La mia salvezza
Draco p.o.v.
Ero stanco.
Stanco di sentirmi solo, stanco di sentirmi inutile…
Stanco di
fingere di essere ciò che non ero per mantenere la
stupida immagine di me, dell’erede dei Malfoy che tanto
faticosamente avevo costruito, ma che non corrispondeva assolutamente alla
realtà.
Ero stanco.
Punto.
E vi
assicuro che è una cosa terribile.
Non so se
l’abbiate mai provato, ma se non è così, pregate che
non vi accada mai di sentirvi stanchi della vita così come lo ero io.
Perché mi
ritrovavo perfino a rimpiangere le notti buie in cui piangevo dalla
disperazione, per la consapevolezza del mio destino.
A
rimpiangere il dolore per i crociatus di mio padre.
A rimpiangere il dolore per lo sguardo carico d’odio di Harry.
A
rimpiangere la sofferenza profonda che provavo ogni
volta che lo vedevo ridere e scherzare con i suoi amici, sapendo che io non
avrei mai potuto far parte della sua vita.
Vi sembrerà
strano, ma rimpiangevo ogni mio singolo attimo di sofferenza.
Anche gli
attimi di gioia (ben pochi a dirla tutta), questo è ovvio, ma non solo quelli.
Avrei
preferito mille volte continuare a sentire quel dolore intenso che mi
squarciava il petto.
Almeno
avrei provato qualcosa.
Invece
non sentivo più nulla, e mi trascinavo debolmente in quell’inutile cosa
comunemente chiamata “vita”.
Strano, vero?
Mio padre
era in prigione, mia madre era morta, e Blaise non
c’era più, non nel senso che aveva fatto la stessa fine di mia madre, anche se
per quanto ne sapevamo poteva essere anche così, ma nel senso che nessuno
sapeva che fime avesse fatto. Neppure io.
È accaduto circa un mese dopo la caduta di Vold…
ehm, voi sapete
chi.
Caduta nel vero senso della parola.
Lui ed Harry stavano combattendo sopra un
burrone, ed il mio grifondoro preferito l’ha buttato
giù dalla scopa.
Un po’
ridicolo a dirla tutta, ma che vi devo dire… così è la vita infondo, no?
Bè, comunque sia dopo quell’episodio ho invitato il mio amico a
stare un po’ di tempo al Malfoy Manor,
dopotutto ero solo.
Ed una
mattina mi sono risvegliato che lui non c’era più.
Al suo
posto, sul letto, un biglietto con scritto
“Arrivederci (e grazie)”.
Manco fossimo in un supermercato.
E
nonostante tutto, non soffrivo.
Non mi sono disperato, non ho pianto.
Non ho
gridato il suo nome dal tetto della mia casa come spesso fanno in quei vecchi
cartoni animati Giapponesi.
Nulla di
tutto questo.
L’ho
semplicemente mandato a quel paese, a bassa voce; e mi sono rimesso a guardare
la Tv. Come se nulla fosse.
Probabilmente
le cose sarebbero potute migliorare per me,
probabilmente avrei potuto andare ugualmente avanti, avrei DOVUTO andare
avanti, ma non lo feci.
Mi
rinchiusi in me stesso, smisi di parlare con tutti, compreso Harry Potter, e cominciai a
sentire il vuoto intorno a me.
E poi più
nulla.
Nessun
pensiero, nessuna emozione. Tranne l’agitazione che si impossessava di me quando c’era Harry
nei paraggi; probabilmente l’unico che avrebbe potuto salvarmi da questa
apatia.
Ma dentro
di me sapevo che non l’avrebbe mai fatto.
Che
motivo avrebbe avuto, dopotutto, per aiutare una delle persone che più odiava
al mondo?
A parte il
suo stramaledettissimo (e pieno di fascino) complesso del supereroe, nulla lo
avrebbe spinto a tendermi una mano.
Almeno così
credevo.
E così
trascorsero giorni, settimane, mesi, senza che il mondo circostante mi toccasse
minimamente, ed anzi più il tempo passava e più diventavo totalmente
insofferente a qualunque stimolo esterno, tanto da detestare chiunque mi rivolgesse la parola, anche solo per dirmi buongiorno.
E così, alla fine, presi la mia
decisione.
Era un
venerdì sera quando mi ritrovai, non so nemmeno io
come, in cima ad una delle torri più alte del castello.
I miei
compagni di casa, così come tutta la scuola, erano in sala grande
a festeggiare Halloween, così nessuno si accorse
della mia assenza.
Credo di
aver avuto l’impressione che qualcuno mi stesse seguendo, ma non potrei esserne
totalmente sicuro.
