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Autore: SarahSlytherin    12/08/2015    2 recensioni
Una sera d'inverno Draco conosce una ragazza: si chiama Amelia, ha i capelli color mogano, gli occhi verde giada e un carattere difficile, costruito sulla base di grande dolore e sofferenza. E' l'inizio di tutto, di come il destino si possa incontrare proprio sulla strada per evitarlo. Nasce un legame indissolubile e complesso, eccentrico agli occhi di molti, ma attraverso il quale entrambi riusciranno a crescere, mettersi alla prova e, alla fine, carpire il meglio di un mondo all'apparenza senza speranza. E' la storia di come Amelia ha scoperto il vero significato dell'amicizia. La storia di chi ha conosciuto il sapore delle lacrime amare. Di chi, dopotutto, ha imparato ad amare.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Il trio protagonista, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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7.SPERANZA E CONFORTO

L'intero dormitorio dei Serpeverde dormiva. Il vociare fastidioso era cessato già da qualche ora, lasciando spazio ad un silenzio rassicurante che Draco percepiva attraverso il respiro ritmico e pacato dei suoi compagni di stanza. Lui, però, non riusciva a chiudere occhio. Stava disteso con le braccia incrociate dietro la nuca e gli occhi aperti a fissare il nulla. Quello che si sentiva lui, il niente più totale. Un fallimento. Aveva detto al professor Piton di non avere bisogno d'aiuto, una bugia bella e buona a cui nemmeno lui poteva credere. Si voltò verso la finestra, da cui penetrava il chiarore della luna che con grazia lambiva il marmo scuro. Si rizzò a sedere, appoggiando i piedi nudi al pavimento gelido e notando il contrasto della sua carnagione nivea con la tonalità ombrata delle piastrelle. Scese le scale, ma non prima di essersi fermato qualche attimo sul pianerottolo che divideva il Dormitorio femminile da quello maschile. Per un secondo, gli balenò nella mente l'idea di raggiungerla, trovare un po' di conforto se non nelle parole almeno nei baci, quelli famelici in cui ti ritrovi senza fiato e le mani si inseguono, per unirsi o per toccarsi. Scosse la testa per scacciare quei pensieri, poi si voltò e si diresse verso la Stanza delle Necessità.

Arrivò il mattino e l'ora della colazione, fin troppo rapidamente. Draco non aveva dormito tutta la notte e adesso si ritrovava al tavolo dei Serpeverde nella Sala Grande con gli occhi socchiusi e quasi assopito. Si reggeva la testa con le mani, cercando di sembrare il più elegante ed arrogante possibile anche in quelle condizioni.
« Draco mi puoi passare quei toast? » domandò Nott.
« Prenditeli da solo » biascicò, talmente a bassa voce da risultare incomprensibile.
« Cosa hai detto scusa? » gli chiese.
« Oh al diavolo, tieni i tuoi toast » si arrese e glieli porse con malavoglia.
« Dovresti, sai.. mangiare qualcosa, sembri molto stanco »
Suggerì una voce non molto lontana. Draco si ridestò dallo stato di dormiveglia e fissò Amelia nei suoi sornioni occhi verde giada. Gli parlava come se non fosse mai successo nulla la sera della festa di Lumacorno, e lui in parte le era grata di non alludere ad argomenti troppo delicati quando sarebbe potuto crollare per il sonno da un momento all'altro.
« Non mi va, ho un po' di nausea » rispose, portando la mano sullo stomaco.
« Allora ti conviene mangiare qualcosa che abbia una consistenza secca, si dice che plachi la nausea .. ecco tieni » ribadì, porgendogli una fetta biscottata.
Quasi meccanicamente, la afferrò e la mandò giù in due bocconi, scoprendo con piacere che lo aiutasse a fargli passare il voltastomaco e riacquistare un po' di energia. Gli tornò la fame e si servì di altre due fette biscottate con la marmellata di fragola. Amelia, nel vederlo mangiare sotto suo consiglio, curvò i lati della bocca in un sorriso compiaciuto, che nascose dietro la tazza da cui sorseggiava thè caldo al limone.

Terminata la colazione, gli studenti Serpeverde del sesto anno uscirono dalla Sala Grande e si avviarono in direzione dell'Aula di Difesa contro le Arti Oscure. Draco camminava lento e solitario, riflettendo su come avrebbe potuto fingere un malore per ritornarsene nella tranquillità del Dormitorio. Ma Piton non era un professore come tanti, lui sapeva tutto di lui, si sarebbe insospettito.
« Veramente Malfoy, ti vede molto stanco negli ultimi giorni. E' successo qualcosa? » Amelia gli si era accostata e lo guardava impensierita. Certo, come se a qualcuno possa interessare veramente come sto, pensò amaramente.
« Cos'è questo tuo interessamento nei miei confronti? Speri che dopo il bacio dell'altra sera ti soddisfi in qualche altro modo?» rispose riluttante, mostrando i denti in un ghigno provocatorio. Amelia spalancò gli occhi interdetta, mordendosi il labbro fino a farlo sbiancare. Draco si concesse un sorrisetto nel vederla arrossire e, quando proprio pensò che avrebbe ricevuto uno schiaffo per la sua sfacciataggine, la vide voltarsi ed incamminarsi di nuovo verso l'Aula, lasciando che il discorso non venisse affrontato.

