Lava che brucia
Cadi sulle ginocchia stremato.
Le unghie, serrandosi, stridono sul pavimento.
La gola riarsa non ha più fiato, eppure vorresti urlare.
Macigni di pietra solcano le guance pallide.
La mente ondeggia come un papavero sospinto dal vento nelle messi di maggio.
I rimorsi sono creature fatte di sale i tuoi, invece, sono lava che brucia come Ardemonio.
Il tempo trascorre indefinito e la brace intiepidisce.
Di sogni ed illusioni rimane solo un pugno di cenere che cospargi sull'avambraccio sinistro.
Il marchio sbiadito, con i suoi occhi vuoti, ti sbeffeggia.
Fuori, tra le case tutte uguali, i gufi si librano in cielo.