Fanfic su attori > Cast Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Margo Malfoy    07/08/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se un’agente di polizia alle prime armi e con poca esperienza venisse sedotta dal sospettato principale di uno dei casi più importanti cui sta lavorando?
E se non dovesse essere solo lei a pagare caro questo errore fatale?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Felton, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14

« Dov’è? », una voce femminile che echeggiava nella stanza. Sempre che quella fosse una stanza: da quando aveva aperto gli occhi, Malia aveva visto solo nero; doveva essere stata incappucciata da... non si ricordava il nome del ragazzo che l’aveva rapita. Sam, Scott, Spencer, Sean, doveva essere Sean.
Dalle cuciture del cappuccio intravedeva una scia di luce, probabilmente c’era una lampadina di fronte a lei, ma non ne era sicura. Riusciva a malapena a capire di essere seduta su una sedia, e solo perché i suoi polsi erano saldamente legati ai braccioli di legno. Provava da un po’ a muovere le dita e ad agitare le mani per allentare i nodi delle corde, ma non era servito a molto. Anche le caviglie erano legate alle gambe della seggiola, e la corda stringeva così forte che se provava a muoverle sentiva lo spago che le bruciava troppo dolorosamente sulla pelle nuda per tentare di nuovo. Aveva i piedi nudi, e si erano infreddoliti nell’appoggiarli su un pavimento gelido; forse era in una cantina. Aveva un fazzoletto legato intorno alla bocca, non riusciva a parlare o ad urlare, se non a produrre qualche mugolio sconnesso.
« Voglio vederla » la stessa voce, con un’eco ancora più prolungata e fastidiosa. La testa le faceva male, soprattutto se teneva gli occhi aperti. Non sapeva da quanto si era svegliata, potevano essere ore come giorni, non ne aveva idea. Sapeva solo che non poteva stare sveglia altro tempo senza fare niente.
Dopo qualche minuto sentì dei passi avvicinarsi e, subito dopo, qualcuno le tolse il cappuccio e il fazzoletto.
« Prova ad urlare, e ti uccido », la voce di Sean che le puntava una pistola contro.
Ora lo vedeva: era in un seminterrato con le pareti di legno, un pavimento di cemento freddo e nessuna finestra. Non vi erano mobili, a parte la sedia su cui Malia era seduta. Vi erano, però, sei schermi spenti e quattro telecamere, una per ogni angolo della camera. Di fronte a lei, c’erano due ragazzi e una ragazza: uno dei due era Sean, l’altro era un ragazzo alto e muscoloso, che non aveva mai visto. Lei, infine, era l’ultima persona che si aspettava di vedere: una ragazza bionda e da un sorriso malizioso, che tutti credevano morta. Malia la guardò meglio, sgranando gli occhi perplessa e sorpresa allo stesso tempo: Lisa Stevens era in piedi di fronte a lei.
« Ciao, ragazzina. Va bene se ti chiamo ragazzina, non sembro il tuo perfetto Tom? »
Gli occhi di Malia diventarono una fessura, ma anche se era incendiata dall’odio, non disse nulla.
« Mm, non sei una di molte parole, vedo. Non è poi un peccato, dopotutto, visto che sono io a dover parlare. Per prima cosa fatti dire questo: se credevi di essere diventata una grande detective dopo aver arrestato il mio assassino, beh si fa per dire, hai sbagliato tutto. Era tutto premeditato, Browning, dal primo schizzo di sangue al furto della mazza di Tom. Ah, Tom... credevo che fosse quello giusto, sai? Lo credevo davvero »
Lisa si mise a camminare avanti e indietro davanti a Malia, che la guardava spostarsi come se stesse assistendo ad un incontro di tennis, con la stessa espressione rabbiosa che le si era dipinta in volto da quando Lisa era entrata nella stanza.
« Ma non stiamo parlando di lui adesso. Non preoccuparti, dopo ti spiegherò perché lui è solamente uno sporco bastardo; immagino che ora che sei così innamorata di lui coglierai la prima occasione per parlare di lui... ad ogni modo, la pecca del mio piano è stato Jones. Jones e quella stupida di sua sorella Becca. E dire che credeva di essere la mia migliore amica... non è così, non lo è mai stata. Il mio licenziamento mi avrebbe allontanata da lei, dal suo illuso fratello che avrebbe fatto qualunque cosa per lei e per me, e soprattutto da Tom. Credevo che lui l’avrebbe presa bene, qualunque capo dovrebbe essere pronto ad accettare le dimissioni dei suoi dipendenti, non credi? Beh, lui non lo ha fatto, forse ha capito che era lui stesso ad essere la causa del mio licenziamento. Mi maltrattava, mi picchiava, mi costringeva ad andare a letto con lui, mi drogava e poi mi trattava come la sua schiavetta, come se niente oltre al lavoro ci legasse, che io lo volessi o no. All’inizio ero tremendamente attratta da lui, è un uomo carismatico, sensuale ed è ricco, chiunque al mio posto non avrebbe resistito alla tentazione. Tu per prima ci sei cascata, no?
