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Autore: Rosie Malfoy    13/08/2015    1 recensioni
Rose Weasley, Grifondoro
Scorpius Malfoy, Serpeverde
un mix di odio e amore sbocciato dal 1° anno ad Hogwarts
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Lysander, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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La prima settimana ad Hogwarts passò velocemente. James era rimasto talmente orripilato da quello smistamento che non rivolse la parola a suo fratello nemmeno una volta. Al contrario, Albus aveva trascorso una settimana molto tranquilla e serena. La sua amicizia con Scorpius si stava rafforzando di giorno in giorno, ed essere finito nella sua stessa stanza contribuiva molto. La cosa di certo non andava a genio a James, che venuto a sapere che suo fratello era in stanza con Scorpius Malfoy, Vincent Goyle, Mason Zabini e Maximillian Nott, figli di ex Mangiamorte, giurò di non rivolgere la parola a “quell’infimo traditore” per tutto l’anno.
La vita di Rose Weasley, invece, era un tantino diversa. Fin da subito non aveva risparmiato a nessuno la sua irrefrenabile saccenza e infinita ingordigia a tavola, cose che non facilitarono la sua socializzazione con le proprie compagne di stanza. Mary Jane Watson, Amber Moon e Poppy Roberts le rivolgevano brevi parole solo al mattino e alla sera. Rose decise di non dargli troppo peso, convinta che le cose sarebbero cambiate con il tempo; oltretutto, per il momento, le restava ancora Albus. Dominique aveva sempre avuto un rapporto piuttosto freddo e distaccato con lei, per via della sua smania per la moda, e James, dal momento che frequentava Albus giornalmente, sembrava avesse messo il muso anche con lei. Dopo aver scritto per l’intera settimana una lettera per sua madre e suo padre, tranquillizzandoli su come le cose stessero andando ad Hogwarts, Rose si recava con molta nonchalance presso il tavolo dei Serpeverde, sedendosi accanto ad Albus e dialogando con lui tranquillamente, incurante degli sguardi contrariati delle serpi lì intorno. Ad ogni occasione, comunque, non mancava di punzecchiare Scorpius Malfoy su quanto le proprie lezioni stessero andando bene e su quanto lei, al contrario suo, fosse perfettamente eccezionale. Il biondo, irritato sempre più di volta in volta, la prese come una sfida bella e buona e lo considerò l’affronto della sua vita. “Quella piccola smorfiosa lentigginosa” non l’avrebbe avuta vinta.

***



Ben presto le stradine di Hogsmeade e i giardini di Hogwarts si tinsero di bianco: il Natale era alle porte. Rose, Albus, James, Dominique e l’ormai indaffarata Caposcuola Victoire, avrebbero passato il gran cenone alla Tana come ogni anno. Prima di lasciare la scuola, Rose si curò di salutare la piccola Alice e far gli auguri alla sua famiglia, mentre Albus decise di fare un inaspettato regalo al suo amico Scorpius: un invito a casa Potter per le vacanze di Natale.

< Ne sei sicuro? > Si preoccupò di domandare il biondo, non avendo per nulla dimenticato le dispute raccontategli tra i loro genitori. < Voglio dire, sarebbe un onore per me, certo! Lasciare quel gelido Natale per niente festoso, pieno di falsa cordialità e costosi inutili regali di casa mia, sarebbe quasi un sollievo. Ma non sono sicuro che mio padre possa prenderla bene. > < Scorp, ti preoccupi troppo. E’ solo un invito, per un solo giorno. Vedrai che ci divertiremo! > Di fronte all’ottimismo dell’amico, Scorpius non poteva fare altro che alzare le spalle e annuire poco convinto.

Nel frattempo Rose aveva già finito di riordinare le sue cose, e si stava dirigendo tutta pimpante verso Albus. Come al solito, si bloccò alla vista di Scorpius con il solito cipiglio di disappunto. < Oh, Malfoy. Ti auguro un buon Natale. Vedi di far fruttare le vacanze invernali per un buon ripasso. > < E tu, Weasley, vedi di non pomparti troppo: potresti finire per somigliare a Babbo Natale. > Gli occhi ridotti a fessure e un mezzo ghigno spezzavano l’armonia del volto angelico di Scorpius. < Hmph. Il solito scontroso maleducato. Ed io che volevo essere gentile. > < Eeeehm… > Come al solito, Albus roteava gli occhi dinnanzi a quella messinscena. < Io sono pronto Rose, possiamo andare. Scorp, ci vediamo presto! > E così, i due cugini lasciarono Hogwarts.

