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Autore: Averyn    11/08/2015    1 recensioni
CHE COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
L'ultimo quinto capitolo conclusivo della saga 'Cicatrice'. Seguito de 'IL PRESCELTO', 'L'EREDE', 'L'INIZIO' e 'CICATRICE'. Spero vi diverta scoprire come va a finire!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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Salveeee a tutti dopo meeeesi di attesaaa eccomi quaaaaaaaaaaa scusate se mi sono fatta attendere per così tanto ma per colpa di:
1) esami
2) pioggia
3) feste
4) fine del mondo
5) incontri con Frodo per la strada per Mordor
non ho potuto pubblicare prima...sappiate che non mi farò attendere così tanto per l'Epilogo! Infatti è già scritto e corretto ma vi farò attendere un po' di giorni prima dell'ultima pubblicazione...quindi qualsiasi cosa succeda...
attendete...


Capitolo 10
 
LA FINE

“Come sarebbe a dire ‘è sparita’?” sussultò Harry, avvicinandosi a Neville e scoprendogli la fronte. La cicatrice c’era ancora, ma non era più intera, ne era rimasta metà. La superficie era quasi del tutto liscia al tatto, come se non ci fosse mai stato nessun segno.
“Che cosa significa?” tremò Neville, guardando Harry con apprensione.
“Non lo so” replicò Harry intensamente, “questo è soltanto uno degli ultimi interrogativi da risolvere”.
Harry e Neville decisero di non rivelare l’accaduto scompigliando i ciuffi sulla fronte di quest’ultimo. Nessuno dei due conosceva qualche incantesimo d’illusione, o almeno Harry non ricordava di averli mai usati nella sua vita precedente.
 Harry ne approfittò per concordare con Neville cosa avrebbe dovuto raccontare a Lily e James sul loro viaggio e informò Neville dell’arrivo degli amici a Grimmaulde Place.
Appena tornato in salone i suoi genitori erano ancora immersi nella profonda conversazione con Sirius, e rimase in un angolo ad ascoltare.
“Sono contenta che i ragazzi stiano bene; per noi è un sollievo” commentò James rivolto al viso fra le fiamme.
“Per questo è meglio per tutti che con noi venga solo Neville; faremo in modo che gli altri stiano al sicuro e che alla fine della battaglia possa ricongiungersi a loro”.
“Secondo me sbagli, James; sono avventurosi, sei certo che non rischino il tutto e per tutto per riunirsi in battaglia con il loro amico? Lo sappiamo che sono abili nello sparire…”
“Già, e personalmente ammiro la capacità, ma non possiamo permetterci errori di sorta; qualcuno deve pur prendere le redini dell’Ordine, e non voglio che muoiano….”
“Non sei per nulla come un tempo, James; una volta saresti stato fiero se tuo figlio si fosse unito alla battaglia come un vero uomo…”
“Ma ha solo tredici anni! Come possiamo permettere che muoia? E dopo tutto quello che gli è capitato, non voglio perderlo di nuovo! Né voglio che si ripeta l’accaduto di dodici anni fa” intervenne Lily, irritata.
Sirius sbuffò, sconsolato.
“Noi vogliamo solo proteggere i nostri figli, Sirius e lo sai. Si tratta anche di Frank! Di Louise! Vuoi sul serio che dieci bambini perdano la vita così giovani? Hanno così tanto da offrire, e non posso credere che tu tenga più al valore e alla gloria del loro futuro!” ragionò lei.
Sirius attese per qualche attimo. I ciocchi di legno nel fuoco scricchiolarono.
“Certo che non tengo più al valore di mio figlio, Lily, ma come ho esitato alla caduta di Voldemort, ora sono spaventato! Sapevate che in fondo i Weasley avevano ragione, quella volta. Abbiamo fatto un grandissimo errore, e ora stiamo per compierlo di nuovo! I nostri ragazzi sono stati i protagonisti della resurrezione di Voldemort, ora non possiamo negare loro lo scontro finale!”
“Sei proprio testardo come un mulo, Felpato!” lo riprese James, e anche se suonava come un rimprovero, non poteva nascondere un fondo ironico.
“E tu invece sei cambiato fin troppo! Non credevo che proprio tu fossi capace di dire queste cose!” lo additò di rimando Sirius.
“Ad ogni modo, ora devo andare. Vi terrò informati se ci saranno novità”.
“Grazie, Sirius” lo congedò Lily, prima che con un breve cenno del capo la testa del padrino sparisse dalle fiamme.
“E’ tutto apposto?” intervenne Harry, esaminando i profili dei suoi genitori.
Lily e James gli rivolsero due sorrisi forzati mentre si alzavano.  Nei loro occhi c’era una luce diversa dall’ostilità di poco prima, come se sapessero qualcosa di cui Harry era  all’oscuro.
La madre avanzò amorevolmente verso di lui e lo abbracciò forte, lasciando il figlio di stucco.
“E’ tutto apposto, Harry! Ora devi pensare a dormire! Tutti e due a letto adesso ! Dopo  tutti questi mesi! È bello averti di nuovo a casa!” disse lei piagnucolante.
C’era qualcosa che non andava; Harry ebbe come la sensazione che Sirius avesse confidato loro qualcosa di inquietante. Quali piani avevano per loro? Si sarebbero riuniti con i loro amici o avrebbero partecipato alla battaglia finale come bramava tanto Sirius?
Fu con questo miscuglio di dubbi che si diresse confuso alla stanza di Neville e gli riferì tutta la conversazione che i suoi genitori avevano sostenuto con Sirius.
“Quindi vogliono mandare me da solo alla battaglia finale? E voi starete al sicuro a Grimmauld Place? Sotto tutela di chi?” deglutì Neville, spaventato.
“Non ne ho idea” confessò Harry, “non so se hanno scoperto qualcosa della nostra missione. Poco fa mia madre si è comportata come se…sapesse qualcosa. Ma sinceramente…”
“E come la mettiamo con il piano di Silente? Avremmo dovuto sconfiggerlo insieme…Non hanno notato la cicatrice che hai sulla fronte? Possibile che non gli abbiano dato nessun peso?”
