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Autore: jellyfish    29/01/2009    1 recensioni
Balor, dio della morte, decide di prendere moglie e sceglie la bellissima dea dell’amore Branwen. Dal matrimonio nascono tre figlie femmine che il dio della morte educa come sue future aiutanti. Ma cosa succederebbe se una di loro si dovesse innamorare di uno dei mortali, che invece dovrebbe uccidere? Scatenerebbe di sicuro l’ira del padre. “-saranno le mie eredi. Diventeranno il mio braccio destro. Appena avranno compiuto tutte cinque anni, le educherò io, come più mi aggrada. Mi avete capito? -sì, ma non ho intenzione di ascoltarvi! Non me le porterete via e non ne farete dee di morte e di disperazione come voi! Non lo permetterò- la voce della dea adesso era forte e acuta, disperata quasi. Sapeva benissimo che le sue erano solo vuote minacce, Balor avrebbe fatto comunque quello che voleva e nessuno lo avrebbe mai fermato.”
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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IX

IX

 

-ebbene avete svolto il vostro dovere come si deve?

Balor aveva chiamato nuovamente le sue figlie a rapporto nella grande sala da ricevimento. Le scrutava tutte e tre con uno sguardo curioso, impaziente di sapere l’esito dei loro compiti.

-alla perfezione, padre

Badb si inchinò rispettosa al cospetto del padre, mentre pronunciava quelle parole con esagerata sdolcinatezza. Il padre le sorrise, fiero della sua figlia prediletta.

-e voi?

Balor si rivolse allora con tono più aspro alle altre due figlie che non avevano ancora parlato.

-ho eseguito i vostri ordini padre

La voce di Nemain sembrava come sempre assente.

-anche io padre

Quella di Macha era invece rotta dai sensi di colpa per la bugia che aveva appena pronunciato. Il padre se ne accorse e la fissò con sguardo truce, cercando di leggerle dentro l’anima cosa gli stesse nascondendo. Per paura dell’esame degli occhi paterni, Macha abbassò lo sguardo intimidita, non vedendo l’ora di andarsene da lì. Ma si chiedeva seriamente cosa avrebbe fatto una volta uscita da quella sala. Non poteva parlarne con nessuno, certamente, ma non riusciva ad accettare il fatto che dovesse tenersi tutto dentro.

Balor lasciò perdere l’esame della figlia, ripromettendosi però che l’avrebbe tenuta d’occhio.

-bene, potete andare allora

Tutte e tre le dee si inchinarono nuovamente e uscirono dalla sala di ricevimento del padre. Nemain sottolineò l’uscita con le note musicali della sua arpa.

Macha aveva voglia di restare da sola e pensò di andare in giardino per passeggiare, nonostante la pioggia battente che quel giorno lavava il terreno della loro isola divina. Guardando fuori dalla finestra del corridoio che separava la stanza da ricevimento e la sua camera da letto, si rese conto che la pioggia era davvero forte, così pensò di passare dalla sua stanza a prendere qualcosa che la coprisse di più. Avrebbe potuto rinunciare alla sua passeggiata, ma sperò che con la pioggia non ci sarebbe stato nessuno in giardino, giardinieri compresi, così lei sarebbe stata libera di pensare. Scelse dal suo armadio ben rifornito una mantella bordeaux bella calda e con il cappuccio e l’orlo decorati con ghirigori dorati. La indossò e corse in giardino, dove rimase stupita della bellezza delle piante e dei fiori sotto la pioggia. Si sedette sull’orlo di una fontana e guardò il suo riflesso triste nell’acqua increspata dalle goccioline di pioggia. Si sentì incredibilmente triste e malinconica. Ripensò al giovane che pur di rivederla sarebbe stato disposto a morire, mentre con la mano distruggeva con la violenza della sua frustrazione la sua immagine riflessa che la fissava, come se volesse rimproverarla. Presto le sue lacrime si aggiunsero alle gocce di pioggia, ma, poco dopo, sentì una risata sussurrata che le sembrava familiare. Dava l’impressione che provenisse dal gazebo di pietra lì vicino, così Macha si ripulì il viso dalle lacrime e vi si avvicinò. La risata cristallina era sempre più vicina, ma da quella posizione più vicina poteva sentire anche una voce maschiale, dolce e sensuale. Alzò con una mano la tenda naturale fatta dai rami del glicine in fiore, nonostante la temperatura sfavorevole, ed entrò sotto le colonne di pietra. Nell’esatto momento in cui mise piede nel gazebo, scese un silenzio gelido. Macha non riusciva a credere ai suoi occhi. Lì, di fronte a lei, c’era sua madre tra le braccia di un bellissimo ragazzo, ma con la tenuta da giardiniere.

-Macha?! Co-cosa ci fai tu qui?

-io…io volevo solo restare sola, ma a quanto pare non sono l’unica che ha avuto l’idea di venire in giardino

Branwen era sconvolta, per essersi fatta trovare in flagrante da sua figlia e non sapeva assolutamente cosa dirle per spiegare la situazione. Prima ancora che potesse dire o fare qualsiasi cosa, Macha se ne andò via, riabbassando la cascata di foglie di glicine. Se ne restò sotto la pioggia per qualche minuto, bagnandosi come una spugna, poi rientrò nel castello e lasciò le sue impronte per tutto il corridoio. Si rinchiuse in camera e si lasciò cadere sul letto senza nemmeno togliersi gli abiti bagnati, pochi minuti dopo si era già addormentata, con però il sonno tormentato dalle immagini degli occhi viola di Natan e quelle di sua madre tra le braccia del giovane.

