Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: kitsune999    27/01/2009    4 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Siamo cosí giunti al terzo capitolo di questa mia fic mediocre e senza pretese (ci tengo a ribadirlo nel caso qualcuno se lo dimentichi).

La serata della vergogna procede in quel di Amburgo. Quali altre atroci umiliazioni attendono i nostri eroi? Ma allora è vero che non c’è mai fine al peggio? E soprattutto, la giá vacillante dignità del buon S.G.G.K. (ribattezzato in un’azzeccatissima battuta della sempre brillante SilenSuper Great Goal Burper”) riuscirá a mantenersi integra? E Kojirō, davvero non sará presente per dare man forte allo scempio?

Ma soprattutto, il dubbio che attanaglia le menti di intere generazioni di fan di Capitan Tsubasa: Tarō Misaki è veramente gay?

Lo scoprirete solo leggendo, e grazie a tutti coloro che mi hanno lasciato (o che lasceranno, speriamo^^;) un commentino.

 

 

 

 

CAPITOLO 2 – Al peggio non c’è mai fine.

 

 

 

 

Ecco, magnifico. Adesso che gli giravano a mille e lo scazzo stava per raggiungere proporzioni bibliche.

La Nazionale giapponese si accomodó nei posti vuoti accanto al trio dei pagliacci,  fra cui ne spiccava uno in particolare che credeva di aver giá toccato il fondo, ed avendone abbastanza di quella situazione aveva elaborato celermente un piano. E fortuna che non avrebbe dovuto sopportare le prese per il culo di quegli sfigati troppo a lungo, perché sarebbero ripartiti per il Giappone a Campionato terminato, anche se era sicuro che la sua performance non sarebbe mai caduta definitivamente nell’oblio. Non esisteva proprio, se lui aveva fatto quella figura squallida almeno non doveva essere l’unico, avrebbe fatto in modo di trascinare quei perdenti giú con sé. Infatti, la diabolica strategia che aveva in mente per riscattarsi  consisteva, manco a dirlo, nel far ubriacare TUTTI (tranne Misugi che non voleva avere sulla coscienza in caso di decesso), e l’obiettivo principale era far capitolare il virtuoso capitano della Nazionale astemio e salutista convinto, tanto per gli altri tredici babbei dalla testa vuota non c’era problema, era quasi certo che ci avrebbero pensato da soli ad imbottirsi d’alcool.

E comunque no, grazie a Dio Kojirō la Nullitá non si era presentato, si disse sollevato. Lungi da lui chiedere a qualcuno il perché, non gliene poteva fregare di meno.

 

Il primo a notare i boccali di birra vuoti sul tavolo e le varie sfumature di rosso ciliegia che tingevano le guance dei componenti del trio guardacaso fu Misugi, che si sentí la schiena percorsa da un brivido sinistro.

-Vi sembra il modo migliore per festeggiare la vostra vittoria? Con un festino alcolico?- Disse alzando un sopracciglio, preoccupato per la piega che gli eventi rischiavano di prendere.

-Eccome- Bofonchió Genzō, scuotendo la mano come se dovesse scacciare una mosca fastidiosa –voi invece di solito per cosa bevete? Per dimenticare le sconfitte?-

Jun serró la mascella e si impose di contare minimo fino a trenta prima di riaprirla, altrimenti l’avrebbe mandato a quel paese.

-Lascialo perdere Misugi, ormai questo se la fa col nemico…- Intervenne Matsuyama, aggiungendo subito dopo –piantala di tirartela tanto e sappi che dopo il tuo autogoal epico abbiamo deciso di graziarti, Wakabayashi…nessuno di noi ti gonfierá di botte stasera, ci hai giá pensato tu stesso ad infamarti come si deve, di piú non potevamo sperare!- La squadra annuí convinta ridacchiando e a Genzō non restó di meglio da fare che mostrare a tutti il dito medio.

