Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: JessL_    07/08/2015    5 recensioni
È facile perdere di vista i propri obiettivi, ed è ancora più difficile rialzarsi una volta che si cade.
Bella ha ventisei anni, una volta finito il college è rimasta a vivere a Chicago, ha trovato lavoro ed è piuttosto soddisfatta della sua vita... almeno finché non viene licenziata e si ritrova senza pensarci a Forks, di fronte alla casa che l'ha vista crescere.
Tratto dal prologo:
"Avete presente quella sensazione stupenda del sentirsi finalmente a casa? Ecco, è esattamente quello che sto provando di fronte alla villetta di mio padre.
Questa casa, queste semplici mura, racchiudono un’infinità di ricordi. Questa casa mi ha visto crescere. Su quel portico, una volta, ci ho rimesso quasi la pelle all'età di tre anni a causa di un’asse che ha ceduto; su quel dondolo ho letto una miriade di libri e soprattutto in giardino mi sono gustata un sacco di grigliate con amici.
Non accade spesso, purtroppo, che io torni a casa a trovare mio padre, il lavoro negli ultimi tre anni mi ha letteralmente succhiato la vita, e trovarmi qui, ora, ha un sapore dolce amaro."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CAPITOLO 5

~ Mettersi a nudo.
 
______________________________________
 
«Ero sotto la doccia, scusami. Entra pure.» Deglutisco ed entro in casa. Molla la borsa sul divano e mi volto, alla ricerca del suo sguardo.
Non è minimamente imbarazzato e non so che cosa pensare.
Dovrei dare ascolto ad Alice e saltargli addosso? D’altronde ha ragione, quale essere eterosessuale rifiuterebbe un invito in piena regola, soprattutto se lui è già praticamente nudo?
«Va tutto bene?» Mi chiede con la testa lievemente inclinata, serio e come ho già detto prima, fin troppo tranquillo.
«Sì, no... cioè, sì. Non lo so! Voglio dire... tu te ne stai lì, tranquillo, impassibile e padrone della situazione anche se sei nudo e io sono qui, un fascio di nervi e con fin troppi dubbi per la testa. Non è normale, vero?» Forse per la prima volta, capisco cosa intende Alice quando mi definisce un vulcano in eruzione. Peccato che a sto giro, oltre alla diarrea verbale, si sia aggiunto anche il modo convulso di gesticolare.
«Direi che non va tutto bene. Vuoi che vada a vestirmi? Ti aiuterebbe?» Spalanco la bocca e cerco di non urlargli contro. Come potrebbe mai aiutarmi se l’unica cosa che voglio è che mi salti addosso?
«Sì, sì è meglio che ti vesti perché non penso di essere in grado di allontanare il mio sguardo dal tuo torace tonico e delineato.» Edward si posa una mano sulla bocca e cerca di non ridere. Inutile dire che per come sono scombussolata non riesco nemmeno ad arrossire. Dovrei, o forse no, sta di fatto che mi chiede un minuto e l’osservo sparire in camera da letto. Non ci sono mai stata, ma so che è lì. Nella mia testa è come se fosse una stanza privata, adatta a pochi ed evidentemente per me è ancora off limits.
Torna poco dopo, sento i lievi passi sul parquet, mi trova seduta sul divano, con la testa tra le mani. Non mi affianca, decide di sedersi sulla poltrona e io alzo lo sguardo.
«Sono curioso di sapere tutte le domande che hai per la testa.» Cerca di dimostrarsi allegro o comunque divertito dalla situazione ma io provo sempre più pena per me stessa.
«Perché io? Mi hai messo la lingua in bocca senza porti problemi, come se fino a sette anni prima oltre a vederci tutti i giorni avessimo qualche tipo di rapporto... cos’è cambiato?» Non mi risponde subito, non so se l’ho preso in contropiede o se semplicemente nella sua mente da avvocato stia cercando un modo per parlare con me, comune mortale e al momento un po’ stordita.
