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Autore: Sara_2001    12/08/2015    1 recensioni
Anabel Price detta Bel, occhi azzurri come l’oceano, capelli color nocciola, un fisico perfetto. Lei è sempre stata una ragazza solare ma una scoperta del padre le ruba quel sorriso che brilla sempre sulla sua faccia, tutti gli voltano le spalle, nessuno più la capisce, né la madre né i fratelli solo lui riesce a farla sorridere anche quando lei non ne ha voglia, solo lui riesce a consolarla con un abbraccio, lui, Tom Parker: occhi verdi, capelli neri e un fisico da paura è il playboy della scuola, anche lui ha un passato difficile alle spalle e insieme ad Anabel riesce a superarlo e finalmente a essere felice. Ma sarà così facile? oppure ci saranno ancora tanti ostacoli da superare? E soprattutto ce la faranno a superarli?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~La sveglia suona, caspita sono già le sette non ho dormito per niente, ho passato tutta la notte a piangere. Devo sembrare un mostro. Vado in bagno e quando mi guardo allo specchio per poco non mi spavento da sola.
Dopo tonnellate di correttore e fondotinta, vado in camera prendo dei jeans blu stretti, una maglietta con fantasie floreali, infilo le mie converse, do una sistemata ai capelli, mi trucco leggermente e sono pronta. Prendo la mia tracolla e scendo a fare colazione.
Mamma che sta davanti ad una tazza di caffè che la fissa con uno sguardo vuoto non aiuta il mio umore “ehy mamma” “ciao” risponde senza far trasalire nessuna emozione, bene. Mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a piangere. Faccio un respiro profondo e poso la tracolla sulla sedia per poi prendere una tazza e riempirla di latte dove ci inzuppo i miei cereali.
Quando finisco di mangiare rivolgo di nuovo lo sguardo a mia madre, niente lo ha perso come prima e questo non mi aiuta affatto “mamma io vado ci vediamo dopo” “certo, a dopo” “ciao” “ciao” sospiro di nuovo e poi alzo prendendo la mia tracolla, mi dirigo all’ingresso prendo le chiavi della mia auto e poi esco. Appena metto piede fuori casa tutti gli occhi sono su di me… oppure sarà una mia impressione; cercando di non farci caso mi dirigo verso la mia Mini bianca e nera e mi catapulto dentro, prima di accendere la macchina mando un messaggio  a Kate:
“devo dirti una cosa importante <3”
ripongo il telefono nella borsa e poi metto in moto per sfrecciare tra le strade di Miami dirigendomi a scuola.
Una volta arrivata, scendo e tutti i ragazzi fuori al cortile mi fissano e bisbigliano; ma che cazzo si guardano? Per caso ho qualcosa in faccia? Sbuffo e controllo il mio cellulare… Kate non ha risposto al mio messaggio, oggi sono tutti strani. Entro dentro a testa alta e mi dirigo verso il mio armadietto e al mio passaggio tutti hanno la stessa reazione: mi guardano con gli occhi fuori dalle orbite e bisbigliano tra loro e quando mi volto a guardarli si zittiscono all’improvviso, boh.
Inserisco la combinazione del mio armadietto prendo i libri che mi servono e poi mi dirigo verso la mia aula. Quando entro gli occhi sono puntati di nuovo su di me, cerco di passare indifferente e con lo sguardo cerco Kate e la trovo a parlare con Alexia, Bridget, Donna e Alicia conosciute anche come le puttanelle di tutta la scuola. Ma che ci fa con loro? Mi avvicino a lei “ciao Kate” lei si gira mi guarda e mi congeda con un semplice “ciao” poi si rigira e incominci di nuovo a parlare di smalti. Ma che gli prende? La prendo per un braccio e la trascino letteralmente con me “ma che cazzo ti prende?” chiede, a me che mi prende “a te cosa ti prende, non mi hai mai trattato così” “ho saputo di tuo padre” come fa a sapere di mio padre? Mia madre avrà chiamato la sua per avere appoggio? Di sicuro. Mia madre e quella di Kate sono molto amiche “oh ehm, prima ti ho mandato un messaggio che ti diceva che volevo parlarti… proprio di questo” “Senti Bel mi dispiace ma non posso” ma che è pazza? “cosa non puoi?” “essere tua amica” “scherzi? Noi ci conosciamo da quando eravamo piccole e ora tu te ne esci così? Se mio padre ha fatto quello che ha fatto la colpa non è mia, non puoi buttare tutti i nostri pomeriggi passati a ridere, le serate tra amiche