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Autore: Dragon gio    10/08/2015    1 recensioni
Una breve storia che narra di come Sai, dopo la grande 4 guerra, abbia compiuto un enorme sacrificio in nome dell'amicizia che lo lega a Naruto e Sakura. Il Team 7 come non lo avete mai letto, potrà mai nascere una sincera amicizia fra Sasuke e il suo "sostituto"? Questa fiction non tratterà di coppie e non tiene conto degli eventi canonici del manga.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Team 7
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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Part 5 end
Part. 5#
 
 
“Che cosa?! Kakashi sensei è stato… arrestato?!” Naruto era incredulo, così come Sakura e Yamato.
“Purtroppo è così! Ha deciso che Sai andava vendicato, e così ha pensato di usare lo stesso trattamento di torture che il capo clan di traditori gli aveva riservato!”
“E’ assurdo… Godaime, non ci crederà davvero? Kakashi non farebbe mai una cosa simile! Per quanto… per quanto possa aver desiderato far giustizia non…”
“Lo so Yamato. La cosa non quadra nemmeno a me se è per questo! Ma si è costituito, di sua spontanea volontà…”
Erano tutti scioccati, il solo pensiero che un uomo come Kakashi agisse così era impensabile. Tsunade aveva le mani legati in quel momento, aveva dovuto seguire la legge marziale e far arrestare Kakashi. Da lì a pochi giorni lo avrebbero processato, ma per un simile gesto rischiava di perdere la sua licenza di Jonin.
 
Quando anche Sai fu avvisato dell’accaduto, per poco non gli venne un colpo. Anche se a sbiancare paurosamente fu proprio Sasuke, che era con lui in quel momento. Era certo di averla fatta franca, come faceva a sapere Kakashi? Ma soprattutto, si era preso una colpa non sua. Davvero, non capiva quale insano piacere provassero quei dementi nel parargli il culo di continuo.
Ma forse non era per lui, si disse. Forse Kakashi, così come Sai, avevano fatto tutto questo solo per proteggere Naruto e Sakura da ulteriori sofferenze. Si sentiva stanco di tutto questo, tanto stanco.
“Sasuke, che ti prende?” La domanda di Naruto era quanto meno legittima, visto che Sasuke era scattato in piedi con una ferocia tale da far cadere la sedia.
“Ascoltami bene Dobe… qualunque cosa succeda, promettimi, anzi giurami che non farai casini!”
I presenti ebbero il cuore che balzò in gola dall’ansia. Che cosa doveva succedere? Che cosa stava per accadere di tanto grave da indurre Sasuke a fare una simile richiesta.
“Sasuke, cosa stai dicendo?” Yamato ebbe il sospetto che il peggio non era ancora arrivato. Se Sasuke c’entrava davvero qualcosa in questa storia, le conseguenze sarebbero potute essere disastrose.
“Devo parlare con l’Hokage, immediatamente!”
“Va bene, ti accompagno io…” affermò il capitano. Ovviamente, non stette nemmeno a spiegare all’Uchiha che il suo era un ordine e non una proposta.
Sasuke annuì e poi si voltò verso loro, quel gruppo sconclusionato che si definiva team. O ancora meglio, la sua famiglia. Sicuro che stavolta non li avrebbe più rivisti. Regalò loro una sorta si sorriso sghembo, prima di salutarli e allontanarsi velocemente.
Qualcosa in Sai vibrò, e fu più doloroso di tutte le ossa che gli avevano spaccato. Recuperò le stampelle abbandonate accanto al letto, si tirò in piedi e si avviò verso l’uscita. Non ebbe bisogno di dire nulla, Naruto e Sakura gli erano già accanto, la meta era la medesima: ufficio dell’Hokage.
 
