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Autore: Arcadia_    07/08/2015    3 recensioni
Il preside si allontanò e così riuscii a guardare meglio il nuovo arrivato.
Portava un lungo trench marrone, un completo blu e un paio di Converse rosse. I capelli castani, non pettinati secondo una strana logica, sembravano quasi non interessare al proprietario. Il naso leggermente appuntito e le labbra sottili mi ricordarono la schermata di blocco del mio cellulare.
«Tennant! - esclamai battendo le mani - Sei identico a David Tennant quando ha interpretato il Dottore»
Il ragazzo mi guardò incuriosito, «Dottore chi?» mi chiese divertito.
[Long][10th Doctor][New Companions][Classic Who Reference]
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Doctor - 10, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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But if you close your eyes,
does it almost feel like nothing changed at all?
 
Mi rigirai nel letto, scalciando le coperte in fondo al materasso e guardando il soffitto bianco. Com'ero arrivata in camera mia? Chi mi aveva messo il pigiama? Ma soprattutto, chi c'era in soggiorno a chiacchierare con mia mamma di domenica mattina?
Misi la vestaglia da camera e cercai gli occhiali a tentoni, dato che la luce non si accendeva. Presi la torcia a forma di cacciavite sonico e la puntai sul comodino, trovando finalmente quello che cercavo.
Percorsi il corridoio il più silenziosamente possibile e arrivai alla porta del soggiorno, controllando chi c'era dal riflesso nello specchio. Vidi il preside seduto accanto a mia madre e sull'altro divano intravidi mio padre intento ad accendere il fuoco.
«Lasci, faccio io» disse una voce e in un attimo nel camino vidi uno scoppiettante fuocherello.
Non mi sporsi maggiormente e rimasi in corridoio a origliare.
«Signori, capite la situazione, spero. - disse il preside - Non possiamo fare altrimenti»
«La terrà al sicuro?» chiese papà.
«Garantisco io. - rispose il preside - Non è pericoloso, parlo per esperienza»
«Ma tutto quello che si vede nella serie tv...» provò a dire mamma.
«Oh, pura fantascienza. È molto più pericoloso» rispose la voce, quasi divertita.
«Allora facciamolo. - mormorò papà - Non vedo altre soluzioni»
«Devo svegliarla o può cancellarle la mente anche mentre dorme?» chiese mamma.
Sbarrai gli occhi. Cancellare la memoria? Per cosa? Per un brutto incubo sul preside, il Decimo Dottore e una mandria di donne delle pulizie assassine?
Mi alzai di scatto, salvando all'ultimo un vaso che stava per cadere. Lo rimisi a posto e stavo per rientrare in camera mia, ma una mano si posò sulla mia spalla, trattenendomi.
«Ciao. - mi salutò la voce che avevo sentito prima - Dormito bene?»
Mi voltai e trovai davanti a me il Dottore.
«Non di nuovo. - mormorai esasperata - Come mi libero di te?»
«Semplice, non puoi. - mi sorrise - Fa ancora male il polso?» chiese prendendo la mia mano e slegando la fasciatura rossa.
«Non tanto. - lo guardai e gli diedi uno schiaffo - Ma allora sei vero»
«Già, e indovina? Provo anche dolore» borbottò massaggiandosi la guancia.
«Oh, quanto sei noioso. - mormorai - La tua quarta reincarnazione era più simpatica»
«Mi ritengo ufficialmente offeso» disse con aria solenne e alzando il mento.
«Io no, anche se volevi cancellarmi la memoria»
Il pavimento cigolò e dopo un attimo ci fu una scossa di terremoto.
«Ah, mamma! - chiamai aggrappandomi al Dottore - Mamma! Papà!»
«Siamo qui!» mi rispose lei dal salotto.
«Dottore! Ci hanno trovati!» esclamò il preside, che era riuscito ad arrivare alla finestra che dava sulla strada.
A tentoni ed evitando i soprammobili, lo raggiungemmo e guardammo anche noi. La strada principale che portava al mio paese era piena di donne delle pulizie che marciavano in file ordinate.
«Per il momento non ti hanno ancora individuato. - mormorò il preside, ma non capii se stesse parlando a me o al Dottore - Che facciamo?»