Il cenone a casa Weasley era stato prevedibile come ogni anno: cibo e bevande a volontà degni di un esercito di Elfi, regali di ogni tipo e tanta allegria nell’aria. Rose Weasley lo adorava, il Natale era davvero la sua festa preferita. Poteva incontrare ogni membro della sua famiglia, ogni zio o cugino, e loro, per quanto diversi, la facevano sentire a casa. Rose con la sua famiglia poteva sentirsi se stessa, e la magia del Natale riusciva ad unire anche gli spiriti più diversi come zio Percy e zia Fleur; tant’è che James aveva messo una tregua con Albus e si divertiva a sfidarlo a carte magiche insieme a Teddy Lupin. I poveri Teddy e Victoire furono i più martoriati di frecciatine maliziose quell’anno: era ormai ufficiale la notizia della loro relazione e animi come James e Fred Jr., per quanto accora piccolo, non potevano lasciarsi sfuggire una così facile occasione per stuzzicarli. Mentre Rose dava sfoggio della sua nuova abilità con gli scacchi contro nonno Arthur, il suono della mezzanotte rimbombò nelle pareti della vecchia Tana. Era finalmente giunto il momento di aprire i regali. Per tutti i nipoti nonna Molly si appurò di regalare i classici maglioncini di lana con la propria iniziale sul fronte e George di sorprendere tutti con i giochi dei Tre Tiri Vispi Weasley più ricercati. Percy non ne sembrò molto entusiasta. < Mi auguro tu stia scherzando, fratello. > < Non ancora Perce, lo scherzo è dentro la scatola di tua figlia. > L’attenzione di Rose, in quella totale confusione, fu attratta da una scatola rossa a pois azzurri che sbatteva qua e là in un angolo della stanza. La bambina la prese tra le braccia e notò con gran sorpresa che sopra, su un bigliettino, vi era scritto il suo nome: -“Per Rosie da mamma, papà e Hugo”- Istintivamente, Rose voltò lo sguardo sprizzante di gioia verso suo padre. < Spero che ti piaccia, Rosie. Io volevo optare per una bella civetta, ma tua madre ha insistito dicendo che quella palla di pelo ti sarebbe sicuramente piaciuta. > < Ronald! > Hermione non mancò di rivolgere uno sguardo di rimprovero misto di divertimento verso il marito. < E va bene, scusa. Volevo dire, quell’adorabile palla di pelo. > Rose non era più nella pelle. In fretta e furia, scartò il suo regalo, aprì il pacco ed un piccolo micio balzò tra le sue braccia, facendo le fusa. Rose pensò subito che fosse stupendo: era totalmente nero, con delle striature argentee sul dorso e sulla coda e due occhi azzurri come zaffiri lucenti. < Si chiama Midnight, tesoro. La signora del negozio ha detto che è un tipetto tutto particolare lui. > Hermione le si affiancò amorevolmente, insieme al piccolo Hugo e la piccola Lily che osservava incuriosita. < Il colore l’ho scelto io! > Affermò Hugo, tirando il maglione della sorella in attesa dei suoi ringraziamenti. Rose poggiò il gatto e si voltò verso di loro con un’espressione colma di gratitudine, per poi abbracciarli tutti tra le sue piccole braccia, per quanto poteva. < Grazie Hugo! Grazie mamma! Grazie papà! Sono felicissima! > “Grazie a tutti” pensò “grazie a voi ho passato un altro meraviglioso Natale e mi sento la bambina più felice del mondo.”

***



Il Natale a casa Malfoy era trascorso esattamente come ogni anno, Scorpius lo aveva trovato particolarmente noioso. E sarebbe rimasto tale, privo di qualsiasi altra emozione se non fosse per quella strana sensazione di secco in gola: non aveva ancora trovato il coraggio per parlare a suo padre dell’invito di Albus.