“Non lo so, non lo so!” s’innervosì Harry, spiazzato quanto Neville. “ Dobbiamo pensare. Forse sarebbe meglio se contattassimo Silente…lui saprà…” ma non ebbe il tempo di finire la frase perché Neville sussultò e indicò qualcosa davanti a lui.
Harry seguì il suo indice e vide che appollaiata sul balcone della finestra era comparsa Fanny, la fenice di Silente.
Dopo essersi scoccati un’occhiata fugace, Harry corse ad aprirle e l’uccello planò aggraziato sul letto.
Aveva una lettera legata alla zampa. Stupendosi di quanto Silente fosse capace di leggere nel pensiero, s’affrettò a sciogliere il nastro rosso e a srotolare la missiva, accorgendosi con stupore che l’autore non era Silente, bensì Frank.
Dopo aver srotolato la pergamena, mormorò in modo che Neville potesse sentire:
 
Harry, Neville,
sarò breve. Tramite Fanny, Silente ci ha messo al corrente della vostra condizione, anche se non nei dettagli(credo che sia voluto).
Stiamo cercando di convincere papà e Remus a portarci a Hogwarts, come ci ha detto di fare Silente. Ci ha anche dato delle informazioni selezionate da riferire loro, e forse ce la stiamo facendo! Subito dopo, papà ha chiamato Lily e James per convincerli.
Non so se ha avuto successo: l’abbiamo visto leggermente contrariato.
Comunque non sanno più di quanto non debbano sapere: gli abbiamo fornito un’infarinatura della profezia  (di cui erano parzialmente al corrente) e del vostro doppio legame, lasciando fuori l’approfondimento sul doppio prescelto. Abbiamo anche cercato di dire loro che siamo essenziali per la battaglia perché sappiamo dove attaccare e dove entrare e quindi dovremmo esserci. Credo che questo basti.
Qui si stanno decidendo le sorti della battaglia e quando attaccare, ma non si sa di preciso quando avverrà, se domani o fra tre giorni. Purtroppo Remus è più cocciuto di papà, non so se alla fine sarà così incline a lasciarci partecipare come dice.
Ad ogni modo, teniamoci in contatto tramite Fanny; informateci su quello che sta succedendo!
Frank (e tutti)
 
“Fra tre giorni?” sussultò Neville con gli occhi sbarrati dalla sorpresa, “ più aspettiamo, più Tu-sai…Voldemort prenderà il controllo della Nazione!”
“Lo so” convenne Harry arrotolando la lettera, “intanto Frank e gli altri stanno facendo il loro lavoro. Mi chiedo se dovremo informarli sulla tua cicatrice”.
 
 
Più tardi, Lily chiamò entrambi in salone per una piccola riunione.
Sia lei che James cercarono di nascondere loro il tormento  che li pervadeva, sebbene il figlio intravedesse un’ombra di ansia nei loro occhi ogni qual volta posizionavano lo sguardo su di lui, come fosse un estraneo.
Semplicemente James affermò, asciutto:” Domani vi portiamo a Grimmauld Place”.
“Che cosa?” balzarono all’unisono i ragazzi.
“Proprio così” replicò James. “Dobbiamo riunirci con i membri dell’Ordine, e voi verrete con noi”.
“Non possiamo rischiare di lasciarvi soli. Potreste architettare un piano su due piedi, siete molto bravi in questo” aggiunse Lily decisa.
“Non ha tutti i torti!” rise James, conquistandosi un’occhiataccia da Lily. “E comunque, vogliamo rendervi parte attiva del piano: sia tu che Neville avete la cicatrice, e da Frank e gli altri abbiamo capito che in qualche modo siete inevitabilmente coinvolti. Tuttavia i vostri amici rimarranno a casa, non servono sacrifici inutili. Vi terremmo sotto stretto controllo così da poter sconfiggere Voldemort insieme”.
Harry andò a letto senza sapere se essere contento oppure arrabbiato di questo piano.
Si svegliò il giorno dopo parecchio strano. I suoi piedi erano freddi. Ci mise un po’ a capire che erano scoperti.  Aveva come la sensazione di dormire in un letto minuscolo, come una culla, e questo gli procurava un certo senso d’instabilità e scomodità.
Dopo aver tastato il comodino ben bene e aver sfiorato la forma tonda delle lenti, afferrò con decisione gli occhiali e li inforcò. Le luci dell’alba filtravano dalle finestre e illuminavano fiocamente la stanza rettangolare, la scrivania, l’armadio, il tappetino al centro della camera e le lenzuola del letto, che a occhi aperti erano evidentemente di un’altra misura: l’alluce sporgeva a capo del letto come un misero cespuglio d’erba su un grande prato verde.
Un’ agghiacciante consapevolezza gli attraversò fulmineamente la spina dorsale come una scarica elettrica.
Così si alzò lentamente dal letto e avanzò verso lo specchio rettangolare vicino alla porta, quasi avesse paura di romperlo.  Quando si trovò davanti ad esso, ebbe come un dejà vu: ricordò che era già avvenuto prima, quella mattina di due anni prima, su di giri per la partenza a Hogwarts, aveva controllato se la sua fronte fosse marchiata con lo stesso identico approccio e le stesse emozioni.
E ora invece non solo c’era la cicatrice. Lui stesso non era più quello di prima:  a prendere il posto del quindicenne c’era la sua ultima trasformazione….un ragazzo di diciassette anni.
Non era molto più alto della sua versione precedente, ma nei suoi occhi brillava una luce ancora diversa, di un altro tormento: non quella velata dalle critiche e dal ripudio dei suoi compagni, ma una stanchezza, un coraggio e un orgoglio che l’Harry del presente stentava a ricordare, come un evento troppo lontano e offuscato.
Questo gli fece rendere conto di essere pronto per l’ultima battaglia.
Chissà che faccia farà mio padre quando scendero' così a fare colazione, pensò divertito, rimembrando l’espressione di James del pomeriggio prima, quando si era presentato con Neville  e Lily sulla soglia di casa.
Aspettò che suo padre, sua madre e Neville si svegliassero prima di scendere nel salone e mostrarsi, un po’ intimorito, come se si fosse riunito a qualcosa che gli apparteneva.
Passate un paio d’ore, e udito i rumori al piano inferiore, decise che era ora di confrontarsi.
