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Autore: Lovelymoon22    10/08/2015    4 recensioni
[ FANFICTION INTERATTIVA! ]
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Peggy sgusciò fuori dal suo nascondiglio con un po’ di difficoltà. Premette il tasto del dittafono per bloccare la registrazione, si spazzolò via la polvere dal suo completo verde e dai capelli e sogghignò soddisfatta.
Aveva una notizia più che succulenta tra le mani e non vedeva l’ora di vederla pubblicata sul giornale del liceo.
«Scusi, signora Preside, ma questo scoop non posso proprio lasciarmelo sfuggire.» ridacchiò tra sé e sé sfrecciando fuori dalla sala il più rapidamente possibile e senza farsi vedere.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Memories and fever of love


 
POV Alina
 

Approfittai dell’intervallo per dirigermi verso il bagno delle ragazze, dopodiché mi sarei incontrata con Iris nel cortile. Nella mia classe non avevo molte amiche, semplicemente cercavo di andare d’accordo un po’ con tutte senza legarmi particolarmente a nessuna. Non riuscivo davvero a sentirmi a mio agio con le altre ragazze. Avevo di mio un carattere abbastanza chiuso e nessuna di loro aveva mai tentato di vedere oltre l’Alina timida e introversa –a differenza di Iris.
Entrai nel bagno e sentii delle voci provenire dall’ultimo cubicolo. Vidi la chioma ricciuta di Ambra fuoriuscire dalla porta aperta. Mi infilai, quindi, nel primo cubicolo libero, senza farmi vedere. Non avevo proprio voglia di incontrare quella tizia antipatica di prima mattina. Non avevamo mai avuto grandi conversazioni, giusto qualche battibecco, ma sapevo bene che Ambra era una ragazza che sapeva andarci giù pesante se voleva.
Sentii la sua voce squillante attraversare il bagno: «Ma dico, ve lo sareste mai aspettato? Un ballo al Dolce Amoris. Chissà cosa ne verrà fuori…»
Cosa?!
Mi morsi la lingua per non lasciarmi sfuggire il grido di sorpresa che mi solleticava sulla lingua.
Un ballo al liceo?! Non ne sapevo niente….
«Considerando che questa scuola è a corto di denaro non mi esalterei più di tanto.» disse Charlotte con voce atona.
«E’ vero…» sospirò Lì. «A questo punto sarebbe molto meglio andare in discoteca e non una cavolata del genere.»
«Però ci pensate…vedremo una sfilata di rospe infilate in stracci da plebaglia.» la risata di Ambra riecheggiò forte nel bagno seguita da quelle delle altre due. Mi trattenni dall’uscire e riempirle di ceffoni.
«E poi magari questa sarà l’occasione buona per far vedere a Castiel quanto valgo
Ero certa che il suo ‘valore’ non stesse molto nella sua personalità ma piuttosto nelle sue ‘doti’ o almeno era questo che lasciava intuire il tono della sua voce.
Le sentii uscire dal bagno, ridacchiando. Mi sfuggii uno squittio disgustato. L’unica cosa utile che avevo sentito era la notizia del ballo…ma dato che era uscita dalla bocca di Ambra diffidavo parecchio, e se era qualche altra sua cavolata? Avrei chiesto meglio ad Iris.
Uscii dal mio cubicolo, mi lavai le mani e poi aprii la porta del bagno. Non feci neanche in tempo a guardarmi intorno per vedere se il trio delle streghe si era allontanato che una voce mi fece sobbalzare.
«Hey!»
Voltai di scatto la testa verso destra e ritrovai Dake a poca distanza da me, poggiato al muro, le mani infilate dentro le tasche del pantalone.
«Eh?» farfugliai, facendo un passetto indietro per allontanarmi un po’. «C-che vuoi?»
«Ma come…io ti seguo e aspetto qui fuori tutto questo tempo solo per parlare con te e tu mi accogli con un ‘che vuoi’? Non va bene, sai?» fece lui, in tono giocoso.
Si staccò dal muro e mi fronteggiò. Era spaventosamente più alto di me e mi fissava con quei suoi occhi verdi lampeggianti –mi sentivo quasi un topolino in trappola.
«Perché mi stavi cercando?» chiesi io.
Conoscevo abbastanza bene Dake da sapere che non faceva mai niente per niente.
«Be, volevo chiacchierare un po’, no? E’ da parecchio che non parliamo.» disse lui, dispiaciuto. «Eppure mi era sembrato che durante il tuo soggiorno in Australia andassimo abbastanza d’accordo…»
«Sogni!» fu la mia rapida risposta mentre mi stringevo nelle spalle. Era vero che avevamo fatto diverse passeggiate insieme ma non eravamo mica amici!
«I tuoi occhi mentono.» mi fece notare lui e io, prontamente, scostai lo sguardo dal suo viso, facendolo ridere. «Sai, io ti ho trovato carina sin da subito.»
«Non dire fesserie!» ribattei subito io, arrossendo e voltandomi imbarazzata. «Vai a importunare qualcun altro, Dake!» sibilai, per poi allontanarmi da lui a passo di marcia, sentendolo ridacchiare alle mie spalle.
Mi piaceva molto Dake. Era sicuramente un bel ragazzo ma mi ero innamorata di lui durante le mie vacanze in Australia; nonostante la sua fissa per le ragazze mi faceva sempre ridere ed era comunque molto gentile e disponibile con me. La più grande scemenza mai fatta nella mia vita. Non riuscivo a fidarmi completamente di lui. Avevo paura che mi prendesse in giro e che mi usasse solo per il tempo che gli serviva a divertirsi…e la cosa mi avrebbe ferita troppo.
Dopotutto, anche la prima volta che lo avevo conosciuto mi aveva praticamente trattata come una delle tante…
 