 

_.¤°*.¸¸.·´¯`»*(o)*«´¯`·.¸¸.*°¤._

 

-e ora?

-e ora che cosa? Non ti preoccupare Branwen

-ma ci ha visti

-non ci saranno problemi

La voce di Branwen era preoccupata e quella di Sitchain invece era dolce, ma ferma e rassicurante. Anche il viso di Branwen esprimeva la sua preoccupazione: c’erano delle piccole rughe che le increspavano la pelle della fronte, ma Sitchain gliele distese molto gentilmente, posandole un lieve bacio su questa.

-stai tranquilla

Quelle parole erano solo un sussurro, ma ebbero il potere di alleviare l’inquietudine della dea.

Lei si strinse di più al giovane e, stampatogli un amorevole bacio sulle labbra morbide, gli disse che doveva andare.

-perché? Non puoi restare ancora qui con me?

-no, devo parlare con Macha, voglio spiegarle cos’è successo

-va bene, ci vediamo presto, mia dea

Branwen lasciò il gazebo e corse sotto la pioggia fino alla reggia. Si cambiò in fretta d’abito e prese un magnifico vestito color pesca che la faceva sembrare un petalo di un fiore pregiato. Si asciugò anche i bei capelli rossi, raccogliendoli poi in una coda alta, ma con qualche ciuffo che non era riuscita a domare. Fece un bel respiro e si diresse verso la camera di Macha; bussò e attese per qualche istante una risposta, che però non giunse poiché la dea era profondamente addormentata. Entrò comunque e la trovò sdraiata sul letto, con ancora la mantella bagnata addosso. Si sedette sul letto di fianco a lei e iniziò a sussurrarle qualcosa mentre le accarezzava i capelli così simili ai suoi. Si sentiva in colpa per quel peso che le gravava sulle spalle per colpa del padre, unito a quello non meno impegnativo del segreto di cui era venuta a conoscenza poco tempo prima. Macha intanto si svegliò sentendosi toccata dalla mano della madre. Quando aprì gli occhi, non si rese conto di dove fosse e del perché si trovasse lì; era ancora frastornata per via degl’incubi e Branwen decise allora di aiutarla a cambiarsi l’abito fradicio. Una volta che ebbe qualcosa di asciutto addosso, Macha si svegliò del tutto e lasciò alle spalle il torpore del sonno.

-posso spiegarti tutto

-non ce n’è bisogno, madre. Vi posso capire con un marito del genere

-sapevo che avresti capito. Lui è così freddo, glaciale, non si merita né il mio affetto né il mio amore e tanto meno la mia fedeltà. Io non posso sopportare la sua freddezza, ti giuro che ho tentato di amarlo, ci ho provato con tutta me stessa, ma dopo tutti questi anni ancora non ce l’ho fatta

-non dovete giustificarvi, vi capisco e non vi biasimo. Nemmeno io sarei in grado di sopportare tanta freddezza. Vostro marito non vi merita, avete bisogno di qualcuno che sappia dimostrarvi il suo affetto per voi, non potete e non dovete accontentarvi di lui. Non sarebbe giusto nei vostri confronti, non vi meritate una tale sofferenza

-sono contenta che sei d’accordo con me. Temevo di averti angosciata con la scoperta del mio segreto

-no, madre, e poi voi non siete l’unica ad avere un segreto

-cosa mi vuoi dire? Se hai un segreto, con me ne puoi parlare liberamente

-speravo proprio di poterne parlare con qualcuno

-dimmi pure tutto

Macha raccontò a sua madre di ciò che le era successo, dello strano ragazzo che aveva incontrato e che l’aveva pregata di tornare da lui. La madre restò sconvolta di una cosa simile. Non aveva mai sentito che una cosa del genere fosse mai successa. Era accaduto altre volte che un mortale si fosse innamorato della dea dell’amore o di quella della bellezza, ma non era mai successo che qualcuno si fosse innamorato della dea della morte, addirittura mentre quella gli stava per prendere l’anima. Branwen non sapeva assolutamente che consiglio dare alla figlia. Sapeva bene che disobbedendo al volere del padre sarebbe incorsa in un grave pericolo, ma aveva capito, da come ne parlava la figlia, che lei provava qualcosa per quel ragazzo. Sembrava che fosse scattato qualcosa nella sua testa fin da quando l’aveva visto da bambino, quando la scrutava implorante con i suoi profondi occhi viola.

-tesoro mio, non so cosa consigliarti di fare. Se ti dicessi di seguire la ragione, dovresti tornare da lui e prendergli l’anima come ti è stato ordinato, prima che Balor se ne accorga. Tuttavia capisco che non te la senti, allora ti direi di seguire il cuore e di lasciarlo vivere, ma così ti metterei in pericolo, perché se lo scoprisse tuo padre… mi dispiace di non poterti essere d’aiuto in qualche modo

Macha non se la prese con la madre, poiché sapeva benissimo che nessuno la poteva aiutare, nessuno poteva prendere quella decisione al suo posto.

 

 

Ciao a tutti! Sono contenta di aver raggiunto i 4 preferiti… spero che qualcun altro si aggiunga presto! Scusatemi tanto se sono più lenta di un bradipo ad aggiornare, ma sono davvero incasinata!!! Grazie mille a chi mi lascia gentilmente un commento e anche a chi si limita a leggere! Al prossimo chappy!!! Bye…Jelly^^

 

  
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