« Esigo una relazione di cinque rotoli di pergamena sugli argomenti oggi trattati, da consegnare entro due giorni » pronunciò solenne, con una nota di riluttanza nella voce, mentre un coro di piagnucolii sconfortato si levava per tutta l'aula « Questo è tutto, potete andare »
Gli studenti iniziarono ad alzarsi e a raccogliere i propri oggetti personali dai banchi. Piton osservava meticolosamente i movimenti di alcuni suoi alunni, in particolare Draco ed Amelia. La Serpeverde alzò gli occhi e rabbrividì nell'incontrare quelli privi di emozione del professore, che non faceva altro che squadrarla da quel giorno che li aveva colti sul fatto nei corridoi. E Draco ne conosceva perfettamente il motivo: la considerava un intralcio, un ostacolo per lui, credeva che dovesse stargli lontano, in modo che, liberatosi dalle distrazioni, potesse concentrare tutte le sue energie in ciò che era tenuto a fare.
Amelia uscì e, appena mise piede fuori dall'aula, Draco la fermò, deciso a terminare il discorso di prima.
« Non hai detto di no » sentenziò, trasformando la sua espressione nel solito ghigno che Amelia gli avrebbe volentieri cancellato a suon di schiaffi.
« Non ho replicato perchè qualsiasi cosa detta sarebbe risultata offensiva nei tuoi confronti » rispose, apparendo più che convincente.
« Ah, si perchè tu sei una persona garbata » la schernì.
« Certo » ribadì, mantenendo il sangue freddo.
« Come tutte le volte che mi hai dato dello stupido egocentrico » continuò a prenderla in giro « Strano che improvvisamente ti preoccupi di essere cortese nei miei confronti »
Amelia si sentì avvampare e si morse il labbro, incapace di trovare qualcosa che avrebbe potuto farlo tacere una volta per tutte. Aprì la bocca, ma le parole s'incastrono in gola. L'implicito messaggio racchiuso nei suoi gesti era inalienabile: aveva ragione lui. Le portò una mano sul viso per accarezzarla, la pelle che ardeva sotto le sue dita. Fece una pausa per sondare le reazioni di lei.
« Staranno per arrivare gli studenti dell'ora successiva » Amelia abbassò lo sguardo, la voce ormai ridotta ad un sussurro « Meglio andarcene »
« Preferisci appartarti, non è vero? » sorrise provocatorio « Hai le tue buone ragioni: anche io sono un tipo piuttosto.. riservato »
Comprese che una risposta sarebbe stata necessaria, ma la verità era che temeva il confronto con le parole. Si sentiva in dovere di negare tutto ciò che le aveva appena detto, ma nulla le sovvenne. Lasciò che il tocco della sua mano sulla guancia le infervorasse la mente, mentre d'istinto si lasciava trasportare verso di lui, fino ad avvertire un soffio caldo sulle labbra.
«Cosa state combinando voi due davanti alla mia Aula? »
Severus Piton si sporgeva dalla porta che affacciava sul corridoio, il volto diafano e il naso adunco che gli conferivano un aspetto ancora più senile dell'usuale. Negli occhi celava rabbia, espressa dalla curvatura delle labbra verso il basso.
« Draco, vieni » sputò con ira, trascinandolo all'interno della stanza per il colletto della camicia « E tu, ragazzina, non hai lezioni da seguire o altro da fare? » terminò, lasciando che la porta sbattesse dietro di sè. Amelia guardò per l'ultima volta con occhi spalancati la soglia dalla quale erano appena scomparsi sia Malfoy che il professore. Stava impazzendo o Piton si stava comportando in modo decisamente strano?



