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Autore: Egle    28/02/2005    16 recensioni
Voldemort è stato sconfitto, ma Harry si sente vuoto e privo di aspirazioni per il futuro. Una strana chiacchierata con Luna però riesce a farlo sentire meglio...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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On the edge

On the edge

 

 

Dedicata a Harry, o Oryenh o comunque voglia chiamarsi ^_^

 

 

Il canto monotono delle cicale aleggiava nel cielo notturno, intervallato solo in qualche istante dal grido acuto di un gufo. Il caldo era sceso come un manto a intorpidire i sensi e l’umidità era talmente opprimente da far appiccicare i vestiti addosso. Ma a lui andava bene così. Il caldo intenso soffocava i pensieri, rendendoli meno reali, meno dolorosi, annebbiava la mente, confondendo le percezioni.

Il suo sguardo si spostò lentamente dalle cime degli alberi, ricoperte di foglie, alla superficie del lago per cercare di scorgere i lievi movimenti della creatura che dormiva sul fondo, ma anche Pivvy, come la chiamava talvolta Ginny, animata dal suo cattivo gusto in fatto di nomi, sembrava riposare tranquillamente alla luce tremula delle stelle.

Si sedette più comodamente, abbracciandosi le ginocchia e intrecciando le dita delle mani. Non aveva voglia di tornare nel dormitorio, non voleva ascoltare le chiacchiere di Seamus, Dean e Neville e soprattutto non voleva sopportare le loro occhiate, che pensavano risultassero poco captabili. Sapeva che erano preoccupati per lui, sapeva che sbagliava a tagliare tutti fuori da quello che provava in quel periodo, ma non poteva farci niente. Si era sforzato di parlare, ma…aveva vissuto tutto troppo…troppo intensamente per poterne discutere liberamente. Desiderava soltanto chiudere per un po’ di tempo nel dimenticatoio e dedicarsi al Quiddicth a progettare le vacanze estive e perché no? Anche allo studio.

Sentì dei passi salire le scale, non poteva essere Ron, dato che la sua camminata assomigliava più a quella di un T-rex che a quella di una persona normale. Si era già chiarito con Ron, nel loro personalissimo linguaggio privo di parole. Tra loro bastava un’occhiata, una mano rassicurante sulla spalla. Non c’era bisogno di dire altro, il suo amico aveva capito che quando sarebbe stato pronto gli avrebbe raccontato ogni cosa.

E non era nemmeno Hermione dato che la gamba le dava ancora dei problemi ed era costretta a camminare più lentamente, spostando il peso del corpo sulla gamba sana. Senza contare che non sarebbe riuscita ad avventurarsi fino alla cima della torre, senza aiuto. Per un paio d’ore avevano temuto per la sua vita, o almeno così gli aveva raccontato Ron. Era quasi un miracolo che si fosse ripresa. Harry non l’aveva vista che una settimana dopo, al San Mungo, quando su una sedia a rotelle si era spinta nella sua camera. Si era avvicinata al suo letto e gli aveva stretto una mano, cominciando a piangere. Erano rimasti così per un po’, in silenzio, ascoltando il ritmico tic tac dell’orologio, finché Ron era entrato nella stanza portando una torta alle mele che aveva preparato mamma Weasley. Non c’erano state domande, non c’erano state rievocazioni di momenti dolorosi, ma solo loro tre, come era sempre stato.

I passi continuavano ad avvicinarsi con una cadenza regolare, ma Harry non aveva voglia di girarsi per scoprire chi alla fine aveva trovato il suo nascondiglio.

Non poteva essere neppure uno dei professori a salire. La McGonagall indossava scarpe con il tacco, mentre Snape serpeggiava per i corridoi della scuola più che camminare. Per un attimo Harry valutò l’idea che potesse essere Ginny, ma la scartò quasi immediatamente. Se voleva parlargli Ginny sarebbe corsa su dalle scale, sembrava che ultimamente Ginny corresse solo, forse per sfuggire anche lei dai suoi pensieri e dai ricordi di quei giorni difficili. O forse perché era sempre in ritardo.