Il Dottore si voltò verso i miei genitori, che si erano riparati sotto il tavolo, «Signori Arini, vi fidate di vostra figlia?»
«Più o meno. - disse mio papà - L'altro giorno mi ha distrutto il generatore di corrente che avevo appena costruito»
«Ehi, sei stato tu ad alzare troppo il voltaggio» mi difesi.
«Per favore. - ci interruppe il Dottore - Se quelle donne la trovano, è la fine. È meglio per voi se Jade se ne va all'istante»
«E dove?»
«Di sotto ho il TARDIS, può venire con me per qualche giorno. - propose il Dottore - Vi do la mia parola che tornerà per Natale»
«Dottore, si stanno dividendo. - urlò il preside - Hanno svoltato in questa via. Due minuti e saranno qui»
Successe tutto velocemente. Mamma mi incitava ad andare, il preside blaterava di umanoidi attratti da tecnologia aliena e il Dottore riusciva a dirmi solo una parola.
«Corri»
Lo seguii al piano inferiore e in un attimo mi ritrovai nella sala di comando del TARDIS, parcheggiato proprio in fondo alle scale.
«Partenza!» esclamò il Dottore tirando un po' di leve e facendo vibrare tutto.
Mi aggrappai a una barra metallica e raggiunsi la postazione di comando traballando e cercando di non perdere gli occhiali.
«E arrivati. - schiacciò un pulsante e la nave si stabilizzò - Che ci fai per terra?» mi chiese, dato che ero praticamente sdraiata per terra sotto la console.
«Sto misurando l'energia che emette il TARDIS basandomi sulla vibrazione impercettibile del pavimento. - mi rialzai - Ma che razza di domande fai? La patente non potevi prenderla?»
«Tu mi ricordi tanto una mia vecchia amica» mormorò prendendo uno strano arnese e osservando i miei occhi.
«Che diavolo stai facendo? Smettila di analizzarmi»
«Ho come l'impressione che tu sia una lontana parente di Donna Noble» borbottò evitando un altro schiaffo.
«Già, volevi cancellarmi la memoria» dissi sarcastica.
«Cosa?»
«Come? - lo guardai un po' perplessa, poi capii - Dottore, chi è stata la tua ultima compagna fissa?» chiesi, già intuendo la risposta.
«Martha Jones, perché?»
Trattenni il fiato, «Oh mio dio. - mi aggrappai alla ringhiera - Io conosco il tuo futuro. Io so quello che ti accadrà»
«Jade, guardami. - mi prese le mani tra le sue - Va tutto bene, ok? Lo so che sai qualcosa di me che io non so, il che risulta strano. - scosse la testa - Ma non ti preoccupare»
Annuii e mi ripresi, «Cercherò di non spoilerarti niente» mormorai.
«Grazie. - mi fece sedere sulla poltroncina gialla e lui si appoggiò alla console - Sei sempre così razionale?»
Scrollai le spalle, «Non vedo perché dovrei farmi prendere dal panico. Abbiamo chiarito questa cosa, non c'è altro da fare»
«Sei strana, lo sai?»
«Non sei il primo a dirmelo. - mi guardai attorno - Quindi questo è il TARDIS»
«Già, e io amo quando la gente nota la sua principale caratteristica»
«Scordatelo. - lo fermai subito alzandomi e andando verso un grande arco di corallo - Non lo dirò mai» e filai lungo un corridoio arancione.
In pochi secondi, il Dottore mi raggiunse e camminammo insieme per un po', senza parlare.
«Dove stiamo andando?» chiese quando superammo la grande porta con la scritta piscina.
«Non ho ancora fatto colazione e una cucina da queste parti dovresti averla. - nel passare davanti a una stanza, notai la porta aperta - Posso entrare?» ma non aspettai risposta e mi fiondai alla grande finestra che occupava un'intera parete.
«Benvenuta nello spazio» mi disse sedendosi sul rientro e invitandomi a fare lo stesso.
«Dove siamo? E soprattutto, quando?»
«Settantasei anni nel futuro e qualche anno luce più a sud della Terra. - rispose - Quelle donne robot saranno già sparite, o almeno spero»
«Tu sai cosa vogliono da me?»
