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Autore: OcchidiNiall    07/08/2015    11 recensioni
«Cosa siete voi due?» domandò la signora, senza neanche fissarci.
«Non so, credo che io sia un cane parlante e lui, il mio fedele amico gatto» rispose pronta mia sorella, facendomi ridacchiare.
«Vedo che non ti manca l'ironia, signorina...?»
«Henderson» rispose.
«Ecco a voi le camere, sfortunatamente sono gli unici posti liberi che sono riuscita a trovare, penso che dovrebbe essere vuota. Buonanotte».
«Sì, vaffanculo» sentii blaterare alla bionda al mio fianco.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Room 158 || Luke Hemmings.
 


3.
 

Jo pov's

 

Quell'aria da so tutto io mi dava parecchio fastidio. Quel Luke sembrava così convinto di essere simpatico che quasi mi veniva voglia di sbatterlo fuori dalla camera. Nel pomeriggio vedrò di tornare dalla segretaria e di chiederle di spostarmi nell'ala femminile. Non avevo voglia di rivedere Luke in mutande, specie perchè non era Adam Levine. Beh, se lo fosse stato di certo non avrei obiettato, perchè insomma... sfido a trovare qualcuno a cui non piaccia. Anche se Luke non era male, aveva gli occhi di un azzurro ghiaccio, mentre le sue labbra erano così carnose che, se non fosse stato per il suo carattere così odioso, avrebbe già avuto delle ragazze appiccicate ad esse. Il suo fisico poi, non era neanche tanto male, aveva le gambe snelle, mentre il torace era pulito, senza neanche un tatuaggio che nascondesse la carnaggione chiara della sua pelle. Non avevo ancora avuto l'onore di vederlo sorridere anche se pensavo vivamente che il suo sorriso fosse qualcosa di molto carino. I capelli biondi erano sempre alzati in un ciuffo ben ordinato, sembrava non si muovesse mai. A passo veloce comunque, ci recammo in classe, trovando la professoressa già dietro la cattedra, pronta a fare l'appello.
«Benvenuti, siete i nuovi arrivati di cui mi parlava la Preside, non è così?»
Che genio.
«Sì, siamo noi» rispose mio fratello, sorridendole cordialmente.
A volte era per fino troppo educato a parer mio. Certo, non nascondevo che mi sarebbe piaciuto vederlo al mio fianco nella discussione contro Luke, ma... non si poteva avere tutto dalla vita, purtroppo.
«Prendete posto» commentò la donna. Mentre io e Michael ci facevamo spazio tra i vari banchi, notai alcune ragazze fissare mio fratello incessantemente, quasi come se volessero mangiarselo con gli occhi. Tutte quelle occhiatine mi davano molto sui nervi, tant'è che presi il braccio del ragazzo e lo avvicinai a me, tanto per far capire a quelle oche giulive che era solo mio. Ci accomodammo nel banchetto, proprio dietro al biondo che intanto, ci stava squadrando.
«Sei gelosa, a quanto ho notato» sussurrò, girandosi di poco.
«Chiudi quella ciabatta» risposi, sotto lo sguardo divertito del mio fratellastro.






Prima della fine della lezione, la professoressa ci lasciò cinque minuti per presentarci. Parlò prima Michael e poi, seguita dallo sguardo di alcune persone e della professoressa, parlai «Beh, non c'è molto da dire su di me, solo che mi chiamo Johanna Henderson, anche se tutti mi chiamano Jo e...»
Luke ridacchiò, alzando la mano per poi fissare la donna che annuì per fargli conferire parola «A me avevi detto che ti chiamavi Banana».
Lo squadrai da capo a piedi, notando come stesse uccidendo il piercing al labbro e come stesse comodamente spaparanzato sulla sedia, con le braccia incrociate al petto «'Sta zitto, carciofo».
E dopo alcune risatine, la campanella suonò, liberandoci finalmente. Michael sembrò tirarmi un braccio, sussurrandomi un "ho fame" che, ahimè, non potevo ignorare, poiché non avevamo neanche fatto colazione, perciò era comprensibile. Anche se alla fine, Michael era un pozzo senza fondo, mangiava ciò che gli capitava a tiro senza un limite. Senza di Luke, ci recammo a mensa, facendoci spazio tra i vari studenti che spingevano e fissavano dall'alto verso il basso. Sospirai e aggiustai la cravatta della divisa che ci avevano dato. Dopo poco arrivammo, dove trovammo subito alcuni ragazzi già seduti. Non appena mi avviai verso un tavolo vuoto, Michael mi bloccò, fissando Luke che era bellamente seduto con due ragazzi e una ragazza.
«Perchè non andiamo da loro?» continuò, «non mi va di stare solo».
Annuii e gliela diedi vinta, avviandomi a passo di bradipo al tavolo dei ragazzi.
«Ehi Luke, possiamo sederci?» chiese Michael, sfoderando un bellissimo sorriso.
«Tu sì» rispose, poi guardò me «Banana girl no».
«Oh andiamo, sei il mio amicone. Hai già dimenticato la nostra splendida amicizia?» dissi ironica.
«Nessuno mi chiama carciofo davanti a tutta la classe».
«Strano...»
«Perchè?» sembrò cascarci.
«Perchè secondo me il carciofo è nel tuo dna. Hai l'espressione di un rincoglionito, di un pesce lesso».
La ragazza di fianco al moro prese a ridacchiare, scuotendo il capo «beh, come darle torto».
«Ashley, smettila».
«Oh su Hemmings, ti ha battuto sul campo» continuò, «accomodati pure».
Scossi il capo e le feci un sorriso, accomodandomi di fianco a lei e di fianco al mio fratellastro.
«Io comunque sono Michael» si presentò ai tre ragazzi, «mentre lei è Jo».
I tre ci salutarono, sorridendoci e cominciando a parlarci del college e di come andavano le cose lì dentro. Risi molto insieme ad Ashton e gli altri  due ragazzi, il cinese e la ragazza rossa.
«Insomma... da dove vieni? Dal Giappone?» domandai al moro, che puntualmente mi fissò senza emettere un suono vocale.
«No, lui è neozelandese! Non dirgli mai più una cosa del genere, potrebbe offendersi...»  mi sussurrò la ragazza, mordendosi il labbro inferiore e fissando poi il suo amico. «Cal, non diceva sul serio, andiamo».
Il mio sguardo cadde di nuovo sul biondo che continuava a mangiare senza emettere un suono vocale, così colsi al volo l'occasione per stuzzicarlo «Hemmings, mh?» domandai retorica, vedendolo ignorarmi.
«Cos'è ti sei offeso?» risi, fissando poi Ashton trattenere una piccola risata.
«Jo, giusto?» chiese la rossa, e vedendomi annuire continuò, «non è abituato ad incassare i colpi, bisogna capirlo».
«Jo, smettila» aggiunse Michael, «ragazzi, io vado a lezione. E' stato un piacere conoscervi» disse in conclusione, alzandosi dal tavolo per uscire dall'enorme stanza.
«Che lezione hai tu, invece?» chiese ancora la rossa al cines... neozelandese, rivolgendo l'attenzione al suo amico.
«Letteratura, tu?»
«Ora di buco - continuò - ci vediamo più tardi allora?»
Il moro annuì, lasciando un bacio casto sulle labbra della rossa per poi salutare me, Ashton e il biondino.
«Sinceramente devo andare anch'io» dissi, alzandomi dalla sedia e fissando i due ragazzi. «Ho una questione importante da sbrigare»
Luke sembrò sorridere, guardandomi di sottecchi per poi alzare il suo sguardo «cos'è ti sei appena ricordata che oggi arriva tua sorella Ciliegia?» aggiunse poi, «Eh Banana Girl?»
Scossi il capo e sbottai, salutando solo la ragazza situata di fronte al biondo.
Direzione: Segreteria.