Erano ormai passati tre giorni dal gran cenone e l’indomani era la data prefissata dall’invito. Scorpius passò tutta la mattinata a fissare il suo gufo, sperando in qualche consiglio o gesto di incoraggiamento. Ma questi non fece altro che gracchiare e guardarlo torvo ogni qual volta si sentisse troppo osservato. Il cipiglio sul volto dell’animale gli fece venire in mente per qualche secondo il viso di suo padre; Scorpius rabbrividì e poi scosse la testa. < Basta, devo farlo. > Si avviò con convinzione verso la porta della sua stanza e scese spedito verso le scale. Draco Malfoy stava comodamente seduto sul divano del salone più grande della casa e leggeva distrattamente un quotidiano magico. Quando Scorpius lo vide si bloccò, si sistemò il cravattino e tirò un lungo sospiro. Poi lo raggiunse, posizionandosi dinnanzi a lui. < Buongiorno padre. > Se Draco non lo conoscesse bene, avrebbe considerato quel gesto insolito e avrebbe continuato nell’intento di sfogliare quel giornale. Tuttavia, abbassò il giornale e posò la sua solita maschera di indifferenza sul volto del figlio dinnanzi a lui. < Scorpius. C’è qualcosa che vorresti chiedermi? > Annuì e rilassò i nervi, cercando di apparire il più pacato possibile. Il movimento continuo del suo piede sul pavimento però, lo smentiva. < Nella mia ultima lettera da Hogwarts vi avevo detto di aver stretto amicizia con qualcuno, padre. Ho ricevuto un invito per l’indomani per far visita alla sua casa. > < Di chi si tratta? > < Albus… Albus Potter. > Scorpius deglutì. Sul viso del padre un’insolita espressione di sorpresa. Scorpius pensò che avrebbe preferito la solita indifferenza; quando Draco mostrava altre particolari espressioni, non significava mai niente di buono. < Potter? > Chiese, senza una particolare inclinazione nel tono di voce, ma con un cipiglio sulla guancia destra che ricordava tanto un mezzo sorriso. Scorpius battè le palpebre velocemente e schiarì il tono di voce. < Probabilmente non è una buona idea. > “Ma cosa stai dicendo?! Tu VUOI andare a casa di Albus” Pensò, rimproverandosi. Draco tornò alla sua vacua espressione di indifferenza e invitò il figlio a sedersi accanto a lui. Scorpius obbedì. < C’è una cosa che non ti ho raccontato a proposito della Guerra Magica. > Scorpius alzò lo sguardo, perplesso ma allo stesso tempo desideroso di sapere. < Harry Potter mi ha salvato la vita, ed io non l’ho mai ringraziato. > Silenzio. Draco si inumidì le labbra, ripiegando il giornale. < Come ben sai, avrei voluto che molte cose fossero andate diversamente. Mi sarebbe piaciuto avere possibilità di scegliere. Avrei voluto avere un’alternativa migliore. Ma soprattutto, Scorpius, avrei voluto non essere solo. > Scorpius era rimasto in silenzio, come tutte le volte in cui suo padre toccava l’argomento. Una muta consapevolezza che gli percoteva l’animo. Ciononostante, non riusciva a capire dove suo padre volesse andare a parare. Nella mente rimbombava una sola domanda. “Posso andare? O non posso?” < Domani mattina ti accompagnerò a casa Potter attraverso la metropolvere. Manda un Gufo come avviso. > Detto ciò, con un segno della mano, Draco Malfoy lo congedò e Scorpius dopo un cenno del capo colmo di gratitudine, si diresse entusiasta verso la sua camera.

Il giorno seguente i Malfoy apparvero in perfetto orario dal camino di casa Potter. Si ritrovarono al centro di un grande salone di una villetta a schiera e Scorpius pensò subito che fosse una casa davvero accogliente. Non troppo grande come la sua, ma nemmeno troppo piccola. Non eccessivamente lussuosa, ma ben arredata. Le pareti ricche di foto di famiglia –prevalentemente un giovane James Potter in erba sulla scopa– e un profumo di gigli nell’aria. Dopo un breve scambio di battute standard con il signor Potter, Draco Malfoy si congedò e scomparve tra le verdi fiamme del camino.