«Non ti dirò che avevo una cotta per te, mentirei e soprattutto noi ragazzi non abbiamo cotte ma posso dirti che mi hai sempre affascinata. Voglio dire... ti sentivo ridere e parlare a macchinetta e non solo con Alice, anche con i miei genitori ma con me... con me diventavi una statua di sale. Non riuscivi a spiccicare parola, come se avessi avuto la capacità di azzerarti i pensieri o semplicemente di toglierti la voce.» Ok, ha notato anche lui il mio sentirmi una statua di cera. «Oppure come se non meritassi di essere considerato.» Abbasso lo sguardo; è bravo a farmi sentire una merda, anche se in effetti... erano pensieri legittimi.
«Non è mai stata quella la mia intenzione.» Cerco di giustificarmi ma lui scrolla le spalle.
«Non importa perché... quando ti ho rivisto, ti avevo riconosciuta subito. Avevo riconosciuto la tua risata, non sapevo nemmeno di averla immagazzinata nel mio cervello, eppure era così e quando tu, sì, proprio tu, mi hai risposto e hai addirittura fatto una battuta... non potevo crederci! Erano passati sette anni e oltre ad essere diventata bellissima, adesso riuscivi a guardarmi negli occhi e addirittura a parlarmi.» Sorrido e m’impongo di non sviare lo sguardo. È bello vedermi attraverso i suoi occhi, almeno adesso.
«Eppure tutto ciò non spiega perché mi hai baciato o hai insistito per portarmi a casa.»
«Perché a volte si prova attrazione per una persona e per l’altra no? Non saprei risponderti ma quando l’ho fatto lo desideravo e... Dio! In quel bacio penso di aver messo tutto me stesso. Sì, nonostante tu non fossi del tutto sobria e magari cosciente di quello che stava accadendo. Probabilmente è stupido dirlo, o meglio, esagerato... però ho sentito quelle che voi ragazze definite “le farfalle nello stomaco”. Definiscimi come vuoi, ma non potevo non rivederti o risentirti.» Avete presente un blackout? Ecco, non so cosa dire, quindi l’unica cosa che penso sia ovvia e giusto fare è alzarmi, sedermi sulle sue gambe, mettere le braccia dietro il suo collo e posargli un lieve bacio sulle labbra.
«Sei tu che mi fai sentire le farfalle nello stomaco. In un certo senso ti ho sempre visto come irraggiungibile. Ma è facile pensarlo a sedici anni, quindi quando pensavo a te, ti definivo semplicemente come il fratello bello della mia amica. Non so perché non riuscissi a parlarti o anche solo a rimanere due minuti nella stessa stanza con te, da sola. Non lo so ancora tutt’ora e mi dispiace se ti ho fatto venire quei pensieri stupidi.» Mi accarezza una guancia ma non m’interrompe, vuole che continui, vuole sapere anche i miei di motivi. «Per un secondo, quando sei arrivato al locale e hai appoggiato le mani sulla mia sedia, mi sono sentita nuovamente quella ragazzina che diventava di cera e che non riusciva a parlare o a guardarti ma poi... mi sono resa conto che per quanto l’intera serata fosse un po’, come dire, un salto nel passato, io non ero e non sono più quella ragazzina e fare la figura della cretina non mi andava; perciò sì, quando mi hai parlato, ti ho risposto e non riesco a pentirmene, come non mi spiace di averti seguito fuori dal locale e aver iniziato a parlare e a scherzare con te. E non mi spiace nemmeno aver passato la notte a baciarti fuori da casa mia.»
«Non ti dirò che quello che hai detto mi fa piacere, è ovvio che sia così ma hai detto che hai fin troppe domande per la testa e voglio sapere tutto e soprattutto chiarirti ogni dubbio.» Apprezzo questo suo modo di fare, facendo così, mi aiuta a capire e per di più – forse senza rendersene conto – mi dimostra che tiene a qualsiasi tipo di rapporto stiamo avendo.