Quando giunsero l’agognata meta, il cataclisma era già avvenuto. La scrivania di Tsunade era spaccata a metà, Shizune stava appiccicata al muro in stato di shock stringendo Ton Ton al petto. Sasuke, in piedi davanti all’Hokage, con il pugno di lei che svettava a pochissimi centimetri dal suo nasino perfetto. Yamato, infine, che usava l’arte del legno per frenare la stessa Hokage, prima che travolgesse il ragazzo e ogni oggetto che si trovasse sul suo cammino.
“Signorina Tsunade!” gridò Sakura nel panico assistendo alla scena.
“Tu! Sei veramente un bastardo!”
“Lo so. Ma ora che conosce la verità, liberi Kakashi Hatake…”
“Godaime, si calmi la prego!” biascicò Yamato che pareva star faticando nel trattenere il braccio di Tsuande. Rare volte l’avevano vista così fuori di sé, la stessa Sakura ne era sorpresa.
“Qualcuno mi vuole spiegare che accidenti succede?!” Naruto si era fatto avanti, disorientato ma soprattutto preoccupato per Sasuke.
L’Uchiha guardò severamente l’Hokage, per un attimo sembrò che i suoi occhi implorassero di tacere. Ma era consapevole egli stesso, che non poteva più portare avanti questa menzogna.
Nel momento in cui Tsunade si rilassò, l’aria nella stanza era tornata respirabile, come se ogni istinto omicida si fosse spento in lei.
“Non è stato Kakashi a trasformare in un colabrodo il prigioniero…”
Sakura fu la prima a voltarsi verso Sasuke, stupendo lo stesso ragazzo. Non era più una sciocca bimba infatuata di lui, ora era una giovane donna che aveva imparato a conoscerlo, a guardare dentro la sua oscurità. Ma non era certo che l’avesse accettata. La vide intristirsi, capire, metabolizzare in qualche modo la notizia. Con Naruto fu molto più difficile. Teneva lo sguardo su lui, tremante e deluso. Proprio uno come lui che odiava certe ritorsioni violente, non riusciva a perdonargli un simile gesto. Anche se era stato fatto per il bene di un amico.
Si morse le labbra, soffocando le parole che sarebbero dilagate come un fiume in piena, l’ultima cosa che voleva era litigare con Sasuke.
“Per quel che vale, mi dispiace se vi ho deluso… ma non mi pento di ciò che ho fatto. Io sono fatto così, amo la vendetta, non posso farne a meno.”
“Sasuke Uchiha, sei cosciente che questa tua bravata ti costerà la libertà?”
“Signorina Tsunade, aspetti!”
“No, Sakura. Mi sono fidata di lui, gli ho concesso una seconda opportunità per tornare a vivere a Konoha! Ha detto che avrebbe fatto ammenda dei suoi errori, che avrebbe scontato la sua pena secondo quanto avrei deciso…”
“Va bene così, Sakura. E’ giusto che io paghi per i miei crimini.”
L’Hokage fissò i presenti nella stanza qualche istante, fece un respiro profondo e poi si decise ad emettere la sua sentenza.
“Da oggi verrai recluso nella prigione di Konoha, e vi rimarrai fino a quando il consiglio dei Kage non avrà preso una decisione definitiva sulle tue sorti.”
 
 
“Sei libero di andare!”
“Eh?”
Kakashi non credeva alle sue orecchie. Seduto sulla scomodo letto di pietra della cella, fissava imbambolato la guardia che stava girando la chiave nella porta.
“Non capisco… hanno anticipato il giorno del processo?”
“Quale processo? Sei sordo, ho detto che sei libero! Le accuse contro di te sono cadute!”
L’Hatake era sempre più spaesato, iniziò a porsi domande e a pensare che se era stato rilasciato, poteva esserci un'unica soluzione. Mentre veniva condotto fuori, difatti, incrociò una squadra di Anbu che stava trascinando Sasuke, in manette.
“Sasuke! Cosa è successo?!”
Lui non rispose, non gli rivolse nemmeno un cenno o uno sguardo. Camminò a occhi chiusi ignorandolo, senza aprire bocca. Kakashi scosse il capo, con dissenso, arrivando da solo a capire cosa fosse successo.
“Sei proprio uno sciocco, Sasuke…”
 
 
 