Scorpius, immobile accanto al camino, osservava inerme le figure intorno a lui. Albus lo aveva appena raggiunto e gli sorrideva smagliante. < Vieni, ti mostro camera mia. > Per Scorpius sembrava l’idea migliore: non era abituato ad essere lui, quello scrutato da testa e piedi, e non vedeva l’ora di sfuggire agli sguardi inquisitori di Harry e Ginevra Potter. Tuttavia, l’uomo tossì ed Albus fu costretto a fermarsi. < Non vuoi prima presentarci il tuo nuovo amico? > < Oh, certo. Mamma, papà, Lily, lui è Scorpius Malfoy. > Il biondo chinò formalmente il capo. < Vi ringrazio per l’ospitalità. > < Non c’è bisogno di essere così formali. Sei il benvenuto qui. > Il sorriso della signora Potter era davvero accogliente ed era servito a sciogliere quel po’ di tensione che ancora aleggiava nella stanza. La donna voltò lo sguardo verso il marito, che a sua volta sorrise. < E’ un ragazzino garbato e carino, non trovi? > Harry annuì. < Bisogna riconoscerlo, Malfoy ha fatto un buon lavoro. > Mentre i due coniugi ammiccavano a vicenda, una testolina rosso rame, spuntò timidamente dietro la schiena della donna. Due grandi occhioni castani si puntarono sulla figura di Scorpius. Lily si mostrò interamente e puntò il dito verso il ragazzino, saltellando allegramente. < Mamma, lui è il fidanzatino di Rose!!! Me ne ha parlato tutto il giorno di Natale! > Improvvisamente, una pioggia di totale imbarazzo ricadde nella stanza. Ginny e Harry sgranarono gli occhi per la sorpresa e il viso di Scorpius era contornato da un’espressione di disprezzo misto a lieve imbarazzo. < Io non sono il fidanzatino di nessuno! > Affermò a gran voce, fissando la bambina come se volesse affatturarla con il solo sguardo. < Lils, ti sei sbagliata. Lui e Rose non sono nemmeno amici! > Precisò Albus. Lily gonfiò le guance. < Ma Rosie ne ha parlato tuuuuutto il giorno! > D’un tratto, un irritato James Potter fece irruzione nella stanza. < Lily, se Rose perdesse la testa per quello lì, io diventerei il peggior giocatore di Quidditch della storia. > < Come se tu fossi davvero bravo. > Gli rispose prontamente Albus. < Vuoi vedere, moccioso? > Lo sguardo severo di Harry si posò sul ghigno di James che subito si spense. < Lily, tesoro, basta così. Lasciamo gli uomini alle loro faccende e andiamo a divertirci per conto nostro. > Vinta dalla proposta della madre, la piccola Lily e Ginny Potter lasciarono la stanza. Per il resto della giornata, Harry Potter fece in modo che James, Albus e Scorpius la passassero giocando insieme. Contrariamente a quanto si potesse immaginare, i tre insieme si divertirono un mondo. Tutte le frecciatine, tutti gli attacchi e gli insulti furono placati da Harry e le abilità di cooperazione tra Albus e Scorpius sul campo di Quidditch di casa Potter, riuscirono a sorprendere persino James. A fine giornata Scorpius poteva ritenersi più che soddisfatto. Era riuscito a stringere qualcosa di molto simile ad una amicizia, oppure ammirazione per il Quidditch, da parte di James ed aveva trascorso la giornata più divertente che potesse ricordare fino a quel momento. Lasciare casa Potter non era stato così semplice. Avrebbe voluto tornarci ancora e ancora e ancora. Ma per il momento, una giornata così era stata il regalo più bello di sempre. “Grazie Al. Non sono mai stato più felice di così.”

***



Il ritorno a scuola dopo le vacanze, non poteva essere migliore di così per Scorpius: i suoi risultati scolastici stavano sorprendentemente migliorando, James Potter aveva ripreso regolarmente a parlare con suo fratello e talvolta salutava anche il giovane Malfoy scambiando amichevoli sorrisi e grazie all’ultima partita di Quidditch, Serpeverde era in vantaggio per la coppa delle case. Tutto andava per il verso giusto se non fosse per un piccolo irritante dettaglio: Rose Weasley. Ora più che mai, non gli dava tregua e persino Albus cominciava a rendersene conto.

La piccola Weasley, infatti, vedeva il ritorno dalle vacanze totalmente in nero: Scorpius stava raggiungendo il livello delle sue prestazioni scolastiche e doveva superarlo, ad ogni costo. Così, Rose cominciò il suo studio intensivo, passando interi pomeriggi in biblioteca. Con il passare dei giorni però, la cosa si rivelò stressante e i nervi della bambina cominciavano a cedere.