Ma lasciatelo dire, Browning, dopo che è riuscito a conquistarti, dopo che è riuscito a convincerti che lui è l’uomo dei tuoi sogni, diventa l’uomo con cui ho convissuto fino al mio finto omicidio. L’uomo che ti usa solo per scaldare il letto e ti usa per facilitarsi la vita. Ti tratta come tratta le sue cameriere, immagino che tu abbia conosciuto Marie, no? »
Malia deglutì e poi guardò Lisa negli occhi, sempre senza dire nulla.
« Io non ce la facevo più e dando le dimissioni e trasferendomi credevo di risolvere le cose, ma la reazione di Tom e capire che lui mi avrebbe potuto raggiungere ovunque, mi hanno fatto pensare: perché vivere con l’angoscia che lui mi possa raggiungere, se posso farmi credere morta e incolpare lui per il mio omicidio? Lui l’avrebbe pagata per tutte le volte che mi ha maltrattata e costretta a fare cose che io non volevo fare. E io sarei stata contenta. Sapere di quello stronzo in prigione mi avrebbe appagata. Ma Jones voleva fare l’eroe, come sempre. Voleva risparmiare a sua sorella la prigione e si è preso la colpa al posto suo, ma Becca non aveva fatto niente. Lui non mi ha mai portato nessuna bottiglia di whisky, non ha mai rubato la mazza da golf. In realtà la mazza non ha mai lasciato il Country Club, l’avevo solo nascosta. Eppure il problema più grande del mio piano sei stata tu. Ti sei lasciata sedurre da Tom in un primo momento, e dopo hai iniziato a provare qualcosa di più di semplice attrazione fisica, hai iniziato a volerlo così tanto da essere disposta a condannare un innocente. Ed è una cosa crudele. Tu hai provato cosa si sente quando si viene condannati anche se innocenti, ma pur di salvare Tom avresti inflitto ad un bravo ragazzo una cosa del genere »
Malia aveva ascoltato tutto con la massima attenzione, fino ad arrivare alla fine con le lacrime salate che le rigavano il volto.
« Finirai in prigione, perché me lo stai dicendo? » chiese infine Malia con voce tremante.
Lisa si avvicinò a lei e la guardò negli occhi. « Perché tu non uscirai mai da qui » disse con un sorriso. « Come non lo faranno loro ». Lisa allungò una mano e il ragazzo muscoloso le passò un telecomando, con cui la ragazza accese gli schermi. Ognuno trasmetteva un’immagine diversa, ma tutte erano altrettanto dolorose: nel primo Matthew era legato ad una sedia, in una stanza uguale a quella di Malia; nel secondo c’era Bonnie; nel terzo Evanna; nel quarto c’era James che si agitava sulla sedia; nel quinto Oliver che come il gemello cercava di liberarsi; nel sesto Rupert che fissava le telecamere spaventato.
Malia sentì una morsa allo stomaco, e guardò Lisa negli occhi con l’espressione carica di dubbio e domande, non capiva perché la ragazza stava facendo tutto ciò.
« Andiamo Malia, dovresti aver capito... » disse Lisa. « Vi ho rapiti perché voi avete salvato Tom, e lui merita solo di marcire »
Malia la guardò con la tristezza e la rabbia che minacciavano di farla scoppiare in lacrime. « Sono stata io » disse. « Sono stata io a scagionarlo, loro non hanno fatto niente »
« Anche tu vuoi fare l’eroina... non servirà a niente » disse sorridendole e mettendosi in riga con gli altri due. « Ti consiglio di trovare qualcosa da fare, resterai qui per il resto della tua vita »
I tre si avvicinarono alla porta in riga, Lisa in testa alla fila.
« Aspettate! Non potete lasciarmi qui così! Ehi! » urlò Malia con tutto il fiato che aveva in corpo.
Sean si girò di scatto e sparò con la pistola che aveva tenuto in alto per tutto il tempo. Il proiettile colpì Malia di striscio, vicino al bacino, ma anche se il proiettile non l’aveva attraversata, iniziò subito a sanguinare e la ferita iniziò a far male già da prima, quando Sean premette il grilletto. Malia si lasciò sfuggire un gemito di dolore e guardò i tre con rabbia e stupore.
« Divertiti » disse infine Lisa, con lo stesso sorriso di prima.
