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Autore: Piperilla    13/08/2015    2 recensioni
[Dal Capitolo 3]
«Lei è una Sibilla?» ripeterono in coro Giovanni e Sofia. In tutti i viaggi che avevano intrapreso, non ne avevano mai incontrata una.
«Proprio così. Tuttavia non credo di potervi aiutare. Noi Sibille possiamo predire il futuro solo alle persone normali... i Portatori sfuggono in gran parte alla nostra Vista. Dovete rivolgervi altrove...ma questo lo sapete già» disse Samaah.
«Però lei sa perché siamo qui. Sa cosa vogliamo sapere» insisté Giovanni.
«Lo so benissimo, ma voi non comprendete i misteri della Vista e della Verità. Ci sono segreti che possono essere rivelati solo se si domanda, e misteri che possono essere svelati solo se a domandare sono i giusti» cantilenò la vecchia.

Dopo la tregua costata tanto sangue, Giovanni e Sofia si ritrovano per un nuovo viaggio: quello che li porterà a scoprire la verità sul quel legame così potente e misterioso che impedisce loro di separarsi.
[Per capire la storia, è necessario leggere "I Testimoni del Fuoco"]
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga degli Elementi'
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Sofia uscì dalla stanza, i capelli in disordine e gli occhi cerchiati di viola.
   «Come sta?» chiese immediatamente la piccola folla riunita di fronte alla porta.
   «Meglio. La febbre è passata e finalmente può riposare tranquillo».
   Un sospiro di sollievo generale si levò nell’aria.
   «Quindi non gli sembra più di annegare» disse Gloria. Sofia scosse la testa.
   Blaze esitò prima di parlare. «Lui... lui si è reso conto di aver perso la mano?»
   «Credo di no. Immagino che lo shock e lo stordimento gli abbiano impedito di capirlo, durante la battaglia, e... e quando è iniziata la febbre, non c’era modo che alcunché si facesse strada nella sua mente, se non il desiderio di ossigeno» rispose la ragazza in tono mesto.
   «E così, André è finito. Non potrà più essere un Portatore con una mano sola... di certo non parteciperà ad altri scontri o a esercizi particolarmente complessi» riprese Blaze.
   Tutti abbassarono lo sguardo a terra. Sapevano che ciò che il giovane americano aveva appena detto era la pura verità, ma sentirlo dire ad alta voce rendeva tutto spaventosamente reale.
   «Non c’è niente che si possa fare? In fin dei conti voi due siete dei Testimoni e sapete guarire» disse Claudio, rivolgendosi a Gregory e a Sofia. Il primo fece un cenno di diniego.
   «Curare una ferita molto grave è già piuttosto difficile... non si riesce a guarirla se non in minima parte, e qui stiamo parlando di un arto completamente staccato dal corpo. Insistere troppo con gli Elementi e l’Energia su di un fisico già debilitato può creargli più danni di quanti non ne risolva. Non possiamo fare nulla» disse categorico.
   I presenti caddero nuovamente in un silenzio meditabondo. Dopo una settimana di paura e angoscia, in cui avevano aspettato che André si riprendesse, nessuno aveva pensato a cosa avrebbe fatto una volta guarito. Ora che quel momento era arrivato, non riuscivano a rassegnarsi alla mancanza di una soluzione positiva.
   «Non possiamo fare niente». Sofia fece eco a Gregory, pur non apparendo completamente convinta.
   Laurence decise di cambiare argomento. «Secondo voi, possiamo fidarci della tregua che Giovanni ha voluto stabilire?».
   «Assolutamente sì». Fu Sofia a rispondere. «Se non ne fosse stato convinto, avrebbe continuato a combattere. E con lui, tutti gli altri».
   «Io non capisco perché di punto in bianco ha deciso di ritirarsi» disse Viola. Costa la guardò sardonico.
   «Ma non è ovvio? È stato sopraffatto da quello che prova per Sofia!».
   Rapida come il lampo, l’oggetto del suo scherno lo colpì. Dopo averlo immobilizzato contro la parere con uno spesso ceppo di Fuoco intorno al collo, che quasi gli impediva di respirare, Sofia si avvicinò al greco che annaspava e, mettendosi in punta di piedi, lo afferrò per la maglia e portò il naso a un centimetro da quello di lui.
   «Ascoltami bene, Costa, perché non te lo ripeterò una seconda volta. Ironizza ancora su me e Giovanni, e ti faccio pentire di essere nato» ringhiò.