Una mattina di Febbraio, Rose si svegliò di soprassalto quando Poppy Roberts prese a colpirla incessantemente col cuscino per farla svegliare. Rose la guardava perplessa: nessuna delle sue compagne di stanza l’aveva mai risvegliata, poiché era, oltretutto, qualcosa di cui lei non necessitava, date le sue abitudini da mattiniera. < Poppy? Cosa…? > < Rose Weasley, alzati subito dal letto! > < Ma cosa…? Che succede? > < Il tuo gattaccio sta mordendo la coda del mio furetto e non la smette di tormentarlo da tutta una notte! > < Midnight? > < Si, hai ben capito! Sbrigati a fermarlo! > Rose non se lo fece ripetere due volte. Si alzò dal letto in fretta e furia, e dopo svariati tentativi liberò il povero malconcio furetto dalle grinfie di Midnight, che sgattaiolò sotto il letto della sua padrona con atteggiamento offeso. < Mi dispiace tanto, Poppy… spero che il tuo furetto stia bene. > Era visibilmente dispiaciuta, Rose, ma le scuse non bastarono a calmare la piccola Roberts, i cui capelli castani unticci erano totalmente in disordine quella mattina. < Ti dispiace?! Hah! Il mio furetto sarebbe potuto morire! Tieni lontano quel gattaccio dal mio piccolino per il resto della sua vita! > < Ma Poppy, questa stanza è anche di Midnight! Voleva solo giocare… ti assicuro che non gli farà più del male. Ma non posso mandarlo via di qui! > Poppy le si avvicinò con aria furibonda e Rose temette per qualche secondo che volesse addirittura picchiarla. < Tu terrai lontano quell’animale indesiderato o sarai tu stessa a lasciare la stanza una volta che la preside saprà tutto! Mi hai sentita? Tanto nessuno ti vuole più qui dentro! > Rose si morse le labbra e annuì debolmente, per poi lasciare in fretta la stanza. Era ferita e voleva vedere Albus al più presto.

“Nessuno ti vuole più qui dentro. N e s s u n o.” Attraversando i corridoi, Rose si stava sforzando di cacciar via quelle parole dalla sua testa. Doveva essere forte, come sempre. Non poteva sempre contare sulla spalla di Albus. Una volta raggiunta la Sala Grande, Rose si fermò sulla soglia della porta e tirò un lungo respiro. < Oggi non è successo un bel niente. E’ una giornata come tante. E tu Rose Weasley andrai a far colazione con Albus e sorriderai come sempre. > Socchiuse gli occhi, dandosi un’ultima spinta di incoraggiamento dentro di sé e quando li riaprì, si sentì più convincente che mai.