So solo che
da lì sopra l’idea della morte mi sembrò terribilmente affascinate.
Dolce.
Avrei
potuto finalmente riposare, per sempre…
Dopotutto,
cosa avevo da perdere?
Niente…
“Mi mancheranno i tuoi occhi verdi, Harry…” bisbigliai prima di avvicinarmi, con una lentezza estenuante, alla
finestra.
La aprii
delicatamente, tentando di non fare alcun rumore, nonostante sapessi che
nessuno avrebbe potuto sentirmi, come se temessi di spezzare qualcosa.
Mi fermai a
fissare le stelle che brillavano numerose nel cielo notturno, mentre la luna mi illuminava il viso con i suoi candidi raggi, e per la
prima volta dopo mesi mi ritrovai a pensare quanto tutto ciò fosse
meraviglioso.
Forse avrei
dovuto fare ancora un altro tentativo…
Forse…
Ma fu solo
un attimo di esitazione, nulla di più.
Sempre in
religioso silenzio, spalancai completamente la finestra e salii sul davanzale.
Ero ancora
lì, in ginocchio, quando una voce alle mie spalle attirò la mia attenzione.
“Vuoi davvero farlo, Draco?”.
“No… non può essere…” balbettai mentre i miei occhi si
specchiavano in quelli dell’unica persona che avessi mai amato veramente
“Cosa ci
fai qui, Potter?”
“La stessa domanda che potrei fare
io a te. Ma credo di aver capito il motivo per cui sei
salito fin qui. Ma vuoi davvero farlo?”
“Mi sembra ovvio, altrimenti non
avrei nemmeno perso tempo ad arrampicarmi sulla finestra.”
“Cosa credi
di dimostrare?”
Ci fu un
attimo di silenzio.
“Assolutamente nulla Potter. Voglio solo farla finita… sono stufo, stufo marcio…
per cui lasciami in pace. Non sono affari che ti
riguardano in fondo, o sbaglio?”
La mia
vista si appannò a causa delle lacrime. Quanto devo
essergli sembrato stupido…
Ma contro
ogni mia aspettativa non mi prese in giro, ne rise di
me.
Si avvicinò
piano, tremando leggermente, mino ad essere a un passo
da me.
“Hai ragione non sono affari che mi
riguardano. Ma ti prego non farlo…” disse a voce talmente bassa che a
malapena riuscii ad udirlo. Le sue parole mi stupirono moltissimo, oltre a
farmi sentire stranamente felice (sensazione che oramai credevo di aver
dimenticato), ma in quel momento non ero in condizioni di dimostrarglielo.
“E chi sei
tu per dirmi cosa devo fare?”
Mi guardò
con apprensione sempre maggiore
“Nemmeno tu lo vuoi, altrimenti ti
saresti già gettato, non credi?”
Aveva
ragione… ma io non ce la facevo più e quella… mi era sembrata l’unica
soluzione. Che stupido…
“Cosa ne
sai tu di ciò che voglio?”
“Non posso saperlo con certezza… ma
in fondo non sei un ragazzo come me? Io credo che i nostri desideri siano più o
meno gli stessi. Vivere, essere felici… E tu puoi
ancora riuscirci, non è troppo tardi. Non è mai troppo tardi.”
“Non è vero, per
me lo è!”
“NO!!!”
Mi sporsi ancora un po’ dalla finestra
“E questo è
l’unico modo.”
conclusi
“Almeno provaci… fai un ultimo tentativo!”
“E come?
Non c’è nessuno che possa aiutarmi! Nessuno! Ed io non
ce la faccio da solo…”
Mi fissò a
lungo. Avrei giurato che i suoi occhi fossero diventati più lucidi…
“Posso aiutarti io, se me ne darai
la possibilità.”
“Tu? E
perché mai? È inutile fingere con me… so benissimo che non te ne importa
niente. E forse staresti meglio se io morissi…”
“NON È VERO! IO NON
RIUSCIREI PIÙ A VIVERE SE TU MORISSI!!!”
Si portò
una mano alla bocca, come se si fosse lasciato sfuggire qualcosa che mai avrebbe
dovuto dire.
“Cos’hai detto?” Chiesi con un filo di voce
“S-senti Draco… io…”
Ma non
fece in tempo a finire la frase che io persi l’equilibrio.
Lo vidi
scattare in avanti, ma non fu necessario. Riuscii ad aggrapparmi al cornicione
della finestra prima che Harry mi raggiungesse.
Cominciai a
piangere più forte per la paura, ed ebbi l’impressione che anche Harry tremasse più forte. Mi porse
una mano, sussurrando
“Ti prego…”
Esitai un
attimo, prima di afferrarla.