«Ho qualche teoria. - mi guardò - Girando la ruota della sorte, hanno scelto te come umana da rapire per i loro esperimenti»
«Confortante, ma il preside ha detto che ci stanno provando da cinque anni a prendermi. Io avrei cambiato obiettivo già dopo due mesi»
«Perché non hai la pazienza di un cervello ibernato e controllato. - borbottò evitando un altro schiaffo - La seconda teoria è che il loro capo è morto e tu sei la prima ragazza che hanno trovato sulla loro strada. Sarai la nuova imperatrice delle donne delle pulizie spaziali»
«Di solito sei più intelligente. - mormorai, ma mi sentì comunque e mi puntò il cacciavite sonico spento contro - Che cosa vuoi fare? Costruire un armadio? È uno strumento scientifico, non un'arma»
«Davvero? Non lo sapevo. - ammise con un tono sarcastico - Ho una terza teoria, che sicuramente si rivelerà vera e allora saremo in un bel mare di guai. - si avvicinò ancora a me - Sei una Nacro»
«No, sono umana al cento per cento. - risposi – Beh, per metà sono irlandese e metà italiana, ma mamma e papà possono confermare che non discendo da nessun tipo di razza aliena»
Lui scosse la testa, «Chiunque può essere un Nacro, anche un semplice umano. - spiegò - Per dirla con le parole che usate voi, un Nacro è un telepate»
«E allora perché non hai detto telepate?» chiesi, osservando un paio di stelle bruciare a miglia di distanza da noi.
«Perché c'è una differenza abissale. - disse, come se fosse ovvio - Un Nacro ha dentro di sé il processore Woand. - lo guardai senza capire - La capacità di interferenza energetica? La macchina di Kulanksij? Le frecce di Bilbao? Niente?»
«Io vivo nel ventunesimo secolo. - gli ricordai - E l'ultima scoperta in campo scientifico è stata il calcolo differenziale nelle galassie prossime al collasso»
«Oh, dannazione. - disse rassegnato, prendendo il cacciavite sonico e giocherellandoci - Allora hai presente quando voi umani pensate talmente tanto a una cosa e poi quella si avvera?»
«Sì, ho quella sensazione quasi sempre»
«Ecco, il processore Woand funziona con lo stesso principio. - mi spiegò - È un modo di trasmettere con gli oggetti e le persone che ci circondano»
«Come un telepate, ma hai detto che non è la stessa cosa. - mi corressi - E allora come funziona?»
«Hai presente la teoria del merluzzo? No, troppo presto per la tua epoca. - si scusò subito - La legge di August Milanovic? No, è del ventiseiesimo secolo. - all'improvviso si ricordò qualcosa - Tu hai fatto un liceo scientifico!» esclamò.
«Sì, cosa c'entra?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Hai fatto fisica. - mi fece notare - Quindi sai come si muove un messaggio in un circuito elettrico immerso in un campo gravitazionale»
«L'impulso viaggia alla velocità della luce anche se gli elettroni si muovono a velocità molto bassa. - recitai a memoria - Ancora non capisco»
«Supponiamo che nella tua testa ci sia un generatore di energia e questo alimenti una resistenza, che è la cosa a cui stai pensando. - iniziò a dire, gesticolando - Il tuo pensiero si forma lentamente, come lo spostamento degli elettroni, mentre l'intenzione finale, ovvero il messaggio, viaggia veloce fino all'oggetto o alla persona. Questo è quello di cui è capace un Nacro. - ci pensò un attimo - Capisci?»
«Perciò io penso una cosa e questa si realizza in contemporanea?»
«Non esattamente nello stesso istante, ma quasi. - mi corresse - Non è la velocità della luce, ma la velocità di allineamento galattico FKT. - si rese conto di aver detto ancora qualcosa a me sconosciuto - È la velocità più elevata mai calcolata nell'intero universo»
«Perciò quelle cose che succedevano a scuola? - chiesi, ricordando tutti i motivi per cui il preside mi chiamava nel suo ufficio un giorno sì e l'altro anche - L'allarme antincendio che suona durante la verifica di filosofia? Il professore di matematica che si sente male durante la ricreazione per il caffè scadente e non può interrogare? La bocciatura di metà della mia classe?»
«Tutta colpa tua, già! Ritieniti responsabile, Arini» disse, facendo una faccia seria, ma tradendosi con un sorrisetto compiaciuto.