< Buongiorno! > Esclamò a gran voce, una volta raggiunto il tavolo dei Serpeverde. < Ciao Rose!- Come stavo dicendo… > Albus salutò la cugina frettolosamente e riprese a parlare fitto fitto con i suoi compagni di stanza, che avevano totalmente ignorato la presenza della Grifondoro. Rose storse il naso; se c’era una cosa che le dava veramente fastidio, quella era essere ignorata. Ciononostante, Albus le aveva risposto, per cui decise di starsene buona e addentare una buona ciambella. Standosene zitta, Rose ebbe l’occasione di ascoltare e capire di cosa il gruppetto di Serpeverde stesse parlando così animatamente. < Hai visto l’ultima partita, Max. La nostra squadra è dannatamente forte e nessuno di noi riuscirà ad entrare in squadra né l’anno prossimo, né l’altro ancora di questo passo. > < Fammi capire, Mason. Tu vorresti che la nostra squadra perdesse punti, solo perché tu possa entrare a farne parte? Sei fuori di testa! Cosa hai bevuto, cervello di troll? > < Quante storie. Scommetto che io e Scorp riusciremo ad entrare in squadra l’anno prossimo senza troppi problemi. > Albus incrociò le braccia, dondolandosi sulla sedia con un atteggiamento che a Rose ricordava tanto James. < Cosa ti fa essere così sicuro, Al? > < Abbiamo completamente stracciato James giocando a casa mia. > Mentì, con un sorriso beffardo che diede man forte a Scorpius. < E’ vero. Io e Albus siamo stati eccezionali. Ho segnato più punti di quanti ne abbia fatti il Cacciatore di Corvonero nell’ultima partita. Entrerò in squadra. > Asserì. Dinnanzi a tanta inaspettata sicurezza, una contrariata Rose Weasley non poteva che farsi avanti, interrompendo la discussione. < Se le tue capacità con la scopa sono pari alle tue abilità in Pozioni, non credo che riuscirai ad entrare in squadra nemmeno all’ultimo anno, Malfoy. > Un sopracciglio alzato e la solita aria da saputella erano riusciti a rovinare il momento di gloria di Scorpius. Irritato, battè le mani sul tavolo e si sporse verso la Weasley fissandola con disdegno. < Nessuno ha chiesto il tuo parere, testa di carota. – sibilò, con parole più taglienti di una lama – Tornatene a fare l’asociale in biblioteca. Qui non ti vuole nessuno. > < Ahah, bella questa Scorp. Testa di carota! > La schernì Goyle. Rose si alzò di scatto dal tavolo, lasciando ricadere la ciambella nel suo piatto. Le tremavano le mani e le orecchie le erano diventate scarlatte. Scorpius ghignò soddisfatto e alzò lo sguardo colmo di sfida, sul viso di lei. Quello che vide però, andava oltre ogni sua aspettativa. I grandi occhioni di Rose vibravano, pronti a straripare fiumi di lacrime. Quando una sottilissima goccia, scivolò lungo la guancia della bambina e ricadde nel suo piatto, Rose guardò implorante Albus e scappò via, lasciando la Sala Grande con il viso colmo di lacrimoni. Albus lasciò il suo posto all’istante, senza guardare nessuno dei presenti e prese a rincorrerla con preoccupazione. Anche Scorpius si alzò dal suo posto. < Albus! > Gridò, tentando invano di richiamare l’amico. Mason Zabini gli diede una pacca sulla spalla, invitandolo a risedersi. < Non preoccuparti, amico. Quella Weasley se lo meritava. > Nott e Goyle annuirono con approvazione e Scorpius si risedette, sospirando. < Non credo che Albus la pensi allo stesso modo. > Mormorò, stringendo i pugni sulle proprie gambe. Nella mente aveva ancora la visione di Rose, così fragile e ferita, e di Albus che la inseguiva. “Dannazione.” Le lacrime della bambina occhi cielo erano riuscite a scuotere in qualche modo il suo cuore.