La prima reazione la ebbe da sua madre, che quasi perse l’equilibrio mentre saliva sulla rampa di scale. Non si aspettava certamente lui, non in quel modo.
James era accorso in suo soccorso ed era sbiancato immediatamente.
I due indietreggiarono in silenzio, quasi che a Harry si fosse sostituito un assassino, mentre Neville aveva emesso un urlo e per poco non si era nascosto sotto il tavolo.
“Sono io, Harry!” rassicurò loro Harry, in imbarazzo.
Spaziò con lo sguardo per il piano inferiore, ma il suo sguardo si soffermò soprattutto su sua madre, con gli occhi identici ai suoi. Lei e James erano arrivati fino a toccare il tavolo imbandito de salone, entrambi troppo presi a studiare la crescita repentina del figlio. Harry poté solo intuire le domande che attraversarono loro la mente.
Passarono dei secondi che parvero delle ore, mentre percepiva l’ansia crescere dentro di lui con la netta sensazione di essere sotto esame; poi, vinto dai morsi della fame, decise di ignorare il silenzio dominante e andò a servirsi il porridge  senza troppi complimenti. Lily, James e Neville constatarono che era lo stesso Harry del giorno prima e tornarono alle loro faccende in silenzio, e Neville fissò il suo bicchiere di latte per non essere troppo invasivo.
Consumarono il pasto senza dire una parola, poi James annunciò gravemente: “Andate a preparare le vostre cose: partiamo fra mezz’ora circa”.
Prima di cominciare a sparecchiare rivolse un’ultima occhiata a Harry, che diceva: E ora cosa dirà l’Ordine?
Harry non era un esperto, ma ebbe come la sensazione che se la trasformazione aveva turbato la sua famiglia e Neville, non poteva aspettarsi qualcosa di diverso dall’Ordine della Fenice.
La situazione attuale non lo metteva in agitazione più del solito, tutto sommato: certo avvertiva imbarazzo e inquietudine, ma la sua ultima crescentina gli aveva dato un’insolita sicurezza, come se tutti i pezzetti del puzzle si stessero mettendo al loro posto.
Dopo essere entrato in camera sua, con un sospiro cominciò a racimolare vestiti puliti dall’armadio (tanto non gli sarebbero serviti molti cambi, dato che avrebbe dovuto sostare a Grimmauld Place una notte soltanto), e proprio mentre svuotava lo zaino da viaggio qualcuno bussò alla porta.
Un Neville pallido come un fantasma fece il suo ingresso velocemente nella stanza, chiudendo di scatto la porta dietro di sé e appiattendosi contro di essa.
Era ancora intimorito, aveva gli occhi serrati che lo fissavano come se fosse davanti al cane a tre teste del primo anno.
“Che c’è, Neville?” domandò Harry dopo qualche attimo, cominciando a sentirsi a disagio.
“Devo domandarti una cosa” mormorò tremolante Neville, e si avvicinò lentamente a lui, staccandosi dalla porta.
“Coraggio, spara” concesse Harry, mentre cominciava a riempire lo zaino col nuovo cambio.
Neville esitò ancora per qualche tempo, senza staccare gli occhi spalancati da lui.  
“Scusami” disse Neville, quasi avesse indovinato i sentimenti di Harry, “ma è strano vederti così”.
“Non hai avuto la stessa reazione quando da tredicenne sono diventato quindicenne” considerò Harry piattamente, mentre  faceva spazio sulla scrivania e svuotava penne inchiostro e pergamene.
“Lo so, ma quella era una situazione diversa. Per quanto mi avesse spiazzato, non ho avuto il tempo di metabolizzare: la morte di Richard, la venuta di Remus…la ricerca degli Horcrux!”
“Non me lo ricordare” lo ammonì l’altro. Il ricordo di Richard gli faceva ancora male, e non poteva evitare di sentirsi in colpa per tutto quello che era successo; se solo si fosse reso conto da subito che Silente aveva con sé lo scrigno con tutti gli horcrux, forse…
“Harry, pensi che la tua repentina crescita sia dovuta alla cancellazione per metà della cicatrice?” chiese tutto d’un fiato Neville.
Harry si bloccò d’un tratto; non c’aveva pensato. C’era da rammentare che lui e Neville erano legati, motivo per cui all’inizio facevano gli stessi sogni premonitori e del fatto che ora erano due prescelti. Forse la mancanza di uno compensava l’altro?
“E’…probabile” considerò a fatica, mentre richiudeva lentamente lo zaino e lo posava a terra, accanto al letto.
Poi si rivolse a Neville, e avanzò verso di lui la distanza che bastava da sfiorargli i ciuffi sulla fronte. Appiattendoli verso l’alto rimase di sasso: la cicatrice era quasi scomparsa del tutto.
“Neville…” provò a dire, ma rimase senza fiato. Che cosa stava accadendo a entrambi?
“Neville, credo…che tu debba vedere con i tuoi occhi” e indietreggiò quel tanto che bastava da lasciarlo mostrare allo specchio.
Neville si premette i capelli sulla testa, evidenziando la fronte che era liscia e perfetta, se non per quel piccolo solco che era senza dubbio l’inizio della saetta che lo aveva marchiato da sempre. I suoi occhi si ingrandirono terrorizzati sempre di più mentre si studiava intensamente.
“Harry…” sussurrò debolmente, “allora avevo ragione; dev’essere così, per forza!”
Il ragazzo non sapeva che fare, se non tacere e riflettere.
“Non lo so” ammise infine Harry, “ma come è possibile? La prima volta che mi è successo non ti è svanita la cicatrice!”
Per qualche secondo nessuno dei due parlò.
“Non è che…Oh mi sento così stupido a dirlo! Potrebbe essere stata…la scomparsa di Richard a causarlo. Ci avevi pensato?”
Un improvviso flusso di pensieri cominciò a scorrere nella mente di Harry come un fiume in piena, ma prima che avesse le possibilità di dare la voce ai suoi pensieri dei passi si fermarono dinanzi alla porta e qualcuno bussò, e sobbalzarono tutti e due.
“Ehi, che state facendo lì dentro? Scendete forza! Dobbiamo andare, e anche di corsa!” li riprese Lily.
Neville e Harry congedarono quella conversazione, eppure il cervello di Harry continuò  a lavorare frenetico: che Neville avesse avuto ragione?