Lui si
avvicinò fino a sfiorarmi, poi mi cinse la vita con un braccio, e mi aiutò a
scendere.
Passammo la
serata lì.
Io, stretto
nel sua abbraccio, mi sfogai finalmente, mentre lui mi
accarezzava dolcemente i capelli sussurrandomi, di tanto in tanto, frasi del
tipo “Ora non devi più avere paura… ci
sono io con te.”
La sua
presenza, il suo appoggio, mi diedero un incredibile
coraggio.
Ma non
glielo dissi quella sera.
Più avanti
ci chiarimmo, e lui mi confessò che non si trovava lì per caso. La verità era
che da un po’ di tempo non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso, da quando
era sparito Blaise, per la precisione, perché temeva
che io facessi qualcosa di stupido. Ed aveva ragione.
Scoprimmo
anche che il mio amico si era trasferito in un altro stato per stare con una
ragazza conosciuta durante le vacanze. Me lo disse con una lettera nella quale mi invitava al suo matrimonio. Ovviamente mi sentii talmente
infuriato con lui che non ci andai, e devo dire che
non me ne sono pentito, anche se in seguito abbiamo fatto pace e siamo tornati
ad essere gli ottimi amici di un tempo.
Ma se
riuscii a risollevarmi dal baratro in cui ero caduto, fu solamente grazie ad Harry, che con la sua dolcezza
ed il suo altruismo riuscì pian piano a restituirmi la voglia di vivere. Non parlammo
più di ciò che accadde ad Halloween
né della sua involontaria confessione finché non fummo entrambi pronti. In realtà
credo che Harry lo fosse da
tempo, ma preferisse che anch’io mi sentissi abbastanza sicuro per farlo.
Passò un
anno da quella famosa serata in cui lui mi salvò prima che riuscissimo ad
affrontare i nostri sentimenti. Nel frattempo mi aveva aiutato a conoscere
meglio i suoi amici, e mi resi conto che non erano poi
così male.
E chi più
chi meno, tutti avevano capito che era ben più di una semplice amicizia quella
che ci legava.
Così il
successivo Halloween fecero in modo di non romperci
le scatole, e noi riuscimmo a parlare.
Non che ce ne fosse bisogno, perché in cuor nostro sapevamo ciò che
sarebbe successo.
E fu così
che senza nemmeno rendercene conto, ci ritrovammo legati nel bacio più
passionale che io avessi mai dato fino a quel momento.
Scoprii
anche che Harry aveva paura che io mi fossi legato
tanto a lui solo perché quella sera mi aveva aiutato. Non aveva capito che mi
ero lasciato aiutare da lui perché lo amavo.
Ci mettemmo
parecchio prima di approfondire ulteriormente la nostra relazione. Un po’ perché non volevamo bruciare le tappe, un po’ perché ad
entrambi andava benissimo così.
Passavamo
ore e ore a parlare di noi, del nostro futuro. E fu
quello a darmi la forza di andare avanti.
Ovviamente
abbiamo anche avuto i nostri periodi di crisi e le nostre discussioni, ma tutto
questo non ha mai intaccato il nostro rapporto, anzi, lo ha rafforzato, se
possibile.
Senza contare
la decisa opposizione di mio padre, che quando scoprì che stavamo insieme fece
di tutto per ostacolarci. Senza successo, è logico.
Per quanto riguarda gli zii di Harry, quando gli
chiesi di andare ad abitare assieme furono talmente felici di levarselo dalle
palle che quasi non fecero caso al fatto che io fossi un ragazzo.
“Tanto lo sapevo che eri un anormale” borbottò semplicemente Vernon, che io gli avrei spaccato la faccia se Harry (sempre con i suoi complessi del bravo bambino) non mi
avesse fermato. Ed ancora oggi non riesco a capirne il
motivo.
All’inizio
fu difficile, entrambi avevamo le nostre piccole manie ed i nostri vizi assurdi
che spesso ci portarono a litigare, anche se alla fine ci chiarivamo subito, o
semplicemente gusti diversi e difficilmente assimilabili (non capirò mai come Harry possa apprezzare tanto quell’accozzaglia di rumori
chiamata rap e criticare tanto la musica classica…), ma
alla fine trovammo un nostro equilibrio e capimmo che saremmo potuti essere
felici solo insieme, perché insieme ci completiamo e rafforziamo.
Ed io
credo che nulla potrà mai dividerci, ne spezzare quel legame così meraviglioso
che si è ceato tra i nostri cuori.
Perché Harry è, ed è sempre stato, il mio solo amore e la mia
unica salvezza.