Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: kitsune999    28/01/2009    3 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ridendo e scherzando, siamo arrivati al quarto (OMG) capitolo di questa mia fic mediocre e senza pretese. Mai avrei pensato di farla durare cosí a lungo, e il punto è che ci sto prendendo gusto e per il momento non ho proprio nessuna intenzione di concluderla, anche perché non so ancora come xD

Anzi, a dir la veritá non so neanche quello che succederá nel prossimo capitolo…^^;

 

Il festino continua, e con l'ingresso di Kojirō la vicenda si arricchisce di nuovi e mirabolanti colpi di scena, come no. Vi avviso subito che il finale sará un po’ schifoso, in senso letterale, non mangiate o bevete nulla mentre leggete, mi raccomando.

 

Rinnovo la mia imperitura gratitudine a tutti quelli che continuano a commentare. Non potete neanche immaginare quanto la cosa mi faccia piacere, ogni volta che vedo il numerino delle recensioni aumentare salto dalla sedia per la contentezza xD

 

 

 

 

CAPITOLO 3 – L’ingrediente segreto.

 

 

 

 

Kojirō era deliziato. Un ridacchiante Matsuyama mezzo brillo, cercando di non farsi vedere da Genzō ancora in pieno litigio/scazzottata con Hermann, gli aveva raccontato dell’altra figura da chiodi di cui il portiere si era reso protagonista e a cui purtroppo lui non aveva assistito.

-Ma bene, vedo che non ci facciamo mancare niente!- Esclamó a voce volutamente troppo alta, apposta per farsi sentire anche da quel citrullo che, come previsto, drizzó prontamente le antenne, interruppe la punizione di Stecchino e gli chiese, digrignando i denti con gli occhi fiammeggianti d’ira: -Che vorresti dire, deficiente?-

-Non ci arrivi? Allora sei proprio tarato.- Fece l’attaccante senza aggiungere altro, lanciandogli uno sguardo di commiserazione mentre scuoteva la testa, sogghignando.

-Ma vai a dar via il culo, ci mancavi solo tu stasera a rompere i coglioni!- Esplose l’altro che invece ci era arrivato eccome, senza risparmiarsi sul fraseggio particolarmente fine e ricercato. Era davvero troppo per lui che, complici i fiumi di birra in circolo nelle vene, aveva perso giá da un pezzo il suo proverbiale self-control. Quel dannato era l’ultima persona che aveva voglia di sentir blaterare.

Battendo le mani, Kojirō disse –complimenti per la parafrasi, eh…ma che vocabolario forbito che hai, da vero signore!- Genzō si sentí salire il sangue alla testa.

Come sapeva urtargli lui il sistema nervoso non lo sapeva fare nessuno, e se Schneider non fosse intervenuto a placcarlo afferrandolo saldamente per le spalle, gli sarebbe saltato alla gola finendo per passare probabilmente dalla parte del torto, visto che Kojirō si era mantenuto piuttosto controllato fino a quel momento. Senza contare che lui era piuttosto alticcio (per usare un eufemismo), mentre la sua nemesi era del tutto sobria.

-Diamoci una calmata, intesi? Piantala di fare l’isterico.- Lo ammoní il Kaiser, pronto anche a prenderlo a sberle se fosse stato necessario a farlo tornare in sé.

-Kojirō, stai gettando benzina sul fuoco.- Dal fronte nipponico invece era intervenuto Misugi, che si era ripromesso di piantarli in asso senza troppi complimenti nel caso in cui fosse scoppiata pure una rissa. Passassero i nove decimi della squadra ubriachi, ma non era disposto a fare buon viso anche a quello, meglio cercare di sedare gli animi rivoltosi prima che fosse troppo tardi. Da quanto aveva visto, poi, condivideva con il capitano tedesco che stava cercando di far rinsavire Genzō non solo la medesima inclinazione a non bere (anche se a dire il vero lui aveva fatto di necessitá virtú, dati i suoi problemi di salute), ma anche la stessa attitudine a temperare le atmosfere surriscaldate. Peccato che non parlassero la stessa lingua, gli sarebbe piaciuto conoscerlo un po’ meglio, avrebbero avuto molte cose da raccontarsi.