Sentì i passi interrompersi per un istante, quando la persona a cui appartenevano probabilmente aveva raggiunto la soglia e poi riprendere a camminare fino a fermarsi di fianco a lui.

“Da piccola credevo che la Luna piena fosse una galletta di riso, che qualcuno aveva rivoltato come una frittella e l’aveva fatta finire lassù” disse una voce femminile.

Harry sollevò lo sguardo verso il globo perlaceo, incastonato nel manto scuro, senza guardare la nuova venuta. Se non avesse già riconosciuto il suo profumo di fiori di campo o la sua voce, Harry non poteva sbagliarsi sull’identità della ragazza, sentendo le sue parole.

“Come hai fatto a trovarmi?” chiese, riabbassando gli occhi sul lago. La superficie s’increspò leggermente in un punto e poi tornò perfettamente piatta.

Luna si accomodò accanto a lui, sistemandosi distrattamente la gonna.

“Sapevo dove trovarti. Vieni sempre qui, fin dalla morte di Sirius Black” rispose la Corvonero assorta.

“Forse vengo qui per stare da solo, non ti è mai venuto in mente?” replicò Harry senza pensare, per poi mordersi nervosamente il labbro inferiore. “Scusa” mormorò, pentito della cattiveria con cui aveva detto la frase di poco prima. “Non so cosa mi sia preso…scusami” borbottò, lanciandole una rapida occhiata.

“Non importa” rispose pacata Luna, puntellandosi con le mani e distendendo le gambe di fronte a sé. “Almeno hai avuto una reazione. Sono giorni che sembri…morto. Ti trascini per la scuola, assente. Parli con gli altri, ma non lo fai sul serio…lo fai in modo meccanico, senza ascoltare quello che gli altri ti dicono.”

Harry aprì la bocca per ribattere, ma tutto quello che gli uscì fu un risolino. Si passò una mano sulla faccia, rilasciando piano il fiato.

“Forse hai ragione” ammise in tono più leggero. Luna aveva un modo di fare particolare, che riusciva a spiazzarlo. Sembrava che notasse ogni più piccolo particolare, anche se pareva sempre persa in un modo tutto suo. Ma la verità era che Luna leggeva cose non scritte, vedeva cose che nessun altro vedeva, captava pensieri ed emozioni appena abbozzate.

“Il fatto è che…” iniziò Harry, voltandosi verso di lei. Doveva torcere di poco il busto per poterla guardare in faccia, dato che aveva arcuato indietro la schiena e aveva il viso rivolto verso il cielo. Il lunghi capelli biondi in quella posizione sfioravano il pavimento.

“Qual è il fatto?” chiese la ragazza, abbassando lo sguardo e fissandolo intensamente. Solo in quel momento Harry si accorse che era rimasto a osservarla senza portare a termine la frase.

Scrollò la testa, inumidendosi le labbra con la punta della lingua.

“Il fatto è…” sussurrò, passandosi una mano tra i capelli “che…che…”

Harry si zittì, riportando nuovamente la sua attenzione su un punto indistinto dell’orizzonte.

“Direi che questo fatto è…veramente complesso” rispose Luna, chinandosi in avanti in modo da poter guardare Harry in viso.

Harry rise di nuovo, appoggiando la fronte sui palmi delle mani.

“Il fatto è che…ora che cosa faccio? Ho sconfitto Voldemort, l’ho ucciso. Questo era lo scopo della mia vita, questo era quello che tutti si aspettavano da me e l’ho fatto, ma ora…non so più cosa fare, non so più…” disse atono “Per tutta la vita mi sono mancati dei punti fermi. I miei genitori che sono stati uccisi e poi Sirius…e Dumbledore, la mia fiducia in lui ha vacillato molte volte, soprattutto dopo la morte di Sirius, tanto da non riuscire più a considerarlo…beh come lo consideravo prima. E alla fine l’unica certezza mi sembrava Voldemort. Sapevo che dovevo combatterlo e sconfiggerlo, sapevo che era lui il mio nemico e ora che non c’è più, io mi sento vuoto”. Quando tacque, Harry sentiva che il peso che gli aveva schiacciato il torace fino a quel momento era come diminuito. Esprimere a voce quello che provava, aveva fatto apparire i suoi sentimenti più concreti, ma allo stesso tempo più…governabili.