le hai dimenticate?” “no, non l’ho dimenticate però non posso più essere tua amica… punto” “lo sai cosa sei? Una stronza, invece di aiutarmi e starmi accanto tu mi volti le spalle come se ci siamo conosciute ieri” “mi dispiace” “basta dire che ti dispiace perché non è vero, se fosse veramente così non mi abbandoneresti… la sai una cosa? Se la pensi così sono io quella che non vuole esserti amica” “ci si vede” detto questo gira i tacchi e se ne va; bene vai, vai dalle puttanelle che ti faranno come loro. Che stronza proprio non me l’aspettavo da lei. Sbuffo e mi dirigo al baco sbattendo con tutta la forza che ho in corpo i libri sul banco, poi prendo la sedia e mi ci butto sopra sbuffando e incrociando le braccia sotto al seno. Sento gli occhi che si stanno inumidendo ma non posso piangere, almeno non qui “ehy Price” alzo lo sguardo e davanti mi ritrovo i cinque stronzetti della scuola: Trent, Ryan, Alan, Marck e il ‘loro capetto’ Tom Parker devo riconoscere che è un gran fico ma anche un puttaniere quindi meglio passarci alla larga, si sono fatti tutte le ragazzi presenti tranne le nerd, la sottoscritta e Kate –anche se credo ancora per poco visto le compagnie che ha deciso di frequentare-  “che cosa vuoi Trent?” “da te una cosa sola” sbuffo e alzo gli occhi al cielo “ho saputo di tuo padre come ci sente?” dice scoppiando a ridere portandosi dietro anche ai suoi amici tranne Tom, come diavolo fanno a saperlo? Ecco perché oggi tutti mi guardano come se venissi da Marte, ma la domanda è: come si è fatta a espandere la notizia in tutta la Miami se non in tutta la Florida “la smettete? Non è diverte” li rimprovera Tom, i miei occhi per poco non fuoriuscivano dalle orbite; Tom Parker che prende le mie difese? Da scrivere sul calendario “ehy che hai Tom?” chiede Alan “non ho niente ma smettetela di fare gli idioti, ripeto non è divertente” “grazie Tom ma so difendermi benissimo da sola” lui alza le spalle e se ne va, ma quando può essere stronza una persona? Prima mi difende e poi mi tratta come se non esistessi, mah.
Quando la Prof. di italiano entra tutti si vanno a sedere al proprio posto, di solito vicino a me ci si siede Kate o Charlie – il mio ragazzo… credo- ma oggi mi è capitato scaccolino, tutti lo chiamano così perché gli piace tanto infilarsi le dita nel naso, che schifo.
“bene ragazzi oggi faremo un tema” tutta la classe sbuffa io no, io amo fare i temi, mi piace scrivere e da grande vorrei diventare una scrittrice, c’è chi lo trova noioso ma per me non è così… è la mia passione.
Con un gessetto scrive alla lavagna il tema da trattare “la mia vita” bene sarà un tema lungo allora. Prendo carta e penna e comincio a scrivere:
La mia vita? È sempre stata uno spettacolo ma ieri un evento l’ha cambiata… ma andiamo per gradi: sono nata il 20 luglio 1998 , ho i capelli castani e gli occhi azzurri come l’oceano. Sin da subito i miei mi hanno dato tutto mia madre si chiama Anne e mio padre John. Tre anni fa, per il mio quattordicesimo compleanno  mi hanno regalo un bel cagnolino ed io l’ho chiamato Polpetta perché ha il pelo arancione tendente al rosso e quando era piccolo sembrava una pallina, lo adoro. Ho due fratelli uno più grande di tre anni che va al college si chiama Sean e uno più piccolo di dieci anni che si chiama Alex, gli voglio un mondo di bene. Ho un ragazzo si chiama Charlie ma non sembriamo neanche una vera coppia, cioè si usciamo, ci baciamo ma io non sento di amarlo o meglio non tanto, diciamo che mi piace. Avevo anche una migliore amica si chiama Kate, perché dico avevo? Perché quando avevo bisogno di lei mi ha voltato le spalle e parlo di questa mattina. Cioè se mio padre fa una cazzata la colpa è mia? E poi lei che ne  sa cosa significa, non lo sa che ieri quando imo padre è rientrato a casa dopo lavoro si è messo seduto sul divano ha convocato la mia famiglia e ci ha detto senza giri di parole e molto esplicitamente questo: “mi dispiace ma io non posso stare più con vostra madre… perché, sono un uomo sessuale” lei non si immagina come io abbia sofferto, non sa che stanotte non ho dormito perché le lacrime me lo impedivano, non sa che sul viso ho chili di trucco per non far vedere le occhiaie mostruose che ho.
