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Autore: vermissen_stern    10/08/2015    2 recensioni
Sono passati quattro mesi dal matrimonio disastroso in cui Kid Muscle e Kevin Mask hanno quasi dato la vita per poter redimersi da una accusa infamante. Robin Mask a breve diventerà padre per la seconda volta, mentre Warsman ha preso la sua decisione di allenare il cugino di Kevin alle tecniche di famiglia. Ed i ragazzi della Muscle League hanno deciso di prendersi una vacanza dopo la Corona Chojin... il punto è: quanto a lungo potrà durare tutto questo? ed il matrimonio è davvero la cosa giusta da fare?!
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reignite '
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Poteva essere una bella giornata. Poteva per l’appunto, poiché quella di Ataru Muscle era iniziata in un modo piuttosto cupo.

La ricerca di suo fratello era solo un elemento seccante alla sua vera indagine, lo riteneva attualmente un sassolino nella scarpa dato che preoccuparsi di lui era ridicolo… Suguru sapeva ancora badare a se stesso, e seguendole come da programma era giunto fino alla città spazio-portuale del Crocevia.

Aveva già dato una occhiata alla mappa di ubicazione dei vari templi del pianeta, dando retta dunque a quel diacono albino solo in apparenza gioviale, dunque sapeva già fin dove il coraggio di King Muscle sarebbe arrivato con le sempre più folli prove che avrebbero dovuto affrontare. Istruirsi un po’ di più sulla storia di quel pianeta alieno gli aveva fatto più che bene anche ai suoi già stressatissimi nervi, messi in tensione dai suoi doveri di soldato e quelli ancor più temibili dei “doveri” familiari, ed ora aveva la certezza matematica che catturare suo fratello sarebbe stata l’impresa più semplice.

Ma era dove proprio finiva quella certezza che cominciava tutto il suo disagio… e non si trattava di aver toppato nelle indagini di quegli strani carichi di vettovagliamenti all’apparenza innocui. Oh no.

In quel preciso momento il soldato veterano non sapeva se mettersi a ridere di puro nervosismo o essere seriamente preoccupato per come si mostrava la città ai suoi occhi nella sua forma più sofferente.

– Stando alle fonti ufficiali, almeno a quelle che gli inquirenti sono riusciti a raccogliere, pare che i disordini siano avvenuti prima all’interno delle mura – fece uno dei suoi soldati avvicinandosi a lui – pare che alcuni operai kinnikku siano come impazziti… seguiti poi da molti altri usciti fuori da un pub in centro città. Sembra che durante i disordini qualcuno abbia tolto la corrente elettrica a tutto il perimetro di cinta con… beh, lo vede anche lei–

Ataru lo vedeva assai bene dato che stava osservando il modo in cui le massicce porte metalliche dell’entrata sud erano state divaricate da mani munite di artigli affilati e mascelle spaventose, mentre sopra le mura in cemento armato si poteva vedere lo scintillio della rete metallica di protezione ora ritornata a funzionare per esigenze di sopravvivenza.

Attorno a loro le cortigiane stavano riportando all’ordine la situazione coordinando le squadre di operai e quelle di soccorso tutte impegnate a sgombrare le strade dalle macerie e prestare soccorso ai feriti. Poco distante a dove si trovava lui un edificio di quattro piani era in fiamme, ed il vento gli portava alle narici l’odore acre della carne bruciata e di prodotti chimici che i pompieri stavano cercando di attenuare usando gli idranti, e il caos stava faticosamente cedendo il posto all’ordine grazie agli sforzi delle poco premurose soldatesse capaci di sedare un attacco di panico con la parte piatta delle loro katane usandole a mo’ di fruste sugli operai ancora agitati.

– A quanto pare quei minuti di follia non sono passati inosservati al popolo della notte…– mormorò Ataru, continuando ad osservare il via vai di soldati e operai – hanno attaccato appena la condizione è stata loro favorevole, trovando buona parte delle guardie impazzite e molte vittime da abbracciare* o devitalizzare del tutto… mi chiedo tuttavia come tutto questo casino abbia avuto fine–

– Tralasciamo il caso che questa non sarebbe materia di vostra competenza, effendi, direi che l’intervento fortuito di un nostro contingente abbia sventato danni inimmaginabili con solo cinque edifici gravemente danneggiati e dodici dispersi, una ventina di feriti tra lievi e gravi, e cinque decessi accertati –

Ad intromettersi nella discussione tra i due uomini ci pensò la voce boriosa di una donna vestita allo stesso modo delle cortigiane presenti nelle strade dall’asfalto bagnato dagli idranti dei pompieri e dalla finissima pioggia, troppo debole per poter spegnere gli incendi, che scendeva da un cielo grigio e triste. L’unica cosa che la differenziava dalle altre donne era l’alto rango raffigurato da una rosa nera stampata sul petto, identificandola nell’immediato con una di quelle svitate inquisitrici che facevano il bello e il cattivo tempo anche al di fuori del loro pianeta.

La donna aveva la carnagione pallida ed un sorrisetto furbo in linea con gli occhi viola incorniciati da un paio di occhiali da lettura e i capelli neri raccolti in un semplice chignon, mostrandosi ai due maschi presenti come una specie di segretaria dato che non sembrava avere armi con se… se non una semplice penna e cartellina su cui prendere appunti.