   Sempre annaspando, l’uomo fece un debole cenno di assenso. Soddisfatta dalla sua resa, la ragazza lo liberò.
   «Ora che abbiamo sistemato questa piccola questione...per rispondere alla tua domanda, Viola, il motivo per cui Giovanni si è ritirato di punto in bianco è che ha bisogno di tempo» riprese Sofia in tono leggero, attirandosi gli sguardi perplessi dei suoi amici.
   «Tempo? E per fare cosa?» domandò Gloria, traducendo in parole la domanda inespressa della sua gemella.
   «Per fare ricerche e trovare informazioni».
   Gregory si spazientì. «Non potresti dirci tutto, senza bisogno di essere incalzata con tutte queste domande?».
   Sofia lo guardò torva e poi, a sorpresa, gli fece la linguaccia.
   «Certo che sei proprio noioso. Comunque, penso che ora vorrete sapere che tipo di informazioni cerca Giovanni... o meglio, su cosa le cerca». Esitò per un istante, prima di cogliere lo sguardo irritato di Greg. Dopo avergli rivolto un sorrisetto divertito, si accinse a spiegare agli altri quello che lei aveva intuito una settimana prima. «Immagino avrete visto tutti cos’è successo, la scorsa settimana, quando io e Giovanni ci siamo... ehm... avvicinati troppo» iniziò la ragazza, diventando scarlatta. Sapeva bene che tutti avevano assistito a quella scena. Proseguì in fretta, cercando di superare l’imbarazzo. «Come me, voi siete stati per molto tempo al Centro e avete avuto, come fidanzati e fidanzate, dei Portatori, quindi sapete che non capita mai che in situazioni simili si sprigioni dell’Energia, o comunque non in quella quantità».
   «In effetti ci chiedevamo da cosa fosse dipeso. Nessuno si aspettava una cosa del genere» ammise Cornelia.
   Il volto di Sofia si aprì in un largo sorriso.
   «Non ho la minima idea di quello da cui è dipeso» disse, scoppiando in una fragorosa risata. «Me l’aspettavo meno di chiunque altro!».
   «Non ci trovo niente di divertente» disse Fernando, aggrottando la fronte e facendo una smorfia di dolore mentre il braccio ferito pulsava in modo sgradevole.
   «Io sì. Dopo tutti i testi che ho studiato, dopo tutti i viaggi che ho intrapreso per conoscere alla perfezione i Portatori, scopro che c’è ancora qualcosa che non so. Mi piacciono i segreti... e soprattutto mi piace fare ricerche per svelarli. Sento che ciò che è accaduto durante la battaglia di una settimana fa non è che l’inizio di una nuova, incredibile ricerca» esclamò Sofia con gli occhi brillanti.
   «Quando fa così mi preoccupo sempre» piagnucolò Blaze. Nonostante tra i due fosse senza dubbio lui, il più impulsivo, le iniziative più difficili e rischiose venivano sempre dalla mente di Sofia.
   Notando che il suo entusiasmo non era condiviso, la ragazza sospirò. Per un fugace istante provò nostalgia di Giovanni: era l’unico che capisse la sua passione per gli enigmi.
   «Visto che sembrate non trovare questo mistero interessante, magari posso proporvi una ricerca di diverso tipo» li stuzzicò.
   «Non potremmo riposare e basta per qualche giorno?» si lamentarono in coro. La giovane fece spallucce.
   «Visto che abbiamo siglato una tregua e possiamo uscire liberamente dalla Valle, volevo proporvi di cercare le nostre famiglie e tentare di contattarle, ma se preferite riposare...» disse con noncuranza, ben sapendo quale sarebbe stata la loro reazione.
   Dopo un silenzio attonito tutti, a eccezione di Claudio, Cornelia e Gregory, esplosero.
   «Parli sul serio? Possiamo tornare dalle nostre famiglie?» strillarono eccitati.
   «Shhht, fate piano... o André si sveglierà!» bisbigliò Sofia disperata.
   Esaudendo la sua preghiera gli altri abbassarono di colpo il tono di voce, continuando però ad agitarsi. Sofia si mise le mani nei capelli.
   «Credete che anche gli altri reagiranno in questo modo?» chiese sconfortata ai tre che, come lei, conservavano ancora la calma.