No seriamente io penso di scrivere questo? Devo stare male.
[…]
L’ora di scienze, bene io odio la scienza  e oggi molto probabilmente di più… non sono riuscita a prendere nemmeno un appunto e non ci ho capito un bel niente; per fortuna che tra dieci minuti suona la campanella “bene, come compito vi farò fare un lavoro a coppie” ti pareva, mai una cosa positiva nella mia vita “ok, allora Price e Parker” cosa? Io con quell’idiota di Tom? Neanche morta “scusi prof. potrebbe cambiarmi compagno?” dico molto educatamente ma il prof mi fulmina con lo sguardo “signorina Price le coppie non si cambiano” sbuffo e  sprofondo nella sedia, dopo poco mi arriva un bigliettino lo apro e c’è scritto: “non vedo l’ora di far il  lavoro con te” mi giro nella direzione di Tom e gli lancio un’occhiataccia. Lui per tutta risposta fa comparire sulla sua faccia un bel ghigno, lo odio.
[…]
Le altre tre ore passarono velocemente fortunatamente. Mi sbrigo a posare i libri nell’armadietto e corro in mensa… ho una fame appena entro la scena di stamattina si ripete: tutti mi fissano curiosi e bisbigliano tra di loro. Ma i cazzi loro no? Vedo Kate che sta parlando con le cinque ochette, bene ha stretto subito amicizia… non ci posso credere che fino a ieri pomeriggio eravamo a fare shopping ridendo e scherzando come non mai e ora sta con quelle per mio padre, ma stiamo scherzando?  Da buona amica che diceva di essere il minimo che dovrebbe fare è starmi accanto. Vago con lo sguardo e trovo Charlie, bene. Mi dirigo da lui “ehy Charlie” dico arrivandogli accanto “ciao Anabel” dice quasi come se imbarazzasse a parlare con me; è il colmo “tutto ok?” “si.. perché?” lo vedo deglutire pesantemente, Bel mantieni la calma  “ti ho promesso che oggi pranzavamo insieme, andiamo?” cerco di sorridere ma è molto difficile i certe situazioni  “Bel… non credo sia una buona idea” “perché no?” “perché, beh con quello che è successo…” non lo lascio finire che gli mollo subito un bello schiaffo “lo sai una cosa Charlie? Mi avete stancato tutti con questa storia, pensate che per me sia facile questa storia? Beh non lo è e u non dovresti pensarla come tutti questi impiccioni, non vuoi pranzare con me perché  ti vergogni? Bene, poco male… buona appetito Charlie; siete tutti dei coglioni” detto questo mi volto e me ne vado e di nuovo ho tutti gli sguardi addosso “ma i cazzi vostri mai?” urlo e immediatamente tutti si voltano verso il proprio cibo. Esco dalla mensa arrabbiata e soprattutto delusa, tutti mi voltano le spalle ma che colpa ne ho io? Non ho voluto che andasse così ma è successo ora mi volete mandare fuori dalla società per questo? Ma datevi fuoco tutti.
Mi siedo ai piedi di un albero che si trova nel retro della scuola. Sento i miei occhi che vogliono piangere ma non posso e non voglio perché so che se comincio non finisco più. Prendo i miei auricolari e il cellulare e inizio ad ascoltare la musica trasmessa dalla mia playlist.