– Un quadro abbastanza disastroso per essere così allegra, madame – fece di rimando il soldato veterano con una certa ironia. Non gli piaceva avere attorno quelle donne e non aveva tutti i torti ad essere diffidente – mi auguro solo che ai piani alti non ci siano noie per questo incidente –

– Oh, capisco le vostre preoccupazioni… ma credetemi quando vi dico che non è stato poi tanto grave. Il Crocevia è sempre preda di attacchi che il più delle volte vanno a vuoto grazie ai nostri sistemi di sicurezza – marcati Lancaster tra l’altro– Poteva andare peggio, quindi tranquillizzate i vostri regnanti che le spese di ricostruzione non saranno poi così esigue–

Stando a quel primo colloquio pareva che la Deva non sapesse nulla della missione relativa al contrabbando di sabbia rossa che ancora partiva in sordina da Amazon, e che avesse scambiato il contingente di Ataru per un manipolo di burocrati pronti a bacchettare sulle mani le loro alleate commerciali per la distruzione di un importante snodo produttivo. Per certi versi poteva contare come una cosa positiva dato che, se la Corte avesse ufficialmente saputo delle loro indagini, molto probabilmente avrebbero ficcato il naso esigendo di sapere per filo e per segno ogni minima scoperta dei soldati flessibili. Ma era anche vero che non poteva tacere a lungo i reali motivi per cui si trovava sul pianeta anche perché se lo avessero scoperto sarebbero stati problemi ben più maggiori per lui e per la stessa corona.

Decise dunque di giocarsi la carta di mezzo, e cioè di continuare nelle proprie indagini, magari con l’aiuto delle cortigiane stesse, senza destare troppi sospetti se non una genuina voglia di collaborare con loro.

– Li tranquillizzerò, statene certa… madame…?!–

– Naomi Ende, effendi– aveva già voglia di sbattergli la propria cartellina in testa, oltre che sbattersela in testa a sua volta per il gran nervoso che riusciva comunque a nascondere bene.

– Bene, madame… Qui avete il sergente Ataru Muscle. Al vostro servizio – non propriamente al suo servizio dato che usò un tono un po’ sarcastico verso una donna che pareva soddisfatta da quella sua acida reazione – ma come stavo dicendo, informerò i reali solo quando avrò informazioni specifiche da dare loro. In primo luogo mi piacerebbe sapere che cosa ha scatenato questo attacco dato che sembra molto strano che dei kinnikku impazziscano e decidano di far entrare qui dentro delle creature succhia sangue! –

Come volevasi dimostrare, la sua recita seccata di fronte a quella conversazione dai toni fin troppo vaghi per lui sortì l’effetto desiderato. E il sorriso furbetto della donna andò scemando sempre di più fino a trasformarsi in uno sbuffo seccato nel mentre si risistemava gli occhiali sul naso appuntito.

– Va bene… sappiate questo: non è chiaro come siano scoppiati i disordini, ma sembra che siano iniziati dall’interno ad opera di alcuni forestieri avvistati presso quel pub laggiù – indicò con la penna stilografica un locale ancora fumante da dopo quello che doveva essere stato un brutto incendio doloso che aveva distrutto tutto eccetto i muri esterni – sfortunatamente si sono dileguati nei boschi ma sembrano aver usato una sorta di… alienazione mentale magica per potersi coprire nella fuga ed evitare che le guardie li prendessero. Ma con effetti decisamente indesiderati –

Pareva che la Deva non volesse sbilanciarsi troppo su quanto era accaduto all’interno di quelle fatiscenti mura, come se tutto quell’attacco fosse di natura top-secret, e il fatto che fosse un po’ a disagio a dover sostenere il dialogo con qualcuno di testardo dava ancor di più l’idea, quantomeno ad un soldato abituato a vedere la menzogna sul volto delle persone, che stesse in parte mentendo su come erano andate le cose. Un po’ come lo stesso Ataru del resto.

– E questi forestieri… hanno già un identikit? –

– Ve lo ripeto. Non c’è motivo di preoccuparsi – insistette la donna tornando a sfoggiare brevemente il proprio sorrisino, come se quello bastasse a dissuadere le persone – penseremo noi a tutto. Noi dell’inquisizione siamo abituate ad affrontare simili faccende, ed inoltre…–

Non fece in tempo a completare tutte le sue rassicurazioni che Ataru, con un gesto piuttosto veloce, la prese per l’avambraccio destro trascinandola brevemente via dallo sguardo famelico del soldato che gli era accanto notando fin da subito qual era la sua peculiarità. Un particolare abbastanza seccante, ma che lasciava ben intendere il perché la ragazza avesse intrapreso la via della burocrazia all’interno dell’esercito del suo paese.

– Ma che maniere! – sbottò quella, giustamente risentita – come si permette di…–

– I tuoi trucchetti da succuba possono funzionare con i giovanotti e i vecchi bavosi – le sibilò di rimando il soldato veterano, strappandole una espressione di sorpresa – ma non con me! Quindi evita altri trucchetti ed evitiamo incidenti diplomatici che nessuno vuole –

La reazione irritata ebbe comunque il suo successo, e dopo un lungo ed interminabile minuto di teso silenzio la femmina aliena si liberò con stizza dalla presa del soldato per chiarire finalmente la questione. Se l’avevano mandata da quelle parti era per poter sedare possibili lamentele da parte degli abitanti e dei finanziatori irritati per gli affari andati in malora, riuscendoci appieno con le proprie doti innate, ma quell’uomo rischiava di innervosirla ad oltranza rimembrandole una natura per lei in parte scomoda.