Ma mentre seguiva il compagno nell’ingresso con lo zaino in spalla si rese conto che ciò che sosteneva non era fattibile, perché qualcosa ancora non tornava. Aveva una strana sensazione, anche se ancora non era sicuro di sapere da cosa fosse dipesa.
Lily e James li aspettavano con ansia; anche loro non avevano portato molto di più di una sacca.
Dopo essersi dati la mano l’un l’altro, tutti e quattro apparvero davanti al Quartier Generale.
Bastò pensarlo che se lo ritrovarono davanti e subito si precipitarono sulla soglia, suonando il campanello.
Ad aprire la porta fu Sirius, che subito gettò le braccia attorno al collo di Lily e James, come se dovesse accertarsi che fossero vivi.
Poi si soffermò su Harry, e sobbalzò spaventato quando si rese conto che non aveva più l’aspetto di un quindicenne ma di un adulto in tutto e per tutto.
Harry dovette sorbirsi qualche altro attimo di metabolizzazione da parte del padrino prima che lo facesse entrare, seppur guardandolo sospetto.
Sapeva di scaturire lo sgomento di chiunque posasse gli occhi su di lui, infatti nemmeno la signora Weasley o Remus, che si erano affacciati in quel momento dal salone lo salutarono.
Harry li ignorò, desideroso di salire al più presto le scale a chiocciola decorate dalle teste di elfo rinsecchite e riunirsi ai suoi amici.
Era sereno con se stesso? Era vero. Non temeva la morte? Era vero. Sentiva di essersi ritrovato? Vero anche questo. Ma ciò non gli impediva di sentirsi in imbarazzo se lo si continuava a fissare ossessivamente, come se l’avessero visto davvero per la prima volta.
Harry e Neville abbandonarono l’ingresso e senza chiedere il permesso a nessuno volarono quasi per le scale a chiocciola, fino a che non giunsero davanti alla porta oltre la quale si udiva un certo parlottio.
Neville prese coraggio e bussò timidamente.
“Entra” lo invitò la voce di Hermione tradendo un tono sorpreso, e i due oltrepassarono la soglia.
L’urlo di dieci persone otturò le orecchie di Harry come notarono il suo cambiamento fisico.
“Harry?” chiese Louise, debolmente. “Sei proprio tu?”
“Io…credo di sì” rispose l’altro, sentendosi sotto torchio dalle occhiate curiose e spaventate dei suoi amici, cui si erano aggiunte anche quelle di Fred e George Weasley, accomodati sul letto di Frank accanto al proprietario.
Presto però i loro volti si differenziarono da quelli degli altri; lo stupore e lo spavento lasciarono lo spazio alla meraviglia e all’ammirazione e subito si fiondarono su Harry, esaminandolo in ogni piccolo dettaglio come si fa con un monumento storico.
“Fantastico George! Harry è cresciuto di quattro anni! Ma come ci sarà riuscito?”
“Non ne ho idea, Fred” replicò l’altro con lo stesso tono scherzoso e interessato, mentre entrambi con espressioni identiche studiavano un lato e poi l’altro, scambiandosi di posto senza staccare gli occhi dal compagno, parlando fra loro come se non potesse udirli.
“ Aspetta, Fred! E se avesse usato una Pozione Invecchiante?” saltò su improvvisamente George, ghignando furbescamente prima a Harry e poi a George.
Fred annuì con un sorriso furbo, e infine tutti e due si rivolsero a Harry avidamente, quasi se lo fossero voluto mangiare.
“Non sappiamo come tu abbia fatto, ma se diventassi la nostra cavia per…”
“Adesso basta!” li interruppe Ginny severamente, separando i due e allontanandoli da Harry con la forza . “Fred, George, capisco l’importanza dei vostri manufatti per la battaglia finale, ma Harry è già fin troppo coinvolto per essere sottoposto a esperimenti!”
Ginny li fissava con espressione dura e severa, con le mani sui fianchi e le gambe larghe, ricordando tantissimo la signora Weasley quando s’infuriava.
I due gemelli Weasley sembrarono risentirsi per qualche attimo prima di riprendersi, evidentemente consci anche loro della somiglianza.
“Ci dispiace, Ginny, non volevamo fare del male al tuo fidanzato!” si scusò Fred, fingendo un tono colpevole.
Gli occhi della sorella continuarono a lanciare fiamme nella loro direzione.
“Forse è meglio se torniamo in camera nostra a finire il Fumo Occultante che avevamo progettato” riflesse George rivolto a Fred.
“Sono d’accordo, George”  convenne l’altro.
“Scusaci, Harry”  all’unisono e, dopo che ebbero ammiccato guardandolo divertiti, uscirono di filato dalla stanza. Harry ammirò il loro senso dell’umorismo nonostante tutto quello che stava capitando.
Durante tutto quel trambusto Harry non si era accorto che Neville si era seduto a bordo letto accanto a Frank. Quest’ultimo non aveva distolto l’attenzione da Harry neanche un secondo, ammirandolo in ogni piccolo dettaglio. Anche Harry si soffermò su di lui e constatò che aveva ripreso un leggero colore sulle guance.
 La camera era la stessa dove lui e Frank avevano dormito prima di partire per lo Smistamento per la Steinboret, eppure l’atmosfera che si respirava era del tutto differente; ora tutti  i suoi compagni d’avventura attendevano qualche reazione da lui, quasi ne avessero paura. Harry quasi rimpianse il modo divertente con cui Fred e George l’avevano accolto poco prima.
Fu Ginny a rompere il ghiaccio, quasi volesse affrontarlo.
“Quando è successo?” chiese debolmente, la mascella rigida.
“Stanotte, credo” rispose Harry poco convinto, dopo una pausa. “Avete finito di fissarmi? Insomma, non credo di essere così diverso da prima…”
“Scusaci, Harry” stavolta fu Hermione ad aggiungersi timidamente, “ma sei così….così adulto! Hai notato la sottile barba lungo le guance? Sei più alto, più…slanciato!”
“Sei sempre Harry, sia chiaro” precisò Ron, anche lui con gli occhi strabuzzanti, “ma sei così adulto da essere inquietante. Ci verrebbe quasi da cacciarti e mandarti alla riunione piuttosto che rimanere qui con noi”.