Mia madre aveva avuto l’ottima idea di organizzare una vacanza estiva in Australia. Era stato un bel modo per svagarsi un po’, per visitare un paese diverso dalla Francia e diverso dal paesello sgangherato in cui abitavamo. Avevamo prenotato delle camere in un hotel che dava proprio sulla spiaggia –solo a ripensare a quanto ci era costato il viaggio mi venivano le vertigini ma ne era valsa la pena. Io e Ren avevamo noleggiato un gommone e lo usavamo sempre per fare piccole escursioni in alto mare facendo comunque attenzione a non allontanarci troppo e a seguire la mappa. Dopotutto si parlava dell’Australia…bisognava sempre fare attenzione a dove si andava visto che c’erano animali di ogni tipo –tutti potenzialmente velenosi.
Il giorno in cui incontrai Dake, Ren si era infilato nella tuta da sub e mi aveva lasciato da sola sul canotto dicendo che sarebbe andato a nuotare un po’ più in là e raccomandandomi di non scendere.
Mentre me ne stavo tutta sola sul gommone a prendere il sole sentii un rumore strano e voltai il capo. Più in là c’era un ragazzo che stava facendo surf. Mi sporsi in avanti per guardarlo. Aveva la pelle abbronzatissima e costellata da tatuaggi e i capelli biondi. Ero così concentrata a guardare le sue acrobazie che…puf! Caddi in acqua con un piccolo tonfo.
Sentii una botta alla testa, dovevo aver sbattuto su qualcosa…forse su qualche parte del gommone.
Riemersi boccheggiando. Fortunatamente sapevo nuotare abbastanza bene e cercai di risalire sul gommone con scarsi risultati.
«Tutto bene?» il ragazzo che poco prima stava facendo surf mi si era avvicinato, seduto sulla tavola.
«Sì.» dissi io, sulle mie. «Tutto apposto.»
«Non sembra.» osservò lui, indicandosi la fronte. «Ti esce un po’ di sangue.»
«Oh?» feci io allarmata, portandomi una mano alla fronte. In effetti le dita si macchiarono di qualche goccia rossa.
«Non sembra grave, tranquilla.» mi rassicurò. Tese le braccia verso di me e cercò di prendermi ma io mi scansai.
«Ce la faccio anche da sola!»
«Che razza di testarda…» sospirò lui ridacchiando,  riuscendo alla fine ad agguantarmi e aiutandomi a salire sul gommone. «Ma sei molto carina e per questo ti perdono.»
«Come scusa?» voltai il capo verso di lui, ormai al sicuro sul gommone.
Ma ogni qualsiasi altro tipo di protesta venne smorzata da un suo tocco gentile. Mi aveva sistemato una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio e si era fatto più vicino.
Lo stupore iniziale si trasformò in imbarazzo più totale e in preda ad un momento di terrore, agguantai uno dei remi e cercai di tirarglielo in testa. Lui lo scansò prontamente e si allontanò ridendo divertito.
«C-come ti permetti?!» gracchiai.
Ma il ragazzo si stava già allontanando, cavalcando la sua tavola da surf e dicendo: «Mi raccomando, disinfetta la ferita. Ciao ciao!»
 
Dopo averlo conosciuto meglio avevo quasi sperato di piacergli ma poi mi ero resa conto che usava questi trucchetti con tutte. Mi asciugai frettolosamente gli occhi lucidi con le mani e mi diressi rapidamente verso il cortile, sperando che Iris potesse aiutarmi a distrarmi.
 