-Si è giá fatto sfottere da questi minchioni appena arrivati, che ridere…- sghignazzó Kaltz che, sebbene non avesse inteso una parola, aveva afferrato benissimo il senso dell’eloquente gesto del portiere.

-Ma taci, scimmia ignorante e sbevazzona! Che cosa vuoi saperne di quello che mi hanno detto, rompicoglioni- e accompagnó l’epiteto al solito manrovescio sulla nuca del difensore che non si scompose minimamente, abituato com’era alle sue manifestazioni d’affetto.

 

La tavolata si divise quasi automaticamente in due fazioni, quella dei bevitori e quella dei non bevitori. Quest’ultima aveva come unici membri Tsubasa e Misugi, ma in teoria vi sarebbe dovuto far parte anche Schneider, che peró aveva ovviamente preferito restare con i due terzi del trio Medusa*. Misaki sembrava riluttante ad unirsi sia all’una sia all’altra fazione, ma infine decise senza troppa convinzione di aggregarsi a quella di Tsubasa.

-Diamo il via alle danze, ragazze- cinguettó Ishizaki dopo che gli immensi boccali che avevano ordinato erano giunti al loro tavolo e tutti, anche quelli che non l’avevano chiesto, si erano ritrovati davanti due litri di fresca birra schiumante 100% made in Germany. Gli sguardi allarmati di Tsubasa e Misugi si incrociarono, intuendo che se non avessero fatto qualcosa per far contenere i ragazzi sarebbe stato lo sfacelo totale della Generazione d’Oro del calcio giapponese.

 

Misaki fissava il boccale che aveva davanti con aria corrucciata. Bere o non bere? Essere o non essere ubriaco? Questo era il dilemma esistenziale che lo tormentava e a cui non riusciva a dare una risposta. Memore dell’ultimo festino alcolico della Nazionale, in cui si era guadagnato il soprannome di “zecca” per la sua straordinaria capacitá di incollarsi letteralmente alla schiena di poveri malcapitati mentre cercava di avventarsi sul loro collo per fare succhiotti (…particolare che aveva praticamente confermato anche un’altra ben piú nota diceria su di lui), in teoria non avrebbe dovuto assolutamente neanche bagnarsi le labbra, per cui l’argomento “alcool” avrebbe dovuto essere fuori discussione. Ma com’è che si diceva, chi non beve in compagnia…la veritá era che a Tarō l’alcool non dispiaceva affatto, anzi. Era un bevitore eccezionale, un’autentica spugna, in quanto a velocitá nel trangugiare liquidi non era secondo a nessuno. Peccato solo che il suo fisico entrasse in sciopero e si rifiutasse di metabolizzare anche il piú piccolo sorso di bevanda alcolica, fosse anche a bassissima gradazione.

Tsubasa gli diede di gomito riportandolo alla realtá e gli sibiló, vedendolo incantato ad osservare il boccale quasi in uno stato di trance:- Tu non reggi neanche un boero, Tarō. Non pensarci nemmeno.-

-Lo so, ma mi fa cosí gola.-

-Falla finita, non dovresti neanche vederli in fotografia, gli alcolici- lo ammoní in tono perentorio, mentre si portava istintivamente una mano sul collo, memore del grave rischio che aveva corso durante quell’ultimo famigerato festino. Per una frazione di secondo si rivide assediato da Misaki che gli si era abbarbicato sulla schiena e, cogliendolo di sorpresa, era quasi riuscito a conquistare un lembo del suo preziosissimo collo per fargli un succhiotto in piena regola. Rabbrividì al solo pensiero.

-Mi si drizzano i peli sulla nuca a pensare a come ti trasformi quando sei ubriaco. Se sei veramente mio amico, NON-BERE.- Il suo tono non dava spazio a repliche, e a Tarō scappó un sospiro.