– Per mia fortuna solo un quinto del mio sangue è di natura succube… e se vuole tanto saperlo, ecco cosa hanno ripreso le telecamere di sorveglianza durante i disordini –

Con un tono di voce giustamente seccato l’inquisitrice sfogliò velocemente i fogli presenti nella sua cartellina fino a trovare la fotocopia di un fotogramma alquanto interessante. Una delle tante fotocopie che aveva poi distribuito alle sue truppe, logicamente parlando, e dato che gliene avanzava qualcuna decise di regalarla a quel maschio prepotente.

L’immagine era un po’ sfocata a causa della telecamera un po’ malconcia, ma si poteva vedere bene in volto un uomo e una donna entrare all’interno del locale da cui, misteriosamente, parevano non essere usciti. Non riconobbe il maschio umano, ma la femmina che lo accompagnava gli parve di averla già vista di recente, circa qualche mese fa durante le riprese del matrimonio di mister Mask. L’assistente di Vance MacMadd ben poche volte, durante le sporadiche visite del soldato alla scuola di Ercole, l’aveva vista con una espressione normale in volto, e quasi sempre quando si concentrava verso qualcosa, ma vederla con quell’espressione così dura… quasi crudele, era per lui una preoccupante realtà che non gli piaceva affatto.

– Dallo sguardo che avete, effendi, si direbbe che questa donna voi la conosciate in qualche modo…–

Il sorriso furbetto si era fatto rivedere sul volto della riluttante succube, e per quanto normalmente non apprezzasse la propria discendente demoniaca, non era esattamente bello avere un genitore proveniente dal Pianeta dei Demoni almeno per Naomi con tutte le annesse litigate fatte con una madre a suo dire troppo spregiudicata, doveva ammettere che era sempre piacevole poter sfruttare la propria innata per vedere le menti altrui piegate al suo volere. Sebbene l’uomo che aveva di fronte si stava rivelando tutt’altro che incline che piegarsi a bassi istinti animali… ma magari era solo questione di tempo prima che riuscisse a piegarlo ai suoi desideri e capire se per davvero la famiglia reale del pianeta kinnikku fosse davvero interessata a possibili perdite commerciali oppure, come sospettava, quell’uomo stava cercando altro in mezzo a quell’incidente.

– Mi stai prendendo in giro?! Questa qui era nella Muscle League circa quattro mesi fa! – sbottò il sergente abbastanza seccato oltre che allarmato – era una di voi! Mi vuoi forse far credere che ve ne siete già dimenticate?! Che non troviate un po’ strano che ora si trovi qui sul vostro pianeta?! –  

– Stia attento con le parole… sta parlando di una ex inquisitrice tutto sommato onorevole. E i motivi della sua presenza su Amazon possono essere molteplici–

– Così come molteplici possono essere i suoi affari tutt’altro che limpidi… sentimi bene –sibilò infine Ataru, con tutta l’aria truce che riuscì a tirare fuori con il proprio sguardo – se questa donna è realmente implicata in faccende losche  la corona deve saperlo. È sicuramente implicata nella morte di molti miei connazionali e nella distruzione di attività commerciali. Ed il fatto che in passato abbia fatto parte anche della Muscle League non è una buona pubblicità se si venisse a sapere quello che è successo qui! –

Naomi non poteva certo negare che c’era effettivamente il rischio che il pianeta di quel zelante soldato sorbisse una batosta a livello commerciale se la notizia di questo attacco, comunque  risultato “contenuto”, fosse stata resa pubblica. Se tale notizia fosse trapelata al di fuori di Amazon l’intero pianeta avrebbe risentito di cattiva pubblicità, e francamente parlando l’inquisizione non poteva permettersi una simile umiliazione così come era anche il caso di tener d’occhio i soldatino per evitare che ficcasse troppo il naso in una faccenda molto delicata su cui era meglio non divagare troppo. Le era chiaro che quel tizio sapesse qualcosa che non voleva lasciarsi sfuggire, così come le era chiaro che anche lui non è che si fidasse molto dei servigi delle inquisitrici.

Un sospetto reciproco, strisciante e poco lusinghiero il loro, eppure indispensabile se volevano venire a capo dei loro sospetti senza però essere scoperti. Una collaborazione alquanto pericolosa perché aveva il sapore della menzogna già prima di essere ben gustata nel palato.

Tuttavia Naomi Ende si limitò a deglutire in maniera impercettibile, cercando così di stemperare interminabili minuti di silenzio piuttosto teso nel mentre che cercava di elaborare la situazione, e grazie al cielo la sua personalità calcolatrice non entrò in panne all’idea di poter far infuriare i propri superiori. Se si trattava di una collaborazione per catturare i responsabili di quell’attacco, o presunti responsabili, nulla dire… almeno avrebbe tenuto buono il sergente Muscle fino a quando non avrebbe vuotato il sacco.

Dunque si limitò a sorridergli con astuzia, prima di concordarsi con lui di presentarsi l’indomani alla caserma della città per organizzare le indagini.

 

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Stava passando decisamente un brutto periodo il marchese Lancaster, e logicamente parlando i suoi malesseri non erano legati alla burocrazia legata al suo lavoro di affarista.

Aveva recluso in casa propria la moglie del suo detestabile vicino di casa, sua figlia Emerald era lontana, troppo lontana, dalla sua protezione e da quella di Michael e ora ci si metteva pure la presenza fin troppo spinosa del suo medico di famiglia. Un periodo niente male, insomma.

MacNeil sarà anche stato un vecchietto di novanta anni costretto a stare in una sedia a rotelle, ma si trattava comunque di un individuo ancora forte e tenace per proseguire nel proprio lavoro. Ridicolo? Non tanto, dato che lo aveva inseguito fino in giardino con quella sua maledetta sedia cigolante e infischiandosene dei sentieri sterrati presenti nella tenuta Lancaster con il pretesto di fargli una visita medica.