POV Karen
 
Riuscii con una scusa a scappare dalla classe che si stava facendo improvvisamente troppo opprimente. Stavano tutti parlando del ballo e uno strano senso di malinconia mi aveva preso quando mi ero resa conto di aver associato subito la parola ‘ballo’ con Castiel. Non riuscivo davvero a crederci! Veramente avevo desiderato ballare con quel troll idiota?
Attraversai il corridoio freneticamente, senza distinguere le figure che mi passavano accanto e trovai finalmente riparo sulle scale che portavano al primo piano dove si trovava l’aula di scienze. Mi sedetti, rannicchiandomi. Fortunatamente di lì non passava mai nessuno. Volevo stare un po’ tranquilla.
Il ghigno irriverente di Castiel mi trapanava la testa, insistente, ed arrivai a scuotere il capo come una specie di cane sperando di scacciarlo –tutto inutile.
Ero certa che non gli sarei mai potuta piacere e la cosa mi faceva stare ancora più male. L’idea di dichiararmi non mi sfiorava neanche la mente perché, effettivamente, a me la situazione che si era creata tra di noi piaceva molto. Ci punzecchiavamo, scherzavamo, anche se a volte alcuni suoi comportamenti mi davano sui nervi ero comunque contenta che avessimo un certo rapporto che ci permetteva di parlarci. Fortunatamente, il mio orgoglio e la mia abilità nel mostrare una faccia più forte di quanto fossi mi aiutavano a proteggermi. Ma con Castiel era davvero difficile mascherare i miei sentimenti perché erano troppo forti…
«Dannato Pomodoro…» sibilai tra me e me.
Mi infilai una mano tra i capelli scuri, pettinandoli e ne sfilai una pallina di carta che forse Sky non era riuscita a togliermi. Mi morsi il labbro e la sollevai davanti agli occhi, stringendola tra pollice e indice. Per un folle istante desiderai quasi infilarla nella tasca e tenerla con me -era pur sempre qualcosa di Castiel- ma poi mi resi conto del mio pensiero melenso e arricciai il naso disgustata.
«Karen.»
Una voce mi fece abbassare le dita con la pallina stretta tra di esse e mi ritrovai davanti Emily che mi fissava con gli occhioni verdi, le mani intrecciate dietro la schiena.
«Hey.» dissi io, gettando via la pallina con un gesto seccato.
Emily accennò al posto accanto a me: «Posso?»
«Certo.»
La mia amica prese posto accanto a me e domandò: «Come mai tutta sola? Ti ho vista sparire all’improvviso…»
«Avevo bisogno di…pensare
«Mh.» Emily parve riflettere un po’. Mi chiesi cosa le passasse per la mente. Solitamente era sempre diretta se aveva bisogno di parlare mentre in quel momento pareva in difficoltà.
«Vedi…» esordì. «Ho notato una cosa oggi.»
La guardai confusa e lei in risposta mi sorrise.
«Uhm…nel tuo sguardo, mentre guardavi Castiel.»
EH?!
Sentire il nome di Castiel pronunciato dalle labbra della mia amica mi fece sobbalzare il cuore. Possibile che Emily avesse capito che mi piaceva? Come mi sarei dovuta comportare allora?
«M-ma no, Ems…cosa…?» farfugliai, arrossendo.
«E’ tutto apposto.» mi interruppe lei, sollevando una mano. «Non devi vergognarti perché…» Emily trattene un attimo il respiro, poi disse tutto d’un fiato: «Anche a me piace un ragazzo
Battei le palpebre sorpresa.
Davvero anche Ems aveva una persona speciale? In qualche modo la cosa mi fece sentire quasi sollevata.
«E chi è?» domandai subito, curiosa.
«Eh-eh.» Emily fece svettare l’indice in aria con l'espressione impettita. «Te lo dico solo se tu ammetti che ti piace Castiel!»
A quelle parole la guardai storto e mi imbronciai, ribattendo: «Che sadica che sei!»
Lei in risposta ridacchiò. Ma sì, infondo mi avrebbe fatto bene condividere questo macigno con qualcuno e poi ero davvero curiosa di scoprire chi fosse il ragazzo che piaceva ad Emily! Dopotutto ci voleva l’approvazione di Mamma Karen! Nonostante non fossi una tipa da troppe smancerie, mi preoccupavo sempre molto per le mie amiche.
«E va bene…» sospirai. «Mi piace l’idiota rosso tinto, così va bene?»
Emily si portò una mano alle labbra per nascondere la risata: «Me lo farò bastare. Okay, allora…» anche lei si prese alcuni secondi per prepararsi. Infondo non era facile ammettere i propri sentimenti ad alta voce. «Mi piace Jade!»
La guardai vacua. Poi ricordai. Jade era quel ragazzo che si occupava del club di giardinaggio, di un anno più grande. Lo avevo visto alcune volte quando io e Violet passeggiavamo per le serre.
«Lui?!» mi stupii, facendola arrossire. Be, a prima vista sembrava un bravo ragazzo, aveva un’espressione dolce e gentile. Approvato! «Sembra carino.» dissi solo.
«Lo è!» cinguettò lei, con fermezza. «E’ fantastico! E’ molto gentile, nonostante io non riesca neanche a spiccicare parola davanti a lui! Sai, è da un bel po’ che mi piace ma mi vergognavo a dirlo e…» improvvisamente si tappò la bocca. Sì, Emily diventava parecchio logorroica alcune volte. «Parlavamo di te e Castiel!» disse.
«Mh…dicevi di Jade?» dissi, innocente, sperando di potermela cavare in quel modo.
«Non provare a fregarmi.» disse lei divertita, incrociando le braccia. «E’ da parecchio anche a te?»
«Sì.» ammisi. «Ma non credo di avere molte speranze…»
«Io penso di sì, invece.» Emily fece uno strano sorriso. «Ti aiuterò io.» mi strizzò l’occhio e io la guardai con la bocca aperta.
«Ma…» cercai di farle cambiare idea. «Ti ho detto che non ce n’è motivo, davvero…non fare la testarda!»
«Sei tu la testarda!» ribatté Emily, facendomi la linguaccia. «Stai sempre a occuparti degli altri, lasciati aiutare per una volta.»
Esitai. Il mio orgoglio mi impediva di accettare un aiuto in una situazione del genere –a parte poi per l’imbarazzo generale all’idea di discutere su strategie per farsi notare da Castiel. Però mi fidavo delle mie amiche ed Emily mi stava porgendo una mano –e si era aperta anche con me, cosa non da poco.
«E va bene.» sospirai infine facendola gioire e alzare i pugni in aria. «Ma anch’io ti darò una mano con Jade!» stabilii subito, alzandomi di scatto con aria decisa. Ovviamente non me ne sarei stata con le mani in mano!
«Bene!» anche Emily si alzò.
Le due Cupido erano pronte all’azione!
 

