IX
-ebbene avete svolto il vostro dovere come si deve?
Balor aveva chiamato
nuovamente le sue figlie a rapporto nella grande sala
da ricevimento. Le scrutava tutte e tre con uno sguardo curioso, impaziente di
sapere l’esito dei loro compiti.
-alla
perfezione, padre
Badb si inchinò rispettosa al cospetto del padre, mentre
pronunciava quelle parole con esagerata sdolcinatezza. Il padre
le sorrise, fiero della sua figlia prediletta.
-e voi?
Balor si rivolse
allora con tono più aspro alle altre due figlie che non avevano ancora parlato.
-ho
eseguito i vostri ordini padre
La voce di Nemain
sembrava come sempre assente.
-anche io padre
Quella di Macha era
invece rotta dai sensi di colpa per la bugia che aveva appena pronunciato. Il
padre se ne accorse e la fissò con sguardo truce,
cercando di leggerle dentro l’anima cosa gli stesse nascondendo. Per paura
dell’esame degli occhi paterni, Macha abbassò lo sguardo intimidita,
non vedendo l’ora di andarsene da lì. Ma si chiedeva
seriamente cosa avrebbe fatto una volta uscita da quella sala. Non poteva
parlarne con nessuno, certamente, ma non riusciva ad accettare
il fatto che dovesse tenersi tutto dentro.
Balor lasciò perdere
l’esame della figlia, ripromettendosi però che l’avrebbe
tenuta d’occhio.
-bene,
potete andare allora
Tutte e tre le dee si inchinarono nuovamente e uscirono dalla sala di
ricevimento del padre. Nemain sottolineò l’uscita con
le note musicali della sua arpa.
Macha aveva voglia di
restare da sola e pensò di andare in giardino per passeggiare, nonostante la
pioggia battente che quel giorno lavava il terreno della loro isola divina.
Guardando fuori dalla finestra del corridoio che
separava la stanza da ricevimento e la sua camera da letto, si rese conto che
la pioggia era davvero forte, così pensò di passare dalla sua stanza a prendere
qualcosa che la coprisse di più. Avrebbe potuto rinunciare alla sua
passeggiata, ma sperò che con la pioggia non ci sarebbe
stato nessuno in giardino, giardinieri compresi, così lei sarebbe stata libera
di pensare. Scelse dal suo armadio ben rifornito una mantella bordeaux bella
calda e con il cappuccio e l’orlo decorati con ghirigori dorati. La indossò e
corse in giardino, dove rimase stupita della bellezza delle piante e dei fiori
sotto la pioggia. Si sedette sull’orlo di una fontana e guardò il suo riflesso
triste nell’acqua increspata dalle goccioline di pioggia. Si sentì
incredibilmente triste e malinconica. Ripensò al giovane che pur di rivederla
sarebbe stato disposto a morire, mentre con la mano distruggeva con la violenza
della sua frustrazione la sua immagine riflessa che la fissava, come se volesse
rimproverarla. Presto le sue lacrime si aggiunsero alle gocce di pioggia, ma,
poco dopo, sentì una risata sussurrata che le sembrava familiare. Dava
l’impressione che provenisse dal gazebo di pietra lì
vicino, così Macha si ripulì il viso dalle lacrime e vi si avvicinò. La risata
cristallina era sempre più vicina, ma da quella posizione più vicina poteva
sentire anche una voce maschiale, dolce e sensuale.
Alzò con una mano la tenda naturale fatta dai rami del glicine in fiore,
nonostante la temperatura sfavorevole, ed entrò sotto le colonne di pietra. Nell’esatto momento in cui mise piede nel gazebo, scese un silenzio
gelido. Macha non riusciva a credere ai suoi occhi. Lì, di fronte a lei,
c’era sua madre tra le braccia di un bellissimo ragazzo, ma con la tenuta da
giardiniere.
-Macha?!
Co-cosa ci fai tu qui?
-io…io
volevo solo restare sola, ma a quanto pare non sono
l’unica che ha avuto l’idea di venire in giardino
Branwen era sconvolta,
per essersi fatta trovare in flagrante da sua figlia e non sapeva assolutamente
cosa dirle per spiegare la situazione. Prima ancora che potesse dire o fare
qualsiasi cosa, Macha se ne andò via, riabbassando la
cascata di foglie di glicine. Se ne restò sotto la pioggia per qualche minuto,
bagnandosi come una spugna, poi rientrò nel castello e lasciò le sue impronte
per tutto il corridoio. Si rinchiuse in camera e si lasciò cadere sul letto
senza nemmeno togliersi gli abiti bagnati, pochi minuti dopo si era già addormentata, con però il sonno tormentato dalle
immagini degli occhi viola di Natan e quelle di sua
madre tra le braccia del giovane.
_.¤°*.¸¸.·´¯`»*(o)*«´¯`·.¸¸.*°¤._
-e ora?
-e ora che cosa? Non ti preoccupare Branwen
-ma ci ha visti
-non ci saranno problemi
La voce di Branwen era preoccupata e quella di Sitchain
invece era dolce, ma ferma e rassicurante. Anche il
viso di Branwen esprimeva la sua preoccupazione: c’erano delle piccole rughe
che le increspavano la pelle della fronte, ma Sitchain gliele distese molto
gentilmente, posandole un lieve bacio su questa.