-Ma io sono tuo amico- disse lui lagnoso- peró scusa, quando mai mi ricapiterá di assaggiare la birra tedesca? E’ un’occasione piú unica che rara…ne assaggio solo un po’, va bene? Meno di metá.- A quella promessa supplicante il capitano alzó gli occhi al cielo e sbuffó sonoramente. Tarō sapeva essere veramente molesto quando si incaponiva su qualcosa, e quella sera non si sentiva dell’umore adatto per sopportare i suoi pallosissimi piagnistei.

-E sia, rompipalle. Ti concedo di berne meno di metá, intesi? E centellinala, perché piú di cosí non ne avrai.-

-Puoi contarci.- Il volto del numero undici si illuminó,  galvanizzato da quella notizia.

Misugi, che era seduto all’altro lato di Tsubasa e stava sorseggiando la sua tristissima Diet Coke, gli diede di gomito bisbigliando: -Sei sicuro di aver fatto bene a permetterglielo? Sappi che se stavolta cercherá di violentarti nessuno verrá in tuo aiuto.- Tsubasa non rispose e si limitó a trarre un profondo sospiro scuotendo la testa, mentre si massaggiava le tempie. Poi si voltó di nuovo verso Tarō.

Per quanti minuti aveva parlato con Jun? Mezzo, uno al massimo? Ebbene, in quel ridicolo lasso di tempo in cui si era distratto, l’altra metá della Golden Combi era quasi arrivata a fine boccale.

-Testa di cazzo…- sibiló il capitano strappandoglielo dalle mani  –ma parlo arabo?-

Misaki lo guardó con la vista giá un po’ annebbiata, poi si tiró una manata sulla fronte e con aria innocente disse: -Ops…mi sono fatto prendere la mano come al solito, scusami tanto.-

-Ti sei fatto prendere la mano ‘sto cazzo! Che è, diventi incapace di intendere e di volere davanti all’alcool?- Strepitó inviperito, poi vedendo che Tarō l’aveva platealmente ignorato e si stava giá allungando verso il boccale di Matsuyama seduto accanto a lui, alzó le mani in segno di resa esclamando: -E va bene, non sono la tua balia. Arrangiati, sei una boccia persa!- Misaki non proferí verbo, era troppo occupato a bere la birra di un ignaro Hikaru intento a parlare con Wakashimazu (che si era sistemato ben lontano da Genzō) e Tsubasa, stizzito dal sommo menefreghismo del suo presunto migliore amico, giocó l’ultima carta, dicendo serissimo la frase ad effetto –e adesso so quanto valgono le tue promesse.- Se non rinsaviva con questo, pensó, avrebbe lasciato perdere.

La mezza Golden Combi lo guardó e fece spallucce, emettendo un piccolo rutto.

Tsubasa, facendo appello alla sua grande volontá, represse l’impulso di strozzarlo.

 

Nel frattempo, dalla fazione bevitori, Genzō non si era perso neanche un nanosecondo dello pseudo-litigio della Coppia d’Oro, scrutandoli da sotto la sua visiera provvidenzialmente calata sugli occhi. Bene, pensó, meno uno, e lui non aveva neanche dovuto muovere un dito. Piú grassa di cosí non poteva andargli. Adesso restava solo da far capitolare l’osso duro, poi poteva anche ritenere compiuta la sua missione.

In nemmeno un quarto d’ora Tarō si era tracannato quasi due litri di birra e si era giá preso una sberla da un indignato  Matsuyama, accortosi che gliene aveva fregata mezzo boccale abbondante, e poi (forse sperando che lo picchiasse ancora, si disse Genzō che aveva sempre sospettato che la sua aria da santarellino nascondesse in realtà una specie di erotomane sadomasochista) gli si era nuovamente attaccato al braccio miagolando per convincerlo a lasciargliene un altro pochino. -Senti, ma quel tipo che fa le fusa laggiú…- fece Kaltz indicandolo -…non sará un po’ gay?-

-Solo un po’?- Rispose il portiere, sardonico. Quel quesito serpeggiava da tempo immemore all’interno della Nazionale, ma dal momento che Misaki non aveva mai fatto outing, non lo si poteva dire con certezza…fatto sta che il dubbio si insinuava puntualmente in tutti quelli che lo conoscevano. Hermann, facendo il buffone come d’abitudine, fece l’occhiolino e mandó un bacio a Tarō che aveva incrociato il suo sguardo. Non l’avesse mai fatto.