«Oh, questo spiega tante cose. - dissi - E dici che quelle donne mi cercavano per questa mia stranezza?» chiesi.
Annuì, «Molto probabilmente sì. - mi guardò - Ho parlato con Marco e mi ha detto che le donne parlavano del Quinto Potere, me lo confermi?»
«Sì. - ci pensai un attimo - Non è mai comparso nelle puntate che ho visto, lo conosci?»
«È un'organizzazione che tenta di bloccare l'universo da un sacco d'anni ormai, ma puntualmente fallisce. Le donne delle pulizie sono solo una valida copertura, perché possono infiltrarsi ovunque e passare inosservate»
«Oh, e io sarei un'arma perfetta per loro. - conclusi da sola - Dottore, cosa devo fare? Insomma, non posso stare sul TARDIS in eterno»
«Già. - guardò un punto indefinito davanti a sé - Jade, non lo so. - si passò le mani tra i capelli - Possiamo fare degli esperimenti innanzitutto per capire se è veramente un processore Woand»
«Escludo categoricamente che mi vogliano analizzare. Ci sono altre sette miliardi di persone sulla Terra e io non ho niente di speciale in più di un'altra ragazza di diciotto anni»
«Oh, Jade. Quasi mille anni di viaggi nel tempo e nello spazio e devo trovare ancora qualcuno che non sia speciale. - si alzò e mi porse la mano - Andiamo a far colazione?»
Lo seguii per i lunghi e tortuosi corridoi del TARDIS, fino alla sala di comando.
«Hai detto colazione. - mormorai, guardandomi attorno - Stai facendo cuocere dei biscotti nei venti spazio temporali?»
«Ma come ti vengono certe idee? - mi chiese ridendo - Anche se, devo ammettere, è un ottimo modo per cucinare il tacchino. - tirò un paio di leve e la colonna centrale iniziò a alzarsi ed abbassarsi - Sì, ho detto colazione, ma non ho detto in cucina» e la sala cominciò a vibrare.
Dopo interminabili secondi di urla, cadute e leve che facevano suoni assurdi, il TARDIS atterrò e tutto tacque.
«Spero ti piaccia la cucina francese del trentatreesimo secolo» disse, recuperando il suo trench e porgendomi la mano.
Mi alzai, «Non avresti qualcosa da prestarmi? - mi guardai - Insomma, va bene stravagante, ma non esco in pigiama nemmeno per prendere la posta»
Lui roteò gli occhi, «Corridoio a sinistra, terza porta sulla destra»
«Grazie» risposi sorridendo e correndo nella cabina armadio del TARDIS.
Cercai qualcosa di più pratico, ma, quando trovai un paio di jeans e una maglietta della mia taglia, mi venne un dubbio. Pensai di chiamare il Dottore, ma poi notai una finestra tonda su uno dei numerosi soppalchi. Salii i gradini a due a due fino a raggiungerla e sbirciai fuori. L'erba era rosso pallido e la gente andava in giro vestita come nel ventunesimo secolo.
Mi cambiai e, messa una felpa e trovate un paio di Converse del mio numero, raggiunsi il Dottore nella sala di comando.
«Ti sei persa?» mi chiese, sorridendo.
«Sei vanitoso, lo sai? Hai troppi vestiti»
«Me lo diceva sempre anche Martha. - alzò le spalle - Quelle sono mie!» esclamò, indicando le mie scarpe blu.
«Hai due cuori, non due paia di piedi» e lo superai, aprendo la porta del TARDIS e inoltrandomi nel futuro.
«Jade, aspetta! - esclamò seguendomi, ma scontrandosi subito contro la mia schiena - Ahio! Regola numero due: mai sostare davanti alla porta del TARDIS»
«Scusa. - risposi, dandogli spazio per chiudere la cabina - Allora, quando e dove siamo e da che parte andiamo?» chiesi, allacciandomi la cerniera della felpa. C'era un leggero venticello di inizio autunno.
«Dunque. - annusò un attimo l'aria e poi misurò da che parte soffiava il vento - Ventinove luglio, siamo nell'emisfero georgiano del pianeta Ynor e verso sera pioverà. - mi guardò e mi offrì il braccio - Dato che siamo in inverno, possiamo andare alla pasticceria reale o al pub del marito della principessa»
«Vada per la pasticceria reale. - scelsi - Ventinove luglio ed è inverno? Con questo clima?»