La porta si chiuse dietro di loro e il silenzio riempì di nuovo la stanza. Malia poteva vedere ciò che stavano facendo i suoi amici, ovvero niente. Guardavano tutti gli schermi, probabilmente ora sapevano che anche lei era lì con loro. Sempre se erano nello stesso edificio...
La ragazza si guardò la ferita e la camicia che iniziava a macchiarsi di sangue scuro, poi si guardò intorno e cercò di pensare rapidamente. Non poteva fare niente, non aveva niente con sé che potesse aiutarla a scappare di lì o a comunicare qualcuno. Muovere le mani non serviva, muovere le caviglie era doloroso... Malia si guardò le caviglie di colpo. In un’altra occasione muovere le caviglie le faceva provare dolore, in particolare muoverne solo una: le prime settimane in cui portò il braccialetto elettronico muovere la caviglia le dava molto fastidio. Sapeva che il braccialetto non trasmetteva sempre la sua posizione, lo faceva solo quando lei superava il confine oppure se lo danneggiava. E quello era il piano.
Sperando che Lisa e i due ragazzi non la stessero controllando attraverso le telecamere, mosse dolorosamente il piede per tirarsi su la gamba opposta dei jeans. Non sapeva come poter rovinare il braccialetto, poteva solo tentare di romperlo facendo pressione con il tallone opposto. Iniziò a spingere con il piede sul braccialetto nero la cui lucina sarebbe dovuta diventare rossa perché Malia venisse localizzata. Malia continuò a spingere, fino a che il tallone non le scivolò dolorosamente sul pavimento duro, senza aver minimamente rovinato il braccialetto, che si illuminava ancora di verde.
Tentò di nuovo, ma ancora il tallone le scivolò, graffiandosi con il braccialetto che ancora trasmetteva una luce verde.
Malia allora pensò a qualcos’altro, e le venne in mente un’idea folle. Cercò di mettersi in bilico su due gambe della seggiola, poi iniziò a muovere la caviglia con il braccialetto verso l’alto, in modo da infilare la gamba della sedia corrispondente tra la caviglia e il braccialetto. Si grattò la pelle un paio di volte, iniziando a sanguinare appena al terzo tentativo. Poi, al quarto, Malia riuscì ad infilare la gamba vicino al braccialetto ed iniziò a fare pressione. Il legno della sedia avrebbe potuto cedere, eppure dopo gli sforzi di Malia che, in un equilibrio precario sul lato destro della sedia, aveva continuato a spingere per rompere il braccialetto, la luce diventò rossa ed iniziò a lampeggiare velocemente. Quando Malia si rimise in equilibrio su tutte e quattro le gambe il braccialetto si ruppe del tutto e cadde a terra, seguito da una scia di sangue che continuava a zampillare macchiando il pavimento e facendo soffrire Malia, che ora perdeva sangue sia dal bacino che dalla gamba.
 
***
 
Nella Centrale di polizia tutto taceva. Emma, Daniel e Oldman riposavano sulle loro sedie, l’unico sveglio era Tom, che continuava a controllare il computer della Watson nel caso succedesse qualcosa. Era preoccupato, non sapeva dov’era, con chi, perché l’avevano rapita... avrebbe dovuto impedire che rimanesse da sola, soprattutto con quelle incompetenti delle sue cameriere.
Non aveva dormito da quando era arrivato lì, e anche ad un’ora così tarda della notte, cercava di rimanere sveglio di fronte al monitor.
E poi eccolo, un bip: il segnale di localizzazione di Malia.
Tutti si svegliarono, aspettavano quel suono da quando si erano chiusi al settimo piano della Centrale e ora potevano salvare Malia e tutti gli altri che erano stati rapiti, anche se probabilmente sarebbe stato difficile entrare in quell’edificio.
« Forza, forza, andiamo! » disse Oldman infilandosi la giacca e prendendo una paio di chiavi.
Tom si mise al suo seguito, ma la mano di Oldman sul suo petto lo fermò lì dov’era. « Tu resti qui »
Tom lo guardò come se fosse un pazzo e scostò la sua mano. « Stanno per uccidere l’unica ragazza a cui sia stato veramente legato, in qualche modo. Se credi che io rimarrò qui a girarmi i pollici puoi farlo, ma so l’indirizzo e la mia macchina è qua sotto. Devi solo dirmi se vuoi che venga con voi o per conto mio »
Oldman guardò Emma e Daniel, come se loro potessero dargli una risposta e poi sospirò rumorosamente: « Va bene » concesse. « Ma non fare cazzate ».
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Salve gente!
Eccovi il quattordicesimo capitolo, che spero che sia di vostro gradimento!
Vi prego come sempre di farmi sapere cosa ne pensate perché i vostri commenti sono importantissimi!
Grazie a tutti i lettori,
a presto.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Margo Malfoy