Una visita medica di quelle delle sue, come quelle che gli faceva quando era bambino, brandendo quella sua terrificante siringona piena di antibiotici con una fredda lucidità degna di un akuma chojin. E per quanto mister Howard sapesse mantenere un certo sangue freddo davanti a qualsiasi pericolo, magari perché condizionato dai traumi giovanili indotti da quel medico maledetto che gli iniettava dolorosamente le sue vaccinazioni, proprio non riusciva a fronteggiare come avrebbe voluto la figura di MacNeil. Così come non riusciva neanche a chiamare la sua security per cacciarlo via, dato che in fin dei conti non lo riteneva necessario, per quanto potesse sembrare un controsenso, e poi chi l’avrebbe sentita sua madre e sua suocera che si lamentavano per il pessimo trattamento subito dal caro dottore?

Ed ora se si ritrovava a riflettere su uno dei rami dei pini che delimitavano uno dei suoi tanti boschetti era a causa di quell’irriducibile vecchietto che lo aveva inseguito in lungo e in largo senza stancarsi mai, ostacolato dunque dall’altezza fornita da quei rami di tutto rispetto.

– Non poi stare appollaiato lassù per sempre, Lancaster…– disse seccamente l’anziano medico, continuando a girare attorno al grande albero come un predatore che bracca la propria preda – prima o poi dovrai scendere! Fare tutte queste storie per una semplice punturina, alla tua età poi, è davvero ridicolo…!–

– Quella non è una innocua siringa! E tu non sei un normale dottore! – sbottò seccato il marchese, raccogliendo una pigna da un ramo vicino a dove si era seduto lui – posso rimanere qui molto più a lungo di quanto tu possa immaginare! I mezzi per costruirmi una fortezza su un albero non mi mancano! –

La sfrontatezza del suo storico paziente lasciò MacNeil inizialmente alquanto perplesso, tanto da ritrovarsi ad inarcare un folto sopracciglio bianco, ma a parte il tono maleducato di Howard fu comunque pronto a reagire prontamente al suo attacco infantile. Lasciò dunque che il suo giovane paziente gli lanciasse quell’arma impropria, come se si fosse trattato di una granata, lasciando intendere al nobiluomo che si sarebbe fatto colpire da quella pigna a causa dei riflessi poco attivi dovuti all’età avanzata.

Fu solo all’ultimo secondo che la grinzosa mano destra scattò verso il volto per proteggersi da quel colpo veloce, e sorprendendo non poco il proprio riluttante paziente lanciandogli, di rimando, la propria malefica siringona. L’attrezzo medico difatti venne lanciato a folle velocità in direzione del capofamiglia dei Lancaster, ma questi riuscì comunque a schivare appena in tempo l’ago affilato che ben guardava i suoi occhi scattando di lato evitando dunque l’inevitabile.

– Ah! Mancato vecchio rimbambitoooOH! –

Il suo fu un grido di stupore misto ad un ovvio dolore quando qualcosa di appuntito non si infilò dietro il suo collo rilasciando, entro una frazione di secondo, un liquido freddo che ben presto si propagò per l’intero corpo fino a fargli venire i brividi. Non seppe dire se fu quel colpo strano, simile all’ago di una siringa anche se era matematicamente impossibile dato che aveva schivato l’attrezzo, e dunque doveva essere stato punto da qualche insetto, oppure il fatto di essersi sbilanciato con il peso ma fatto sta che il marchese cadde al suolo e fu con riflessi pronti che riuscì a cadere a terra in ginocchio prima di dare una sonora panciata.

Durante la caduta il suo candido completo andò a rovinarsi contro dei rami, fin tanto a spezzarli, e la caduta sul terreno gli procurò comunque parecchi aghi di pino conficcati nella trama dei pantaloni… ma nulla paragonabile a quello che si trovò a strapparsi via, con mani intorpidite, da dietro la nuca.

– Aah… l-la siringa?! – borbottò estraniato Howard – ma come diamine è possibile…–

– Merito di quel ragazzino albino incontrato quattro mesi fa dai Mask. Ricordi? – l’orgoglio era palpabile nella voce dell’anziano ex chojin, tanto da strappare di mano l’attrezzo medico da un paziente che si rialzò lentamente ancora indolenzito per quello strano attacco – quel giovanotto ha creato per me questa siringa boomerang che non sbaglia mai un colpo! Mettiti il cuore in pace Lancaster… da me non si scappa–

Logica fu che il povero Howard, già stressato dai molti pensieri che affollavano la sua mente, si ritrovò a sbuffare esasperato nel mentre che si ripuliva il povero abito firmato da foglie e aghi di pino e si arrendeva all’evidenza che MacNeil l’avrebbe sempre avuta vinta finchè fosse rimasto in vita. Ma magari poteva averla vinta pure lui dai molti problemi che lo tormentavano? In fin dei conti, per quanti punti del suo frettoloso piano avesse lasciato scoperti poteva sempre rimediare anche all’ultimo, nell’esatto modo in cui lo aveva fatto più di quattro mesi fa. Lo stesso motto di famiglia, quel “Io posso” ben scritto sotto lo stemma della pantera rampante nel grande atrio principale della villa, che lo aveva portato a far dimenticare l’accaduto ai nobili presenti al matrimonio del caro Robbie elargendo loro sostanziose “donazioni” da usare come meglio credevano. E oltre a questo la brutta esperienza lo aveva fatto riflettere sulle migliorie da adottare con la nuova security di casa propria, dunque tutte le preoccupazioni che aveva e le gravi lacune tralasciate dalla cattura della ormai fu miss Kalinina poteva anche metterle da parte sapendo alla perfezione di potersela cavare anche all’ultimo momento. In fin dei conti il “piano B” era già stato ideato circa il giorno successivo, e per quanto potesse essere sgradevole distruggere una famiglia con una rete di inganni creati all’ultimo minuto era comunque ben sicuro di potersi mettere l’anima in pace.