«Non è la Terra. - mi fece notare, percorrendo il gigantesco parco in cui eravamo atterrati - Anzi, siamo molto lontani dalla Terra»
«Quanto, più o meno?»
«Cento tre anni e quindici minuti luce. - mi fece fare un giro su me stessa - Questa è una nuova Terra, anche se gli abitanti di questo posto si ritengono discendenti dei marziani, che altri non sono che terrestri»
«Colonizzeremo Marte? Quando?» chiesi entusiasta.
«Un giorno te lo mostrerò. - mi promise aprendo un cancellino di metallo tutto colorato - Non puoi conoscere gli avvenimenti del tuo futuro prossimo» aggiunse, conscio di avermi dato un prezioso indizio.
«Va bene, aspetterò. Allora, dov'è la pasticceria? Muoio di fame!»
«Da questa parte. - mi fece strada - Ah, stavo per dimenticarmene. - frugò all'interno di una delle tasche del suo trench e trovò un piccolo anello - Tieni» disse, mettendomelo.
«Cos'è? Un bioeliminatore? Un sensore ottico? Un delocalizzatore? - chiesi osservando da vicino il piccolo cerchietto dorato - No, aspetta! Ci sono! È un collegamento con il TARDIS che ti avvisa del pericolo e ti smaterializza automaticamente nella sala comando. Ho ragione, vero?»
«Quasi, è una fede» disse aprendo una grande porta a vetri rossi e facendomi entrare per prima.
«Come?» provai a chiedere, ma un ragazzo, forse ventenne, si presentò davanti a noi sorridendo e mostrando una dentatura perfetta.
«Benvenuti. - ci accolse stringendo la mano al Dottore e facendomi un piccolo inchino - Se volete seguirmi, vi accompagno al vostro tavolo», fece una piroetta e si diresse verso una sala.
«È possibile che io l'abbia già incontrato? Ha un'aria così familiare» chiesi a bassa voce al Dottore, mentre passavamo in mezzo a tavoli pieni di giovani coppie.
«È il principe ereditario Klaus. - mi spiegò lui - Le pubblicità della pasticceria reale hanno la sua faccia. - mi vennero in mente le duecentoquindici, le avevo contate, pubblicità che avevamo incontrato arrivando alla pasticceria - Questo posto è suo»
«Eccoci qui. - esclamò il principe facendoci accomodare - Allora, da dove venite?» chiese, guardandomi negli occhi e accennando un sorriso. Aveva gli occhi di un azzurro quasi irreale, intensi e magnetici.
Sembrava un angelo.
«Veniamo da Calliope Alpha. - disse il Dottore richiamando la mia attenzione - Siamo in viaggio di nozze» aggiunse subito, notando che l'attenzione del principe era focalizzata tutta su di me.
«Oh, congratulazioni. – disse il principe Klaus, indietreggiando subito di qualche passo e guardando il Dottore - Cosa posso portarvi?»
«Un po' di tutto, grazie. - ordinò lui per entrambi, poi, quando fummo soli, mi guardò e sorrise - Allora, ti piace come posto?»
«Davvero carino, un punto per te. - lo guardai - Come mai qui sono i reali a servire i cittadini?»
Lui alzò le spalle, «Si pensa che rafforzi il legame tra governatore e suddito. - mi spiegò il Dottore - Il principe qui in pasticceria, il marito della principessa ha un pub molto stile irlandese, il re e la regina possiedono un piccolo mulino e producono il miglior pane di questa galassia, certificato dal Consorzio Interstellare»
«E quando si occupano degli affari di stato?» chiesi interessata.
«Durante l'estate ci sono le sedute legislative, ma d'inverno tutto è sospeso e ci si dedica al lavoro. - vide arrivare un cameriere con la nostra ordinazione - Questo mondo si regge sullo stesso schema da quasi seicento anni. Niente guerre, niente invasioni, solo una famiglia reale un po' fuori dagli schemi»
Annuii, «Che posto è Calliope Alpha?»