***



Rose Weasley era incredibilmente veloce e per Albus non era una passeggiata riuscire a starle dietro. Né si voltava, né dava segno di volersi fermare. Nessuno doveva vederla in quelle condizioni. Voleva scappare, da tutto e da tutti. Tanto… nessuno voleva vederla, giusto? Correndo senza meta per le scale che continuavano a cambiare, Rose decise finalmente di fermarsi quando aprì la porta di una stanza che non aveva mai visto prima. Albus la raggiunse e si piegò sulle sue stesse gambe, ansimando. < Rose… cosa hai al posto delle gambe, due manici di scopa? > Brontolò, tentando di riprendere fiato. Rose però non gli prestò attenzione: era concentrata ad osservare quella strana stanza, vuota. Era interamente costruita in legno e non riusciva a capirne l’utilità. Solo un enorme specchio, accantonato in un angolo della stanza, regnava in quello strano ambiente. Rose vi si accasciò davanti e portò le mani sul viso, singhiozzando. Non voleva vedere il riflesso di una ragazzina fragile, rammaricata dalle parole del suo acerrimo rivale. Albus le si avvicinò e le cinse le spalle in un abbraccio. < Rose, non sei affatto una testa di carota… > Sussurrò dolcemente. Prima ancora che potesse aggiungere altro però, il suo sguardo ricadde sulla specchio dinnanzi a lui. Lasciò la bambina e si alzò in piedi, attratto quasi magneticamente dalla figura dinnanzi a lui. I suoi occhi color smeraldo si caricarono di eccitazione. < Rose, guarda! > La esortò, indicando lo specchio. Sorpresa dall’inclinazione eccitata del tono di voce di Albus, Rose spostò le mani dal suo viso e alzò lo sguardo verso lo specchio. Quello che vide riuscì a placare le sue lacrime. Mary Jane, Amber e Poppy la stavano abbracciando e riempiendo di complimenti su quanto una buona amica e un’ottima studentessa ella fosse. Anche Scorpius Malfoy apparve al suo fianco, con in mano una pergamena firmata “Rose Weasley” e un Eccezionale firmato dal professore di Incantesimi. Egli sorrideva smagliante e con un gran pollice sull’altra mano, ammiccava alla bambina, riconoscendo quanto brava ella fosse. < A-Al… cosa significa? > Domandò incredula. Albus saltellava sul posto, non riuscendo a contenere la propria gioia. < Non lo so, Rose. Credi che possa essere il futuro? Se è così… oh Salazar, devo assolutamente mostrarlo a James. Voglio vedere la faccia che farà quando vedrà che grande esploratore sarò diventato! > < Esploratore…? > Chiese perplessa. Quel che vedeva Albus nello specchio, era del tutto differente. Lui, al centro di esso, sorrideva smagliante con un distintivo di “migliore esploratore di animali fantastici del secolo” piazzato sul petto. Harry e Ginny posti ai lati, ammiccavano soddisfatti e James sdraiato ai piedi di Albus, sbuffava con la scritta “perdente” piazzata in fronte. < Ma si, Rose! Non vedi che ci sono io con un bel distintivo? > < Io veramente… vedo le mie compagne di stanza… > < Cosa?! > I due si guardarono negli occhi, straniti. Albus però non poteva accettare che quella tanto bella visione fosse surreale e cominciò a camminare in avanti e in dietro, in cerca di una soluzione. < Magari ognuno vede il proprio futuro… > Azzardò. Rose abbozzò un sorriso mentre una lacrima riprese a scivolarle sulla calda guancia. < Quindi… anche loro mi vorranno bene? Non è vero che non mi vuole nessuno…? > A quella reazione, Albus cessò la sua camminata e si ricordò del motivo per il quale si trovasse in quella stanza con la cugina. Si chinò verso di lei e scosse il capo. < Rose, io ti voglio al mio tavolo. Scorpius ha detto quelle cose solo perché era arrabbiato ma sono sicuro che non le pensa veramente! > La bambina abbassò lo sguardo e si morse le labbra. < Non… non è solo lui ad avermi detto una cosa del genere… anche Poppy lo ha detto. Nessuno mi sopporta, Al! Sono davvero… così terribile? > Albus scosse il capo e prese il viso di Rose tra le proprie mani, stringendolo sul proprio petto, mentre appoggiava la propria testa sopra quella di lei. In realtà pensava che Rose talvolta fosse davvero troppo saccente. Ma non poteva dire così per consolarla. E non poteva nemmeno guardarla negli occhi: Rose se ne sarebbe accorta, lei si accorge sempre quando Albus nasconde qualcosa. < Rose, non sei terribile. Sei solo… solo Rose. E a me piaci così. > La bambina liberò la propria testa dalla presa del cugino, e lo guardò negli occhi sorridendogli dolcemente. Uno di quei pochi dolci sorrisi che le donavano davvero tanto. < Davvero, Al? Lo pensi davvero? > Albus ricambiò il sorriso, ed asciugò quella lacrima dalla sua guancia con la propria mano. < Certo. E poi, hai visto lo specchio. Piacerai tanto anche a loro, è solo una questione di tempo. > A quel punto Rose, si sentì veramente rincuorata. Lanciò le braccia sul cugino e lo strinse in un forte abbraccio. < Grazie, Al. Sei il Serpeverde migliore del mondo! Ti voglio bene. > < Anch’io te ne voglio, Rose. Sei la mia migliore amica. >

L’indomani Albus convinse suo fratello a seguirlo, per mostrargli il famigerato specchio. Ma non riuscì più a trovare la stanza e per James fu solo un’ennesima occasione per deriderlo. Le cose tra Rose, Scorpius e le sue compagne di stanza tornarono come prima, ma questa volta Rose non si sarebbe più persa d’animo. Tuttavia il povero Midnight fu costretto a traslocare nella Sala Comune di Grifondoro, dove Rose appostò un’apposita cuccetta accanto al focolare.

L’anno scolastico trascorse senza altri particolari avvenimenti ed il ritorno alla stazione di King’s Cross giunse alle porte. Rose e Scorpius, prima di scendere dal treno e congedarsi, si scambiarono un ultimo sguardo colmo di sfida. < Al prossimo anno, Malfoy. > < Puoi contarci, Weasley. >
  
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