Abbassò il capo e vide la mano di Luna tesa verso di lui con il palmo rivolto verso l’alto.

“vieni” gli disse solo, alzandosi in piedi. Harry la seguì, stringendo la sua mano minuta nella sua. Si lasciò condurre dalla ragazza fino alla ringhiera, mentre accarezzava piano il dorso della mano di Luna con il pollice.

“Qui siamo dove vive la maggior parte della gente” gli disse la Corvonero, indicandogli il pavimento e allargando leggermente le braccia, senza lasciar andare la sua mano. “ma tu” continuò puntandogli addosso l’indice. Sciolse la mano dalla sua stretta e si aggrappò al parapetto, sedendosi sopra e gettando le gambe dall’altra parte. Il cortile si estendeva, immerso nelle tenebre, parecchie decine di metri sotto di loro.

“Che stai facendo?” balbettò Harry, sgranando gli occhi.

“Sto vivendo la tua vita. Vedi? Tu hai vissuto qui…sempre in bilico. E a volte eri così impegnato a guardare nell’abisso da non accorgerti di quello che stava accadendo qui…” disse, accennando l’interno della terrazza “dove stanno i comuni mortali. Ora devi solo…dare un’ultima occhiata di addio all’abisso, che si sta richiudendo, e poi…tornare da noi, sulla terrazza”

Harry rifletté per qualche secondo sulle parole della ragazza. Malgrado la metafora strampalata che aveva usato, avevano un senso, anzi avevano molto senso.

“Vieni qui! Forza” lo incoraggiò Luna, spostandosi leggermente di lato, per fargli spazio.

Harry aggrottò le sopracciglia. “Io non credo che sia una buona idea” rispose, avvicinandosi. Aveva paura che la ragazza potesse perdere l’equilibrio e potesse precipitare di sotto. “è meglio se scendi”

Luna scrollò le spalle. “E’ la tua vita. Tu hai vissuto così fino ad ora… non credo che possa succedermi qualcosa di brutto se sono te per cinque minuti” rispose semplicemente.

Harry si avvicinò ancora, afferrandole delicatamente un braccio. “Sì, ma non voglio che tu cada. Ho capito quello che intendevi dire…perciò scendi, dai”

Luna scoppiò a ridere, dondolando piano le gambe. “Non ho intenzione di cadere, non temere. Morire spiaccicata nel cortile della scuola non è la mia massima aspirazione nella vita” replicò, senza smettere di osservarlo. Harry si accorse in quel momento di non sapere affatto quale fossero le aspirazioni di Luna, quali fossero i suoi sogni per l’avvenire. Non conosceva affatto quella ragazza. Lei gli era stata accanto in molte situazioni difficili, tra cui l’ultima battaglia al castello di Lord Voldemort, lei aveva fatto parte dell’DA, lei era a conoscenza della profezia, dei suoi incubi, ma lui sapeva ben poco di lei.

“Q-quali sono le tue aspirazioni, Luna?” chiese, appoggiandosi con il torace contro al parapetto, senza mollare la presa gentile sul braccio di lei.

Luna scrollò le spalle, voltandosi verso il lago. Una nuvola oscurò per qualche istante la luna, prima di restituire al manto notturno la sua luce lattiginosa.

“Essere felice, probabilmente. Aiutare mio padre con il Cavillo…comportarmi nel modo che mi sembra più giusto. E tu…” continuò, girandosi verso di lui. Harry si rese conto solo in quel momento che i loro visi erano molto vicini, così vicini da poter percepire il suo profumo di fiori di campo. Era un profumo leggero e fragrante. Vide una mano di Luna tendersi verso di lui e le sue dita scostargli gentilmente qualche ciocca di capelli dalla fronte. “Che cosa vuoi fare adesso, Harry?”

