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Autore: 50shadesofLOTS_Always    10/08/2015    1 recensioni
La vita può cambiare in un attimo. In una sola notte. Per sempre. Come ritrovare allora la gioia di vivere e quella sensazione di amare e sentirsi amati? Alle volte,basta una tavolozza di colori,una paio di punte da ballo ed un ragazzo dagli occhi nocciola...
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore piú forte del Destino'
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Sono le 8 del mattino e come al solito,parcheggio il motorino accanto a quello di Tiberio,che ha superato le mie aspettative arrivando prima di me. La puntualitá non é mai stato il suo forte. Mi tolgo il casco liberando i capelli,che arruffo per sistemarli. Il cielo é plumbeo e l'aria sa' di pioggia. Assicuro lo scooter ed infilo le chiavi in tasca,caricando lo zaino su una spalla e cammino verso il cancello,superando un gruppo di terza superiore intento a fumare. Salgo le quattro faticose rampe di scale ed attraverso un piccolo corridoio prima di entrare in classe. Saluto con un semplice 'buongiorno' a cui rispondono solo Irene e Tiberio,che mi viene incontro strizzandomi fra le braccia << Ciao Giadina >> mormora stranamente affettuoso. Ricambio la stretta e lo osservo con perplessità << Quante birre ti sei fatto ieri sera? >> chiedo con finta circospezione << Dipende se non si é fatto qualcuno... >> tossisce Matteo dalla parte opposta della classe. Irene guarda altrove e mi stupisce il fatto che non sia arrossita. Tiberio lancia uno sguardo omicida verso Matteo e ridacchio divertita << Mai fidarsi dei nanerottoli >> confido a Tiberio, abbastanza forte da farmi sentire da Matteo che si zittisce,lanciandomi un'occhiata in tralice. Mi sfilo la giacca e la appendo all'attaccapanni,che corre lungo tutta una parete. Torno verso il mio banco e mi ci appoggio con le braccia,restando in piedi,mentre osservo Marco entrare il classe. Il suo passo é sicuro,ritmico. Subito il suo sguardo si incolla al mio e ci sorridiamo. Quando noto Tiberio che mi osserva confuso,abbasso lo sguardo e mi siedo,poggiando la schiena contro il muro. La mia testa appoggia su una delle ante della finestra mentre l'altra é aperta,lasciando passare aria fresca. Marco non smette di fissarmi mentre si sistema al suo banco,dalla parte opposta della classe dando le spalle a Matteo, il suo nuovo compagno di banco che lo ignora a sua volta. Tiberio invece é stato spostato nel banco di fronte al mio in prima fila mentre accanto a me,ci dovrebbe essere Ilaria che tarderà ad arrivare a causa del pullman. Irene invece é nel banco dietro al mio e praticamente sta' dormendo,con la tesya sul piano. Accavallo le gambe di proposito,lentamente. Al mio movimento,gli occhi di Marco brillano e si assottigliano,diventando due fessure da cui si intravedono dei pozzi aurei,simili al miele. Ha ancora i capelli spettinati. Tiberio sposta lo sguardo da me a Marco,e viceversa in modo quasi ossessivo. Si sta' chiedendo cosa diavolo stia succedendo,fra me ed il bel tizio dagli occhi nocciola << Senti... Mi spieghi che ti sta' accadendo in questi ultimi mesi? >> mi domanda sottovoce,inclinandosi verso di me e poggiando un gomito sul mio banco << Vedi Tiberio... Ieri pomeriggio,non sei stato il solo ad avere compagnia... >> dico senza scollare gli occhi da quelli di Marco. Mi volto pochi secondi dopo,in tempo per vedere la reazione del mio migliore amico che però,non può ribattere perché la prof di laboratorio artistico,una donna di mezza età,alta e coi capelli corti e tendenti sl ribelle, entra in classe. 

 

