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Autore: FairySweet    07/08/2015    3 recensioni
Non era quello suo padre, non era da quell'uomo che aveva imparato il rispetto, l'onore, l'amore per la guerra. Indossava l'uniforme per proteggere se stessa ma le parole di suo padre avevano lo strano potere di oltrepassare quella barriera così, tutto quello che provava, tutte le incertezze, le debolezze, le paure, tutto era lì, alla luce del sole, perfino quell'amore sofferto che aveva lasciato cicatrici immense nel suo giovane cuore ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                            Cuore di Padre





Un cuore di donna, un cuore che batteva così veloce da toglierle il respiro, un cuore protetto da un uniforme militare che lo aveva avvolto dentro spine taglienti con l'unico scopo di tener lontano il resto del mondo.
Non rimpiangeva niente del suo passato, niente di quell'infanzia così rigida e attaccata a regole severe, regole che le avevano concesso una libertà immensa.
Essere cresciuta come un uomo, giocare con spade e pistole quando avrebbe solo dovuto giocare con le bambole, cavalcare, partecipare assieme al padre agli allenamenti del suo plotone.
Amava la sua vita, amava ogni particolare di quella vita ma c'era qualcosa dentro che la costringeva continuamente a bloccare per un secondo i pensieri.
Sarebbe stato diverso se fosse cresciuta come una donna? Se il padre le avesse concesso quel dolcissimo oblio di frivolezze e giochi? Non aveva mai trovato una risposta valida a queste domande, forse perché non si era fermata mai più di cinque minuti a riflettervi.
Quando si è piccoli non si pensa al futuro, si corre e si gioca incuranti di ogni altra cosa al mondo, ma quando si cresce, quando le regole blande diventano imposizioni tutto cambia all'improvviso.
Aveva solo cinque anni, era troppo piccola per capire, per comprendere come mai le era impedito di frequentare le stanze di sua madre, di cullarsi nei suoi abbracci, nelle sue carezze.
Perché le era vietato giocare assieme alle sorelle, perché le sue stanze diventarono così fredde e grandi.
Lentamente, con il tempo, la sua giovane mente si piegò arrendevole sotto le parole del padre, parole che rivivevano in lei ogni secondo di ogni giornata.
Parole fredde, pronunciate con distacco ma che celavano l'amore di un padre per una figlia che era anche figlio.
Un figlio a lungo voluto e mai trovato, un figlio che potesse portare avanti il nome della famiglia con onore, regalando a quel generale così altero e orgoglioso un futuro pieno di gioia.
Chiuse gli occhi qualche secondo rilassando le spalle, il vento leggero entrò dalle finestre costringendola a sorridere “Oscar?” tremò leggermente riportata alla realtà dalla voce del padre.
Si alzò di colpo raddrizzando la schiena ma quel sorriso a cui ormai non era più abituata era lì, leggero, delicato, un sorriso che rendeva quel volto sempre serio in qualche modo rassicurante.
Suo padre non sorrideva mai, non era conveniente, era frivolo e sciocco, più adatto alle donne che ad uomo ma quella sera, sul suo volto c'era quell'ombra leggera che la confuse oltre misura.
“Ditemi pure padre” “Volevo solo parlare con te” “Ma certo” rispose amabile aspettando che si sedesse di fronte a lei, gli occhi carichi incatenati ai suoi, così uguali, così pieni di sentimento e passione “So che il tuo nuovo incarico ti da qualche problema” “Oh non preoccupatevi, è naturale e farà il suo corso anche questa cosa. Un nuovo comandante ha bisogno di tempo” “Oscar, io vorrei …” lo vide sospirare, stringere le mani attorno ai braccioli avvolto da quell'indecisione che non riconosceva “ … vorrei chiederti una cosa” “Parlate ve ne prego” “È qualche tempo ormai che mi pongo sempre la stessa domanda a cui però non riesco a dare una risposta” “Posso chiedervi a che riguardo” “Pensavo a te” “A me?” domandò confusa “Pensavo al passato, alle sciocche regole che ti ho imposto. Ho sbagliato con te bambina mia, ho sbagliato da sempre. Ti ho impedito di vivere una vita piena e gioiosa. Per un mio capriccio tu hai …” “Avete torto padre” sussurrò inclinandosi leggermente verso di lui “Mi avete regalato la libertà. È un dono immenso” “Ma a che prezzo Oscar?” “Non importa, non più ormai. Vedete, poter vivere come un uomo mi ha permesso di fare cose immense, cose che una donna non può nemmeno sognare. L'uniforme che indosso mi ha reso più forte” “Ha cancellato la mia bambina” rimase in silenzio ad ascoltare un padre che incontrava per la prima volta.