Kojirō lo guardó nello stesso modo in cui avrebbe guardato uno scarafaggio nel piatto e replicó:

-Perché, lui si è comportato in maniera diversa con me, e con tutti voi? Sarete mica sordi, non avete sentito cosa ha avuto il coraggio di dire quel bastardo oggi in campo?- Jun sospiró e allargó le braccia. –Non sto cercando di redimerlo, ma possibile che tu non veda com’è ridotto, anzi, come sono ridotti tutti? Ti pare saggio mettersi a discutere con degli alcolizzati, vuoi forse metterti al loro stesso livello?- L’attaccante sbuffó e incroció le braccia, rendendosi conto che purtroppo aveva perfettamente ragione. Non c’era nessun gusto a prendersela con un Wakabayashi non nel pieno delle sue facoltá mentali, sebbene ne fosse tentato perché conciato cosí sarebbe stato davvero il punching-ball ideale.

-E va bene, buon samaritano- ringhió infine, schioccando la lingua –lo lasceró in pace, ma alla prossima parola sbagliata che dice lo stendo, non mi frega se è ubriaco o no.-

Jun sospiró mentre si massaggiava la fronte, sentendo che di a poco gli sarebbe venuto un gran mal di testa. Era soddisfatto dell’esito della sua mediazione, anche se non poteva permettersi di perderlo di vista un solo istante perché conosceva, come tutti del resto, il suo carattere altamente infiammabile. E questa peculiarità messa in combinazione con il suo antagonista preferito avvinazzato voleva dire solo una cosa, ovvero una zuffa in piena regola.

 

Schneider, la cui forza di persuasione non risiedeva principalmente nelle parole bensí nei fatti, si alzó da tavola e con fiero cipiglio afferró per la collottola sia Genzō sia Hermann, trascinandoseli dietro in bagno. Chiuse la porta, poi con gesto rapido si impossessó dell’amato cappello del portiere e, senza tante cerimonie, gli ficcó la testa sotto il getto gelido del rubinetto per rinfrescargli un po’ le idee. Quello saltó su quasi subito, resuscitato dal freddo pungente dell’acqua e, mentre si scrollava intirizzito i capelli bagnati sibilando improperi a mezza voce, Schneider agguantó per la nuca Kaltz che stava cercando di scappare e gli fece fare la stessa fine.

-Ti sei brasato il cervello?- Sbottó il difensore ribellandosi alla sua presa e schizzandolo d’acqua mentre riemergeva dal lavandino.

-Siete svegli, beoni? Possiamo tornare di senza che ci sia il rischio di macchiarsi la fedina penale?- Guardó Genzō che si stava stropicciando la faccia con una salvietta per asciugarsi, dicendo –ce l’ho con te, pezzo di cretino. Sei sobrio?- Sobrio era una parola grossa, pensó lui, ma si sentiva giá un po’ piú lucido rispetto a prima.

Il Kaiser, per testare i suoi riflessi, gli lanció il cappello che riuscì miracolosamente ad intercettare al volo. Il portiere lo ringrazió con la mente perché aveva avuto l’accortezza di non farlo bagnare e si diede una riassettata alla chioma scompigliata e ancora umidiccia, mugugnando –Sto bene, sto bene. Per stasera non lo faró a pezzi, stai tranquillo.-

Kaltz, starnutendo, si infiló in bocca uno stecchino che aveva riesumato dalle tasche dopo essersi accorto di aver perduto quello vecchio poco prima, durante la colluttazione (o rituale d’accoppiamento, come lo definiva Karl) con Genzō, e si disse pronto a rientrare in sala.

-Bene, vi siete ricomposti, teste di rapa? Andiamo allora, e sappiate che vi tengo d’occhio.-

-Sí, mamma…- bofonchiarono i due quasi all’unisono, alzando gli occhi al cielo con un ghigno beffardo scolpito in faccia.

 

Quando rientrarono, notarono che l’allegra combriccola era diventata ancor piú allegra e che i boccali vuoti presenti sul tavolo fino a poco prima erano stati sostituiti da altri, belli traboccanti. Si entrava cosí ufficialmente nel secondo girone, si disse Schneider, mentre incrociava lo sguardo di Misugi che scrolló le spalle con aria sconsolata, come a voler dire “ho provato a fermarli, ma hanno ordinato lo stesso. Il fatto che non parlassero tedesco era un dettaglio, non ci era voluto molto per dare a intendere alla cameriera che volevano farsi riempire di nuovo i bicchieri.

Con disappunto scoprirono peró che purtroppo i cambiamenti non riguardavano solo la sostituzione dei boccali, ma anche la disposizione dei posti, e non si sa come Genzō e Kojirō si ritrovarono seduti fianco a fianco, senza che nessuno dei vicini volesse accettare di scambiarsi con uno di loro.