   «Anche peggio» rispose Gregory, divertito dalla reazione della ragazza. Senza dubbio avrebbero avuto il loro bel daffare per mantenere la calma tra i Portatori dopo aver dato una notizia del genere. Sospirando, lei si mise di nuovo le mani nei capelli, riflettendo.
   «D’accordo ragazzi, ora basta agitarsi... andate a riposare un po’. Specialmente tu» disse, rivolgendo un’occhiataccia a Fernando.
   «Emma tu no, vieni con me» esclamò, bloccando la ragazzina che stava andando via insieme agli altri e che tornò indietro, perplessa.
   Sofia le fece cenno di seguirla, precedendola di mezzo passo. In quel momento a Emma tornò in mente la prima e unica notte che aveva trascorso al Centro, quando Sofia l’aveva condotta lungo corridoi molto simili a quelli che percorrevano in quell’istante. Ricordando il timore che aveva provato incontrando per la prima volta quella giovane donna dall’apparenza di ghiaccio, sorrise.
   «Pensi a qualcosa di piacevole?» le domandò Sofia notando il sorriso della ragazzina, entrando in un salottino e chiudendo la porta.
   «Di divertente» la corresse Emma. «Mi è tornata in mente la prima volta che ti ho vista, quando mi hai accompagnata ai dormitori».
   Sofia scoppiò a ridere. «Me lo ricordo. Avrai pensato che fossi una bastarda senza cuore» notò. «Lo pensavano tutti».
   «In realtà ho pensato solo che facevi paura» fu la risposta. «Perché ti mostravi tanto diversa da quella che sei davvero?».
   «Ciò che hai visto quel giorno, al Centro, non era una finzione ma solo una parte di quello che sono» precisò Sofia, guardandola attentamente. «Tutti noi siamo fatti di luci e ombre. Le persone non nascono cattive: lo diventano quando decidono di permettere alle loro ombre di soffocare la luce».
   «Vorresti dirmi che anche in Giovanni c’è del buono?» chiese Emma, scettica.
   «In ogni persona ce n’è. Sono le scelte che facciamo a renderci buoni o cattivi» insisté Sofia, fissando l’altra negli occhi. «Escludere a prescindere che ci sia qualcosa di positivo in una persona è un primo passo verso le tenebre, Emma. Attenta a non cadere in una simile trappola» l’ammonì.
   «E tu cos’hai scelto di essere?» domandò pungente Emma. Sofia sembrò seriamente confusa.
   «Credo di non aver mai scelto. In tutti questi anni, mi sono limitata a mantenere in equilibrio luce e ombra che sono dentro di me» rispose con onestà. «Ora però parliamo di quello che puoi scegliere tu» riprese, puntando il proprio sguardo negli occhi castani dell’altra con la stessa espressione dura che aveva portato sul volto per anni.
   «Cosa dovrei scegliere? Non penso certo di essere una specie di santa, ma non potrei mai commettere atti come quelli di Giovanni o Prudencia» ribatté Emma arrabbiata. Sofia scosse la testa.
   «No, non parlavo di questa scelta. Quello a cui pensavo è molto più importante...».
   «Più importante di decidere da che parte stare?» la interruppe Emma.
   «Molto più importante. Devi decidere se controllare l’Energia che porti in te o lasciarti dominare da essa» disse Sofia con aria seria.
   «Non mi sembra ci sia qualcosa da decidere. È ovvio che se io sono la Portatrice, l’Energia deve sottomettersi a me» rispose Emma con una scrollata di spalle. L’altra la guardò, molto preoccupata.
   «Emma, è fondamentale che tu capisca che non funziona in questo modo. L’Energia, come del resto i quattro Elementi che la compongono, sono parte stessa della Natura: non è affatto automatico che tra Portatore ed Elemento sia il primo, ad avere il predominio».
   «Ma qual è il problema? Se anche perdessi il controllo che accadrebbe di tanto disastroso? Forse qualche albero sradicato e un po’ di danni qua e là?».
   «Emma santo cielo, tu proprio non capisci». Il bisogno di far comprendere alla ragazzina il complesso meccanismo che regolava i rapporti tra Portatori ed Elementi la rendeva nervosa. «Tu devi far tua l’idea che l’Energia non ti obbedirà se non la terrai a bada con mano ferma e molta forza di volontà. È qualcosa di difficile e pericoloso comprendere, per un Portatore, quale sia il proprio limite, e ti sto parlando di Portatori di Elementi. Per te, che possiedi l’Energia, sarà infinitamente più rischioso...».
   Emma la interruppe di nuovo.
