CAPITOLO 4:
AERIN
Il vento soffiava con violenza, portando con se` i lamenti sinistri, che
scuotevano gli alberi della Foresta Maledetta e insinuandosi fin dentro la sua
dimora.
O meglio, una delle sue tante dimore, poiche` egli, come l'ombra, non risiede
in un solo luogo, ma prospera dove i raggi dell'odiata Luna non riescono a
giungere.
La cripta, delineata rozzamente nella pietra, era nascosta all'altrui vista da
una cortina di edera scura, che scendeva in un unico groviglio dal fianco della
parete rocciosa, talmente fitto da non consentire il passaggio di luce, al di
fuori dei sottili raggi bianchi che si perdevano sul nudo pavimento di roccia,
disegnando un'intricata ragnatela.
Il vampiro Sentheer sedeva su un'ampia sporgenza rocciosa, perfettamente
levigata, con il volto diafano pigramente appoggiato alla palma aperta e
rifletteva, ponendosi infiniti interrogativi ma senza ottenere risposta alcuna,
l'orecchio teso, pronto a captare ogni cambiamento.
Poso` le iridi gialle sull'esserino esanime, che giaceva privo di sensi in una
nicchia naturale nella parete di fronte a lui, a tratti ricoperta di muschio verde
scuro.
Come poteva una creatura per sua natura buona e pura essere scaraventata nella
terra delle Notti, come un qualunque demone rinnegato?
E quei due, come avevano potuto varcare il confine tra i due mondi senza essere
maledetti?
"Sconsiderati" sibilo` tra i denti. "Non sanno che cosa hanno
smosso con il loro gesto insensato. Pagheremo tutti la loro avventatezza."
Erano ormai molte ore che rimuginava sulle parole di Reapture, quando,
improvvisamente, un debole baluginio attiro` la sua attenzione.
La creaturina stava riprendendo i sensi ed iniziava a muoversi
impercettibilmente, mentre le piccole ali impalpabili crescevano di volume,
come fiamma viva accresciuta dall'aggiunta di nuova legna.
Presto da sotto le palpebre fecero capolino due occhietti completamente rossi,
senza distinzione tra la pupilla e il globo oculare, che si mossero rapidi in
tutte le direzioni, frugando la caverna ed individuandone quasi immediatamente
il silenzioso abitante.
Aerin, cosi` quella creatura di fuoco veniva chiamata nelle terre al di la`
dell'Albero, incrociato lo sguardo con l'immortale, si stacco` rapida dalla
superficie di pietra sbattendo veloce le ali e, spargendo scintille vermiglie
tutt'intorno, si diresse verso la cortina di edera, determinata a fuggire da
quell'essere il piu` velocemente possibile.
Percepiva infatti la sua malvagita`, poiche` nessuno nel luogo in cui era nata,
possedeva un'aura del genere, eppure non riusci` a sfuggirgli.
"Io non lo farei."
La voce bassa del vampiro riecheggio` nell'antro, mescolandosi al sibilo acuto
del vento.
"Percepisci il mio potere?" mormoro` Sentheer, mentre la fata annuiva
spaventata. "E allora sarai in grado di percepire la malvagita` di questo
mondo." Di nuovo Aerin annui`.
"Quindi converrai con me che la situazione la` fuori non e` delle
migliori, per te almeno. Al momento questo e` il luogo piu` sicuro che puoi
trovare, poiche` nessuno oserebbe avvicinarvisi."
Lo spiritello di fuoco sembro` soppesare la situazione ed infine convincersi.
Ritorno` alla nicchia e vi si inginocchio`, senza comunque abbassare la
guardia.
Forse, penso` il vampiro, quella creatura avrebbe saputo rispondere ad alcuni
dei suoi interrogativi, o almeno aiutarlo a giungere alla soluzione di essi.
"Hai idea del perche` ti trovi qui?" inizio` quindi Sentheer,
accavallando le gambe.
Aerin fece un cenno di diniego con il capo, spargendo di nuovo scintille.
"Hai commesso qualche peccato?"
La fata nego` con piu` forza, quasi a sottolineare l'impossibilita` di quel
fatto.
"Questo sovverte l'ordine naturale delle cose" continuo` l'immortale,
pensando ad alta voce. "A meno che..." sussurro` improvvisamente,
alzandosi senza smettere di osservare lo spiritello.
"Uno scambio..." mormoro` sconvolto.
Le piccole ali trasparenti sbattevano ritmicamente, catturando la luce della
stella perenne, che illuminava quella meta` del cielo dall'alba dei tempi,
colorandosi di mille sfumature. Una piccola fatina si affaccendava nel suo
fiore, scuotendo la chioma dorata e pavoneggiandosi di fronte al suo strano, ma
comunque gradito, spettatore.
Naia, accucciata sull'erba verde, a tratti bruciacchiata dal sole, osservava la
scena con tanto d'occhi, sgranandoli ogni qual volta le sottili membrane si
tingevano di un nuovo colore.
"Resterai li` ancora per molto?" domando` Kahar, con una nota
annoiata nella voce.
La giovane ragazza elfo distolse lo sguardo di malavoglia, posando le iridi
azzurrine sul demone.
"Qual e` il tuo problema?" disse, guardandolo in tralice. "Ti
trovi in un mondo meravigliosamente bello e soprattutto nuovo e il meglio che
hai da dire e`
"Si, devo ammettere che questa Terra dei Giorni non e` niente male. Ti fa
spalancare gli occhi" le rispose il demone, senza staccarsi dal tronco del
gigantesco albero, che collegava i due mondi. "Solo che l'entusiasmo e`
svanito quando i miei occhi 'spalancati' hanno preso a lacrimare per colpa di
tutta questa maledetta luce."
Naia sbuffo`, a meta` tra il divertito e lo scocciato.
Sempre il solito, penso`, tornando a prestare interesse alla fata del fiore,
che per tutto il tempo aveva atteso stizzita di ritornare al centro
dell'attenzione dell'elfo.
Il demone non si sentiva a suo agio in quel luogo, e non era solo per il Sole.
Dal momento in cui avevano messo piede nella Terra dei Giorni aveva percepito
un cambiamento, un lento mutare dell'ambiente circostante, a cominciare dalla
direzione del vento.
Sino a poco prima esso proveniva dal mare, spargendo l'inconfondibile odore di
salsedine sulla prateria; invece ora non soffiava da una direzione precisa, ma
da ogni luogo, e lui, che sfruttava il respiro del cielo con il suo potere,
poteva percepire la natura insolita di quel fenomeno.
Da qui la sua inquietudine.
Normalmente la cosa non lo avrebbe toccato minimamente, ma quello non era il
suo ambiente naturale, quindi, non sapendo cosa aspettarsi, mosse passi decisi
verso l'elfo, convincendola ad incamminarsi.
"Questo luogo mi e` venuto a noia" azzardo`, pensando bene di tenere
per se` i propri pensieri, per non intaccare l'entusiasmo di Naia.
La fanciulla elfo si alzo` sbuffando, dirigendosi a grandi falcate verso il
villaggio che sorgeva oltre i campi di grano.
"All'ombra!" esclamo` Kahar, costringendo Naia a deviare, dirigendosi
verso il boschetto.
Una folata di vento improvvisa, pero`, la respinse violentemente, mandandola a
sbattere contro il petto di Kahar, che era rimasto con i piedi ben piantati sul
terreno.
"Questo luogo non fa per voi" tuono` una voce innaturale dal folto
degli alberi. "Andatevene!"
"Non si puo` certo definire un buon inizio" sussurro` il demone,
scrutando guardingo i cespugli.
Continua...