Dopo pochi giorni, Sasuke ricevette la prima visita. Quando se lo vide davanti le sbarre, schioccò le labbra con dissenso, voltando seccato il volto dalla parte opposta.
“Perché sei venuto?”
“Pensavo ti facesse piacere avere compagnia…”
“Non è per quello!” grugnì seccato l’Uchiha, gli occhi corsero sulla figura di Sai, in piedi, sorretto dalle stampelle.
“Baka! Ci sono tre rampe di scale per arrivare qui, avrai fatto una fatica del diavolo!”
“Rischi la pena di morte, e tu ti preoccupi del fatto che io abbia fatto le scale? Mi sento lusingato, ma penso anche tu sia un po’ scemo Sasuke!”
“Attento a come parli, o ti assicuro che cella o meno, ti tiro una testata!” sbraitò Sasuke, in un modo assolutamente irritato. Poi si bloccò, ripensò alle parole di Sai e inarcò un sopracciglio preoccupato.
“Un momento… pena di morte?”
Sai abbassò subito il viso, contrito, si era lasciato sfuggire una parola di troppo causando un forte disagio nella conversazione.
“Sì… almeno, stando a quanto ho sentito dire… ma non c’è ancora nulla di deciso!” Cercò di rimediare, come poteva. Ma a giudicare dall’espressione svuotata di Sasuke, era chiaro che la cosa non gli facesse piacere.
“Scusa… era meglio se stavo zitto…”
La faccia da cane bastonato di Sai era talmente ridicola che a Sasuke venne veramente voglia di tirargli un calcio negli stinchi. Ma si trattenne, già rischiava di finire sul patibolo per aver preso a botte un criminale, figuriamoci se picchiava uno di Konoha.
“Sasuke, senti… perché lo hai fatto?”
“Mah, chissà…” Sasuke gli diede le spalle, lasciando poggiare pigramente la schiena alle sbarre della cella. Le braccia incrociate al petto, con gli occhi scuri che vagavano senza meta sul soffitto di pietra avvolto dalla penombra più totale.
“Se lo hai fatto per vendicarmi, sei stato proprio un idiota… ma anche se lo avessi fatto per altre ragioni, ti darei dell’idiota comunque… ti darei dell’idiota in ogni caso!”
“Ho capito, basta! Sono un idiota, contento?!”
“Io… quando sono stato catturato e mi hanno chiesto di ucciderti, ho pensato che dovevo fare il possibile perché questo non accadesse! Volevo rendermi utile alla squadra, in qualche modo… desideravo aiutare Naruto e Sakura…”
“Mh…”
“So quanto tu conti per loro Sasuke… anche per me sono importanti, non sono solo i miei amici più cari sono anche…”
“La tua famiglia?” Il modo in cui Sasuke lo aveva preceduto nel discorso, stupì Sai. Qualcosa gli disse, che in cuor suo, pure Sasuke la pensasse allo stesso modo.
“Non ho avuto esitazioni. L’ho fatto e basta.” Scandì chiaro e deciso quelle parole. Sai si rese conto di come, scioccamente, si fosse incantato nell’osservare la sua schiena.
“Perchè? Così facendo, ti sei rovinato con le tue mani!”
“Ho pensato che quella era… la cosa giusta da fare.”
Non ne era sicuro, ma a Sai parve di scorgere una porzione del profilo di Sasuke in quell’istante, e credette di vederlo sorridere.
“Lo sai Sasuke, tu ed io abbiamo qualcosa in comune…”
“Cosa?”
“L’oscurità… nei nostri cuori.”
Il sussulto che percorse Sasuke fu violento, ma cercò di contenerlo dentro di sé. Arricciò appena le dita dei piedi, e la bocca si strinse una, due tre volte indecisa. Masticava delle parole che non riuscì a far emergere in superficie.
“Non vogliamo che questa oscurità contamini anche Naruto e Sakura, loro sono pura luce… è per questo che non abbiamo avuto esitazione nel fare quel che abbiamo fatto.” Con quel non abbiamo, per Sai era sotto inteso che rientrasse pure Kakashi. Perché anche lui, suo malgrado, celava in fondo ai suoi occhi una profonda e dolorosa oscurità.
Fu allora che l’Uchiha capì. Capì perché era andato a massacrare quel tipo, mettendo a rischio la sua vita. Il vero motivo, quello nascosto sotto l’amara scorza della vendetta. La risposta gli apparve così semplice e chiara, che quasi provò disgusto per aver rifiutato tale verità per tutto quel tempo. Lui era diverso da Naruto, poteva solo essere se stesso, anche se questo lo portava a comportarsi in modo non corretto.
“Dico bene, Sasuke?”
Il suo animo parve quietarsi, finalmente dopo un tempo infinito, fatto di sofferenza, buio, marciume, si sentì veramente bene.
“Sì…”
 