“Credo che dovrò andarci comunque con Neville, fra poco” replicò mestamente Harry, interessando ancora di più i suoi interlocutori che si sporsero ancor di più per ascoltare.
Harry narrò brevemente l’abbozzo di piano che avevano in mente i suoi genitori e Sirius, aiutato da Neville che confermò ogni parola.
Mentre raccontava osservò il volto dei suoi amici, e constatò come si abituassero sempre più al suo aspetto, e questo lo incoraggiò ad andare avanti e a renderli partecipi anche della cicatrice quasi scomparsa di Neville, cui rivolsero sguardi preoccupati quasi quanto li avevano rivolti a lui.
Fu Luna a prendere l’iniziativa e a piombare su Neville, osservandolo e scostando le ciocche dal suo viso per vedere meglio.
“Ha un suo fascino, dopotutto” commentò, incuriosita.
“Ma Harry, ora come facciamo?” s’incupì Louise, scuotendo la testa dorata e i boccoli con lei.
 “A parte la storia di te e Neville, il piano è saltato!”
 Fred e George si presentarono di nuovo nella stanza con un largo sorriso sul volto, senza bussare. Fra le mani avevano due fili color carne.
“Bentrovati, piccoletti…beh, quasi!” salutò Fred o George, ammiccando nuovamente verso Harry.  “Sbaglio o stavate parlando di un piano saltato, oppure abbiamo sentito male?”
“Che cosa siete tornati a fare qui? Stiamo parlando di qualcosa d’importante!” s’irritò Ron.
“Ci avete origliato?” scattò Ginny,  sbiancando sotto le lentiggini una volta che ebbe scoccato un’occhiata ai fili color carne che i gemelli stringevano fra le dita. “Questo è violazione della privacy!”
“Oh, dai ragazzi, non farete tutta questa lagna quando sentirete quello che abbiamo da dire!”
li  riprese l’altro gemello, e i due si sedettero accanto a Neville.
“Beh, immagino non ci sia altra scelta che starvi a sentire” affermò Neville insicuro, tradendo lo sguardo spavaldo.
Fred e George si scambiarono  un’occhiata malandrina in modo perfettamente identico.
“Beh, abbiamo sentito dalla cucina…certo ovviamente non nella sala, perché hanno gettato su di essa un Incantesimo del Silenzio in modo che non potessimo origliare…”
“Sputate il rospo, avanti!” scattò Hermione, avvampando fulmineamente in preda all’ansia.
“D’accordo” si arrese Fred, abbandonando la solita allegria e divenendo improvvisamente serio. “Sirius e mamma hanno parlato in cucina. Sembrava uno sfogo più che altro. Sembra che sia scoppiata una lite alla riunione…”
“…Una cosa piuttosto delicata” continuò George con lo stesso tono. “ Non abbiamo capito un granchè, ma sembra che ci sia una modifica nel piano. Vogliono ancora portare via Harry e Neville, ma invece che fargli affrontare Tu-Sai-Chi hanno intenzione di metterli al sicuro da qualche parte… pensano che interrogandovi possano scoprire il vero segreto della vostra unione e che possano sconfiggere Tu-Sai-Chi risparmiandovi la vita”.
“Da quel che abbiamo recepito, non è l’Inghilterra, ne da qualsiasi parte del Regno Unito. Che sia magico, almeno” aggiunse Fred concentrando il suo sguardo su Harry.
“La cosa che non mi è chiara è…se vogliano farlo con tutti noi. Siamo ancora minorenni, e probabilmente vorranno proteggerci.  Sirius era furioso, talmente tanto che si era dimenticato di abbassare la voce. Per fortuna che mamma non si è accorta di noi prima di uscire dalla cucina. Sarebbe stato un disastro se fosse successo”.
“Quello che è certo, è che molto probabilmente lo faranno stasera, qualsiasi cosa abbiano mente. Forse questa è l’ultima volta che vedremo Harry e Neville in vita nostra”.
Tutti puntarono la loro attenzione sui due malcapitati in attesa, un po’ timorosi di vedere la loro reazione alla notizia.
Harry era cos’ nervoso che si costrinse a dedicare tutte le sue energie al buco del copridivano fra le gambe di Neville e Fred. Non volle incontrare le espressioni dei suoi amici per leggervi apprensione o rabbia; già nel suo cuore ne ribolliva abbastanza verso l’Ordine.
Da quando lui e Neville erano nati non aveva fatto altro che commettere uno sbaglio dopo l’altro, con il pretesto di salvarli. Ma la verità è che avevano messo in pericolo i loro figli e per questo si erano disgregati.
I loro problemi tornarono quando Harry cominciò a sognare vite precedenti, e Neville fu costretto a combattere Voldemort da solo. Silente si era approfittato del filo conduttore che legava i due ragazzi e aveva usato Harry come cavia facendolo sentire speciale, finché non aveva… creato un nuovo Prescelto, sostituendo quasi Neville che, sebbene maturato, non rispettava evidentemente i canoni del professore. Harry credeva di dover andare a combattere Voldemort, perché tutto faceva pensare che sarebbero giunti a questo….e ora?
Cos’altro avevano in mente quei geni dell’Ordine?  Quanto centrava Silente in questa storia?
Perché la storia dello Smistamento nelle scuole internazionali era stata altrettanto sua, su questo non vi era ombra di dubbio… e la soluzione si era rivelata inefficace come sempre.
E ora si ritrovavano in quella casa squallida, puzzolente di pipì di gatto e chiuso, polverosa e sporca a rigirarsi i pollici, aspettando di prendere una decisione definitiva.
“Credo che andrò a farmi un giro” fece Harry esitante, e si alzò e uscì pieno di rabbia e rancore dalla stanza. Non voleva scendere alla riunione, e decise di non farsi vedere per non essere richiamato da qualcuno degli adulti, perciò si buttò in camera di Sirius. Era esattamente come la ricordava: un letto a baldacchino, e tanti poster di ragazze babbane appese alle pareti; inoltre sfoggiava con una certa disinvoltura la sua appartenenza a grifondoro, dato che sotto i poster vi erano oggetti con i colori della Casata, quali sciarpe, mantelli e bandierine della squadra di Quidditch. Harry pensò che fosse molto difficile convivere con dei familiari che fino a quel momento erano appartenuti a Serpeverde, quali il fratello Regulus. Tutta la giovinezza di Sirius era concentrata in quella stanza: anche la scrivania era disordinata come quella di un adolescente. Era chiaro come la luce del sole che Sirius provava ribrezzo per quella casa, e aveva lasciato tutto invariato, compresa la sua giovinezza, come fosse maledetta. Si domandò divertito se Sirius, in quel periodo forzato di soggiorno al Quartier Generale, tornasse a dormire in quella sua vecchia camera.