I posti sono stati scambiati per permetterci di lavorare nelle coppie scelte dalla prof,che si aggira fra i banchi controllando i lavori con faccia critica. Ovviamente io e Marco siamo a buon punto,tanto che a quasi mezz'ora dalla fine della seconda ora di laboratorio artistico,ci permette di riposarci. A patto di stare in silenzio. Aspetto che ci dia le spalle prima di avvicinarmi a Marco con la sedia,intrecciando la mia gamba con la sua,impedendogli di liberarsi visto l'intralcio della gamba metallica della sedia. I miei jeans fanno attrito con la stoffa dei suoi pantaloni. Si volta a guardarmi con la solita impassibile espressione tranquilla e mi scruta attentamente,cercando di studiarmi con dovizia << A cosa stai pensando? >> mi chiede con un sussurro << A ciò che pensi tu... >> rispondo sfacciata e stringendo la presa sulla sua gamba. Inclina la testa verso destra,in modo quasi impercettibile << Sei impossibile... >> mormora a bassa voce << Lo so... - faccio spallucce - Sarà per questo che ti eri preparato ieri pomeriggio... >> dico melliflua. Si morde l'interno di una guancia,storcendo di conseguenza la bocca ed arricciando il naso mentre rotea gli occhi esasperato. Gesto che gli conferisce una smorfia buffa e divertente. Avverto la sua mano scivolare sulla stoffa dei miei jeans, arrivando all'interno della coscia. Torno seria mentre le sue dita scorrono fino al ginocchio per poi tornare a metà coscia << Che stai facendo? >> chiedo stringendo i denti mentre riaffiorano brutti ricordi,che credevo di aver seppellito virca quattro mesi fa << Trovo un modo per zittirti... >> risponde senza guardarmi,per controllare gli spostamenti della prof << Togli la mano,immediatamente... >> sibilo facendolo voltare di scatto. Sembra sorpreso e ritira la mano,come se avesse tenuto una vipera mentre sciolgo gradualmente la mia gamba dalla sua. Sbatte le palpebre confuso,prima di passare ad un'espressione contrita << Credevo stessimo scherzando.... Non avevo intenzione di allungare le mani fino al punto che credevi. - dice cercando un mio contatto visivo,inutilmente - Pensavo che almeno di me ti fidassi dopo ieri... Evidentemente mi sono sbagliato >> conclude alzandosi in piedi per tornare al proprio posto,al suono della campanella. 

****

Ho perso le spiegazioni delle ultime tre ore. Storia,inglese e letteratura. Non ho fatto altro che pensare al modo aggressivo col quale ho trattato Marco,durante laboratorio. Sapevo che non sarebbe giunto fino a quel punto,ma qualcosa é scattato e mi ha fatto reagire in modo esagerato. Credo che sia rimasto ferito. Non mi ha parlato per l'intera mattinata,né durante la lezione di danza che sta' per giungere al termine. Stiamo riprovando la coreografia di Jasmine ed Aladdin,ma qualcosa é cambiato, come quando un equilibrio viene scosso. Siamo distratti entrambi ed Andrea ci sta' osservando,probabilmente piú preoccupato per la coreografia che per il silenzio disagiante fra me e Marco,che intanto rimarca i suoi passi. Preferisce guardare il pavimento. Per un attimo,vorrei rifilargli qualche acida battuta e ci ripenso quando riprendo a provare anch'io le mie variazioni,senza successo. Guardo Marco << Possiamo parlare? >> domando a bassa voce << Non mi va'... >> risponde piccato prima di allontanarsi negli spogliatoi. Mi passo le mani fra i capelli, sospirando pesantemente. 

Esco in fretta dallo spogliatoio. Non mi sono nemmeno tolta il body. Ho infilato jeans,scarpe e giubbotto in pelle,preso la borsa e corso fuori verso il parcheggio. Lo cerco con lo sguardo e quando ormai perdo le speranze di parlargli,lui é lí che mi aspetta. Il casco fra le mani,seduto sul suo motorino e guarda l'asfalto. Prendo fiato e  gli vado incontro a passo cauto. Mi fermo ad un braccio di distanza da lui << Ora ti va' di parlare? >> domando con velata ironia. Lui solleva il capo e mo guarda fissa negli occhi << Ecco perché volevo aspettare... >> mormora con rammarico << Te l'ho già detto non sei tu il problema >> << E allora perché hai reagito a quel modo? >> sbotta frustrato. I suoi occhi mi rivelano quanto lo abbia ferito. Come se non bastasse,delle gocce di pioggia iniziano a cadere pesanti su di noi e presto scrosciano rumorosamente,dando inizio ad un vero e proprio temporale << Te l'ho detto che ho una testa di merda... - dico alzando la voce per farmi sentire sul tuono,seguito da un lampo che balena nel cielo - Faccio schifo come essere umano,okay? Per questo,non volevo tenerti legato a me... Sarebbe stato come tagliare le ali ad un angelo... >> concludo mentre la pioggia non accenna a calmarsi un minimo. Lui resta immobile,seduto sul suo motorino col casco fra le mani. I suoi capelli ambrati sono zuppi d'acqua,come i miei mentre mi guarda confuso ma vagamente divertito. Solleva un sopracciglio << É una dichiarazione? >> << Sí,dai... Divertiti pure a prendermi per il culo! >> rispondo con sarcasmo. Lui sorride << Vieni a casa mia... >>.