Sfoderando riflessi felini davvero inaspettati date le sue condizioni precarie, in un attimo Misaki scavalcó i compagni seduti vicino a lui e si precipitó fra le sue braccia, implorando un di birra dato che “quello stronzo di Matsuyama non me ne piú”. Kaltz, nauseato, lo buttó letteralmente addosso a Genzō che si scansó appena in tempo. Non aveva neanche finito di fanculizzare l’amico per la bella trovata che la zecca era riemersa e si era sistemata fra loro due, impossessandosi del primo boccale che si era trovato davanti.

-Non mi dirai che avete fatto bere un astemio…- fece Schneider, che si era coperto gli occhi con una mano di fronte alla patetica scenetta di poco prima, dissociandosi completamente.

-Macché astemio, questo imbecille adora bere anche se non regge l’alcool e non sa fermarsi quando inizia- rispose esasperato il portiere tirando uno scappellotto sulla testa del povero numero undici, che finí col viso immerso dentro il boccale da cui stava bevendo.

-E mi raccomando, voi non fatelo smettere, eh…- continuó il Kaiser, stranamente pervaso dalla pietá.

-Cos’è, ti fa compassione? Piglia, se lo vuoi te lo regalo!- Esclamó Genzō, afferrando Misaki per la maglia e minacciando di gettarglielo addosso. Fortunatamente, con un sospiro di sollievo del Triumvirato dei Fessi ma con una smorfia di scazzo di Tsubasa a cui non mancava affatto, la mezza Golden Combi li oltrepassó goffamente incespicando un paio di volte sui piedi prima di Kaltz poi di Schneider, per tornare a raggiungere l’altra sua metá, ormai stufo di sentire chiacchiere in una lingua assurda che non capiva. Messo com’era comprendeva a stento il giapponese, figuriamoci il tedesco.

-Ne faccio a meno di un souvenir simile dal Giappone…piuttosto, chiedi a Kaltz se lo vuole, che prima mi sembrava avessero un certo feeling...- il Kaiser si interruppe per schivare lo sganassone di Stecchino, poi riprese -…mi sa che hai un rivale Wakabayashi, io starei attento se fossi in te.-

Genzō lo spernacchió senza prestargli troppa attenzione mentre si toglieva il cappello per far circolare un d’aria, passandosi una mano tra la chioma corvina perennemente arruffata. La temperatura all’interno del locale doveva essersi alzata, oppure, piú probabile, era l’effetto della birra. Inizió a lambiccarsi il cervello alla ricerca di un sistema per far cedere Tsubasa, che coraggiosamente non aveva ancora toccato nulla; non gli era certo sfuggito, peró, che il suo sguardo indugiasse sempre piú a lungo sul boccale, evidentemente stava iniziando a farci un pensierino. Doveva solo dargli una spintarella  e sarebbe precipitato giú nel baratro. Senz’altro l’impresa non sarebbe stata piú ardua che far ubriacare Schneider, con lui aveva rinunciato fin da subito; il suo ex-capitano, invece, alla fine era un sempliciotto e con un di astuzia lo si poteva rigirare a piacimento.

Decise di entrare in azione con la tattica piú ovvia, che solitamente era anche la piú efficace.

 

-Dai Tsubasa, prova questa birra, è spettacolare…ah, come la fanno qui non la fanno da nessun’altra parte!- Esclamó il portiere, viscido come una serpe, mentre allungava a Tsubasa il boccale dal quale aveva appena finito di tracannare avidamente.

