Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: FairySweet    09/08/2015    3 recensioni
Non era quello suo padre, non era da quell'uomo che aveva imparato il rispetto, l'onore, l'amore per la guerra. Indossava l'uniforme per proteggere se stessa ma le parole di suo padre avevano lo strano potere di oltrepassare quella barriera così, tutto quello che provava, tutte le incertezze, le debolezze, le paure, tutto era lì, alla luce del sole, perfino quell'amore sofferto che aveva lasciato cicatrici immense nel suo giovane cuore ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                       Non ho bisogno di Te




“Perché sei ancora qui?” non rispose, non si mosse nemmeno, era lì, seduta sul bordo della fontana con i gomiti dolcemente abbandonati sulle gambe, le mani leggere nel vuoto e quei capelli meravigliosi che troppe volte aveva sognato di accarezzare “Non hai sentito tuo padre?” di nuovo silenzio, di nuovo quel dannato silenzio che gli massacrava l'anima “Oscar …” le sfiorò una spalla ma ritrasse la mano di colpo perché quel tremito leggero scottava più del fuoco vivo, fece un bel respiro cercando di ricacciare indietro la voglia folle di abbracciarla “ … mi dispiace, credimi mi dispiace davvero ma non puoi continuare così. Non puoi chiuderti nel silenzio” “Non sono arrabbiata con te” socchiuse gli occhi cercando di capire se quelle parole fossero solo semplici parole o custodissero in realtà qualcosa di più.
D'improvviso quegli occhi magnetici si fusero ai suoi, i capelli appiccicati al volto, fradici di pioggia che disegnavano sulla sua pelle tenere spirali, scendevano sul collo, sulle spalle dove la camicia chiara ormai piena d'acqua aderiva ad ogni sua curva.
Già, perché in casa quella fasce maledette non le portava, era libera di muoversi come la natura l'aveva creata, bella come una perla, rara come quei diamanti preziosi che vengono tenuti al sicuro da sguardi indiscreti “Non sono arrabbiata” ma tutto di lei tradiva la realtà delle parole, era arrabbiata, era arrabbiata con lui, con la sua stupida incapacità di restarle accanto senza oltrepassare quel limite, un limite imposto da suo padre e che ora sembrava non esistere più.
Fece un bel respiro alzandosi, gli occhi persi nei suoi, le braccia abbandonate lungo i fianchi “Buona serata” sussurrò oltrepassandolo ma la reazione del suo corpo fu immediata, strinse le dita attorno al suo polso costringendola ad indietreggiare di nuovo “Aspetta” sussurrò “Ti prego Oscar aspetta un secondo. Dobbiamo parlare, devo parlare con te, devo chiederti scusa perché non … non riesco più nemmeno a chiudere gli occhi senza vedere quello stupido attimo di debolezza che ti ha fatto del male” “Non mi hai fatto alcun male” i suoi occhi diventarono più freddi, distaccati e pieni d'odio “Lasciami andare” la sentiva tremare, i muscoli tesi, quell'indecisione nelle parole che tradiva una sicurezza troppo a lungo sostenuta.
Le dita allentarono la loro presa, il suo polso scivolò via dalla mano lasciando di nuovo l'aria gelida “Te l'ho già detto Andrè, non ho più bisogno di te” un ultimo sguardo, più freddo degli altri, pieno di insicurezza e colorato da quella lacrima che tentava con tutte le forze di nascondere e poi solo l'immagine di una ragazza sfinita che se ne andava, si allontanava da lui lasciandolo solo a sussurrare alla pioggia “Sono io che ho bisogno di te” ma che risposta poteva ottenere dal cielo? Sorrise appena passandosi una mano in viso, sentiva acqua sotto le dita, gocce che scivolavano veloci sulla pelle mentre il cuore urlava nel petto.
Come mai lei non lo capiva? Era forse cieca? Perché un uomo distrutto dal dolore era la cosa più chiara da vedere, l'unica immagine che in quei giorni le passava davanti agli occhi, eppure, nonostante tutto, continuava ad ignorarlo, a respingere colpo dopo colpo i suoi deboli attimi di tenerezza.
Come una guerra, come se in realtà ci fosse un nemico armato davanti a lei e non un amico.
Si rifugiava dietro ad un muro di ghiaccio senza capire che quei blandi tentativi erano in realtà l'unico modo che aveva di chiedere perdono.


 
  
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