-Questa cosa puzza di cospirazione…- borbottó Genzō adirato, scrutando di sottecchi le facce sornione dei compagni.

-Credo anch’io, e comunque visto che ci tocca vedi di rigare dritto.- Lo redarguì l’altro, imbronciato quanto lui.

-Chi se ne frega di te. Tu non spaccarmi i coglioni che io non li spacco a te, va bene?-

Suggellarono quel monito scambiandosi un’occhiata truce e misero mano ai boccali.

 

Intanto, Tsubasa era sempre piú sulla via della perdizione ormai quasi totalmente consacrato ad un promettente futuro da etilista, accompagnato dal sempre fido Tarō e pure da Ishizaki, che quando si trattava di bere era sempre in prima linea. Quest’ultimo richiamó l’attenzione di Genzō, dicendo: -Ehi Wakabayashi! Me lo fai un favore?- Il portiere si voltó a guardare la sua faccia da pirla inebetita dall’alcool e, sopraffatto dalla compassione, annuí sospirando.

-Mi dici alcune frasi da rimorchio in tedesco? Quella cameriera è un vero schianto!- E si passó la lingua sulle labbra in modo sensuale, o almeno cosí credeva.

Genzō, soffocando un conato di vomito davanti a quel gesto, stava per rifiutare la sua assurda richiesta quando gli si accese la lampadina della bastardaggine.

-Ma ceeeerto, mio caro- disse subdolamente –vieni qui che ti illumino.-

Ishizaki si sistemó lungo disteso a pancia in giú sulle ginocchia dei tre compagni che lo separavano dal portiere (ovvero Kojirō, Wakashimazu e Izawa che mugugnarono infastiditi, concedendogli di stare 2 minuti al massimo in quella posizione scomoda per loro) e, poggiando il mento sulle mani, gli si fece vicino allungando il collo, tutto orecchi.

L’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, pensó Genzō con un lampo diabolico negli occhi mentre insegnava al difensore giapponese una tipica frase da abbordaggio, du bist eine grosse Schlampe*.

-Ok, non dirmi altro, faccio giá fatica  a ricordarmi solo quella, quant’è difficile ‘sta lingua- piagnucoló Ishizaki mentre tornava al proprio posto, e Sōda esclamó –Tu sei tutto scemo, cosa credi di fare sapendo dire una sola frase?- In quel momento si intromise Izawa, centrando il punto della discussione: -Meglio ancora, cosa credi di fare in generale, tedesco o non tedesco…tu sei proprio un caso patologico- e giú a ridere sguaiatamente, mentre il povero Ryō faceva una faccia offesa borbottando –adesso vi faccio vedere io…-

Kaltz, seduto alla destra di Genzō, aveva sentito la frase che aveva pronunciato l’amico e gli diede di gomito con le lacrime agli occhi dal ridere, chiedendogli quali cavolo fossero le sue intenzioni. Genzō gli fece un sorriso complice indicandogli col mento la cameriera indaffarata a pulire uno dei tavoli vicino al loro, e quando l’altro realizzó rischió di strozzarsi col sorso di birra che stava bevendo. Mise subito al corrente il Kaiser, che gli sedeva di fianco, il quale assunse un’espressione costernata cercando di contenersi, mentre soffocava il ghigno che gli stava involontariamente apparendo sul viso.

Il gruppo osservó col fiato sospeso l’eroico Ishizaki, abituato ad immolarsi a suon di pallonate in faccia, mentre beveva un bel sorso di birra per darsi coraggio e partiva alla conquista della fauna femminile amburghese.

Ebbe solo un unico, piccolo tentennamento prima di portare a termine la sua missione. Si voltó verso il portiere chiedendogli: -Che vuol dire quella frase, Wakabayashi?-

-Significa “mi piaci molto, usciamo insieme?”- Disse prontamente il numero uno dell’Amburgo e dei bastardi, che si era preparato la risposta, prevedendo la possibile domanda. Ryō annuí risoluto e per poco Genzō non gli scoppió a ridere in faccia.

 

Era peró accaduto un altro fatto inquietante poco prima, quando l’ignaro portiere si era distratto per rispondere alla domanda di Kaltz e aveva lasciato incustodito il suo boccale. Kojirō aveva provato a resistere alla tentazione (non che si fosse sforzato poi piú di tanto), ma alla fine senza troppi rimpianti aveva permesso alla sua indole fetente di prendere il sopravvento, lasciando cadere un copioso sputo dentro il proprio boccale e sostituendolo poi rapidamente con quello del rivale. Matsuyama seduto di fronte a lui aveva visto tutto e, tentando di reprimere una risata mezzo schifato e mezzo divertito, per poco non si fece uscire dal naso la birra che si stava tracannando.