   «Tu parli di rischi, ma io non ne vedo nessuno! Per mesi ho osservato gli altri imparare a controllare il proprio Elemento e non mi è mai sembrato che qualcuno fosse in pericolo!».
   «Perché non hanno ancora raggiunto il loro limite! E poi loro non padroneggiano l’Energia... Emma, io sono una Testimone e come hai visto riesco a manipolare, anche se solo in parte, l’Energia Pura e ti posso assicurare che non è facile come sembra! Ma tu ne puoi utilizzare una quantità molto, molto maggiore e devi stare attenta a non superare il limite, a non perdere il controllo del tuo potere, altrimenti sarà il potere a prendere il sopravvento e a consumarti!» gridò Sofia, balzando in piedi. Non riusciva più a contenere l’agitazione: la ragazzina acuta e riflessiva che conosceva sembrava essere sparita.
   «Quando dici che il potere mi consumerà... cosa intendi dire di preciso?» indagò Emma, cercando di capire cosa volesse dirle la giovane donna che aveva di fronte.
   «Niente di più di quello che ho già detto. Non puoi controllare che una data quantità di potere, e se superi quel limite, se il potere diventa predominante, non potrai più sottometterlo. L’Energia cercherà uno sfogo e il tuo corpo non potrebbe sopportarlo. Sarebbe una morte lenta e dolorosa» spiegò Sofia, crollando di nuovo a sedere con il volto nascosto tra le mani. Pur senza rendersene conto, Emma era giunta a un passo da quel limite la settimana precedente, la prima volta che il suo potere si era manifestato, e il ricordo faceva ancora rabbrividire la giovane Portatrice del Fuoco.
   Interpretando correttamente l’espressione stravolta di Sofia, il volto di Emma si contorse in una smorfia di orrore.
   «Per questo... è per questo che quel giorno mi hai bloccata!» rantolò, intuendo solo in quel momento il significato dei gesti di Sofia il giorno della battaglia, il modo in cui l’aveva scossa e stimolata per farle riprendere il controllo. L’altra annuì.
   «Cosa devo fare per controllarmi?» le chiese immediatamente Emma.
   «Il trucco è semplice, ma ci vogliono molta forza e decisione. Quando liberi il tuo potere, senti con che intensità ti preme dentro; se ti rendi conto che sta diventando troppo forte, se inizi a provare difficoltà nel controllarlo, allora devi concentrarti e reprimere l’Energia in eccesso dentro di te: devi agire con fermezza, come faresti con un sottoposto» fu la risposta.
   La ragazzina la guardò perplessa.
   «Non ho mai dato ordini a nessuno. Credi che riuscirò a controllare l’Energia?».
   «Imparerai, sta’ tranquilla. E poi ci saremo sempre io o Gregory, ad allenarti e aiutarti: ti insegneremo noi come si fa» la rassicurò Sofia.
   Le due ragazze si fissarono per qualche minuto, poi la voce di Sofia ruppe il silenzio.
   «Emma ti andrebbe... te la sentiresti, di aiutarmi a fare una cosa?» iniziò titubante.
   «Che genere di cosa?» chiese Emma, guardandola di sottecchi. Era abituata a vedere Sofia sempre decisa e padrona della situazione; quel tono esitante la insospettiva un po’.
   «Una cosa che Gregory non vuole aiutarmi a fare. Gliel’ho chiesto molte volte, ma ha sempre rifiutato categoricamente» rispose l’altra con una smorfia di disappunto, evitando di rispondere alla domanda.
   «Immagino che me lo dirai solamente se deciderò di aiutarti» notò Emma.
   «Sì. Sai, potrei tentare da sola, ma non me la sento. Ho bisogno di qualcun altro che manipoli l’Energia, e tolto Gregory non posso rivolgermi che a te»
   La ragazzina sbuffò. «Grazie della fiducia!»
   «Non si tratta di fiducia. Tu non sai ancora controllare l’Energia: questo renderà tutto molto più complicato» disse Sofia. Poi guardò l’orologio: erano le tre del pomeriggio. «Sto morendo di fame» disse, guardando Emma. «Hai mangiato a pranzo?»
   «No».
   «Bene, allora andiamo a procurarci qualcosa da mettere sotto i denti» disse Sofia, uscendo con Emma dalla stanza.

*

«Allora André, come ti senti?».
   «Infinitamente meglio».