Certo, non era mai stata sua intenzione far del male alla moglie del proprio caro vicino di casa, forse era anche per questo che aveva mancato di sottolineare alcuni punti salienti tipo quello di indirizzare fin da subito Robin in un depistaggio ben orchestrato, poiché la sua idea era sempre stata quella di restituirla al suo vero compagno senza incappare nelle ire del vecchio bastardo che ora se ne stava andando verso la grande villa fischiettando un motivetto allegro. Un vecchietto ancora sveglio nonostante i suoi novanta anni di dura esistenza, e che ben ricordò il nome di Alya ad un Lancaster ancora perso nei propri pensieri.

– Andiamo, Lancaster! Sono le cinque ed è l’ora del tè anche per uno scapestrato come te! –

– Ne sono pienamente consapevole, caro il mio dottore – fece dunque il marchese, spazzolandosi via gli ultimi rimasugli di foglie per tornarsene alla villa standosene il più lontano possibile da lui. Quella puntura gli aveva fatto male…– ma non vedo perché dovreste prenderlo anche lei, visto che sono sicurissimo abbiate altri impegni–

Howard era tornato a dare del “lei” al proprio medico dopo quella piccola parentesi del “tu” dovuta alla paura viscerale che nutriva per quell’uomo, e lo fece con una flemma tutta sua come se tutto l’inseguimento che avevano fatto, culminato poi su quel grande pino, non fosse mai accaduto.

– Non così in fretta giovanotto… entro quarantotto ore sarò ufficialmente in vacanza in Giappone, ma prima di allora posso esaudire il desiderio di quella donna incredibile qual è tua madre di sedere di fronte a lei per sorseggiare dell’ottimo tè nero! –

Lo disse con una certa spavalderia come se non vedesse davvero l’ora di vedere la vedova di Hogan Lancaster, provocando dunque nel nobiluomo inglese una certa irritazione per l’ovvio motivo di non riuscire a digerire la vista di quel vecchio decrepito in compagnia della sua anziana madre. E se fosse stato per lui sarebbe anche potuto partire subito, invece che attendere ben due giorni, poiché oltre alle sue affilate siringhe c’era da temere che potesse anche fare domande scomode sull’attuale condizione della sua pupilla. Come ben fece ormai a pochi passi da uno dei tanti ingressi in stile liberty della villa.

– …ora che ci penso però sarebbe saggio telefonare ad Alya prima di partire. In fin dei conti sarebbe scortese che non mi assicurassi come stia lei e la piccola…–

– NO!... cioè, volevo dire che è una pessima idea, mi creda–

Howard fu lesto a nascondere le proprie emozioni sotto una campana di consueta freddezza, nonostante lo sguardo di puro sospetto che l’anziano dottore gli lanciò, dando immediatamente delucidazioni più che sensate sulla sorte della dottoressa. Non poteva permettersi di tradirsi proprio in quel momento, e con quel diabolico vecchio tra l’altro.

– E perché mai non dovrei contattare la mia pupilla?! –

– Perché questo è un periodo difficile della sua gravidanza, e mi ha anche detto che vorrebbe passare quest’ultimo periodo il più tranquillamente possibile…–

– Curioso, e da quando in qua tu e Alya siete diventati improvvisamente amici? Da quello che ricordo mi pare che le hai rovinato il matrimonio! Ehe! –

– Le persone cambiano… sa? – sibilò dunque il marchese, che stava decisamente perdendo la pazienza – e comunque stiamo facendo tardi per il tè–

– Mhpf! Potresti anche avere ragione, sai? Meglio non disturbarla… e meglio non far aspettare la cara Phoebe! –

Con quale criterio quel vecchio avvoltoio si permetteva di chiamare la vedova di Hogan per nome era un mistero alquanto irritante per il marchese, che tuttavia decise di sorvolare anche su quell’ennesima provocazione deciso a non far aspettare oltre le donne della sua famiglia che con tutta probabilità avrebbero preso anche loro una tazza di tè in compagnia dell’anziana Phoebe. Per quanto lo infastidisse la vicinanza di MacNeil con sua madre nulla era paragonabile alla odiosa vicinanza del Frankenstein dei russi con sua figlia Emerald.

Non riusciva ad avere i contatti adeguati con lei e per quanto cercasse di agevolarle il viaggio e di far in modo che poche informazioni trapelassero sul caso, riuscendo a convincere i MacMadd addirittura a cancellare la programmazione dell’evento sulla terra, eppure gli pareva di fare sempre troppo poco per lei e non si trattava solo delle limitazioni imposte dalle autorità religiose.

Sua figlia alla fine della corsa era sola in un mondo divenuto improvvisamente ostile nei suoi confronti, e per quanto i ragazzi della Muscle League erano comunque ben disposti a darle una mano mancava comunque il conforto di suo padre sulle spalle.