«Hai detto che non stai più con la tua ex da sei mesi... ma dopo? A malapena mi hai parlato di lei, hai giusto nominato delle ex che deduco facciano parte del prima ma poi? Non hai spiccicato una parola. Non pretendo che mi racconti i dettagli e nemmeno che mi parli grossolanamente della tua storia con lei ma dopo di lei? Cos’hai fatto? Quante ce ne sono state? Io posso solo affermare che al liceo non eri un Don Giovanni ma degli ultimi sette anni non so praticamente nulla.» Si muove un po’ agitato sotto di me e per un nanosecondo mi chiedo se ho esagerato, se magari ho aperto qualche portone che doveva rimanere ancora chiuso.
«Non mi pesa parlare di Tania. Pensavo che ci amassimo; doveva seguirmi qui, a Seattle ma infine ha deciso che la sua carriera era più importante e che per me non valeva la pena di stravolgersi la vita. L’ho compresa e non gliene ho fatta una colpa. Si può dire che ci siamo lasciati in buoni modi anche se ovviamente non siamo più in contatto. Dopo di lei c’è stata qualche ragazza, ho provato a riavere qualche relazione ma dopo qualche settimana o lasciavo perdere o erano loro a ritenere che non potesse andare avanti. Con un paio ci sono anche andato a letto, se è veramente quello che vuoi sapere.» Annuisco sovrappensiero e provo a non immaginare nulla.
«Quindi... non sei gay. Non hai una repulsione per il corpo femminile.» Sgrana gli occhi e mi ride in faccia.
«Ma che... sei impazzita? Quando ti ho dato l’impressione di non desiderarti?» Sembra veramente scioccato. Dovrei essere brutalmente sincera? Sì, penso di non avere alternativa.
«Ehm, praticamente da sempre? Non fraintendere, ho apprezzato che la prima sera tu non sia sceso sotto il mio collo. Dico davvero ma... poi?» Si allontana lievemente. Forse sta riportando alla mente ogni contatto che abbiamo avuto.
«Ammetto che probabilmente ci sto andando piano ma non pensavo fosse un problema. Non volevo semplicemente correre, di certo non era mia intenzione farti credere di non essere attratto dal tuo corpo.»
«Mi sto sentendo una stupida. E anche una cretina ninfomane.» Edward sorride e mi sposta i capelli dietro l’orecchio.
«Mi piace gustarmi quello che c’è in mezzo, prima di arrivare direttamente al dolce.» Lo ha detto veramente? E soprattutto con quella voce sexy? Pensa che la mia memoria sia labile? Se chiudo gli occhi lo rivedo nitidamente con solo un asciugamano legato ai fianchi, non può dirmi una cosa del genere!
«Edward... anch’io amo il mezzo, potrei amare anche tutto quello che ami tu ma... a malapena hai toccato i miei fianchi! Vorrei capire cosa devo fare e pensare. Non ho più sedici anni e sono stufa di passare la notte sveglia a chiedermi se magari hai notato che i jeans che indossavo erano fin troppo aderenti e che quindi si notava un filo di ciccia, oppure se il reggiseno che portavo era troppo da educanda!» Perché è divertito? Sono una ragazza, determinate seghe mentali sono fin troppo logiche se il ragazzo con cui ti stai vedendo e ti scambi saliva in continuazione non fa altro e se non hai più tredici anni, non è ammissibile!
«Ho apprezzato da morire quei jeans, se può consolarti. Ti fasciano fin troppo bene e non mi pare di aver notato reggiseni da educanda – non che ci abbia fatto caso, sono pur sempre un gentiluomo.» Faccio una smorfia per non fargli capire quanto in realtà le sue parole mi abbiano compiaciuta.
«Non fare l’ironico, Edward, non ti si addice.» Alza gli occhi al cielo sorridendo e a me viene un’idea. O la va... o la spacca.
«Facciamo una cosa,» I suoi occhi si posano su di me e aspetta che continui; gli afferro una mano e me la porto su un seno. I suoi occhi verdi si posano sulla sua mano, o meglio su quello che le sue dita stringono e non apre bocca. «questo è il mio seno, adesso che vi ho presentati, puoi farci quello che vuoi.» Edward ridacchia scuotendo il capo e chiudendo gli occhi ma le sue dita non mollano la presa, perciò allontano la mia mano, riportandola sul bracciolo della poltrona.