Ad un certo punto qualcuno si siede accanto a me, giro la testa e vedo Tom, ma questo da me cosa vuole? Tolgo le cuffiette sbuffando e gli dico “che cosa vuoi?” “niente” dice con un’alzata di spalle; rivolgo lo sguardo davanti a me “lo sai ti capisco” “eh?” mi volto per guardarlo “so cosa vuol dire, anch’io ci sono passato” “credo di essere l’unica persona su questo pianeta ad avere un padre gay… quindi ne dubito” “non dicevo questo” “allora che dicevi? Perché sinceramente non ti sto capendo” “quando ero piccolo mia madre mi abbandonò me e mio padre, non si è fatta più vedere. Mi ricordo che i primi tempi tutti mi prendevano in giro… era frustante” non mi aspettavo questo lato da Tom “è per questo che usi le ragazze?” “io non uso le ragazze, sono loro a venire da me mica io” “però resta il fatto che poi non ti fai più vedere e magari loro vogliono una storia seria” “peccato che io non la voglio una storia seria” “perché?” “perché prima o poi rimarrai fottuto… io non do affetto, non ricevo affetto, non mi affeziono e di conseguenza non soffro” “si però non sempre soffri” “prima o poi soffri sempre per qualcuno” “va bene” “allora per il progetto di scienze a casa mia o casa tua?” “perché non lo facciamo nella biblioteca della scuola?” “perché la biblioteca?” “perché ci sono i libri forse?” rispondo ovvia, ok sono a conoscenza del fatto che oggi come oggi le ricerche si fanno su internet ma non mi va di andare a casa sua ne tantomeno di farlo venire a casa mia “ma prima che trovi quello che ti serve su un libro si fa notte invece su internet facciamo subito” sbuffo arrendendomi “ok, va bene… facciamo domani a casa mia?”  “perfetto, non mangi?” “non ho fame” “ok se tu hai voglia di sentire quella rompipalle della professoressa di matematica per due ore a digiuno fai pure, in caso contrario vuoi?” dice porgendomi il suo pacchetto di patatine “perché tutto d’un tratto sei gentile con me? Sia chiaro non verrò mai a letto con te” “non voglio che tu venga a letto con me” “allora perché?” “così” continua a porgermi il suo pacchetto di patatine e alla fine cedo. Io amo le patatine “così si fa Price” “Parker” “si?” “ti rendi conto ci stiamo comportando come amici di vecchia data e non ci siamo mai rivolti la parola fino ad oggi tranne una biglietto solo andata per quel paese” “beh per questo c’è sempre tempo: ciao io sono Tom Parker e tu?” “mi stai prendendo in giro?” “No, non si può iniziare un’amicizia con una parola sconcia” abbozzo un sorriso “ma non eri tu che dicevi ‘ non do affetto’?” “si ma io intendevo nelle relazioni non per gli amici” “credo che non ti capirò mai” “mai dire mai” “lo sai? Non sei così male quando non parli di sesso e non cerchi portarti qualcuno a letto” “lo vedi? L’apparenza inganna” la campanella ci interrompe “credo che sia ora di andare Parker” dico alzandomi pulendomi il sedere “se vuoi faccio io!” “mi devo rimangiare quello che ho detto?” “no, meglio di no… adiamo?” “andiamo”.
[…]
Finalmente posso tornare a casa; mi dirigo alla mia macchina e dopodiché a casa.
“Sono tornata” dico appendendo la giacca sull’attaccapanni, vado in salotto e vedo mia madre in lacrime davanti a delle foto sue e di papà “ehy mamma… non ti fa bene vedere queste foto” “Bel, tesoro, per favore vai in camera tua non voglio che tu mi vedi in questo modo” “mamma non puoi passare tutta la tua vita tra le lacrime” “non preoccuparti Bel sto bene” dice asciugandosi le lacrime “ok, Alex?” “è da un suo amichetto, com’è andata oggi a scuola?” Orribile “ehm, normale” “con Charlie?” “ehm normale” “e Kate glielo hai detto?” “ehm mamma domani può venire un mio compagno di scuola qui a casa per fare un progetto di scienze?” cerco di cambiare discorso, non voglio che sappia che tutta Miami sa di papà “certo” “grazie… ora vado a fare i compiti ciao”.
Salgo in camera mia e mi butto sul letto guardando il soffitto. Com’è difficile la vita. Dopo poco sul letto mi raggiunge il mio cagnolino, gli accarezzo la testa, ad un tratto Il mio telefono squilla, lo prendo dalla tasca dei jeans e sul display c’è il nome “Charlie” decido di rispondere altrimenti non la smette finchè non gli parlo… quando ci si mette sa essere veramente asfissiante
“Pronto?”
“Bel, mi volevo scusare per oggi”
“ok”
“mi chiedevo se domani ti andrebbe di uscire”
“no, non posso devo fare il progetto di scienze con Tom”
“ok allora giovedì?”
“vada per giovedì”
“allora ci vediamo domani, ciao tesoro”
“ciao”

Riattacco e poggio il telefono sul letto.
[…]
Da routine mi alzo vado in bagno, cerco di darmi una sistemata, mi preparo, scendo a  fare colazione, vado a scuola.