POV Sheila
 
«E’ proprio così ti dico!» mi stava dicendo Andrea, una mia compagna di classe, sventolandomi il giornalino scolastico davanti agli occhi. «Ci sarà un ballo al Dolce Amoris! Lo faranno in palestra. E’ tutto scritto qui.»
«Immagino che l’autrice sia Peggy.» dissi io, conoscendo bene le capacità investigative della giornalista.
«Esattamente.» annuì Andrea. «Mi chiedo se mio fratello Victor ne sia già al corrente…»
Mi limitai a svoltare l’angolo, lo sguardo attaccato allo schermo del cellulare.
Un ballo…che idea stramba che avevano avuto i prof…
Probabilmente era l’ultima cosa che si aspettavano gli studenti ma in effetti il ballo studentesco era un classico in molti film americani –forse la Preside voleva modernizzare un po’ la scuola.
Mentre Andrea, accanto a me, faceva un sacco di supposizioni su come sarebbe potuto essere il ballo –gettando a caso similitudini con alcuni dating-game a cui aveva giocato- vidi Ambra con le sue fedelissime cagnoline, Charlotte e Lì, che attraversavano il corridoio. La bionda mi lanciò un’occhiata spaventata e mi superò di fretta e io non potei trattenermi dal sogghignare. Dopo quella volta che l’avevo presa a capelli, Ambra non mi si avvicinava più –anzi, mi evitava come la peste.
Vedere la sua faccia intimorita era una goduria assurda.
«Ahah! Hai visto che faccia ha fatto Ambra quando ti ha visto?» ridacchiò Andrea divertita.
Io annuii soddisfatta e stavo per dire qualcosa quando, improvvisamente, Andrea stese un braccio davanti a me, facendomi arrestare di colpo.
«Ahio!» proruppi io.
Lei si portò l’indice alle labbra e mi intimò di fare silenzio: «Ssst!»
«Uh?» feci io confusa guardandola mentre si sporgeva con aria circospetta oltre l’angolo del corridoio.
«Che diavolo fai?» sbottai io, inarcando le sopracciglia e guardandola come se fosse impazzita –il ché effettivamente era vero! Quale persona normale si comportava in quel modo?
«Non trovi che sia perfetto?» farfugliò Andrea, gli occhi persi verso qualcosa.
Desistetti dal prenderla a ceffoni per farla ritornare in sé solamente perché morivo dalla curiosità di capire di cosa stesse parlando. Mi sporsi un po’ anch’io ed ebbi un piccolo sussulto –o meglio, fu il mio cuore a sobbalzare.
Eravamo nei pressi del sottoscala e Armin, Kentin, Alexy e Meylyn erano seduti a terra a fare merenda. Il mio sguardo si concentrò magneticamente sul primo che, con mezzo panino ficcato in bocca, stava premendo freneticamente i tasti della PSP.
«Victor mi ha detto che ha completato facilmente tutti i livelli di qualsiasi videogioco.» mi bisbigliò Andrea. «Ed inoltre è anche un ragazzo carino! Armin è a dir poco fantastico!»
A quella parole scattai. Mi rimisi dritta e mi voltai verso di lei, nervosa.
«Stai dicendo che ti piacerebbe metterti con lui?» chiesi, agitata.
Andavo molto d’accordo con Andrea. Avevamo parecchi interessi in comune, a partire dai videogiochi. Era una delle poche che mi piaceva davvero della mia classe. Ma se a lei piaceva Armin…come mi sarei dovuta comportare?
«Mettermi con lui?» ripeté lei, sgranando gli occhi. Ci rifletté un po’ su. «Non penso. E’ un po’ come un idolo per me, capisci?»
Le restituii uno sguardo perplesso: «Mh…no.»
«E’ come se lui fosse una statua.» spiegò Andrea, gesticolando. «Bellissima da ammirare ma di cui non voglio privare gli altri.»
La fissai per un po’ senza dire nulla. Era un po’ il sentimento che si provava per cantanti o attori…si adoravano, invidiavano, ammiravano senza volersene ovviamente appropriare. Ora capivo meglio i sentimenti di Andrea.
«Tu e tuo fratello parlate sempre e solo di arte.» osservai, divertita.
Nonostante Victor non rientrasse nelle mie simpatie, mi piaceva osservare il luccichio nei suoi occhi quando scattava una foto. Era un po’ lo stesso che aveva Armin quando giocava o Alexy quando parlava di vestiti.
«Mh…sì, sarà una predisposizione genetica.» disse Andrea con leggerezza.
Quindi Andrea considerava Armin una sorta di idolo.
E io? Io lo ammiravo e basta? Sapevo già la risposta. No.  
No, perché io –in un importante spazietto del mio cuore- nutrivo la speranza di poter diventare la sua ragazza un giorno, di venir notata da lui non più solo come un’amica.
Eppure, la prima volta che lo avevo conosciuto stavo per prenderlo a calci negli stinchi…
 
Era appena uscito l’ultimo videogioco di Assassin’s Creed. Lo volevo. Doveva essere mio. Mi ero recata il prima possibile nel mio negozio di videogame di fiducia: ormai il commesso mi riconosceva sempre e mi salutava appena entravo, proponendomi i nuovi giochi appena usciti. Ma io quel giorno sapevo con certezza cosa volevo. Cercai freneticamente tra gli scaffali finché non lo avvistai. Era su uno scaffale a pochi metri da me, sul ripiano più alto, isolato.
Era rimasta una sola copia!
Mi avvicinai a passo spedito e tesi il braccio per prenderlo, sollevandomi sulle punte. Lo avevo già tra le dita quando un’altra mano si intromise, agguantandolo contemporaneamente.
Fulminai lo sconosciuto con uno sguardo. Era un ragazzo, alto, coi capelli scuri e gli occhi di un limpidissimo azzurro.
Era davvero carino ma non mi lasciai incantare. Il videogioco aveva la priorità!
«L’ho visto prima io!» ringhiai.
«Dipende dai punti di vista.» ribatté lui con un sorriso beffardo.
In tutta risposta diedi uno strattone e tirai il videogioco verso di me, rischiando di fargli perdere l’equilibrio.
«Oh!» sbottò lui irritato e tirando il videogioco a sé con più forza.
Andammo avanti così per un bel po’ di tempo finché non cercai di dargli una ginocchiata sotto il mento.
Lui mi schivò e sbottò: «Cavolo!» mollò il videogioco così all’improvviso che io, non aspettandomelo, caddi di sedere a terra.
Lui sghignazzò, guardandomi dall’alto: « E’ stato un piacere lottare con te ma visto che sono un gentiluomo te lo cedo.»
Lo guardai con le sopracciglia sollevate per lo stupore. Probabilmente, se fossi stata io, sarei stata capace di continuare a lottare anche per tutto il giorno pur di averlo. Era stato un gesto carino da parte sua cedermelo.
Il ragazzo si voltò, sollevando la mano in segno di saluto: «Ci vediamo in giro, nana. Goditi il gioco.»
Rimasi lì a terra a guardare la sua schiena che si allontanava, col viso rosso per l’imbarazzo: «Poteva almeno aiutarmi a rialzarmi!»
 