 
La seconda visita che ricevette Sasuke, fu quella di Naruto, giusto una settimana dopo che era stato rinchiuso in galera. Il ragazzo biondo avanzò verso lui, esitando a parlare quando fu faccia a faccia con Sasuke.
Lo vedeva attraverso le sbarre di metallo, ma poteva scorgere in maniera fin troppo lampante l’espressione seria che lo attanagliava.
“Sasuke, i Kage hanno preso una decisione…”
“Dai, spara…”
“Prima c’è qualcosa che devo dirti!”
“Cosa?”
“Non approvo per niente quello hai fatto Sasuke, sono arrabbiato! Mi fa rabbia pensare a come hai reagito ma… mi fa tanta rabbia anche pensare a cosa quel tipo abbia fatto a Sai!” Le mani di Naruto si erano strette con forza alle sbarre, le stritolò così tanto che si deformarono leggermente.
“Dobe, dove vuoi arrivare?”
“Penso che nonostante tu abbia usato il mezzo sbagliato, le tue intenzioni finali erano buone!”
“Mh… suppongo che i Kage non la pensino come te, dico bene?”
“No, infatti… però hanno capito che tu hai agito solo per il bene di Konoha! Hai protetto un compagno ed hai evitato che a causa sua, si iniziasse un'altra battaglia sanguinosa!”
“Che intendi dire?!”
“Proprio ieri io, Sakura-chan, Kakashi sensei e il capitano Yamato, abbiamo catturato i restanti membri di quel clan! E’ stato merito tuo Sasuke, dopo il tuo trattamento speciale, il capo clan ha cantato come un uccellino, rivelando l’ubicazione di tutte le loro basi segrete!”
Sasuke non sapeva se gioire o meno di tale rivelazione, Naruto continuava ad aggirare l’argomento principale, ovvero che fine avrebbe fatto lui. Buffo, un tempo non gli sarebbe importato di sopravvivere, ma ora c’era qualcosa, anzi qualcuno per cui pensava valesse la pena vivere un altro po’.
“Cosa hanno deciso i Kage alla fine?”
“Bé, è difficile da spiegare…”
“Dillo e basta, cazzo! Mi stai facendo sudare freddo!”
“Dovrai sopportarmi per almeno sei mesi! Divideremo un appartamento assieme, sotto stretta sorveglianza degli Anbu!”
“Che cosa?!”
“Ho chiesto e ottenuto di dividere la tua pena con me! Mi sono assunto ogni responsabilità per il tuo comportamento, sia attuale che futuro!”
“Dobe…mi prendi in giro? Come ti è saltato in mente?!” Sasuke scattò, frustrato e allibito verso Naruto, sbattendo con forza i pugni sulla porta della cella. Naruto ricambiò con un sorriso, mostrando tutti i denti, con un espressione da ebete felice.
“Non ho avuto esitazioni! Si fa quel che si deve per proteggere la famiglia! Era la cosa giusta da fare!”
 
Non ho avuto esitazioni. Era la cosa giusta da fare.
 
Sasuke non poteva crederci, sembrava quasi che quel folle gruppo di persone sconclusionate, conosciute come team 7, dividessero un solo cervello per quattro. La cosa non era molto positiva, però in qualche modo la cosa lo fece sorridere ugualmente. Sorrise così tanto, in maniera così sincera che Naruto pigolò dalla sorpresa, facendo un salto indietro e iniziando a blaterare cosa senza senso come “chi sei tu e che ne hai fatto del vero Sasuke”.
“Kami… siete proprio tutti dei pazzi…”
 
Sì, erano i suoi pazzi. La sua pazza, strana famiglia. L’unica che gli fosse rimasta, oltre a quel trio di dispersi che erano Karin, Juugo e Suigetsu. Mancavano giusto loro si disse con malinconia, e il quadro sarebbe stato perfetto, completo.
 
 
Poche settimane dopo, Sai poté finalmente abbandonare le stampelle e ricominciare a camminare usando solo le proprie gambe. La prima cosa che volle fare, fu quella di andare a trovare i due segregati.
Si incontrò prima con Sakura e assieme andarono a fare un po’ di spesa, sicuramente Naruto non si stancava di mangiare ramen istantaneo ma Sasuke sì.
Acquistarono tanti cibi freschi, pesce e pomodori come se non ci fosse un domani. Sai si sentiva un po’ in imbarazzo a far portare tutte le borse a Sakura, ma quando aveva tentato di allungare una mano per prenderne una, lei lo aveva fulminato con lo sguardo.
“Sei ancora convalescente, non devi fare sforzi!”
“Ma… sono solo borse…”
Un'altra occhiataccia terrificante e Sai si ammutolì. Meglio non farla irritare oltre, o rischiava di ritrovarsi di nuovo in ospedale con le ossa rotte.
 