Si, la situazione era alquanto fosca già per la faccenda di sua figlia oltre che per quel rapimento frettoloso dettato da una furia cieca per aver sfogliato quell’albo di nozze ora dentro un armadietto del suo ufficio. Tanta era stata la rabbia, ma anche l’istintiva delusione di vedere la propria principessa tra le braccia di quella creatura, che per un attimo quel sentimento che di norma riusciva a controllare aveva preso il sopravvento sulla sua ragione.

Ma per quanti sbagli Howard Lancaster potesse fare, era comunque convinto all’inverosimile di poterne uscire comunque proprio come aveva fatto mesi prima. Riuscendo a far dimenticare persino alle autorità competenti tutto il disastro avvenuto in un solo giorno, risultando anche più influente di prima.

“prega che a mia figlia non capiti nulla, lurida bestia” pensò cupo il marchese, non ascoltando minimamente altre farneticazioni del vecchio dottore “perché se provi anche solo minimamente a sgarrare tua figlia te la scordi!”

 

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Su Amazon attualmente faceva caldo. Ma non perché i nostri eroi si stavano godendo l’improvvisa primavera di Esto Gaza, quanto per il fatto che erano finalmente giunti nelle Distese Sibilanti.

L’ultimo contatto con la civiltà l’avevano avuto nel piccolo porto in cui il vecchio traghetto aveva attraccato, e proprio in quel posto composto da magazzini e baracche arrugginite con ben pochi operai che gironzolavano per le strade dall’asfalto reso candido dal sole già cocente ecco che i nostri eroi poterono requisire i loro destrieri per la lunga attraversata che li attendeva.

Il loro contatto per il Tempio della Costanza pareva essere un beduino di poche parole vestito di abiti rossi e con una maschera antigas che ne copriva il volto storcendone in parte la voce. La foggia non era di quelle indossate dalle inquisitrici e dunque non poteva essere un soldato, ed inoltre, per quanto poco loquace fosse, pareva essere una anziana signora di circa settanta anni di vita.

Conoscevano comunque il nome dell’anziana beduina, facente Ruth all’anagrafe, ed era colei che aveva condotto la piccola carovana di cammelli tri-gobbuti affinchè i giovani lottatori potessero usarli come destrieri. A ciascuno di loro venne consegnato uno di quei mansueti, quanto puzzolenti, animali da trasporto, e non passarono molti minuti prima che lo scalcinato gruppetto decidesse di mettersi in marcia nonostante le ovvie perplessità del viaggio che li attendeva.

– Certo… non è che mi aspettassi un gran servizio – borbottò l’allenatore del principe scrutando il sole attraverso le trame del suo grande cappello di paglia – ma siamo sicuri che non abbiano intenzione di abbandonarci nel deserto?! –

Lo disse per il semplice fatto che erano ore ormai che viaggiavano sotto un sole talmente cocente da ustionare la pelle se non si usava una adeguata protezione. Ma dato che mettersi una crema era impossibile a causa della copiosa sudorazione di molti di loro, ecco che per difendersi dai raggi solari potevano unicamente coprirsi con quello che avevano a disposizione. Ma non avevano previsto un viaggio così lungo e dannatamente arroventato, tanto da portarsi appresso dei bagagli leggeri e un equipaggiamento piuttosto scarso anche perché, andava detto, il rigattiere del porto non aveva molto da offrire a partire da poche bottigliette d’acqua racchiuse in un malandato frigo.

– Quest’acqua ha un sapore tremendo! Cosa sono queste? Alghe? – si lamentò giustamente Kid Muscle, osservando delle piccole scaglie verdi danzare all’interno della propria bottiglietta – mi sa tanto che vogliano scoraggiarci in tutti i modi…–

– Oh, suvvia figliolo! Se vuoi puoi dare a me quella bottiglietta. In fin dei conti il tuo anziano padre ha bisogno d’acqua! Su… eddaiii… dammela! –

Destino aveva voluto che entrambi i componenti della famiglia Muscle si trovassero a sedere sullo stesso cammello che pazientemente li trasportava attraverso quelle dune dorate dolcemente sfiorate dal caldo vento che spirava da sud, ma ciononostante il caldo stava dando alla testa anche a loro tanto da portarli a litigare per una misera, quanto vitale, bottiglietta d’acqua.

Herr Muscle, sarebbe il caso che tu non ti agitassi troppo dato che questo caldo non farà altro che aggravare ancora di più le vostre condizioni – esclamò Jeager, notando che davanti a lui King Muscle stava cercando di prendersi quel prezioso bottino – questo è un tempo perfetto per Terry… un vero peccato che sia lui che Wally sono impossibilitati a continuare –

L’ultima parte del suo discorso lo espresse in sovrappensiero, ignorando la caduta dal cammello di Suguru ad opera di un calcio prepotente del proprio figlio ben richiamato poi in modo severo dal proprio allenatore che invitava alla calma, ed osservando il paesaggio sconfinato fatto di dune infinite senza un briciolo di civiltà che fosse una. Di rado apparivano qua e là delle formazioni rocciose, oppure ciclopiche conchiglie a spirale che si ergevano da quelle sabbie senza tempo come per ammonire i viandanti che anche i mostri marini sono caduti preda di quel luogo eoni fa, ma per il resto si stava rivelando un viaggio tutto sommato tranquillo nonostante le quattro ore interminabili di viaggio fatte a velocità di crociera.

Il sole era implacabile, questo andava detto, e l’unica figura che pareva non risentirne di tutto quel caldo che portava i vestiti ad incollarsi al corpo come una seconda pelle pareva essere l’anziana beduina. La donna, seppur a schiena curva con le stoffe rosse del vestito che danzavano nel vento caldo di quella fornace naturale, pareva non soffrire quel clima torrido tanto da rimanere in testa alla fila indiana suscitando una certa invidia, mista a sincera ammirazione, in Warsman che guarda caso era proprio dietro di lei.