 

Dal tavolo si levarono improvvisamente dei fischi, poi degli applausi e delle risa. Due terzi del Triumvirato dei Fessi era letteralmente rotolato in terra tenendosi la pancia dal ridere, mentre il restante terzo era finito con la fronte poggiata sul tavolo, cercando di dare un contegno agli Imperiali sghignazzi. Il resto della cricca si stava sganasciando agitandosi scompostamente sui divanetti.

Era accaduto l’immaginabile, ovvero il flop del povero Ishizaki, il cui penoso tentativo era culminato con la prevedibile reazione della bella camerierina dai capelli cosí biondi da sembrare bianchi che, sentendosi dare della donna dai facili costumi (per usare una parafrasi) gli aveva versato in testa il contenuto della pinta che avrebbe dovuto servire ad un tavolo, concludendo il capolavoro con un bello sberlone a dita larghe.

-Ishizaki, sei un coglione da competizione- stava ridendo Izawa –l’avevano capito tutti che quello che ti aveva detto Wakabayashi non era quello che credevi!-

-Giá, c’era da aspettarselo, da lui- rincaró Wakashimazu, asciugandosi una lacrima. Per una volta, si ritrovó a constatare, quell’idiota di Wakabayashi l’aveva fatto ridere di gusto.

Ryō, abbattuto, andó a darsi una rinfrescata in bagno, accompagnato da Misugi che ormai si era rassegnato a dover fare da crocerossina per quella sera e, una volta tornato al tavolo, si rintanó in un angolino isolato chiedendo che gli “amici” rispettassero il suo lutto.

-Perché, chi è morto?- Fece uno Tsubasa storditissimo, che aveva capito meno di metá di quello che era successo ma aveva riso lo stesso.

-La mia dignità.- Rispose lui con un muso chilometrico, facendo esplodere delle risa ancor piú grasse. Una cosa era certa, non si sarebbe mai potuto mettere contro Wakabayashi perché quello era capace di smontarlo con un pugno, si disse. Meglio lasciar perdere, tanto era abituato ad essere allegramente sfottuto e la cosa ormai non gli facevá piú né caldo né freddo.

Comunque, non essendo proprio insito nel suo carattere lo stare troppo a piangersi addosso, dopo appena cinque minuti che se ne stava imbronciato e solo in castigo in un angolino buio, pensó “che due palle peró fare lo scazzato, mi sto perdendo tutto il divertimento.”

Giusto il tempo di finire di formulare il pensiero che si ributtó nuovamente nella mischia, piú gasato di prima, come se nulla fosse successo.

 

e Genzō? Aveva bevuto la birra “corretta” da Kojirō?

Ebbene, .

E sotto lo sguardo estasiato dell’artefice del misfatto, che peró non sospettava minimamente che il portiere, pur restando all’oscuro di tutto, aveva giá provveduto a ricambiarlo con la stessa moneta.

Era accaduto che all’SGGK, poco prima, scappasse uno starnuto, probabilmente a causa della doccia fredda che gli aveva fatto fare Schneider. Il suddetto starnuto era partito senza che potesse fermarlo, e indovinate dove? Ma sul proprio boccale, ovviamente.

Che schifo…” aveva pensato disgustato, mentre osservava la fresca e genuina produzione di bollicine di saliva e muco galleggianti sulla birra, che ora poteva vantare una nuova “schiumina” apparentemente invitante sulla sua superficie. Poteva forse berla? Giammai, e si guardó rapidamente intorno per vedere con chi scambiare il boccale. Provate a indovinare con chi effettuó la sostituzione.

 

E cosí Kojirō, che credeva di star bevendo la sua pulitissima birretta, se ne stava invece tracannando una variante inedita, a cui lui stesso aveva dato un prezioso contributo appena un quarto d’ora prima.

 

I due antagonisti si guardarono in cagnesco posando i boccali con una smorfia sadica, ognuno convinto di aver fregato l’altro. Ma solo uno di loro era uscito trionfante da questa silente battaglia, ed era meglio per il bene collettivo che  lo sconfitto continuasse a credere di essere il vincitore.

 

E in tutto ció, la serata era ancora lunga.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE (stavolta assolutamente superflue):

 

*Letteralmente “sei una gran bagascia”. Il folkloristico termine “bagascia” si presta agevolmente alla sostituzione con tutte le altre ben note espressioni equivalenti.

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: kitsune999