«Non so niente di baseball ma è come se fino adesso avessi messo giusto un piede in campo, beh, fai lo sforzo di arrivare alla prima base perché sono stufa di scervellarmi.» Deglutisco e sospiro lievemente. «Solo una cosa, fallo solo se vuoi, perché se così non fos...» Le sue labbra mi fermano, o meglio, lo fa la sua lingua – non che mi lamenti. La sua mano è ancora lì e al contrario di quanto si potrebbe pensare, finalmente si muove. Facciamo passi da gigante, gente!
 
«Non riesco a credere che tu ti veda con mio cugino.» Sorrido un po’ intimidita e non apro bocca. Dopo il lavoro sono passata da casa Cullen e ho chiesto a Kate di andare a prendere un caffè. Non la vedevo da una vita anche se negli anni siamo rimaste in contatto, dovevo approfittare del fatto che finalmente ci trovavamo tutte e due nello stesso posto. Ho fatto passare anche fin troppo tempo, visto che ripartirà tra tre giorni. Colpa di Edward, l’ho visto decisamente troppo.
«Posso assicurarti che stento a crederci persino io.» Ride e mi colpisce scherzosamente una mano.
«Lo dico perché non mi pare che vi siate mai scambiati una parola quando eravate più piccoli, non per altro. Ammetto che Edward è sempre stato un bel figliolo ma anche tu non eri da buttare via e non lo sei nemmeno adesso. Almeno se n’è reso conto e ha preso la palla al balzo.» La guardo incredula.
«Kate, mi stai chiedendo in modo sottile di raccontarti tutto e dico tutto quello che è successo con lui?»
«Ma va, Bella! Non così tanto sottilmente.» Ridiamo ma non l’accontento.
«Mi spiace ma... non ce la faccio. È una cosa fresca e vorrei tenere il tutto ancora per me. Non so se abbia senso ma è così.» Annuisce con un sorriso dolce.
«Sei cambiata ma in meglio. Se dovesse mai andare in porto il vostro rapporto... beh, ne sarei veramente felice.» L’abbraccio di slancio e la lascio solo una volta che Alice ci raggiunge seguita da Rose. Le guardo sorpresa, soprattutto perché non avevamo organizzato di vederci.
«Ti vedi, a mia insaputa, con mia cugina?» Il finto sguardo ostile che sta inscenando non mi convince affatto e quando glielo dico ammette che potrebbe essersi offesa solo per il semplice fatto di non averle chiesto di presenziare.
«Io sono offesa solo perché nonostante siano passati due giorni, e dico due giorni, ancora non ci hai detto se il piano di Alice ha funzionato. La mancanza di certi dettagli potrebbero farci morire giovani, potresti averci sulla coscienza!» Esclama Rose, facendo divertire Kate ed esasperare me.
«Non dovrei chiedere di che piano si tratti, vero?» Annuisco alla povera Kate e Alice muove una mano per poi sedersi al tavolo seguita da Rose.
«Dicci solo se gliel’hai dato o no. I dettagli non li vogliamo.» Sgrano gli occhi mentre le altre ridono e mi guardo attorno per accertarmi che non ci siano orecchie in ascolto.
«Potresti abbassare alla voce? Ci manca che ti senta la signora Patty e lo vada a raccontare a tutta la città, mio padre compreso!» Alice alza gli occhi al cielo e mi da’ dell’esagerata.
«Comunque no... diciamo che... ci stiamo andando piano ma che stiamo facendo piccoli passi avanti.» Rimangono in silenzio per tre secondi.
«Quindi è almeno arrivato a toccarti là sotto?» Chiede Rosalie facendo ridere tutte, tranne me, ovviamente.
«Non ho intenzione di rispondere!» Rose mi guarda come una che la sa lunga e mi fa l’occhiolino.