Era stato così che avevo conosciuto Armin. Quando a scuola avevo fatto amicizia con Alexy e poi lo avevo rincontrato non avrei mai potuto immaginare che avrebbe cominciato a piacermi visto che appena lo avevo incontrato mi era sembrato un brutto maleducato ladruncolo di videogiochi altrui.
Sospirai mentre guardavo Meylyn che gli sia avvicinava e gli chiedeva alcune cose sul gioco. Sentii una specie di morsa allo stomaco: gelosia? Probabile.
Mi voltai e feci dietrofront per allontanarmi da lì, seguita da Andrea.
 

POV Xavier
 

Nei giorni che seguirono, a scuola non si fece altro che parlare del ballo che si sarebbe tenuto a breve, prima dell’inizio delle vacanze natalizie. Io avevo scoperto dell’evento leggendolo sul giornalino scolastico che una mia compagna di classe mi aveva gentilmente prestato –bastava un sorriso e le ragazze erano capaci di buttarsi da un burrone per te…che strane creature! Non sembrava essere una cosa di grande portata quindi non mi aspettavo nulla di ché se non una semplice festicciola tra ragazzi. Avevo saputo che Peggy era stata chiamata nell’ufficio della Preside e che era stata rimproverata per aver divulgato senza permesso notizie ‘top secret’ ma comunque non aveva avuto alcuna punizione –infondo divulgare le notizie era pur sempre il suo lavoro.
Il giorno dopo la diffusione della notizia, la Preside annunciò ufficialmente del nuovo evento che si sarebbe tenuto ma senza scatenare alcun tipo di stupore dato che ormai lo sapevano tutti.
Mancavano circa dodici giorni al ballo e sentivo già le ragazze parlottare tutte emozionate tra di loro per discutere su cosa indossare. La lezione del professor Faraize passò più inosservata del solito. Quanto a me, io odiavo storia, quindi me ne stavo con la fronte appoggiata sul banco in dormiveglia. Dominique, seduto accanto a me, stava scribacchiando qualcosa sul suo foglio mentre mio fratello Jordan era intento a chiacchierare e ridacchiare come un ebete con la ragazza che gli piaceva -anch’io mi comportavo così con Iris? Oddio…
«Hem-hem, adesso ragazzi, vorrei sfruttare questi ultimi dieci minuti per parlare dei preparativi per il ballo.» disse Faraize esitante ma appena si sentì la parola ‘ballo’ tutte le teste scattarono su e lo guardarono. Persino io fui costretto a poggiare il mento sulle braccia e guardarlo annoiato per sentire quale altra cosa avessero in mente i prof.
«Come ben sapete, questo liceo non dispone di molti fondi.» esordì Faraize, sollevato del fatto che tutti lo stessero ascoltando. «Per cui abbiamo bisogno del vostro aiuto per allestire la palestra con festoni, cibi…»
«Uff…» sbuffò Mark dietro di me.
Immaginavo cosa lo infastidisse. Probabilmente, con tutta quella storia dell’usare la palestra per il ballo, il club di basket sarebbe stato sospeso.
«Quindi abbiamo bisogno di volontari.» spiegò Faraize interrompendosi subito dopo perché diversi sbuffi e lamenti si levarono dalle bocche di alcune persone. «Ragazzi, vi prego, sarà un motivo per stare insieme e divertirci! Allora? Chi di voi vuole partecipare?»
Mi portai le mani dietro la nuca e cominciai a dondolarmi sulla sedia, osservando il soffitto. Logicamente non avevo alcuna intenzione di partecipare, non era affare mio se la scuola non aveva fondi per organizzare il ballo come si deve, avrebbero dovuto pensarci prima.
Lanciai uno sguardo a Jordan come a chiedergli con lo sguardo ‘tu che farai?’. Ma anche lui non sembrava entusiasta all’idea di aiutare, tant’è vero che nascondeva le mani sotto il banco. Ridacchiai divertito ma la risata mi si strozzò in gola quando vidi Dominique accanto a me che alzava la mano.
«Prof, sono disponibile a dare una mano.»
«Eh?!» gracchiai io senza riuscire a trattenermi, facendo ricadere la sedia in avanti con un tonfo.
«Oh perfetto, Dominique!» esclamò Mr Faraize entusiasta, appuntando il nome del mio amico su un foglio.
«Ma che cavolo ti salta in testa?» sibilai io a Dominique che esibiva un sorriso tranquillo.
«E dai, non è male come idea, no? E poi sicuramente mia sorella si offrirà ad aiutare e voglio tenerla d’occhio.» spiegò lui con franchezza ma potevo capire dai suoi occhi che c’era anche un altro motivo che probabilmente non voleva dirmi.
Ma era abbastanza semplice da indovinare. C’era sicuramente la Pantera di mezzo.
«E poi sicuramente anche Iris vorrà partecipare all’iniziativa, conoscendola.» proseguì lui con un’espressione maliziosa.
Gli rivolsi un’espressione contrariata. Quell’idiota stava cercando di convincermi a partecipare…e ci stava anche riuscendo molto bene. L’immagine di Iris stava già cominciando a fluttuarmi nella testa facendomi perdere la lucidità. Sì, sicuramente avrebbe preso parte visto il suo continuo desiderio di rendersi utile e aiutare gli altri. Conoscevo Iris da parecchio tempo ed eravamo andati subito d’accordo.
 