Appena arrivai nel corridoio della direzione, sentii il cellulare vibrare nei miei pantaloni. Sbloccai la tastiera, notando il nome di mio padre in sovraimpressione. Sicuramente mi stava chiamando per chiedermi com'era qui, se avevo mangiato... eccetera eccetera. Sbottai e chiusi la chiamata, non avevo alcuna intenzione di parlare con quello, specie perchè se avesse voluto seriamente tenermi con sé, non mi avrebbe mandata in questo postaccio. Era davvero strano, da quando mia madre non c'era più, quell'uomo era come diverso. Prima non era così, era forte, determinato e, soprattutto, non si faceva mettere i piedi in testa proprio da nessuno. Ed era proprio questa la cosa che ammiravo di lui, non si faceva abbindolare da nessuno, solo che poi... arrivò lei: la madre di Michael. Forse era meglio non pensarci, anche perchè ora ero qui, nessuno avrebbe cambiato il mio destino. Notai il mio cellulare vibrare ancora: mio padre non demordeva. Scossi il capo e lasciai squillare, sicuramente avrebbe capito poi che non avevo alcuna intenzione di parlargli. Bussai alla porta della segreteria per poi aprirla.
«Buongiorno, posso parlarle un secondo?» chiesi alla donna. Era la stessa persona che avevo incontrato ieri con Michael.
«Fai presto, non ho tempo da perdere. Non vedi che sto lavorando?» blaterò, bevendo dalla tazza bianca del caffé e togliendosi gli occhiali per squadrarmi meglio.
Avrei voluto dirle "Oh certo, si vede come lavora" ma forse era meglio se mi stavo zitta e l'assecondavo. Avevo bisogno di una camera lontano da quel Luke e l'avrei avuta.
«Ehm... sì, certo» continuai spedita «volevo sapere se c'erano altre camere libere... sa, io e mio fratello siamo in camera con un ragazzo e, considerando che sono una ragazza, non mi va che-»
La signora mi bloccò subito, masticando dei biscotti e bevendo l'ultimo sorso della sua bevanda calda «mi dispiace. Non posso aiutarti».
Rimasi interdetta, con gli occhi spalancati «m-ma... andiamo! Guardi almeno sul computer!»
Sbuffò, facendo finta di muovere le dita sulla tastiera, per poi fissarmi con un sorrisetto sarcastico e scuotere la testa.
Che stronza.
«Mi. Dispiace».
«Ma vaffanculo» me ne uscii, lasciando la stanza.  







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NOBODY NOBODYYY, NOBODY CAN DRAG ME DOOOOWN!

Buongiorno a tutte, eccomi qui con il nuovo capitolo di questa stupidissima storia!
ALLOOOORA, COME STATE?
Ho cercato di postarlo il prima possibile, giuro. Volevo anche ringraziarvi, come al solito, di lasciare ogni volta il vostro parere. Per me è davvero molto importante. Siete dolcissime, non  finirò mai di ripeterlo. Mh... allora, che ne pensate? Spero sia di vostro gradimento.
Ah, purtroppo domani alle undici parto, perciò se questo capitolo entro stasera o al massimo domani, riuscirà ad avere qualche recensione posterò il seguito, in modo tale da non lasciarvi con l'amaro in bocca.
BUONE VACANZE A TUTTI, VI ADORO.


Ci risentiamo domani (spero).
  
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