A stento,varchiamo la soglia di casa sua. Getta le chiavi su un mobiletto << Sei sicuro che non ci sia nessuno? >> domando fra un bacio e l'altro << Fino alle 20 abbiamo il via libera... >> risponde col respiro spezzato. Mi trascina in camera sua e chiude la porta,prima di togliermi il giubbotto. Faccio lo stesso con lui,sfilandogli la maglietta con gesti frenetici. Affondo le dita nei suoi capelli bagnati mentre le nostre labbra continuano a scontrarsi con bramosia. Mi distende sul letto,dopo che ci siamo tolti le scarpe. La sua bocca abbandona la mia per scendere sulla mia gola. Getto la testa all'indietro,inarcandomi con la schiena contro il suo corpo ed il suo abbraccio. Mi sfugge un gemito nell'avvertire la sua lingua arroventare la mia pelle per un brevve attimo. Prima che possa togliermi il body,lo fermo << Aspetta... Sei preparato? >> domando preoccupata riferendomi al contraccettivo << Sí... >> risponde con le guance arrossate << Okay... - sorrido nervosa - Calmiamoci... >>. Le sue labbra si piegano in un sorriso comprensivo per poi tornare a baciarmi,stavolta con piú tenerezza. 

Lo guardo mentre cerco di calmare il respiro,lasciando che gli spasmi scemino lentamente. Ha le palpebre abbassate,le labbra socchiuse ed un velo di sudore gli imperla la fronte. Mi regala un bacio sulla punta del naso prima di stendersi accanto a me. Lo abbraccio incollando il mio corpo al suo e cingendogli i fianchi con un braccio. Allaccio una gamba con la sua mentre aggiusta il lenzuolo,coprendomi il piú possibile. Lui solleva un braccio permettendomi di posare la testa sulla sua spalla,con la fronte nell'incavo del suo collo. Chiudo gli occhi,inspirando profondamente il profumo della sua pelle che sa' di menta e di pioggia come i suoi capelli,ancora un pò umidi,mentre sento la punta delle sue dita accarezzarmi il braccio << Comincio a credere che tu abbia una brutta influenza su di me... >> mormora con sarcasmo. Alzo lo sguardo su di lui << Da che pulpito... >> rispondo fingendomi offesa. Mi osserva fino a che le palpebre non diventano troppo pesanti e si addormenta mentre gli passo una mano fra i capelli. Scivolo via dal suo abbraccio per rifugiarmi in bagno. Chiudo la porta e trovo un elastico,forse di sua madre col quale lego i capelli. Decido di farmi una doccia veloce. Strofino forte le mani sulle braccia,come se lo sporco che sento addosso fosse ancora lí. Forse Marco aveva ragione: volevo sapere fin dove lo stupro potesse rovinare i miei rapporti. Prendo un lungo respiro,cercando di tornare ad un livello di adrenalina piú equilibrato. Esco dal box doccia,asciugandomi velocemente per poi rendermi conto che non ho un cambio. Mi do dell'idiota mentalmente mentre esco dalla stanzina,ancora piena di vapore per l'acqua calda. Mi avvicino al cassettone,poco lontano da Marco,appisolato sul letto. Apro un cassetto e pesco un paio dei suoi boxer. Storco il naso e con riluttanza li indosso. Non saranno il massimo,ma almeno sono puliti. Apro il secondo cassetto e rubo una sua maglietta,che mi avanza di una taglia. Dovrò aspettare che i jeans e la felpa si asciughino. Mi sciolgo di nuovo i capelli e mi avvicino alla finestra,osservando il cielo imbrunirsi gradualmente. Alcuni lampioni sulla strada si sono già accesi. Guardo l'orologio appeso alla parete,dipinta di un tenue color turchese,e noto che sono appena le 19. Un'ora ed i suoi saranno a casa << Per quel che ne so, Calvin Klein vende solo intimo maschile e non femminile >> bofonchia con voce ancora mezza assonnata. Scuoto la testa,tornando ad accoccolarmi accanto a lui. Gli accarezzo uno zigomo,scivolando lungo la mascella prime che  afferri la mia mano. I suoi occhi si fissano nei miei << Ti toglierò dalla mente quei ricordi... É ua promessa >> mormora stampandomi un bacio sulla fronte. 'Dio,ma che ho fatto per meritarmi uno cosí!'. 

   
 
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