La prima volta che l’avevo conosciuta era stato in un negozio di musica. Ci ero andato per comprarmi un CD nuovo: quelli che avevo non mi bastavano mai. Mentre camminavo tra gli scaffali in cerca di quello che volevo comprare, vidi un’appariscente chioma arancione legata in una treccia. Apparteneva ad una ragazza piccola di statura –come piacevano a me- e dai luminosi occhi chiari.
Era molto carina e da bravo ragazzo con gli ormoni a mille non riuscii a levargli gli occhi di dosso. Volevo assolutamente trovare un pretesto per conoscerla, così la tenni sotto controllo, presi il CD che stavo cercando e poi mi avvicinai silenziosamente, fingendo di osservare uno scaffale di cuffie e album di musica classica.
Notai che aveva preso una confezione con delle corde per la chitarra e pensai che fosse un buon modo per approcciare.
«Corde per la chitarra?» feci, cercando di apparire vagamente interessato. «Sai suonarla?»
«Abbastanza, sì.» mi disse lei, gentilmente. «Le stavi cercando anche tu?»
«No, no. Non ho mai provato a suonarla, anche se è uno strumento che mi piace molto.» ammisi.
«Mio fratello è bravissimo.» mi spiegò lei, genuinamente. «Sono per lui, io sto imparando da poco.»
«Figo!» commentai io.
Ci fu un breve momento di pausa, poi mi buttai.
«Io sono Xavier.»

«Io mi chiamo Iris.» disse lei sorridendomi un po’ timidamente.
 
Sospirai rassegnato e poi ringhiai: «Questo è un colpo molto molto basso, caro Dom.»
Cercai di prendermi una piccola rivincita abbreviando il suo nome, infatti vidi le sue labbra prendere una piega infastidita.
Dopodiché sollevai appena la mano con una smorfia: «Mi unisco anch’io…»
«Xavier!» si stupì il professor Faraize per poi annotare allegramente anche il mio nome.
Dopo di me si unirono anche Dajan, un gruppetto di ragazze e Mark.
Alla fine, il professor Faraize pareva abbastanza soddisfatto e se ne uscì dalla classe con un gran sorriso in faccia, augurandoci buona giornata.
 
 
POV Dominique
 
«Perché diavolo mi hai costretto a farlo?» mi ringhiò Xavier alla fine delle lezioni mentre ci dirigevamo assieme verso la palestra. Volevamo fare un’ultima partitina di basket prima che il club chiudesse e la palestra venisse ingombrata da tavoli, fiocchi e casse per la musica. Lì ci aspettavano anche Mark e Dajan che si sarebbero uniti a noi. In realtà, quest’ultimo non mi stava particolarmente simpatico ma se avevo l’opportunità di stracciarlo durante una partita non dicevo mai di no.
«Non ti ho costretto a fare un bel niente.» ribattei io sornione. Ed era così. Non gli avevo mica imposto di prendere parte all’iniziativa, aveva fatto tutto da solo –io gli avevo solamente dato una spintarella.
«Sfrutti i miei punti deboli, non si fa così, vecchia volpe.» ribatté lui, ancora imbronciato.
«Eh dai, Frost, non te la prendere.» esclamai io, strizzandogli l’occhio e appellandolo col soprannome con cui lo chiamavo a volte. «Non sarà così pesante come immagini.»
«Mi spieghi perché cavolo ti sei proposto?» domandò Xavier, guardandomi con aria indagatrice.
Esitai. In realtà, se fosse stato per me, neanch’io avrei preso parte a quella cosa ma immaginavo che Kim –sempre scattante e attiva com’era- avrebbe sicuramente preso parte all’iniziativa assieme alle amiche. Quindi mi ero voluto buttare anch’io in quella cosa nella speranza di vederla.
«Così.» dissi alla fine scrollando le spalle ma lui mi guardò con un’espressione scettica. Immaginavo che avesse già capito tutto, Xavier era fin troppo perspicace. «Non pensarci troppo. Ti voglio bello cooperativo e scattante per la partita. Non vedo l’ora di stracciare Dajan…»
«Non capisco cos’hai contro di lui.» osservò Xavier, le sopracciglia sollevate per lo stupore. Sì, dimenticavo sempre che lui e Dajan erano buoni amici…
«Nulla in particolare.» risposi. «Ma sai bene quanto odio perdere…»
Ero sempre stato un tipo permaloso e orgoglioso quindi una sconfitta –in qualsiasi campo- mi irritava particolarmente ed era anche abbastanza difficile che ammettessi di aver perso, era un atteggiamento che avevo avuto sin da piccolo e per il quale le maestre e i miei genitori mi rimproveravano sempre.
Entrammo in palestra. Ampia e spaziosa, con un campo da basket ben delineato e i cestini da canestro rispettivamente uno a destra e uno a sinistra. Dajan e Mark erano già lì, il primo con un pallone sottobraccio. Con mio stupore, però, c’erano anche altre tre figure che chiacchieravano con i due ragazzi.
Man mano che ci avvicinavamo le riconobbi e il mio cuore fece una capriola. Kim, Sky e Violet –ordinate per altezza. Che accidenti ci facevano lì?
«Ehi!» salutammo io e Xavier contemporaneamente. Lanciai un’occhiata a Kim di sfuggita cercando di non farmi vedere. Ogni volta mi stupivo di quanto potesse essere bella e attraente la sua pelle color cioccolato.
«Ragazzi, finalmente!» esclamò Mark allegro.
«Come mai ci siete anche voi?» chiese Xavier verso le tre ragazze.
«Sky ci ha chiesto di accompagnarla a vedere la partita di suo fratello.» spiegò Kim, indicando la ragazza con le codine ramate con un cenno del pollice.
Mark intervenne, divertito: «Era soltanto un amichevole, Sky, non dovevi prenderti il disturbo.»
«Uhm…ma lo sai che a me piace guardarti giocare.» disse lei, lanciando però un’occhiatina a Dajan.
Ovviamente mi sorse un piccolo dubbio. Possibile che la ragazza fosse venuta per vedere Dajan? Le ragazze, dopotutto, avevano una mente così diabolica. Be…io non potevo proprio parlare visto che mi ero offerto di aiutare con le decorazioni solo perché speravo di avere un occasione di vedere più spesso Kim.
Povero ingenuo Mark che credeva di essere sempre al centro dei pensieri della sua innocente sorellina. Io almeno su Helena non avanzavo certe pretese, sapevo benissimo che aveva costantemente la testa occupata da Kentin.
«Oh be, meglio così, no? Avere il pubblico vivacizza il tutto.» commentai io, ammiccando verso le tre ragazze.
«Specie se sono tre fantastiche cheerleader.» mi diede man forte Xavier facendo arrossire timidamente Sky e Violet.
Kim, invece, roteò gli occhi e disse: «Sì, sì, certo. Voglio proprio vedere se sapete muovere quelle gambe bene quanto parlate.»
Una provocazione in piena regola!
«Non hai ancora visto niente, cara Kim.» disse Xavier con un ghigno deciso. 
«Okay, allora, cominciamo?» chiese Dajan con energia.
«Sì!» rispose Xavier carico di energia, sfilandosi la felpa e gettandola sulle panchine, mettendo in mostra i muscoli tonici dovuti al periodo in cui praticava pugilato. 
«Dateci dentro!» esclamò Kim con vigore regalandomi una strizzatina d’occhio che mi infuocò le viscere. Improvvisamente mi sentii in grado di poter fare anche mille canestri di fila.
«Buona fortuna.» disse invece Sky a Dajan che le diede delle pacchette sulla testa dicendo: «Grazie, Sky. Vedrai che vinceremo!»
Questo è tutto da vedere…
Violet si limitò a sorriderci gentilmente e poi le tre presero posto sugli spalti.
Sta a guardare Kim!
 