Avevano appuntamento con Kakashi e Yamato per poi dirigersi tutti assieme verso la casa che dividevano i due amici. Yamato fu puntuale, mentre Kakashi, ovviamente, arrivò con un ora e mezza di ritardo.
Sai non capì cosa trattenne il capitano dallo strangolare il sensei con l’arte del Mokuton, dato che lui era da mezz’ora che stava morendo di sete.
Finalmente riuniti, raggiunsero l’abitazione, situata in pieno centro, non poco distante dalla sede degli Anbu. Per l’occasione, le guardie speciali assegnate alla loro sorveglianza erano ben dieci e si alternavano in turni di ventiquattro ore, dentro e fuori casa.
Sakura rise, il pensiero che il povero Sasuke fosse di nuovo “spiato” giorno e notte lo mandava in bestia, difatti era nuovamente stressato. Poi c’era Naruto, indi per cui il suo stress aumentava esponenzialmente. Andare a trovarli, era l’unico modo per farli distrarre un po’, dato che non avevano il permesso di uscire e per uno come Naruto Uzumaki, il ragazzo più esagitato di sempre, era un calvario senza tregua.
Quando furono davanti l’ingresso, iniziarono a preoccuparsi. Non solo perché un paio di Anbu tentavano di bloccarne un terzo, che si dimenava con fota, ma perché da dentro casa arrivavano rumori e grida indistinte.
“Lasciatemi andare vi dico, ora li ammazzo!”
“Calmati! Dobbiamo sorvegliarli, non ucciderli!”
“Non me ne frega un cazzo! Mi hanno scartavetrato i coglioni con le loro liti, ora li uccido entrambi!”
Sai e gli altri sospirarono, non erano ancora entrati e già tirava un aria da battaglia. Quei due dovevano averla fatta grossa per far andare fuori di testa pure un Anbu. Che di norma sono le persone più posate e fredde del mondo.
“Salve, possiamo entrare?” Kakashi fu mandato, gentilmente, in avanscoperta da Yamato. Gli Anbu fecero cenno di sì con il capo, e intanto trascinavano via il povero collega che dava di matto.
“Credo avrebbe bisogno di una vacanza…”
“Poveretto! Aver a che fare con quei due fa impazzire chiunque!” affermò con noncuranza il capitano, però nessuno lo contrariò.
Non appena misero piede nella stanza, assistettero alla scena più tragicomica che avessero mai potuto immaginare: Naruto e Sasuke, debitamente appostati ai lati del piccolo salotto, che si tiravano ogni oggetto possibile, urlandosi contro epiteti a dir poco imbarazzanti. Discutevano a gran voce di sciocchezze quali l’aver finito questo o quel tipo di biscotto, nemmeno loro ci capirono tanto.
L’unica cosa che fu chiara a tutti, è che Sakura stava per esplodere, ormai si capiva anche senza bisogno di guardarla in volto. Il corpo veniva avvolto da una sinistra energia, che si disperdeva nell’aria donando piccole scosse a chi si trovava accanto a lei.
“Bene. Ora, io li ammazzo. Qualcosa in contrario?!” Yamato, Sai e Kakashi rabbrividirono a quello sguardo. Non ci pensarono manco per scherzo ad intervenire in difesa dei due pirla che ora, si rotolavano sul pavimento prendendosi a cazzotti.
“No, Sakura! Ma magari evita di ridurli in fin di vita! Non vorrei mai che l’Hokage spedisse anche te a fargli compagnia!”
“Non tema Kakashi sensei, ci andrò leggera…”
Certo come no, pensarono subito all’unisono i presenti, Anbu compresi, il che era tutto dire.
 
Nonostante l’inusuale visione di Sakura che prendeva a sberle due ragazzi ben più forzuti di lei, Sai si ritrovò a riflettere attentamente su quelle persone.
Pensò a come, un anno fa, si fosse il posto il problema di come comportarsi nei loro confronti ora che Sasuke Uchiha era tornato a Konoha.
E di poi come in effetti, si era comportato lui stesso quando si era reso conto che la vita di Sasuke dipendeva da una sua scelta. Era cambiato molto, tutti lo erano. Nonostante avessero sofferto molto, nonostante sapeva ci sarebbero stati altrettanti momenti duri in futuro, il cuore di Sai si sentiva fiducioso.
Con un gran sorriso sulle labbra si buttò nella “mischia”, aiutando Sakura a frenare i due sciocchi che continuavano imperterriti a darsele di santa ragione.
Sotto gli occhi attenti e divertiti di Kakashi e Yamato, che a loro volta sorridevano contenti di vedere i loro ragazzi sempre così energici.
 
Ognuno di loro poteva celare demoni, oscurità e dubbi nel proprio animo. Ma sapevano anche, senza bisogno di dirselo esplicitamente, che avrebbero fatto ogni cosa pur di proteggersi a vicenda da tale oscurità. Preservando la luce, la stessa che si rifletteva in quell’istante pure negli occhi di Sasuke.
 
 
 
END
29-04-2014
 
  
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