Il Dottore sorrise, «È il pianeta d'origine della regina. Un visitatore da quel mondo è considerato come un abitante di Ynor. - prese un bicchiere di quello che sembrava succo di frutta - Sono alleati da moltissimi anni»
«E perché la fede?» chiesi ancora a bassa voce, prendendo un biscotto dalla forma strana.
«Il principe è in cerca di moglie. - mi rispose ridacchiando - Ci aveva provato anche con Susan, ma con scarsi risultati. - mi guardò - Penso che i tuoi genitori diventerebbero più pericolosi di due Dalek se ti lasciassi qui a regnare un pianeta»
«Suppongo di sì, ma è un ragazzo così carino» commentai guardandolo mentre si aggirava per i tavoli.
«Tsk, ma hai visto i miei capelli? - borbottò il Dottore - Sono mille volte più bello di lui»
«Certamente, maritino. - sorrisi - Conosco giusto un paio di donne che mi taglierebbero la testa per questo e una potrebbe anche farlo»
«Elisabetta I era una donna deliziosa. - mormorò lui - E non siamo in Inghilterra»
«Parlando d’altro. – dissi, prendendo un pasticcino alla fragola – Cosa c’è di interessante su questo pianeta?»
«Beh, ti potrei far visitare Esperide, è un luogo incantevole»
«C’entra qualcosa la mitologia greca?» chiesi, osservando una coppia entrare nel locale. All’apparenza, sembravano due esseri umani, comuni cittadini come gli altri ospiti della pasticceria, ma, quando si sedettero al tavolo di fronte al nostro, la mia attenzione venne catturata dalle loro braccia. Erano tinte di un leggero tono violastro con dei bizzarri disegni in rilievo neri.
«Non guardarli troppo. – mi intimò il Dottore – Se usi la scusa del “pensavo fossero le maniche della maglietta” ti uccidono»
«Che specie sono?»
«Althamusta. – rispose, continuando a imburrare una fetta biscottata – Non guardarli» mi invitò ancora una volta.
«D’accordo. – borbottai – Allora, tornando al discorso di prima»
«Sì, c’entra la mitologia greca. – riprese entusiasta – Quando la prima colonia di abitanti approdò su questo pianeta durante la Grande Notte, che non aveva nulla di speciale, furono talmente fortunati da trovare subito un bacino idrico potabile. – mi raccontò – Insediarono un accampamento e da lì cominciarono l’espansione sul pianeta»
«Mi piace il nome, l’acqua paragonata al Pomo d’Oro, il dono ambito da tutti gli dèi. – commentai – Oh, non ci sono più pasticcini alla frutta» dissi, guardando il vassoio sconsolata.
In quel momento, il principe Klaus poggiò sul tavolo un altro vassoio ricolmo di dolcetti alla frutta.
«Offre la casa. – disse sorridendomi molto dolcemente – Pensate di trattenervi tanto sul nostro pianeta?» chiese cordiale.
«Forse qualche giorno. – risposi – Grazie, sono buonissimi» mi complimentai, assaggiando un bignè rosa.
«Appena preparati»
«Davvero molto buoni. – commentò il Dottore, mangiando un dolcetto alla banana – Ditemi, principe Klaus, com’è la situazione da queste parti?»
«In che senso, signore?»
«È tutto sotto controllo? Niente disordini o bisticci con altri pianeti del Sistema?»
«Il nostro mondo vive in completa pace da cinquecentottantasei anni. – disse orgoglioso – Dopodomani festeggeremo il Giorno della Luce, sono invitati anche gli abitanti di altri pianeti. – ci lasciò un biglietto verde che emanava un dolce profumo simile al miele – Speriamo di avervi tra gli ospiti»
«Senz’altro. – guardai il biglietto mentre il principe passava ad altri tavoli – Non ho idea di cosa sia il Giorno della Luce, tu lo sai?»
Annuì, finendo di bere il thè, «Ogni anno, esattamente il trentadue luglio, se dall’ultimo Giorno della Luce non ci sono stati disordini o guerre, si festeggia. – mi spiegò – Addobbano le città, ci sono bancarelle e ogni città di Ynor è in festa»
«Trentadue luglio? – chiesi perplessa, poi guardai il volantino – Dottore, come funzionano i calendari su questo pianeta?» chiesi, sempre più confusa.