POV Greta
 
«Greta, sai già cosa indossare per il ballo?» mi domandò Rosalya con aria da investigatrice mentre ci avviavamo verso il cortile, alla fine delle lezioni.
La mia amica era forse una delle più su di giri per tutta quella storia del ballo natalizio e già stava fantasticando su quale vestito avrebbe potuto sfoggiare quel giorno.
«Ehm…a dire il vero no.» dissi io, stringendomi nelle spalle. «Ma dopotutto manca ancora un po’ di tempo, no?»
«Dodici giorni.» puntualizzò Rosalya con sguardo truce. «Non vorrai arrivare a scegliere all’ultimo giorno spero!»
«Ma no, no.» la rassicurai io. «E poi, con te nei paraggi, è difficile arrivare all’ultimo giorno…» borbottai incerta, visto che non faceva altro che schiaffarmi riviste di moda sotto il naso a ogni ora di lezione –escluse quelle della Delanay in cui non volava neanche una mosca.
Rosalya stava per ribattere –figurati se mi lasciava avere l’ultima parola- quando una voce la interruppe.
«Ragazze
Ci voltammo nello stesso istante con cipiglio confuso e vedemmo un colorato e pimpante Alexy avvicinarsi a noi, seguito da una ragazza dai capelli così lunghi che le coprivano tutta la schiena, Meylyn.
«Oh, ciao!» salutai io.
Rosalya strinse Meylyn in un poderoso abbraccio. Io, Rosa e Meylyn formavamo una specie di trio che spesso se ne andava in giro insieme. Praticamente lei e Rosalya erano le sole con cui ero riuscita a legare di più.
Alexy batté le mani per richiamare l’attenzione ed esclamò: «Abbiamo un’offerta molto interessante da proporvi.» e lì piegò gli angoli della bocca all’insù per formare una specie di preoccupante sorriso.
«Sarebbe?» domandò Rosalya mentre Meylyn sospirava rassegnata ed io non potei fare a meno di chiedermi il perché.
«Una mega uscita al centro commerciale!» tuonò Alexy spalancando le braccia.
Io e Rosalya emettemmo due «Eh?!» parecchio diversi. Il mio era stupito, il suo era emozionato. Meylyn lanciò un’occhiata intimidita alla ragazza dai capelli bianchi e fece un passetto verso destra per allontanarsi. Cercai di non ridere, mordendomi il labbro. Sapevo bene che a lei non piacesse affatto andare in giro per negozi e questo spiegava anche il suo precedente sospiro.
«Ma è un’idea fantastica, Alexy!» esplose Rosalya, afferrando le mani del ragazzo con l’aria di una bambina che ha appena vinto un peluche gigante.
«Vero, eh?» disse lui soddisfatto. «Immagino che tu sia dei nostri, Rosa.»
«Assolutamente sì!» cinguettò lei, lasciando le mani del ragazzo e continuando a fremere per l’entusiasmo.
«E tu sei d’accordo con tutta questa storia?» bisbigliai io a Meylyn.
«Mi hanno incastrata.» mi sibilò lei in risposta con aria affranta.
«E tu, Greta?» mi domandò Alexy, spostando i suoi occhi fucsia su di me.
«Mh…okay…» feci io, alzando le spalle. Era pur sempre un modo per cominciare la caccia al vestito per il ballo. «Stavate pensando ad un gruppo molto grande?»
«Più persone possibili. Sarà divertente, vedrete!» esclamò Alexy più infervorato che mai. Mi chiedevo se un negozio ce l’avrebbe fatta a contenere una tale mole di gente…
«Hai sentito, Meylyn?» esclamò Rosalya verso la ragazza. «Potremo scegliere insieme il tuo vestito. Vedrai sarà fantastico, inoltre trovo che il pizzo ti stai davvero bene.»
Vidi chiaramente la faccia di Meylyn sbiancare. A salvarla, però, fu Alexy che indicò un punto più lontano.
«Oh, guardate, laggiù ci sono Nathaniel e Melody! Andiamo a chiedere anche a loro!»
A sentire il nome di Nathaniel, deglutii. Effettivamente i due stavano chiacchierando tranquillamente mentre si dirigevano verso l’edificio scolastico. Probabilmente sarebbero rimasti a  scuola ancora un po’ per riordinare la sala delegati…
Ci avvicinammo –io nascondendomi dietro Alexy e Rosalya.
«Ehilà!» salutò Alexy, sollevando una mano in cenno di saluto.
«Ciao, ragazzi.» salutò Melody gentilmente. «Avete bisogno di qualcosa?»
Assottigliai lo sguardo vedendola. Non mi stava affatto simpatica Melody anche se sapevo già che era la gelosia a parlare; quella ragazza non faceva altro che stare appiccicata a Nathaniel giorno e notte. E se qualcun'altra gli si avvicinava esibiva il suo ringhio minaccioso migliore.
«In effetti sì!» canterellò Alexy.
«Alexy stava pensando di fare un mega gruppo di shopping.» spiegò Rosalya, pratica e diretta come sempre. «Ci state?»