– Ehm… mi scusi, signora – fece lui con tono un po’ esasperato, tenendosi la giacca blu sopra la testa come parasole – ma siete davvero sicura che manchi poco alla città…come avete detto che si chiama?! –

– Amarantine, effendi. E si, manca poco. Pochino. Pochettino

E con un una mano grinzosa indicò tutt’altra direzione a dove stessero andando i cammelli. Un piccolo particolare che scoraggiò un ormai esasperato ex lottatore e che fece sbuffare seccato l’allievo impertinente che stava nel cammello dietro di lui. Kyle Mask forse avrebbe fatto meglio a togliersi quella dannata maschera di ferro nero dato che, molto probabilmente, stava soffrendo elevate temperature al suo interno… eppure la tradizione di famiglia era forte in lui nonostante l’animo prettamente ribelle. Ciononostante era logico che persino uno come lui avrebbe volentieri lanciato il proprio cammello addosso a quella vecchietta che da ormai quattro ore non faceva altro che ripetere le stesse cose.

Ma a detta di tutti li in mezzo sembrava che ci fosse sotto un complotto per farli sbagliare strada in modo ben voluto, poiché poteva anche starci che le autorità religiose non avessero visto bene le loro ultime vittorie in quel maledetto torneo.

E pensando prorio alle loro sudatissime vittorie, giusto per usare un gioco di parole, lo sguardo del russo istintivamente si portò verso il gruppo alle sue spalle e più precisamente verso le ultime figure che chiudevano quella pietosa fila indiana fatta di uomini sudati che ben si tenevano stretti le poche razioni d’acqua.

A chiudere completamente tale fila c’era il lottatore del Principato di Monaco che, manco a farlo apposta, era forse quello più prevenuto in fatto di sopravvivenza. Check Mate difatti acquistato un paio di ombrellini da sole e alcuni integratori di Sali minerali in pillole, ed uno di tali ombrelli lo aveva gentilmente ceduto ad Emerald Lancaster in un gesto di galanteria e gentilezza tipico della sua persona.

La marchese era sofferente a quella calura insopportabile, eppure continuava a fare la sostenuta nei suoi confronti non volendo ancora parlargli evitando persino di incrociare il suo sguardo. Ormai Lord Flash l’incazzatura se l’era fatta passare anche grazie a quella lunga chiacchierata fatta con il giovane Mask, ma quella sua testardaggine stava iniziando a trovarla un tantino pietosa tanto da appuntarsi mentalmente che, se fossero usciti vivi da quella fornace naturale, molto probabilmente l’avrebbe presa in disparte per chiarire definitivamente la questione.

Eppure sul suo volto riusciva a scorgere un velo di tristezza e malinconia tipico delle persone ormai esauste da una serie di allucinanti eventi, come quelli che stavano vivendo, oppure molto più simile a chi aveva ormai capito come stavano le cose e faticava a farsene una ragione. Il chojin in quel preciso istante avrebbe ben voluto vederla con un sorriso in volto piuttosto che quel muso reso ancor più lungo dovuto al lungo viaggio che stavano affrontando, ma era consapevole che per vederle anche solo uno di quei rari sorrisi da bambina che alle volte si lasciava scappare avrebbe dovuto frantumare la prossima pietra incastonata nell’anello in uno scontro tutto da scoprire.

La vista che aveva di Emerald tuttavia si offuscò un poco quando la carovana parve svoltare verso destra portandosi il sole alle spalle, e agli occhi dello stanco russo parve che a quel punto la ragazza stesse guardando nella sua stessa direzione, in un momento che parve infinito dato che Warsman non riusciva a scrutare nessun rancore nei suoi occhi di smeraldo. Uno spettacolo quello che, andava detto, gli fece fare un piccolo sobbalzo nel cuore come speranzoso di poter finalmente avviare un discorso civile con lei.

Si sentì come estraniato dal mondo, un po’ per la stanchezza questo andava detto dato che per quattro ore non aveva toccato acqua, tanto da non rendersi immediatamente conto delle voci concitate dell’intero gruppo alla vista di qualcosa che aveva attratto la loro attenzione.

– Prego i signori di stare buoni. Buonini. Buonetti! Se vi mettete a correre poi potreste attirare i vermi della sabbia, eh…–

Tuttavia parve che nessuno fosse realmente interessato a quello che l’anziana Ruth stesse blaterando, tanto che la prima a partire al galoppo fu proprio la stessa Emerald che fino ad un momento prima sembrava essere persa a guardare proprio il tanto odiato marito. Dando invece dimostrazione che tutta la sua attenzione era puntata alle spalle di un uomo a suo dire “idiota” quando si trattava di essere un po’ più sveglio. In particolare quando la salvezza era a portata di mano.

– Emerald! – tuonò Warsman osservandola nel mentre che superava l’intera carovana fino a giungere in testa al gruppo – dove diavolo stai andand…oh…–

Le parole gli morirono in gola e lo stesso Kyle alle sue spalle si lasciò scappare un “porca troia” decisamente poco cortese alla vista di quello che il suo stesso allenatore stava osservando. Ma era una esclamazione d’obbligo, dato che, nel bel mezzo del nulla, una imponente città circondata da mura ciclopiche dorate si stagliava davanti a loro dando sfoggia dei suoi alti palazzi di metallo dorato, dalle forme arabeggianti, invitandoli apertamente a superare le sue porte in rame aperte per tuffarsi in una civiltà  ritrovata.