-No Tsubasa, almeno tu, non puoi farmi questo…- piagnucoló Jun con le mani nei capelli mentre osservava atterrito l’amico che senza fare troppi complimenti assaggiava con cautela un sorsino di birra. Non voleva neanche pensare all’eventualitá di restare l’unico sobrio in mezzo a sedici alcolisti per nulla anonimi. Per l’appunto, aveva notato che qualcuno all’interno del locale li aveva riconosciuti, sia loro che i due tedeschi, e si stava levando un brusio che non prometteva nulla di buono. Ci mancava solo che qualche fan venisse a chiedere autografi proprio mentre erano talmente fuori da non riuscire a connettere neanche quel tanto che bastava per reggere la penna in mano. Non sarebbero passati inosservati per molto, questo era certo, e prima o poi l’allenatore lo sarebbe venuto a sapere, e allora che sarebbero stati cazzi amari…ah giá, anche Schneider sembrava completamente lucido perché si stava drogando solo di Coca-Cola, ma tanto, si disse sconsolato, il suo livello di interazione con il bel biondino rasentava lo zero, dal momento che le uniche parole che sapeva dire in tedesco erano “Danke” e “Guten Tag”, vocaboli indubbiamente insufficienti ad intavolare un qualunque tipo di discussione. E non credeva proprio che Genzō si fosse preso la briga di insegnargli qualche rudimento di giapponese durante il suo soggiorno.

 

Mentre Misugi si perdeva nelle sue congetture appoggiato con la fronte sul tavolo maledicendosi perché aveva accettato di esserci, “l’astemio salutista convinto” Tsubasa, dopo aver declamato -mmmh hai proprio ragione Wakabayashi, è davvero squisita- si era letteralmente attaccato al boccale, interrompendosi solo per domandargli -ma non è troppo alcolica, vero?-

Al che il portiere, con un ghigno che definire allegorico era poco, rispose in tono mielato –ma certo Tsubasa, è una pils, non si è mai ubriacato nessuno per una pils, vai tranquillo!- Se solo avesse saputo che quella che stava bevendo, non solo lui ma tutti gli altri, era in realtà una potentissima Doppelbock, un tipo di birra tedesco altrimenti noto come “birra da sbronza”…il sapore non era cosí buono come quello delle pils, ma era solo questione di farci l’abitudine e dopo un paio di sorsi diventava un piacere farsela scivolare giú per il gargarozzo. Genzō si ricordó che la prima volta che i due scimuniti gliel’avevano fatta assaggiare non aveva voluto saperne, dicendo che non riusciva a mandarla giú, e poi aveva finito col prendersi una vergognosa sbornia da paura; in effetti il fatto che Tsubasa l’avesse gradita fin da subito lo portó a chiedersi se non celasse un lato sopito da alcolista latente. E comunque, era consapevole di essere in una botte di ferro, i compagni non avrebbero mai potuto scoprire la sua colossale menzogna perché nessuno di loro ne sapeva una sega di birre, probabilmente l’unica che avevano bevuto in tutta la loro esistenza era soltanto la Asahi, che era acqua fresca rispetto a quella che stavano buttando giú in quel momento.

 

Come avesse potuto lasciarsi convincere rimaneva un mistero anche per lui, fatto sta che, dopo aver fatto tanto il moralista con Tarō, rischiava di fare una figura ben peggiore.

Non si riconosceva piú, dove erano finiti la sua integrità ed il suo equilibrio?