Cercò una penna nel trench, poi voltò il foglietto e iniziò a scrivere, «Hanno adottato il sistema della Repubblica Galattica. – mi spiegò – Un giorno è composto da ventiquattr’ore, come sulla Terra. Cinquanta giorni fanno un mese e due mesi fanno una stagione e quattro stagioni fanno un anno, ci sei?»
Annuii, «Quindi hanno solo otto mesi?»
«Esattamente. – iniziò a contare con le dita – In ordine, marzo, aprile, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre. Ignoro il motivo per cui hanno eliminato gli altri. – continuò a scrivere – Quindi quattrocento giorni fanno un anno, moltiplica per cinquecentottantasei e ottieni…»
«Duecentotrentaquattromilaquattrocento giorni»
«Hai mangiato patatine fritte ultimamente?» chiese stupito.
Alzai le spalle, «Sono solo veloce nei calcoli. - mormorai, prendendo il mio bicchiere di thè al gelsomino, o almeno quello era il gusto che percepivo – Posso chiederti una cosa?»
«Anche due»
«Perché non è successo niente di quello che viene raccontato nella serie tv?» chiesi perplessa.
«È stata un’idea degli sceneggiatori impostare la storia nel vostro secolo. – si leccò le dita sporche di cioccolato verde – Ad esempio, ho conosciuto Sarah Jane nel venticinquesimo secolo e Rose nel quarantaduesimo»
«Questo non spiega perché non abbiamo tue notizie dal passato. – come un lampo, mi venne in mente la puntata del manicomio dei Dalek – Oh, niente, lascia perdere. – mi guardò interrogativo – Spoiler»
Per qualche minuto restammo in silenzio, spiluccando ancora qualcosa dai vari vassoi e osservando la gente passare accanto alle vetrate della pasticceria.
«Troppa calma. – borbottò il Dottore – Andiamo a fare un giretto?»
Annuii e, dopo aver pagato il conto con un semplice bigliettino colorato, uscimmo dal locale e seguimmo le indicazioni per Esperide.
«Cos’hai consegnato alla cassa?» chiesi perplessa.
«Una banconota da cento huntes. – mi spiegò – Ehi, qualche volta anche io ho la valuta di qualche pianeta in tasca» borbottò, rispondendo al mio sorrisetto divertito.
Stavo per ribattere, ma un forte boato attirò la nostra attenzione.
«L’avevo detto io. – esclamò eccitato il Dottore – Troppa calma!»



Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti! Eccomi con il secondo capitolo.
Mi scuso fin da subito se vi è risultato un po' scarno o privo di trama, ma era l'introduzione per la prima avventura del Dottore assieme a Jade. Dunque eccoci qui, sul pianeta Ynor, con tutte le sue stramberie e particolarità. Alcune cose, come il Sistema e la Repubblica verranno affrontate più avanti, quando nostri due protagonisti entreranno in contatto proprio con i dirigenti di queste due associazioni, per il momento non dico altro #spoiler.

Quando parlo delle patatine fritte, ovviamente mi riferisco all'episodio 2x03 School Reunion, dove compare anche la mia amata Sarah Jane (tra l'altro, avevo una maestra di italiano alle elementari identica a Elisabeth Sladen che io adoravo), mentre per quando riguarda le avventure non registrate nel passato del Dottore mi riferisco all'episodio 7x01 Asylum of the Daleks, espandendo il potere di Oswin a tutti i sistemi di registrazione, anche terrestri, contententi informazioni sul Dottore.
Il "titolo" del capitolo è un estratto di una canzone dei Bastille, un gruppo che adoro, e vi invito ad ascoltarla, s'intitola Pompeii.
Inoltre, vi chiedo di riporre un po' di fiducia nei pezzi scientifici che inserisco nei capitoli. In quanto aspirante fisica, so di cosa sto parlando e, credetemi, la spiegazione sul circuito elettrico in un campo gravitazionale non me la sono inventata. Ovviamente le cose che dice il Dottore, ad esempio la velocità FKT o le varie teorie che avanza, non essendo ancora state scoperte, sono frutto della mia subdola immaginazione.

Detto questo, vi auguro una buona giornata, spero di avervi tenuto compagnia almeno una decina di minuti con questo capitolo e, se vi va, fatemi sapere il vostro parere con una piccola recensione!

Jade

 
  
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