« Perchè Piton si comporta in quel modo? » domandò, protraendosi verso Draco, scavalcando anche il libro che lui aveva aperto davanti a sè e che pareva catturare tutta la sua attenzione. Non ottenne alcuna risposta. Sembrava volesse ignorarla. A pensarci bene, non lo aveva mai visto leggere un libro. Tantomeno studiare.
« Draco.. » mormorò, richiamandolo.
« Non lo so perchè si comporta in quel modo,va bene? » sbottò, alzando un po' troppo la voce e rischiando un rimprovero dalla bibliotecaria Madama Prince.
« Si che lo sai.. » ripetè, in un sussurro.
« E sentiamo, come fai ad esserne tanto certa? » la sfidò, chiudendo in un sol gesto il volume e voltandosi verso di lei.
« Perchè te lo leggo negli occhi, c'è qualcosa sotto che non mi vuoi dire » reiterò, calma e risoluta.
Di quale occhi stava parlando? Dei suoi, così freddi e glaciali? Fra i due, pensava, era lei ad avere il dono degli occhi più belli, quelli che guarderesti per ore senza mai stancarti, che possono mostrarti qualsiasi cosa o nasconderti tutto, se solo vogliono. Possono essere letti, intrepretati, oppure, all'evenienza, possono ingannarti e intrappolarti. Draco si accorse di quanto effettivamente la loro lontanza fosse minima e con urgenza si allontanò, al pensiero di ciò che il professore gli aveva raccontato.
« Non devi più vedere quella ragazza, Draco » disse Piton, serafico. Il ragazzo serrò la mascella in un impulso nervoso. Quel traditore continuava a volergli impartire ordini e non lo poteva accettare.
« Signore, mi risulta difficile non vederla più in quanto viviamo sotto lo stesso tetto, apparteniamo alla stessa Casata e frequenta il mio stesso anno » lo provocò, sorridendo sprezzante e lasciando Piton interdetto.
« Sai benissimo cosa intendo, Draco » continuò stancamente dopo qualche attimo « Le donne non fanno altro che rovinarti » concluse, rivolgendo lo sguardo sofferente al pavimento, come se avesse vissuto quella situazione in prima persona.
« Comunque suo padre è un ex Mangiamorte » disse dopo qualche minuto di silenzio, senza nemmeno sapere dove volesse arrivare a parare con quella confessione.
« Perciò? » domandò Piton, allargando le mani davanti a sè in segno di eloquenza
« Non lo so » rispose sincero, abbassando lo sguardo.
« Stai forse insinuando di volerne parlare con lei? » chiese con disprezzo e alzando un sopracciglio.
« Io.. non lo so » ribadì. In risposta il professore emise un leggero suono gutturale di indulgenza « Forse » aggiunse, e Piton lo guardò diffidente, spalancando gli occhi.
« E a cosa pensi possa servire? Credi che lei riesca ad aiutarti? »
« No, io non chiedo aiuto, solo.. sostegno, ecco. Qualcuno con cui essere sincero, per una volta. Mi capisce? » di rimando l'insegnante scosse la testa. Lo capiva perfettamente invece. Aveva ardentemente desiderato una particolare persona accanto nella sua giovinezza, poi nella sua adolescenza e, infine, nella sua fase adulta.
« A te la scelta »
« Se te lo dico, dovrai promettermi di tenere la bocca sigillata » le chiarì, severo.
« Così però mi spaventi » ammise, ridacchiando nervosamente.



Draco Malfoy si stava ammalando.
Non di una malattia come può essere l'influenza o il morbillo.
Nè tantomeno del vaiolo del drago, come accadde a suo nonno Abraxas.
La sua malattia non aveva una valenza scientifica, neppure si poteva considerare reale, ma lentamente si nutriva di lui, e si diffondeva con la velocità di un virus, a partire dai solchi sotto gli occhi che avrebbero dovuto rassomigliare a delle occhiaie, ma che più ricordavano delle rughe di canizie. Stava invecchiando, metaforicamente parlando s'intende, ma come i suoi avi gli avevano insegnato, non conveniva giungere alla terza età soli. Si arriva ad un punto in cui semplici gesti diventano una lotta quotidiana, e non sei capace di superarli senza qualcuno accanto. E lui si sentiva come un ottantenne la cui artrosi gli impedisce di scendere le scale, si vede mentre tende la mano in cerca di qualcuno che gliela possa afferrare, che lo aiuti. Ma non arriva nessuno e bruscamente cade, fratturandosi l'osso del collo. Una volta che sarò caduto, anche io mi provocherò ferite eterne? si chiese. O forse, decretò, per me c'è ancora speranza.
« Permettimi di aiutarti » Amelia aveva ascoltato attentamente ogni singola parola del suo discorso, sentendosi come se avesse un nodo alla gola. Adesso, provava pena per lui.
« Se pensi che te l'abbia raccontato per essere compatito, ti sbagli » sentenziò, rivolgendole uno sguardo freddo come il ghiaccio « Forse aveva ragione Piton..  forse avrei dovuto smettere di parlarti.. »
« No, perdonami, non intendevo commiserarti » lo interruppe, posando una mano sopra alla sua, che stringeva con smania la copertina del tomo ancora chiuso sul tavolo « Solo non capisco cosa speri di ottenere da me »
Draco abbassò gli occhi sul libro davanti a sè, realizzando quanto con le dita e le unghie lo stesse sgualcendo. Le sue nocche bianche spiccavano in feroce contrasto su quelle rosee di Amelia.
«Conforto, credo » rispose, dopo aver esitato qualche attimo. La ragazza istintivamente strinse di più la propria mano sulla sua, che ritrasse con urgenza.


   
 
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