Poi vide qualcosa di familiare sulla scrivania. C’erano diverse pergamene, e Harry aprì una di queste. La riconobbe in maniera lampante: era la lettera che Sirius aveva ricevuto dalla madre prima di morire…ed era intera. La lettera della sua vita precedente…ma che ci faceva lì?
Una seconda occhiata alla scrivania alla ricerca del frammento perduto e non se la ritrovò più fra le dita. Sbirciò sotto il letto, sul pavimento, ma non vi era nulla di simile. Poi tornò a posare la sua attenzione sulla scrivania e…notò qualcosa che gli sarebbe stato molto utile, lo prese e se lo mise in tasca. Chissà per quale motivo Sirius l’aveva portata fin lì… Quando fu abbastanza calmo, tornò nella stanza sua e di Frank.
“ Beh, allora direi che la questione è abbastanza semplice” intervenne Luna nel momento in cui Harry si riunì ai suoi amici, interrompendo il silenzio generale. “Credo che dovremmo smaterializzarci e andare ad affrontare Tu-Sai-Chi da soli”.
Per un seppur breve momento l’intera compagnia la fissò allibita, prima di essere sostituita da espressioni cupe ma consapevoli.
“Credo che Luna abbia ragione” convenne Neville. “Ma dovremmo andare io e Harry da soli. Dopotutto siamo i due Prescelti e non vogliamo arrecare altre perdite”.
“Cosa? Non credo proprio! Dopo tutta la strada che abbiamo percorso fin qui! Staremo con voi fino alla fine!” esclamò Hermione severamente.
“Già, non possiamo mollarvi qui!” sostenne Louise. “Sappiamo tutta la storia, sappiamo come muoverci!”
“No, questo non è vero! Siamo solo dei bambini! Dove metteremmo le mani? Probabilmente moriremmo tutti! Io…non so cosa pensare! E non voglio che facciate la fine di….” Harry stava per dire Richard, ma si bloccò; tuttavia tutti capirono cosa voleva dire.
“Andiamo Harry! Anche se rimanessimo qui, cosa potremmo inventarci per la vostra assenza? Che siete andati a farvi un giro nei dintorni? Andiamo…”
“Ah, e va bene” si rassegnò Harry malvolentieri. “Ma come ci spostiamo?”
“Beh, con la Smaterializzazione, ovviamente, come al solito no?” disse Frank, guardandolo preoccupato. Harry si rivolse a lui per la prima vera volta da quando era tornato al numero dodici: gli occhi erano più brillanti ed era meno pallido, sembrava essere più presente a se stesso. Incredibile quanto una giornata di distanza gli avesse giovato alla salute.
“Mi stavo chiedendo” fece Louise, riportandolo alla realtà, “se potessimo Smaterializzarci tutti insieme…”
“E come? Non credo di averci mai provato…nella vita precedente, almeno…”
“Beh, almeno potresti provarci? Più ci muoviamo in fretta, più avremo possibilità di affrontarlo!”
“Lo sapete che il fatto di andarcene significa che, ancora una volta, i nostri genitori ci verranno  a cercare, non è vero?” fece John.
“Sì lo sappiamo. Se tu vuoi…” fece Hermione con improvviso tatto.
“No” ribatté l’altro. “ormai sono troppo dentro per tirarmi indietro”.
Neville si rivolse a Harry.
“D’accordo, allora dobbiamo muoverci ora. Sono all’incirca le undici e mezza del mattino. Credete di poterci coprire? Fred, George?”
“Siamo qui per questo” sorrisero i due monelli.
“Molto bene, allora. Venite tutti qui” ordinò in fretta Harry, e tutti quanti si alzarono dai loro posti e si presero per mano. Harry pensò esattamente ai confini del bosco di Hogwarts, proprio accanto alla capanna di Hagrid, e si materializzò lì dopo aver essersi sentito risucchiato come da un tubo di scarico. Non sapeva come sarebbe andata, non sapeva se sarebbe morto. Ma per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva finalmente a casa.  
“Muoviamoci con parsimonia” continuò a ordinare Harry, sussurrando, via via che si facevano strada osteggiando i ruderi della capanna di Hagrid. “Potrebbero esserci dei Mangiamorte di pattuglia in giro”.
“Ancora non capisco perché…oh!” gemette Louise, e Harry si voltò appena in tempo per vedere che Frank l’aveva afferrata per un braccio a un centimetro da terra.
I due si scambiarono un cenno di assenso, eppure Harry notò una sfumatura strana nei loro gesti. Louise l’aveva ringraziato silenziosamente e si era abbandonata a un sorriso sereno, e Frank aveva risposto allo stesso modo…Beh, non era quello il momento di pensarci. Dovevano sbrigarsi.
“Per fortuna che hanno abbassato le difese” constatò Ron, tenendo il passo di Harry, “altrimenti non saremmo mai riusciti ad arrivare qui tramite la Materializzazione. Credo che questo sia uno dei pochi passi falsi dei Mangiamorte. Piuttosto strano”.
“Già è vero” convenne Hermione, apparendo di fianco a lui. “Ma questo non sta a indicare qualche trappola? Forse dovremmo fare più attenzione del solito”.
Harry notò solo in quel momento che lui, Ron  e Hermione erano più avanti degli altri. Il fatto che fossero tutti e tre così vicini, gli mise quasi i brividi e provò una fitta allo stomaco, come una ventata di nostalgia.
“Occhi aperti e bacchette pronte, probabilmente è una trappola” affermò lui.
Il trio, seguito silenziosamente dal resto del gruppo, fece per avanzare quando videro affacciarsi a una delle finestre qualcosa.
“Siamo sicuri che non sia Pix al cento per cento?” sussurrò Neville dietro di loro.