-stai tranquilla
Quelle parole erano solo un sussurro, ma ebbero il potere di
alleviare l’inquietudine della dea.
Lei si strinse di più al giovane e, stampatogli un amorevole
bacio sulle labbra morbide, gli disse che doveva andare.
-perché? Non puoi restare ancora qui con me?
-no, devo parlare con Macha, voglio
spiegarle cos’è successo
-va bene, ci vediamo presto, mia dea
Branwen lasciò il gazebo e corse sotto la pioggia fino alla
reggia. Si cambiò in fretta d’abito e prese un magnifico vestito color pesca
che la faceva sembrare un petalo di un fiore pregiato. Si asciugò anche i bei
capelli rossi, raccogliendoli poi in una coda alta, ma con qualche ciuffo che
non era riuscita a domare. Fece un bel respiro e si diresse verso la camera di
Macha; bussò e attese per qualche istante una risposta, che però non giunse
poiché la dea era profondamente addormentata. Entrò comunque
e la trovò sdraiata sul letto, con ancora la mantella bagnata addosso. Si
sedette sul letto di fianco a lei e iniziò a sussurrarle qualcosa mentre le
accarezzava i capelli così simili ai suoi. Si sentiva in colpa per quel peso
che le gravava sulle spalle per colpa del padre, unito a quello non meno
impegnativo del segreto di cui era venuta a conoscenza
poco tempo prima. Macha intanto si svegliò sentendosi toccata dalla mano della
madre. Quando aprì gli occhi, non si rese conto di dove fosse e del perché si
trovasse lì; era ancora frastornata per via degl’incubi
e Branwen decise allora di aiutarla a cambiarsi l’abito fradicio. Una volta che
ebbe qualcosa di asciutto addosso, Macha si svegliò
del tutto e lasciò alle spalle il torpore del sonno.
-posso spiegarti tutto
-non ce n’è bisogno, madre. Vi posso
capire con un marito del genere
-sapevo che avresti capito. Lui è così freddo, glaciale, non si merita né il mio affetto né il
mio amore e tanto meno la mia fedeltà. Io non posso sopportare la sua freddezza,
ti giuro che ho tentato di amarlo, ci ho provato con tutta me stessa, ma dopo
tutti questi anni ancora non ce l’ho fatta
-non dovete giustificarvi, vi capisco e
non vi biasimo. Nemmeno io sarei in grado di sopportare tanta freddezza. Vostro
marito non vi merita, avete bisogno di qualcuno che sappia
dimostrarvi il suo affetto per voi, non potete e non dovete accontentarvi di
lui. Non sarebbe giusto nei vostri confronti, non vi meritate
una tale sofferenza
-sono contenta che sei d’accordo con me.
Temevo di averti angosciata con la scoperta del mio segreto
-no, madre, e poi voi non siete l’unica
ad avere un segreto
-cosa mi vuoi
dire? Se hai un segreto, con me ne puoi parlare liberamente
-speravo proprio di poterne parlare con qualcuno
-dimmi pure tutto
Macha raccontò a sua madre di ciò che le era successo, dello
strano ragazzo che aveva incontrato e che l’aveva pregata di tornare da lui. La
madre restò sconvolta di una cosa simile. Non aveva mai sentito che una cosa del
genere fosse mai successa. Era accaduto altre volte
che un mortale si fosse innamorato della dea dell’amore
o di quella della bellezza, ma non era mai successo che qualcuno si fosse
innamorato della dea della morte, addirittura mentre quella gli stava per prendere
l’anima. Branwen non sapeva assolutamente che consiglio dare alla figlia. Sapeva
bene che disobbedendo al volere del padre sarebbe incorsa in un grave pericolo,
ma aveva capito, da come ne parlava la figlia, che lei provava qualcosa per
quel ragazzo. Sembrava che fosse scattato qualcosa nella sua testa fin da
quando l’aveva visto da bambino, quando la scrutava implorante con i suoi profondi
occhi viola.
-tesoro mio, non so cosa consigliarti di
fare. Se ti dicessi di seguire la ragione, dovresti tornare da lui e prendergli
l’anima come ti è stato ordinato, prima che Balor se ne accorga.
Tuttavia capisco che non te la senti, allora ti direi
di seguire il cuore e di lasciarlo vivere, ma così ti metterei in pericolo, perché
se lo scoprisse tuo padre… mi dispiace di non poterti essere d’aiuto in qualche
modo
Macha non se la prese con la madre, poiché
sapeva benissimo che nessuno la poteva aiutare, nessuno poteva prendere quella
decisione al suo posto.
Ciao a tutti! Sono contenta di aver raggiunto i
4 preferiti… spero che qualcun altro si aggiunga
presto! Scusatemi tanto se sono più lenta di un bradipo ad aggiornare, ma sono
davvero incasinata!!! Grazie mille a chi mi lascia gentilmente
un commento e anche a chi si limita a leggere! Al prossimo chappy!!! Bye…Jelly^^