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Autore: Hiraedd    10/08/2015    4 recensioni
Ogni anno, la notte del Venerdì Santo, Genova si risveglia: come un’orchestra inizia a suonare la propria melodia, fatta di ricordi, di anime che si svegliano, memorie che tornano a galla, storie che vengono sussurrate. A dirigere l’orchestra due maestri d’eccezione.
Storia scritta per il contest "Frammenti di mondi" indetto sul forum di EFP da Lutea Eos e Elsker
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO
PORTA SIBERIA
 
 
 
 
 
Io questa notte ti vorrei parlare
e invece parto per mandarti a dire
che tu sei bella, si, ma da ricordare
bella più che mai
Genova Blues,
F. Baccini e F. De André
 
 
 
 
Porto Antico,
Porta Siberia (o Porta del Molo)        
Ai giorni nostri
 
Quando il vecchio arriva a una decina di passi dalla Porta si ferma per un istante, permettendosi di vagare con lo sguardo sulla città illuminata dalla debole luce del sole nascente.
 
La vecchia Genova, le sue case e i suoi palazzi arroccati sulle colline, assomigliano ad un gruppo di donne di tutte le età che, arrivate di corsa dall’entroterra e accortesi del pericolo di cadere in mare, si siano bloccate tutte insieme, ammucchiandosi le une sulle altre in modo scomposto e caotico. Dalla parte opposta del golfo, la nuova Genova si estende sul mare con il suo porto industriale e i suoi grattacieli dai vetri luccicanti.
 
<< È uno spettacolo che commuove, vero? >>.
 
L’uomo scosta lo sguardo dal panorama per puntarlo sul volto della figlia, malinconico.
 
<< Un’opera d’arte, per chi la sa apprezzare >> mormora in risposta.
 
L’odore di salsedine al Porto Antico, di prima mattina, è talmente forte da essere fastidioso per le deboli narici di chi non è abituato ad avere il mare a portata di braccio, ma la quiete del posto è impagabile. I gabbiani di tanto in tanto si posano sulla passerella del molo, i loro versi angosciati sono l’unico suono di sottofondo che si ode oltre al lieve sciabordio del mare sulle chiglie delle barche.
 
<< Dobbiamo andare, sono quasi le sette >>.
 
L’uomo si sfila il cilindro come in segno di lutto, portandoselo vicino al cuore. È il commiato di una vita, perché fra un anno tutto sarà diverso, come sempre. Tutti gli anni saluta una vecchia città dopo un’intera notte d’amore casto e puro, sapendo che l’anno successivo non sarà più la stessa. È come dire addio ad una persona amata diversa ogni anno, come perdere una parte di se stessi per sempre.
 
<< Sono pronto >> sussurra alla fine.
 
La figlia sopporta meglio il peso di questo piccolo e privato lutto, forse perché è più giovane. Con delicatezza prende il padre per mano a destra, gli asciuga via una lacrima con l’indice sinistro e sorride tristemente.
 
<< Anche quest’anno, Storia e sua figlia Leggenda hanno rinvigorito l’anima immortale della Superba. Il nostro compito per adesso è concluso >>.
 
Insieme si siedono sul molo delle barche a vela, le gambe a penzoloni nel vuoto sopra all’acqua del porto. Un attimo appena e non ci sono più: un debole raggio di sole raggiunge il molo, una lieve brezza si alza, un gabbiano stride dall’alto dei bastioni di Porta Siberia.
 
Nell’aria frizzante dell’alba, alla vigilia di Pasqua, Genova profuma di ricordi e di magia.
 
 



NOTE FINALI:
Tutte le citazioni a inizio capitolo sono inerenti a Genova come città, per lo più dette da personaggi celebri che hanno camminato per le sue strade. 

 
   
 
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