“No, papà mi ha detto che quasi tutti i fantasmi hanno abbandonato Hogwarts quando ne avevano la possibilità” rispose sorprendentemente Ron. “Servirebbe che qualcuno controllasse il via vai dei mangiamorte…ma certo! Ovvio, come ho fatto a dimenticarmene?!”
disse Harry, e si tastò la tasca per controllare se c’era e,  una volta che le sue dita sfiorarono qualcosa di ruvido, lo tirò fuori senza troppe esitazioni.
Tutti rimasero stupiti quando videro la mappa del malandrino. “Harry, ma come…?”  fece Hermione sorpresa, senza staccare gli occhi dall’oggetto.
“L’avevo lasciata al Quartier Generale prima di partire per la Norvegia” ricordò Harry, “l’ho presa pensando che tornasse utile”.
“Beh…lo è” convenne lei, annuendo vigorosamente con il testone.
Ron intanto si era sporto dai ruderi della casa di Hagrid e gettava continuamente occhiate ai giardini di Hogwarts, mentre Harry puntava la bacchetta alla mappa e mormorava: “Giuro di non avere buone intenzioni”. Sulla semplice pergamena comparirono i nomi dei creatori della mappa ( suo padre, il suo padrino, Remus e quel traditore di Peter Minus), poi si delinearono i confini di Hogwarts, i giardini e infine comparve una mappatura precisa del castello, dove ogni abitante era riconoscibile tramite un cartello col suo nome e che ne diceva gli spostamenti. “Wow Harry è incredibile!” non riuscì a contenersi Louise dalla meraviglia.
“Abbassa la voce!” fece Ron, serio. “ Meglio se ci sbrighiamo, Harry. I Mangiamorte potrebbero uscire da un momento all’altro”.
Aveva appena detto quelle parole che Harry, Louise, Hermione e Luna videro che sulla mappa che Dolov stava attraversando il salone d’ingresso  diretto all’uscita principale.
Il mantello non avrebbe potuto nasconderli tutti e dieci. Sarebbe stato troppo pericoloso.
“Sentite, io e Neville andiamo avanti. Voi…”
“Non provarci ancora Harry” lo ammonì Ron, “veniamo con te. Siamo arrivati fin qui, cosa faresti senza di noi?”
“Sì Harry” s’aggiunse Hermione guardando Harry esattamente come Ron, “Credi davvero che ti lasceremmo in balia degli eventi da solo?”
Harry sorrise guardandoli così concordi. Ricordò che erano le esatte parole di quando aveva rinunciato al suo settimo anno ad Hogwarts per cercare gli horcrux.
Una fitta di nostalgia gli attanagliò lo stomaco. Sentì improvvisamente la mancanza di quella vita precedente….si rivolse a Neville. Lo fissava ansioso, ma consapevole. La sua espressione era incredibilmente coraggiosa, e nonostante non avesse quasi più la cicatrice sulla fronte, era coinvolto quanto lui. Era pronto a morire, come lo era Harry.
Sui volti di Luna, John, Frank e Louise c’era invece rassegnazione. Ne avevano viste tante anche loro. Probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe incrociato quegli sguardi.
“Grazie” disse Harry, “di averci seguito fino alla fine”.
Stavano per uscire dal loro nascondiglio che udirono dei pop alle loro spalle. Non aveva fatto in tempo a controllare chi fosse che Tonks si fiondò su Harry.
“Tonks!” balzò sul posto Frank, con la gola secca.
“Ouch! Io…scusa Harry!” sussurrò la voce della ragazza,  sollevandosi da sopra di lui e Harry poté respirare di nuovo.
“Che ci fate qui?” chiese John. “Noi dobbiamo…”
“L’Ordine della Fenice è qui per aiutarvi” lo interruppe Tonks, guardando tutti loro e soffermandosi su Harry più di tutti. I suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalla cicatrice sulla fronte. “Pensavate che non avessimo programmato una vostra fuga? Siete diventati prevedibili sapete? Comunque, carina quella Harry” aggiunse, menzionando alla saetta.
Non era comunque il momento di scherzare; Harry non sapeva se essere contento, sollevato o turbato dal loro arrivo. Aprì la bocca per parlare ma fu di nuovo interrotta da Tonks.
“Abbiamo già sviluppato un piano di fuga; sappiamo che probabilmente Tu-Sai-Chi non si troverà  nel luogo dove qualche momento fa è scoppiata la battaglia – si, ci siamo mossi non appena siete Svaniti…eh si, Harry, ormai ci siamo arrivati che hai sviluppato la capacità di Materializzarti, anche se non capisco come- ecco, la differenza è che voi non avete un piano, noi sì. Ora statemi a sentire…”
Tonks glielo riferì molto velocemente : Harry e Neville si sarebbero nascosti sotto il Mantello dell’Invisibiltà e sarebbero stati accompagnati da un adulto per cercare di evitare Mangiamorte o incontri spiacevoli lungo la strada verso Voldemort. L’Ordine della Fenice avrebbe tentato di tenere lontani i Mangiamorte da i due prescelti. Fu preziosa l’informazione di Harry, quale rivelava la probabilità che Voldemort si nascondesse nella Stramberga Strillante. I ragazzi, invece, si sarebbero riuniti con un adulto e si sarebbero Smaterializzati ai piedi della gradinata che portava alla rimessa delle barche.
Harry alzò lo sguardo sui suoi compagni: sui loro volti si spegneva via via la combattività, sostituita dalla ribellione e poi da una profonda espressione contratta che creava un solco fra le sopracciglia.
Harry intuì quello che stavano per fare, poi coricò su lui e Neville il mantello dell’Invisibilità e insieme agli altri cominciò a correre dietro Tonks. Il cielo si era rabbuiato nonostante fosse giorno, le urla dall’interno del castello, da dove partivano luci di bacchetta come fuochi d’artificio. Mentre Tonks disarmava questo o quell’altro mangiamorte, talvolta sorprendendolo alle spalle o prevenendo qualche maleficio contro i ragazzi, il gruppo passò davanti all’entrata principale, le cui porte di quercia si spalancarono e si poté intravedere lo scenario all’interno, seppur confuso: una battaglia all’ultimo sangue si stava svolgendo fra un colpo di bacchetta e l’altro.