«Conosco quell’espressione scolpita sul tuo volto... non è solo imbarazzo. Hai fatto quella stessa espressione quando un certo Jacob Black ha fatto avvenire un piccolo miracolo nelle tue parti intime per la prima volta. Quello è uno sguardo di una ragazza soddisfatta!» Mi punta il dito contro e sento nitidamente le mie guance prendere fuoco.
«Mannaggia a te e al fatto che mi conosci così bene! Non gongolare, scema!» Alla mia frase, Alice, si mette quasi a fare la hola e quando le chiedo perché, la sua risposta mi lascia di sasso.
«Almeno adesso so che mio fratello è bravo come ho sempre pensato.»
«Vi sto odiando.» Mormoro senza guardarle e iniziando a distruggere la carta dello zucchero.
«Non è vero.» Dicono all’unisono per poi ridere e io non posso che ammettere – almeno mentalmente – che hanno ragione. Mannaggia a loro!
 
Io e Charlie siamo di fronte casa Cullen da un paio di minuti, io mi guardo attorno, lui sta trovando il coraggio di entrare. Ieri sera, Esme, lo ha chiamato e ci ha invitati a cena. Ovviamente è superfluo dire che è impossibile dire di no a quella donna. Solo che da quello che ho capito, anche se mio padre è rimasto a vivere qui in questi anni, oltre a trovare una fantastica fidanzata, non è andato in giro per la città a fare baldoria con i suoi vecchi amici. Mio padre è fatto così, perciò non mi stupisco del tutto ma poiché stiamo parlando di Esme e Carlisle, pensavo che con loro avrebbe continuato a vedersi – non solo sporadicamente.
«Giusto per capire, ora sei la ragazza di loro figlio, giusto?» Lo guardo con tanto d’occhi ma lui non mi guarda. Posso ridere? No, direi che non è il caso.
«Non c’è niente di ufficiale e non penso che Edward abbia raccontato loro qualcosa.»
«Questo non spiega perché tu non abbia comunque raccontato qualcosa a me.» Adesso rido di gusto e mio padre mi guarda con un punto interrogativo.
«Senza offesa, papà ma non ti ho mai parlato dei ragazzi con cui mi è capitato di uscire.»
«Jacob escluso.» Alzo gli occhi al cielo.
«Solo perché è il figlio di Billy ed è l’unico con cui io abbia avuto una sottospecie di relazione, qui a Forks. Non so dirti se con Edward è una cosa seria ma stiamo bene.» Annuisce guardando ossessivamente la porta.
«Mi piace quel ragazzo, anche se era terrorizzato di me. Lo sai che non riusciva  mai a guardarmi negli occhi? Chissà quante cavolate ha fatto per avere tutta quella paura.» Sorrido e poso lo sguardo per terra.
«Non ha aperto nessuno?» Rabbrividisco al suono della sua voce; mi giro con un sorriso.
«Non abbiamo ancora suonato. Charlie sta prendendo coraggio.» Mio padre mi pizzica un fianco facendo ridere Edward.
«Non penso ci sia fretta; è un piacere rivederla, capo Swan.» Si stringono la mano.
«Charlie, Edward, solo Charlie. Ti conosco da quando sei nato e adesso esci con mia figlia, direi che le formalità possiamo lasciarle perdere.» La porta alle nostre spalle si apre e appare una Esme tutta sorridente.
«Mi era sembrato di sentire delle voci, entrate su!»
Si prospetta una serata assai strana, ma nessuno dice niente, semplicemente entriamo in fila indiana e ci mettiamo a seguire Esme fino al salotto.

----
Non mi sono dimenticata di questa storia, sia mai! Ho semplicemente avuto una mia cuginetta a casa per praticamente due settimane e stare al computer è stato impossibile. 
Vi avviso subito, questo weekend dovrei partire e sarò senza internet. A meno che non trovi il wifi. Di conseguenza finché non torno non potrò aggiornare, sappiate solo che lo farò non appena rimetterò piede in casa :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un abbraccio a tutti! :*
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: JessL_