Fortunatamente le cinque ore passano in fretta e arriva l’ora di pranzo. Vado in mensa e oggi sembra che gli sguardi curiosi sono un po’ cessati. Prendo il vassoio e dopo aver preso il cibo cerco un tavolo con lo guardo. Caspita sono tutti occupati, respiro rassegna e mi dirigo a quello dov’è seduto Charlie “ehy” “ciao Bel come stai?” “non male” bene e lui sarebbe il mio ragazzo? Un altro mi avrebbe detto ‘mi sei mancata’ e anche se non lo sono perché ne sono consapevole potrebbe azzardare ‘oggi sei carina’ no lui se ne esce con un ‘come stai’ che pazienza che mi ci vuole.  “ehy Price” alzo lo sguardo e incrocio quello di Tom, mi chiedo perché si ostina a chiamarmi per cognome… ho un nome e addirittura un soprannome potrebbe usare uno dei due “Tom…” stava per aprire bocca ma un’ochetta lo affianca “ciao Tom” “ciao” “stavo pensando…” bene ora le oche pensano… non lo sapevo “se ti andrebbe di passare il pomeriggio a casa mia, oggi” “mi dispiace ma ho da fare con questa fanciulla” dice indicandomi con un cenno del capo, per poco non sputo il boccone che avevo in bocca in faccia a Charlie “dobbiamo fare il progetto di scienze” mi affretto a dire prima che quella capisca male e domani mi ritrovi in prima pagina sul giornalino della scuola “oh, ehm ok allora sarà per un’altra volta” detto questo fa dietro front e se ne va sculettando. “la prossima volta potresti dirgli per favore che dobbiamo fare un progetto per la scuola? Sai non vorrei passare per della puttanella come lei” “oh ma per questo ci sei tu” “ti strozzo entro oggi” dico puntandogli il dito contro “ok ma non ti conviene sai dopo devi fare tutto il progetto sola soletta… e poi avresti un morto sulla coscienza… ameno ché Anabel Price non abbia già commesso molti crimini” sorrido alzando gli occhi al cielo, so che non ne vale la pena e ritorno a mangiare mentre lui si siede al tavolo mentre quei decerebrati dei suoi amici stanno guardando a destra e a sinistra per cercare un posto a sedere “Bel” chiede Charlie “si?” “avrei una sorpresa per te” “davvero, che sorpresa?” “tieni” mi porge una busta, la apro e estraggo due biglietti per andare ad una visita guidata all’osservatorio dove spiega tutta la storia dell’universo, romantico no? Il sorriso che avevo sulla faccia scompare “veramente? Due biglietti per l’osservatorio?” chiedo scettica “certo ti piace?” No! “ehm, si è carina come cosa” “lo sapevo che ti sarebbe piaciuta, ci andremo domani” dice alzandosi e venendomi ad abbracciare. Ma cosa ho fatto io di male per meritarmi un ragazzo così?
[…]
Fortunatamente è ora di uscire, sto fuori al cancello aspettando che Tom esca mentre io ancora mi rigiro quei biglietti tra le mani, è impossibile, “non vedi l’ora è?” alzo lo sguardo è la faccia di Tom con sopra un ghigno mi compare davanti “per favore non commentare” “per me deve farti una sorpresa per rimediare a ciò” dice soffocando una risata “diciamo che non se la cava con gli appuntamenti” “questo non l’avevo capito” ironizza “ti posso fare una domanda?” “dimmi” “perché stai insieme a lui?” “perché mi piace” “allora fatti dire che non hai buoni gusti” quanto posso essere paziente? “beh se è per questo neanche tu, potresti avere una ragazza che ti ama invece ne cambi una ogni giorno come se fosse una bambola” “la mia situazione è diversa” lo strozzo, giuro che lo faccio prima di stasera “bene andiamo? La scienza ci aspetta” “andiamo”.
[…]
“bene credo che abbiamo finito” “sembra di si, devo andare Price, ci vediamo domani” “Ok” mi alzo e lo accompagno alla porta “ciao” “ciao Bel” apro la porta e se ne stava andando quando ad un tratto si ferma “ho un’idea domani uscirai con il tuo ragazzo e dopodomani con me” eh? “cosa?” “come amici sia chiaro, ti voglio far vedere come ci si comporta con una ragazza” parlò colui che le usa lo guardo con un sopracciglio alzato “non accetto un no come risposta, quindi venerdì dopo scuola non prendere impegni… ciao” e senza lasciarmi il tempo di replicare se ne va. Veramente mi ha chiesto di uscire? Devo dire che ha ragione in riguardo che Charlie di appuntamenti non ci capisce niente ma non c’è bisogno che mi mostri le sue doti. Mah i ragazzi chi li capisce è bravo.


Angolo Autrice:
Ciao a tutti io sono Sara e ho 14 anni, questa è la mia prima storia su questo sito. Ditemi che osa ne pensate di questo primo capitolo e se vi piace fatemi sapere. Vi do un bacio e spero che ci sentiremo alla prossima
-Sara





 
   
 
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