   Con un sorriso, il giovane biondo chiuse gli occhi e porse di nuovo il volto al tepore del sole, mentre le donne del piccolo gruppo che gli faceva compagnia gli si affaccendavano intorno.
   «Forse dovrebbe rientrare» bisbigliò Gloria a Sofia.
   «È vero. Questa è la prima volta che esce dopo due settimane, non dovrebbe stancarsi troppo» rincarò la dose Viola.
   «E poi guardate com’è pallido!» aggiunse Ailie sempre a mezza voce.
   Sofia alzò gli occhi al cielo, esasperata.
   «Certo che è pallido... è stato chiuso in camera per due settimane! In ogni caso sta bene già da una settimana, e stare seduto al sole non lo stancherà poi molto» le rimbrottò.
   «Ti andrebbe di mangiare qualcosa, caro?» chiese Cornelia ad André in tono materno. Da quando il ragazzo era stato ferito, la donna gli aveva fatto da infermiera con la stessa sollecitudine con cui l’avrebbe fatto se fosse stato figlio suo.
   André sorrise di nuovo, divertito da tutta la premura che dimostravano nei suoi confronti.
   «No Cornelia, sto bene così, ma grazie comunque» ripose in tono gentile.
   «Be’, io ti porto qualcosa lo stesso» replicò lei, allontanandosi con aria affaccendata.
   «Sei sicuro di non essere stanco?» gli domandò Emma, seduta a gambe incrociate sull’erba, mentre Cornelia si allontanava.
   «E dai Emma, non ti ci mettere anche tu» disse André, metà divertito e metà esasperato. «Ormai sto bene» aggiunse, lanciando suo malgrado un’occhiata al moncherino ancora fasciato. Sofia, che si era avvicinata silenziosamente, seguì il suo sguardo con aria dispiaciuta.
   «Mi dispiace così tanto, amico mio. Vorrei poter fare qualcosa» disse, rivolgendo un’occhiataccia a Gregory che però la ignorò.
   «Non dispiacerti, non è stata colpa tua... mia, semmai» rispose in tono amaro il giovane.
   «Colpa tua? E perché mai?» chiese Sofia, oltremodo sbalordita.
   «Mi avevi avvertito, ma io non ti ho ascoltato. Mi avevi detto di stare attento, di non permettere all’amore di offuscare il buonsenso, ma non ho dato peso alle tue parole. Mi avevano dato anche un po’ fastidio, per il modo in cui palesemente non ti fidavi di Elizabeth... a conti fatti, però, si vede come avevi ragione» disse André in tono ancora più amaro.
   Sofia sedette sull’erba, sempre perplessa. Non riusciva a capire come il suo amico potesse rimproverarsi di essere stato troppo innamorato.
   «Non decidiamo noi chi amare, André» disse lentamente, ripetendo le parole che le aveva rivolto Cornelia solo un mese prima «né quanto amare. Non puoi fartene una colpa».
   Il ragazzo sospirò. Sapeva che quello che Sofia gli stava dicendo era vero, ma non riusciva a convincersene. Si guardò di nuovo il moncherino. Nella settimana appena trascorsa aveva riflettuto a lungo su come sarebbe cambiata la sua vita e aveva preso alcune decisioni. Ormai non aveva più senso rimandare, e così si accinse a rivelare a Sofia quali erano i suoi piani.
   «Senti Sofi, senza una mano per me sarà impossibile continuare ad addestrare gli altri Portatori. Anche solo esercitarmi sarà un’impresa. Quindi... me ne vado».
   «Come scusa?».
   Sofia era senza parole.
   «Non guardarmi in quel modo, Sofi. Sarei solamente un peso per voi».
   «Quindi è per questo che te ne vai? Perché credi che saresti un peso?» domandò Sofia con voce gelida. «Nel caso te ne fossi dimenticato, qui hai prima di tutto degli amici. Poi, solo poi, dei doveri verso gli altri».
   «Ormai ho deciso». André sembrava irremovibile.
   «E quando avresti intenzione di andartene? Ora, in questo istante?» lo incalzò Sofia, sempre glaciale.
   «Domani. A questo punto un giorno vale l’altro, ma prima voglio dirlo agli atri e salutarli» rispose André, lasciando vagare lo sguardo sul panorama circostante. I suoi occhi caddero su un gruppetto di lapidi che spuntavano dal terreno, sotto una piccola macchia d’alberi poco distante, più in basso rispetto al punto in cui si trovava.