«Uffa, Rosalya, volevo essere io a spiegarlo…» sbuffò Alexy immusonito facendo ridere me, Meylyn, Melody e Nathaniel.
Cercai di non soffermarmi troppo su quest’ultimo altrimenti sapevo che avrei avuto un colpo al cuore e non mi andava proprio di cadere a terra come uno stoccafisso davanti a lui.
«Per me va bene, è un’ottima idea.» annuì Melody. «Non avete nulla in contrario se lo chiedo anche a Karla, vero?»
Karla era una delle scagnozze di Ambra, non tra le più fedeli ma era comunque una sua seguace. Tuttavia non nutrivo particolare risentimento verso di lei. Meylyn invece non sembrava affatto contenta della proposta.
«Come vuoi tu, Melody.» disse infine, molto diplomaticamente, Alexy. Poi spostò lo sguardo sul biondo. «E tu, Nathaniel?»
«Io?» lui parve piuttosto stupito, poi ridacchiò scuotendo il capo. «No, no. Lo shopping non è proprio il mio passatempo preferito.»
«Uff…peccato.» sbuffò Alexy. «Ma allora cosa metterai il giorno del ballo?»
Nathaniel scrollò le spalle.
Come fa ad essere tanto perfetto anche quando alza le spalle?!, gracchiò una voce nella mia testa.
«Mio padre mi faceva indossare un sacco di camice e cravatte quindi mi inventerò qualcosa.» disse infine.
«E’ davvero un peccato.» commentò Rosalya con un’espressione maliziosa. «Ho sempre detto che se fossi stato una ragazza saresti stata una modella perfetta!»
Quell’osservazione fece arrossire Nathaniel che sbottò imbarazzato: «Ma quando la pianterai di dire cavolate?»
E tu quando la pianterai di essere così adorabile?!, avrei voluto strillargli io visto che il mio cuore aveva iniziato a battere più rapidamente quando le sue guance si erano tinte in maniera così deliziosa.
«Allora noi andiamo.» disse Nathaniel. Mi lanciò una breve occhiata che mi fece avvampare e poi salutò: «Ci vediamo.»
Melody ci rivolse un sorriso e poi si allontanarono.
Rosalya fece scrocchiare le nocche, con un’espressione decisa: «Bene, Meylyn, cosa stavamo dicendo del vestito…?» ma quando ebbe voltato lo sguardo, Meylyn non era più accanto a lei ma stava correndo fuori dai cancelli, trascinando disperatamente Alexy per il polso.
«Scappa Alexy, e non ti voltare!» la sentimmo gridare.
«Tanto non puoi sfuggirmi!» le ruggì dietro Rosalya per poi sbuffare seccata, le mani ai fianchi: «Quella ragazza! Io voglio solo che sia più bella che mai e lei mi ripaga così…»
Io la consolai con una risatina: «Dai, Rosa, lo sai com’è Meylyn. E comunque sappiamo tutti che vuoi solo aiutarci.»
Dopodiché ci dirigemmo anche noi verso i cancelli e mi voltai un’ultima volta verso la scuola. Vidi Nathaniel e Melody sulla soglia dell’edificio e con mio enorme stupore anche lui rivolse uno sguardo a me.
I nostri occhi si incrociarono e io mi ritrovai come paralizzata. Non so come riuscii ad alzare una mano e fargli un cenno di saluto, sorridendogli timidamente.
Anche da lontano vidi il sorriso e il cenno che Nathaniel mi restituì.
E improvvisamente quella giornata divenne meravigliosa…
 
 
 

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Sciau a tutte quante ed ecco a voi il nuovissimo capitolo!
Spero davvero che vi piaccia, non so neanche io come cavolo ho fatto a pubblicare in tempo visto che per circa tre giorni non mi sono riuscita ad avvicinare al computer visto che era arrivata mia cugina! ^^’’ Ma alla fine ce l’ho fatta ** e mi stupisco di me stessa u.u Vi dico solo che non so quando sarà il prossimo aggiornamento perché dovrebbe venire un'altra mia cugina a dormire da me e presto verranno anche i miei zii ma spero comunque di pubblicare a breve **
In questo capitolo come vedete abbiamo un salto temporale poiché dal POV di Xavier sono passati alcuni giorni da quando la notizia del ballo è stata divulgata. Inoltre Alexy comincia a mettere in moto la sua idea del mega-gruppo di shopping –portandosi dietro la povera Mey lol – ed inoltre nel prossimo cappy ritroveremo i nostri cari PG intenti a decorare la palestra per il gran giorno!
Mi sto emozionando pure io insieme a loro. **
Non smetterò mai di ringraziarvi per le recensioni, siete troppo dolci <3 e anche un grande grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ seguite/ ricordate!
A presto e al prossimo capitolo,
 
Lovely
   
 
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