Chissenepensó “finisco sempre per fare la bambinaia di tutti. Eppoi ne bevo solo un goccetto, giusto per sentire che sapore ha. Per una volta non sará mica la fine del mondo. ”

 

“Ostia, beve come una spugna” pensó Genzō fissandolo con gli occhi a palla “…e chi se lo sarebbe mai aspettato?” Mentre si sfregava le mani dalla soddisfazione, una smorfia di auto-compiacimento gli si dipinse sul viso e la cosa non passó inosservata agli occhi di Misugi, che era tutto fuorché cretino. Al sesto –va bene, solo questo sorso e poi basta, lo giuro- di Tsubasa che continuava a dribblare i suoi ammonimenti, si alzó sbuffando dal suo posto scavalcando i vicini e raggiunse il portiere, sibilandogli: -Senti un po’, credi che io sia scemo?- Al che Genzō lo guardó con un’espressione angelica dicendo –visto che sei l’unico che non si sta divertendo, , forse un tantino lo sei. Ah no aspetta, c’è anche quest’altro coglione qua- e terminó la frase in tedesco per farsi capire da Schneider che rispose, mostrandogli il dito medio –Non raccolgo le provocazioni di un ubriacone, io.-

-Forse sono io o forse sará la compagnia a non essere delle migliori, e comunque non prendermi per il culo, lo sai benissimo che NON posso bere- riprese stizzito Jun, ormai sull’orlo di un travaso di bile. –Ti chiedo solo per favore di dirmi che cavolo hai dato agli altri, con mezzo boccale a testa sembrano giá tutti vicini alla sbronza, e vabbé che sono boccali da due litri- osservó dando una fugace occhiata al capitano che aveva quasi tracannato tutto il suo –peró quella non è birra pils, vero?- Genzō, che per nulla al mondo avrebbe rivelato il suo segreto, sbatté piú volte le palpebre mentre alzava il boccale e disse con la faccia piú serafica che riusciva a fare, mezzo ubriaco com’era:

-Se non puoi bere non è un mio problema, e poi certo che è birra pils, per chi mi hai preso? Ci tengo ai miei amici, io!- Si poggió il bicchiere alle labbra e bevve un sorso socchiudendo gli occhi, e forse per questo non vide che qualcuno gli si stava avvicinando minaccioso. Proprio mentre la birra iniziava a scendergli lenta e rinfrescante giú per la gola e sembrava prossimo ad uno stato di beatificazione e di pace dei sensi, la misteriosa figura gli sferró una gomitata dritta dritta nelle costole che per poco non gli fece andare tutto di traverso.

 

-Ooooh, habemus Koji?- Proruppe un Wakashimazu dal volto trasfigurato ormai quasi del tutto andato, riconoscendo il suo grande amico che aveva fatto un ingresso trionfale ed inconfondibile.

-Hyūga!! Sei venuto allora!!- Strepitó Tsubasa con una voce stridula piú alta di un paio di ottave, subito imitato da Misaki che gli aveva messo un braccio intorno al collo e stava agitando il suo boccale per salutarlo, annaffiando di birra chi gli stava seduto di fianco e di fronte. Peccato che di fronte avesse il belligerante Jitō, che gli bloccó saldamente il polso minacciando di spezzarglielo come un Kit-Kat se non la faceva finita. Le sue sbronze erano sempre rissose, e conveniva stargli alla larga in quei frangenti, o quantomeno non farlo incazzare piú del dovuto. Il poverino, sebbene piú brillo che sobrio, intuí che non fosse il caso di mettersi contro quell’energumeno e giuró piagnucolando che l’avrebbe piantata.

-Sono venuto a vedere se il portinaio si stesse rendendo ridicolo, e mi sa che non sono passato per niente…- sghignazzó Kojirō sfoggiando il suo tipico sorriso sghembo da sfottó, notando che peró c’erano anche altri che si stavano facendo compatire, in primis Tsubasa che cercava di intonare le note di una canzone enka* a dir poco deprimente, allacciato a Tarō che rideva come un mentecatto cercando di stargli dietro. Che pena, pensó coprendosi gli occhi con una mano.