La sua voce tremava, le mani si torturavano lentamente una con l'altra e i suoi occhi erano pieni di qualcosa che non gli era mai appartenuto, lacrime, lacrime leggere, trattenute, incatenate alla maschera di ghiaccio che ben conosceva “Eri così solare, così vivace. Ti ho cresciuta come un uomo per egoismo. Ti ho costretta ad allenamenti estenuanti, massacranti persino per i miei uomini e tu non hai mai protestato. Ti sei lasciata guidare, sei cambiata plasmata dalle mie punizioni, dalle mie regole. Sei cresciuta nel lusso ma non sei mai diventata parte. Ora che ti ho davanti  mi rendo conto dell'errore enorme che ho commesso” fece un bel respiro stringendo la mano della figlia tra le proprie “Sei una bellissima donna Oscar, alta, forte, con gli occhi di cielo e l'incarnato di luna. Abbandona questo mondo di regole e diventa quello che sei nata per essere” “Una donna?” ripeté tremante “Sono … cosa sono ora padre? Un comandante che abbandona il suo ruolo? Un soldato? Un figlio o solo una ragazza?” tremava, era sfinita da quei giorni lunghi e faticosi e spaventata dalle parole del padre perché d'improvviso, si era ritrovata scaraventata in qualcosa che non conosceva “Padre io non … non voglio cambiare la mia vita” “Non puoi più fingere di essere qualcosa che non esiste” “Sono qui” esclamò sfilando la mano dalle sue “Sono qui, davanti a voi, respiro, parlo, cerco di capire che fine abbia fatto mio padre perché vedete, questi discorsi, queste parole non sono da voi” “Sto solo cercando di capire come poter rimediare al mio errore!” esclamò deciso piantando gli occhi nei suoi.
Suo figlio, il suo investimento per il futuro, il suo più grande errore.
Aveva costretto la sua bambina a cambiare sé stessa, le aveva imposto regole e doveri e lei? Lei non aveva mai protestato ma quante volte l'aveva vista piangere, sola, nascosta dai suoi sguardi, dalle sue punizioni, sola con se stessa, incapace di comprendere come mai suo padre era tanto severo con lei.
La sua bellissima bambina che ora gli sedeva davanti, giovane e bella, troppo bella per lui, per il mondo intero.
Alta, un fisico delicato ed elegante nascosto dalla divisa, da una maschera che aveva il compito di proteggerla ma che nonostante tutto, non faceva altro che accentuare quella maledetta bellezza.
Indossava abiti maschili ma la dolcezza del suo corpo era forse più evidente, le gambe snelle, ben tornite da muscoli sviluppati negli anni di addestramenti, la vita sottile, le spalle delicate, quella dolcissima linea della schiena e poi il suo collo, l'oro di quel capelli lunghi e profumati, l'incarnato di luna e due occhi di smeraldo, carichi di passione, carichi di sentimento.
Occhi di mare che come il mare agitavano i suoi pensieri, i suoi dubbi e le incertezze di un cuore troppo a lungo punito.
Conosceva bene quegli occhi, lui le aveva regalato quegli occhi e in quello sguardo rivedeva se stesso, aveva plasmato Oscar a sua immagine e somiglianza, l'aveva resa forte, impavida, irraggiungibile a tutti perfino a sua madre e si era accorto che in poco tempo, sua figlia era diventata una cosa meravigliosa.
Pura, indomabile, con ideali e convinzioni che poco avevano di mortale “Capisco bene il dubbio che porti dentro Oscar, l'ho creato io, io ne sono colpevole ma ti prego credimi quando ti dico che ho a cuore solo il tuo bene” “Padre io non ho …” “Non hai mai amato, non hai mai provato la dolcezza di quel sentimento. Non hai mai danzato con leggerezza per i viali della vita, non hai mai provato tutte le dolcezze dell'essere donna. È sbagliato Oscar” “Siete in errore padre” sussurrò abbassando dolcemente lo sguardo, un leggerissimo sorriso le sfiorò le labbra costringendo il generale a socchiudere gli occhi “Mi avete regalato una vita, un educazione meravigliosa e l'uniforme che porto non mi ha impedito di amare ma ho scelto, ho scelto la mia vita, quello che ho mi piace” fece un bel respiro prima di alzarsi lentamente da quella poltrona “Ora padre, se volete scusarmi mi ritiro nelle mie stanze, domani ho una giornata impegnativa” un lieve cenno del capo bastò a congedarla e nel silenzio della notte, le parole di un padre colpirono le stelle “Hai paura di vivere Oscar perché scopriresti che il cambiamento è bello” si strinse la testa tra le mani e per la prima volta da anni, calde lacrime scesero per le guance.
Non avrebbe mai permesso a sua figlia di rinunciare, non le avrebbe mai permesso di soffrire per qualcosa che non le apparteneva perché lei meritava solo il meglio da quel mondo malato e se fino ad ora si era comportato da sciocco, vi avrebbe posto rimedio, si sarebbe preso cura di quella figlia, la più torturata, la più amata.
  
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