Harry riuscì a scorgere velocemente Sirius che combatteva contro una figura incappucciata…
E i suoi genitori? Si chiese se stessero bene. Quanto avrebbe voluto raggiungerli….
Sembrò che i suoi amici gli avessero letto nel pensiero: tutti e sette virarono verso i gradini di marmo, facendosi largo fra la folla e evitando sorprendentemente gli incantesimi.
“Dove andate?” urlò contro di loro Tonks, e fece per raggiungerli quando però si ricordò di Harry e Neville.
“Da questa parte, ragazzi!” disse, e tentò di girare verso la foresta proibita quando dai primi alberi uscirono dei ragni giganti e, dietro di loro, a passo lento e inesorabile, un troll.
La ragazza era abile e veloce e tornò indietro sbattendo contro di Harry, e proprio in quel momento venne colpita da un incantesimo e cadde a terra inanime.
Il mantello di Harry scivolò a terra, eppure sembrò che a loro non importasse.
Un improvviso orrore aveva preso possesso di Harry: che fosse…morta?
Ricordava troppo bene come si era sentito in balia del corpo della Cooman, in una battaglia troppo simile a quella che stava avvenendo: ma ugualmente, sentendo il battito cardiaco di Tonks, scoprì che non era caduta.
Neville era rimasto immobile, le gambe rigide lungo il corpo e le gambe unite come se fosse stato colpito da un incantesimo di pietrificazione.
“Tranquillo, sta bene” rassicurò Harry e Neville si rilassò leggermente.
“Sarà meglio sbrigarsi” fece Neville duramente, raccogliendo da terra il Mantello e mettendolo su di lui e Harry. l’altro acconsentì in silenzio e insieme fecero attenzione a non venire seguiti.
“Ahia!” gemette Harry, avvertendo una fitta alla fronte mentre fiancheggiavano la soglia della Foresta Proibita.
“Che hai?” si allarmò Neville.
Ma Harry conosceva bene quella sensazione di dolore. Forse l’avvertiva solo lui in quel momento perché aveva la cicatrice completa rispetto a Neville, anche se era strano che questo non l’avesse percepito almeno un po’.
“Neville…credo…che dovremmo andare nella Foresta Proibita. È lì che sono morto. Probabilmente ci sta aspettando.” Spiegò Harry.
L’altro annuì spaventato e senza farselo ripetere due volte s’inoltrò con lui fra gli alberi.  Si guardarono continuamente le spalle, benché nessuno potesse più vederli.  
Evitarono molte delle creature già intraviste:  ragni giganti, troll,  animali rachitici e pelosi che assomigliavano a lupi mannari; incontrarono anche una mandria di centauri. Tutte queste creature si dirigevano a Hogwarts, per combattere con o contro i mangiamorte.
“Chissà come sta andando la battaglia” si chiese Neville in un sussurro che era fiacco e debole, come se volesse distrarsi da quello che stavano per affrontare. “e se Frank e gli altri stanno bene…”
Harry sapeva che tentare di risollevarsi era la cosa più coraggiosa da fare. Eppure non sapeva se essere dispiaciuto, triste, arrabbiato o felice che tutto stesse tornando ad avere un senso…
Poi un dolore immenso lo attanagliò  di nuovo alla fronte, e più s’avvicinavano al cuore della foresta, più gli faceva male. Ma la cosa che lo scioccò di più era che Neville continuava a  non soffrire per nulla, e si accorse della sua situazione solo quando non poté più nasconderla.
“Harry” cominciò spaventato Neville, “che succede….non ancora…?” e si passò la mano sulla fronte; Harry non poteva vederlo chiaramente, ma sentiva la voce che tremava ed era preoccupata. Era anche certo, scorgendo la figura della sagoma, che si fosse sfiorato la fronte…e infatti la figura sotto il mantello, ritagliata dalla luce della luna, fece un balzo indietro, sorpreso.
Harry si guardò intorno con attenzione, prima di sussurrare alla bacchetta: “Lumos!” e puntare la luce sulla fronte di Neville. Qualcosa di gelido gli attraversò il corpo tutto d’un colpo: la cicatrice sulla fronte di Neville, persino il piccolo solco all’inizio della fronte, che si nascondeva fra i suoi ciuffi, era svanito. La pelle era liscia e compatta, come se i dodici anni precedenti fossero svaniti in un lampo.
Si sentiva la bocca secca e non seppe come rispondere all’espressione tormentata di Neville.
Senza dire nulla, i due andarono avanti nell’oscurità, mentre Harry cercava di sopportare silenziosamente il bruciore che lo attanagliava sempre di più via via che si avvicinavano.
Voldemort doveva essere vicino. Non c’era più tempo per le domande o per le risposte, e persino Neville lo sapeva, tanto che nessuno dei due cercò di interrogarsi su quello strano evento degli ultimi dieci minuti, come di solito avrebbero fatto.
Arrivati ormai alla prossimità di Voldemort, e vedendo che non vi era nessuno fra i boschi a spiarli, Harry tolse il mantello a entrambi e se lo mise in tasca. Neville non protestò.
Anche se fossero stati presi, li avrebbero portati esattamente alla loro destinazione.
Mentre camminavano, Harry riconobbe l’esatto punto dove nella vita precedente aveva evocato le ombre dei suoi genitori tramite la pietra della resurrezione, e l’aveva abbandonata dove poi, solo un mese prima, l’aveva ritrovata. In realtà non era più sicuro che fosse successo un mese prima, così come non era certo di sapere quanto tempo fosse passato dalla sua morte precedente al momento che stava per affrontare. Certo che ne aveva combinate di cose…per ritrovare se stesso. Chissà come sarebbero stati i suoi amici senza di lui…Neville sicuramente avrebbe sconfitto Voldemort, di questo ne era più che sicuro…
“Harry!” avvertì Neville urlando. Harry si girò, fece appena in tempo a scorgere un lampo di luce verde alle sue spalle….
E poi fu un attimo. Il buio lo avvolse, molto più oscuro della foresta proibita.

Note dell'Autrice: Volevo ringraziare tutti quanti per avermi seguito fin qui. Vi voglio bene. Nominerò tutti nell'Epilogo finale....per il resto...Grazie!!! :D :D

  
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