Tempo di riprendersi dal cazzotto che Genzō schizzó in piedi incazzoso come non mai, trovandosi faccia a faccia con il suo eterno nemico. Peccato solo che la mossa fosse stata un po' troppo rapida per i suoi sensi obnubilati, portandolo a barcollare e a sbilanciarsi per poi cadere rovinosamente addosso a Kaltz che, ormai giá al suo terzo boccale e piú di che di qua, gli cinse il collo stampandogli un bacio sulla guancia. Quella visione doveva aver completamente risvegliato la squadra nelle cui vene circolava ormai piú alcool che sangue, perché in quel momento spuntarono chissà da dove quattordici cellulari quattordici che scattarono la foto praticamente in sincrono, mentre quel beota di Hermann si metteva pure in posa facendo il segno della vittoria con due dita.

-Ahpperó, ti sei fatto la ragazza eh, Wakabayashi?- Esplose Kojirō con una fragorosa risata, subito imitato da tutto il gruppo –in Giappone non ti si filava nessuna e adesso capisco perché, ma vedo che almeno qui ti sei riscattato e fai strage di belle donzelle!-

Genzō, che per poco non si ficcava due dita in gola, raccogliendo le ultime forze si divincoló dalla presa del numero otto dell’Amburgo e fece partire una scarica di legnate sulla sua testa che, se non fossero servite a farlo riprendere dalla sbornia, forse sarebbero bastate almeno a mandarlo in coma, liberando finalmente il festino dalla sua nefasta presenza.

Perfetto, e con questo aveva totalizzato una bella doppietta. L’aveva detto sin dall’inizio, che quella serata era partita male, e questa ne era l’ennesima riconferma. Valutó seriamente l’ipotesi di alzare i tacchi e di mandarli tutti a cagare.

 

 

 

 

 

NOTE:

 

*, se non conoscete il Trio Medusa vergognatevi e googlizzate cospargendovi il capo di cenere.

 

*L’ Enka (演歌) è un genere di musica tradizionale giapponese.
E’ molto caratteristico, ed è apprezzato soprattutto da persone di una certa etá, ma non si puó certo dire che manchino gli estimatori fra i giovani. La melodia è di solito abbastanza lenta e i testi non fanno riferimento alle gioie dell'amore,  bensí al  suo lato negativo e struggente, al dolore del distacco e alla lontananza. Insomma, in generale sono piuttosto avvilenti, anzi alcune sono proprio da taglio delle vene, almeno per me. Le parole che comunemente appaiono nelle canzoni enka sono uomo, donna, lacrime, mare, porto, neve, pioggia, etc.

Per fare un paragone forse piú comprensibile, il genere potrebbe essere circa l’equivalente di canzoni popolari italiane un nostalgiche come ad esempio “Romagna Mia”, la prima che mi viene in mente visto che è della mia zona, ma che comunque è mooolto piú orecchiabile e allegra di una vera canzone enka^^;

 

 

 

 

 

E anche questo capitolo demenziale è andato. Mi sono dopata di M&m’s per  trovare la forza di finirlo senza che la stanchezza si impadronisse del mio corpo e devo ancora far interagire il trio con un sacco di personaggi, quindi la mia “opera” è tutto meno che completa; sono in periodo esami ma GUARDACASO mi sento particolarmente ispirata, va sempre a finire cosí. Piú ho da fare piú il mio cervello sforna idee o pseudo-tali, salvo poi dovermi fare il mazzo per riuscire a realizzare tutto destreggiandomi fra i tanti impegni. E vabbé che nessuno me lo fa fare di scrivere fanfic del cazzo come questa, ma si sa com’è in questi casi, quando l’ispirazione chiama io rispondo…meno male che  posso contare sui miei fidi M&m’s e sugli Smarties, che sono la mia ancora di salvezza.

Il mio cervello pompato dagli zuccheri ringrazia, le mie arterie pompate dai grassi dei suddetti snack un po’ meno.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: kitsune999