mentre lo sentiva stringersi e irrigidirsi e macchiare i loro addomi mentre condividevano quel momento di pura follia e passione, quel momento in cui il mondo fuori non esisteva, non esistevano paure, oscurità, morte.
Esistevano solo loro e la loro fiducia che profumava di vita, quella vera, quella che nemmeno prima della fine del mondo avrebbero potuto assaporare senza conoscersi.

Non si erano mai detti "ti amo."
Non se lo sarebbero mai detto, avrebbero lasciato che quelle due semplici parole morissero assieme a loro un giorno, uccise da qualche pallottola, o dalla pioggia acida, dalla fame o dalla malattia.
Era la fiducia che li legava, quella cosa che colorava i loro sguardi quando si incrociavano e che strappava loro un sorriso nei momenti meno opportuni, quella cosa che restava sospesa tra una carezza e un sussurro, tra il loro petto e l'infinito, quella cosa invariabile, intoccabile, immortale in un mondo già morto da tempo.




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Note: Ebbene sì, non credevo lo avrei mai fatto, ma alla fine sono riuscita a buttare giù qualcosa per rendere omaggio alla mia OTP suprema. Amo questa coppia più di ogni altra cosa, il loro rapporto va ben oltre il semplice concetto di relazione amorosa tra due persone, e spero di essere riuscita a esprimerlo tramite i prompts che la Eruri Week di questo 2015 ci ha suggerito.
Ho voluto uscire dai soliti schemi e affidarmi a una delle ambientazioni che preferisco in assoluto, ovvero quella post-apocalittica... Spero sia cosa gradita, nonostante sia solamente un contorno.

Se la storia vi è piaciuta mi farebbe piacere ricevere un feedback, ma mi farebbe piacere anche riceverne nel caso non vi fosse piaciuta, per poter migliorare in futuro. In ogni caso, grazie per aver letto! <3

  
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