Come una Dubai che splendeva nel mezzo del nulla, Amarantine era nata su di un’oasi che sgorgava da una rocca ora sede del tempio tanto agognato. Una città opulenta nello sfoggio dei metalli preziosi quanto meravigliosa nella sua architettura, e dopo quella breve meraviglia ad occhi aperti Warsman decise di seguire la scomoda sposa lungo un sentiero ora non più tanto accidentato.

A seguirlo a ruota ci pensarono anche gli altri, compreso lo stesso Meat che proprio non se la sentì di rimproverare tutti quanti per quella scarsa pazienza, ed ignorando gli avvertimenti di una beduina che ora chiudeva la fila ecco che l’intero gruppo, urlando di una gioia quasi disperata nel mentre che attraversavano la porta cittadina ed ignorando i cittadini che li scrutavano allibiti, ecco che la corsa dell’intero gruppo si fermò alla prima piazza che trovarono… rimanendo a bocca aperta per lo spettacolo che si stagliava dinnanzi ai loro occhi.

Una grande fontana circolare, rivestita per intero da tasselli dorati e con mosaici di fiori blu lungo tutta la sua circonferenza, spiccava in mezzo alla piazza ghermita di gente accogliendo i nuovi arrivati con spruzzi d’acqua fresca che partivano dalla corolla del suo fiore dorato posto al centro fino a perdersi tra i fluttui di quell’acqua tanto agognata.

La prima a tuffarcisi dentro, completamente vestita, fu la stessa Lancaster ormai ebbra di gioia per aver trovato una fonte di vita tanto splendida quanto vitale, ignorando completamente la gente che la circondava e non prestando praticamente attenzione a chi invece la rimproverava giustamente.

– Emerald! Razza di deficiente! – tuonò Warsman quando la raggiunse, scendendo dal proprio destriero affaticato dalla corsa e provando a tirarla fuori da li – stai dando spettacolo davanti a tutti! Non dobbiamo… argh!! –

– Oh, ma sta zitto vecchio porcello puzzolente che non sei altro –

Senza troppe cerimonie la presunta nobildonna aveva preso l’ex lottatore per il braccio che cercava di strattonarla via da li e, usando una forza di tutto rispetto, trascinò con se un marito che decisamente non si aspettò quel bagno fuori programma.

Ma sentire quell’acqua fresca passare sulle sue carni arroventate fu un toccasana che per un momento cancellò l’ira dal suo corpo… per poi tornare a ruggire contro la ragazza tentando in tutti i modi di fargliela pagare, ed iniziando dunque un combattimento decisamente fuori luogo che non fece altro che aggravare ancora di più la situazione. Un “combattimento” il loro, anche se quei tentativi di annegamento reciproci non sembravano fatti con cattive intenzioni, che venne ignorato da buona parte dell’intero gruppo troppo impegnato a bere quell’acqua cristallina per poter dare ascolto alla voce della ragione.

– Razza di scalmanati! – tuonò il piccolo Meat con voce decisamente preoccupata – non è così che ci si comporta in terra straniera1 volete forse farvi arrestare?? –

– Temo che ormai sia troppo tardi… dubito che questi signori siano qui per accoglierci–

In effetti Check Mate, l’unico allievo del folletto a non essersi buttato in piscina come un povero affamato al buffet del re, non faticò a notare delle guardie in armatura dorata e armate di lance che in tutta fretta, percorrendo le viuzze e i ponticelli sovrastanti le loro teste, si fecero largo tra la folla di Deva preoccupate per quella bizzarra intrusione fino a puntare le loro armi al collo dei vari lottatori.

Suguri si ritrovò a rifugiarsi dietro la schiena di un terrorizzato figlio, mentre per il lottatore tedesco e il giovane Mask la freddezza la fece da padrona… e per quanto riguarda i due sposi disadattati dovettero intervenire le guardie per sedare la loro presunta lite che non era terminata con la loro entrata in scena.

– Non so chi diamine siete ma di certo il vostro comportamento e tutt’altro che accettabile – tuonò una guardia che pareva essere il capitando di quegli “uomini” androgini, forse a loro volta delle Deva, incrociando le braccia in petto e facendo deglutire l’allenatore del principe dei kinnikku – pertanto se volete seguirmi in centrale saremo ben felici di sistemare questa faccenda. Di certo non è nostra intenzione imbrattare la fontana con il sangue delle vostre budella! –

Una sorta di ammonimento dettato con voce sibilante che tuttavia suonava come una dura condanna già nel suo intimo principio. E a quanto pare per il gruppo non c’era proprio modo di passare inosservati neanche una volta… ma se questo rappresentava guai seri da parte delle autorità, oppure di un nuovo ostacolo imposto dal tempio, il gruppo ancora non poteva saperlo.

 

 

 

Ce l’ho fatta… non so come ma ce l’ho fatta ad aggiornare! Il tempo rovente e l’afa dei giorni scorsi ha minato la scrittura del capitolo, e confesso che nella parte riguardante Howard ho avuto un blocco creativo. Ad ogni modo spero di non avervi annoiato o deluso per questo capitolo. Alla prossima!

*Il termine abbraccio indica la trasformazione di un essere umano in vampiro ad opera di un altro vampiro… se non lo sapete già.

Ps: la parola “effendi” è di origini turche ed è traducibile con un generico “signore” rivolto a persone in carne ed ossa.

  
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