   «Un bel posto dove riposare» disse il giovane, mentre Sofia seguiva il suo sguardo. «Non fosse stato per te, ora sarei là anch’io».
   «Sciocchezze, André. Ce l’avresti fatta in ogni caso» minimizzò l’altra. «Cosa farai quando lascerai la Valle?».
   «Tornerò in Francia. Mi piacerebbe ritrovare la mia famiglia».
   «Sai bene che potrebbe essere più complicato di quanto credi» disse Sofia. «Potrebbero essersi trasferiti...».
   «Separati, morti... lo so. Ma al posto mio, tu cosa faresti?» concluse André.
   La ragazza chinò il capo. Poi si alzò di scatto.
   «Be’, se domani vuoi andartene ora devi rientrare e riposare» disse decisa.
   Per un attimo il ragazzo sembrò voler controbattere, ma capendo che era inutile si alzò e la seguì nella fresca penombra dell’ingresso.

*

Mentre erano riuniti nel salottino, poco dopo cena, André si decise a fare il suo annuncio. Si alzò in piedi e le chiacchiere e le risate si affievolirono fino a scomparire del tutto.
   Guardò i tredici volti che lo fissavano, in attesa.
   «Bene ragazzi, ho una cosa da dirvi. Non volevo farlo davanti a tutti, ma ora che siamo soli il momento è arrivato» iniziò, un po’ in difficoltà.
   In silenzio, tutti aspettavano di sapere cosa André voleva dir loro.
   «E così... be’, ho deciso di andarmene» disse secco il ragazzo, pensando che così sarebbe stato tutto più semplice. Si sbagliava.
   «Te ne vai? Ma non puoi!» strillò Gloria saltando in piedi.
   Rumoreggiando anche gli altri si unirono alle proteste della giovane. Solo Sofia, rimasta comodamente seduta, non parlò. Si limitò a lanciare un’occhiata di disapprovazione ad André, che finse di non accorgersene. Dopo qualche minuto di caos, Sofia decise di trarre d’impaccio l’amico.
   «Ora basta! Se vuole andarsene, è libero di farlo. Non possiamo trattenerlo contro la sua volontà» disse con fermezza. Borbottando, gli altri tornarono a sedersi.
   «E quando hai intenzione di andartene?» domandò Blaze al ragazzo.
   «Domani» rispose André, alzando immediatamente le braccia per bloccare le proteste che già stavano per sollevarsi nuovamente. «Partirò prima dell’alba... non c’è bisogno che vi alziate per salutarmi».
   «Quindi ci salutiamo adesso» disse Laurence, palesemente commosso. Abbracciò il ragazzo e gli diede alcune pacche sulle spalle. A turno, anche gli altri lo salutarono. Sofia fu l’ultima.
   «Buona fortuna, amico mio» gli sussurrò, stringendolo delicatamente. «Ricorda che puoi tornare quando vuoi».
   Annuendo, lui si sciolse dall’abbraccio. Uscì dalla stanza, rivolgendo un ultimo sguardo ai suoi amici. Poi, senza voltarsi indietro, si chiuse la porta alle spalle e tornò nella sua stanza.

*

Plop, plop, plop.
   L’acqua gocciava dolcemente dalla roccia nel piccolo specchio d’acqua. Un paio di mani si tesero verso la superficie liscia e trasparente, sollevando una colonna di liquido cristallino che s’impennò orgogliosa verso il cielo prima di ricadere con uno schianto.
   Plop, plop, plop.
   Con un grugnito di disappunto, André si svegliò. Aggrottando la fronte, ascoltò il suono che aveva scandito i tempi del suo sogno.
   Toc toc toc.
   Qualcuno bussava alla porta della sua stanza, e nelle nebbie del sonno il ragazzo l’aveva scambiato per un gocciare d’acqua.
   «Avanti» disse rauco.
   La porta venne socchiusa e due piccole figure sgusciarono dentro.
   «Accidenti André, certo che quando dormi non senti proprio nulla!» disse una bassa voce allegra dal buio.
   «Sofia?».
   «Proprio io, e in buona compagnia» rispose l’ombra, accennando alla persona che l’aveva seguita.
   Ancora confuso, André accese una piccola lampada. La luce soffusa ricacciò indietro una parte delle tenebre che avevano avvolto la stanza.
   «Emma?».
   «Parla piano André, o ci sentiranno» lo ammonì la ragazzina.