“Quello che voglio fare” rispose lui, circondandole la vita con un braccio e tirandola verso di lui “E’ farti scendere da lì. Non voglio vederti precipitare al suolo” disse, sollevandola con facilità tra le braccia e riportandola al sicuro sulla terrazza.

“Ma ti avevo detto che non sarei caduta” si lamentò Luna, dandogli un leggero pugno sul braccio, mentre Harry le faceva posare i piedi per terra. Lei si rigirò piano nel suo abbraccio, sostenendosi contro al suo petto con le mani.

Harry abbassò lo sguardo sul suo viso, fissando le sue iridi chiare, mentre allentava la presa delle sue mani sulla sua vita.

“Vedi?” gli disse lei, indicando con un cenno del capo la ringhiera “Non c’è più lassù, Harry. Ora sei qui…”

“Sì, sono qui” bisbigliò con un filo di voce, chinandosi di poco verso di lei. Vedeva le sue labbra dischiuse e leggermente umide. Harry si chiese se la ragazza usasse un lucidalabbra.

“Puoi farlo se vuoi” sussurrò Luna, alzandosi sulle punte dei piedi e facendo scorrere le mani sulle sue braccia fino a raggiungere le spalle.

Harry chiuse gli occhi e la baciò, solo lievemente. Sentiva la morbidezza della sua pelle sotto i palmi delle mani e la dolcezza del suo profumo. E le sue labbra sottili avevano un buon sapore di mela. Quando si scostò da lei, la fissò per un istante negli occhi, per poi affondare nervosamente i denti nel labbro inferiore.

“I-io…” bofonchiò, indietreggiando di un passo e massaggiandosi la nuca con una mano.

“Perché non vai a dormire? Mi sembri stanco” lo interruppe Luna, cancellando nuovamente la distanza che li separava e accarezzandogli dolcemente i capelli. “Ora sei al sicuro…non dovrai mai più salire su quella ringhiera”

“Ma se…se io avessi paura a restare qui?” balbettò Harry, evitando il suo sguardo. Sentiva le dita di Luna scorrere lentamente tra i suoi capelli.

Luna gli fece sollevare la testa, con due dita, incatenando i suoi occhi con i propri. “Allora vuol dire che sei uno stupido e faresti bene a gettarti oltre il parapetto e sfracellarti al suolo”

Harry spalancò le labbra, emettendo un verso strozzato. Luna aveva indubbiamente il dono raro di spiazzarlo completamente. “Ma dato che io non credo che tu sia uno stupido, farai bene a imparare a vivere di nuovo come una persona normale. E ora va’ a dormire. Vivere come una persona normale è faticoso” concluse, voltandogli le spalle e raggiungendo la porta. Sulla soglia si fermò un istante, tornando a guardarlo in viso.

“Harry, domani puoi baciarmi ancora….se vuoi” mormorò, mentre le sue guance si coloravano di un rosso intenso. Era la prima volta che Harry la vedeva imbarazzata o preda di un po’ di incertezza.

Annuì, vigorosamente, mordendosi il labbro inferiore. “Sì” mormorò, senza sapere che altro aggiungere, ma Luna parve prendere per buona quella risposta e se ne andava silenziosamente così com’era arrivata.

Trascorsero alcuni minuti prima che Harry fosse nuovamente in grado di respirare e muoversi liberamente.

“non è possibile” sospirò. Si lasciò cadere sul pavimento e scoppiò a ridere, coprendosi la faccia con le mani. E rise, continuò a ridere, solo con la luna piena alta nel cielo d’estate.

 

 

***

Solo poche parole..volevo ringraziare tutti coloro che continuano a seguire le mie storie e continuano a commentarle. Questa fanfic è nata per spingere Harry o Oryenh o comunque voglia chiamarsi ^_^ a scrivere una storia for me! Direi che per ora è tutto! A presto

Egle

   
 
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