   Le due giovani avanzarono e sedettero sul bordo del letto, una da un lato e una dall’altro. André si tirò su le lenzuola fino al mento.
   «Ma che ci fate qui a quest’ora? A proposito... che ore sono?».
   «Quasi le tre. Abbiamo un regalino d’addio per te» disse Sofia sollevando una piccola sacca di spesso, robusto tessuto nero. La aprì e infilò una mano all’interno, traendone una sfera pulsante di Energia.
   «È bellissima» sussurrò André, incantato dal globo argenteo. «Ma... cosa c’è lì dentro?» chiese, notando un’ombra scura all’interno della sfera.
   «Qualcosa che ti appartiene» rispose Sofia, afferrando la sfera con entrambe le mani e spezzandola a metà.
   Alla vista del contenuto del globo, il ragazzo fu scosso da un conato di vomito.
   «Perché lo fai? Vuoi torturarmi?» chiese con rabbia a Sofia, che sedeva accanto a lui senza battere ciglio.
   «Speravo di fare il contrario, in verità. L’ho conservata per te» rispose lei, stringendo la mano mozzata di André, perfettamente integra.
   «Vorresti dirmi... la mia mano è rimasta lì dentro per due settimane?» chiese sbalordito. La ragazza annuì.
   «Ma... perché?» domandò ancora lui. «So che non potete fare nulla per far tornare le cose come prima...»
   «No» lo interruppe Sofia. «Gregory dice che non possiamo fare nulla. Io vorrei tentare ugualmente... se tu sei d’accordo, è ovvio»
   «Credi di poterci riuscire?» indagò André speranzoso. Lei esitò.
   «Non posso garantirti nulla André... il mio è solo un tentativo. Potrei non riuscirci... o potrei dovermi fermare, se lo sforzo per il tuo corpo fosse eccessivo. Inoltre sarà un’operazione lunga e molto dolorosa... te la senti di provare?» gli chiese Sofia.
   «Certo che me la sento!» rispose lui, stupito dalla domanda.
   «D’accordo, allora prepariamoci. Emma, chiudi a chiave la porta» ordinò.
   «Perché?» chiesero Emma e André in coro.
   «Così non potranno interromperci. Ora, Emma, siediti dall’altro lato del letto, come prima» disse Sofia, mandando una parete di Energia a coprire la porta e la finestra per evitare intrusioni. André ed Emma la guardarono, tesissimi.
   «E ora... cosa succede?» chiese il ragazzo.
   «Lo vedrai» disse la sua amica, dopo aver tolto la fasciatura al moncherino. «Questo ti farà un po’ male. Emma, tieniti pronta a evocare l’Energia... ma senza esagerare».
   L’altra annuì.
   «Bene». Dopo aver preso un profondo respiro, Sofia evocò una piccola lama di Energia e con quella riaprì la ferita sul braccio di André. Il giovane sussultò e si morse le labbra nel tentativo di non gridare, mentre il volto perdeva colore.
   Il sangue iniziò a sgorgare, caldo e abbondante.
   «Avanti Emma, adesso!» ordinò Sofia, posizionando la mano mozzata sulla ferita sanguinante e tenendo saldamente unite le due parti con la mano sinistra, da cui iniziò a fluire l’Energia. Con la mano destra, diresse il flusso di Energia di Emma verso la mano del ragazzo.
   Un velo argenteo ricoprì il braccio di André, formando uno strato denso e vibrante. L’intensità dell’Energia evocata rese il tutto incandescente; piccole volute di vapore si alzarono dal polso di André, che non resistette al dolore e iniziò a gridare.
   «Lo so André, lo so, lo so... cerca di resistere...» lo incitò Sofia, la fronte imperlata di sudore nello sforzo di concentrare i due flussi scintillanti nei punti giusti per assicurare un perfetto ricongiungimento dell’arto reciso.
   Lui non la sentì. Poco dopo perse il controllo e iniziò a dibattersi nel letto.
   «Emma, tienilo fermo!» urlò Sofia disperata, tentando di mantenere la mano di lui nella posizione corretta; se si fosse spostata anche solo di poco, si sarebbe riattaccata al braccio in modo sbagliato. La ragazzina, lasciando una mano libera da cui far scaturire l’Energia, si gettò di peso su André immobilizzandolo solo in parte.
   Una pioggia di colpi si abbatté sulla porta.
   «André, che succede lì dentro?» gridarono alcune voci, ma il ragazzo non era in grado di rispondere. Continuarono a bussare alla porta per altri dieci minuti, quando un’altra voce si fece strada tra le urla del ragazzo e il sonoro sfrigolare dell’Energia.
   «Sofia, so che sei lì!» ruggì Gregory dall’altra parte della porta. «So cosa stai facendo. È troppo pericoloso, devi fermarti!».
   Troppo concentrata per rispondere, la ragazza rimase in silenzio, ascoltando André gridare e gridare come se stesse bruciando vivo.
   «Dai André resisti, ci siamo quasi... sta andando benissimo, stai andando benissimo...» disse Sofia, osservando il flusso d’Energia che veniva assorbito senza sosta dalla ferita. Con la guarigione era partita dalla zona più interna del polso, avanzando verso l’esterno; ormai poteva vedere la carne riformarsi e i primi strati di pelle ricrescere e chiudere la ferita.
   «Emma, dammi un altro po’ d’Energia!» gridò; Emma intensificò il flusso che sgorgava dalla sua mano, sempre tentando di tenere fermo André. Anche Sofia evocò una maggiore quantità d’Energia, continuando a tenere il braccio e la mano di lui stretti in una morsa: un minuto dopo, affondando nella pelle ormai completamente richiusa, il flusso svanì.
   Il muro d’Energia che Sofia aveva messo a protezione della porta iniziò a crepitare, mentre Gregory provava a distruggerlo dall’esterno: troppo stanchi per preoccuparsene, André ed Emma si accasciarono sul letto, privi di forze. Sofia, con la testa che girava paurosamente, corse in bagno, colta da un attacco di nausea; vomitò e rimase distesa a terra, coperta di sudore freddo, incapace di rialzarsi.
   Mentre lo scudo si dissolveva e una folla irrompeva nella stanza, André alzò il braccio destro e lo osservò con attenzione. Intorno al polso spiccava una grossa cicatrice scarlatta, alta mezzo centimetro; con cautela, il ragazzo fletté appena le dita.
   «Sofia, sei un genio» mormorò, lasciandosi cadere sul cuscino e scoppiando in una risata liberatoria, incurante degli sguardi attoniti che si erano fissati su di lui e sulla sua mano.
   Claudio si slanciò su di lui, eseguendo un rapido controllo medico; Fernando afferrò Emma, la tirò su e la costrinse a bere un po’ d’acqua. Sbuffando, Gregory entrò nel bagno; si avvicinò con passo rigido alla ragazza accasciata sul pavimento e la prese in braccio.
   «Sei una maledetta pazza. Potevi far peggiorare le condizioni di André e, a giudicare dal tuo aspetto, ti sei quasi uccisa» le disse con rabbia.
   «Smettila di fare il guastafeste» borbottò lei in risposta. Aprì cautamente un occhio, ma lo richiuse quando si accorse che la stanza continuava a girare.
   Senza troppi complimenti, Gregory la mise su una sedia accanto al letto di André. Sforzandosi di trattenere la nausea, Sofia riaprì gli occhi.
   «Fammi vedere» disse ad André, indicando il braccio.
   Il ragazzo tese la mano verso di lei con un sorriso allegro. Sofia afferrò la mano e iniziò a flettere e distendere le dita.
   «Ehi, fa’ piano!» si lamentò André. Lei sbuffò.
   «Dopo quello che hai appena sopportato, ti lagni per così poco?» disse, continuando a esaminare la mano. «Prova a muovere il polso».
   Con una smorfia di dolore, André piegò leggermente il polso. «Fa male» si lamentò di nuovo.
   «È normale. Ci vorrà un po’ di tempo perché la mano torni a essere perfettamente funzionante e perché tu riesca a padroneggiare di nuovo alla perfezione l’Acqua, però credo di poter dire di aver fatto un ottimo lavoro» disse allegramente.
   Emma la guardò.
   «Sei stata incredibile» disse con sincera ammirazione.
   «Siamo state incredibili. Se non mi avessi aiutata, non sarebbe andata così bene... probabilmente non sarei riuscita a guarirlo e l’avrei solo fatto peggiorare» precisò Sofia.
   Sempre chiusi in un silenzio sbalordito, Claudio e gli altri fissavano i tre giovani, stremati ma felici, che avevano di fronte.
   André decise di alleggerire l’atmosfera.
   «Sapete una cosa?» disse allegro, rivolgendosi al gruppetto ammutolito. «Credo proprio che non partirò».
   
 
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